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Autore: sfuckinperfect    02/04/2013    4 recensioni
'non mi aspettavo di vederti qua' sorrise
'cambieremo il mondo vieni prova anche tu, stringimi la mano anche se controvento' fece una pausa 'resteremo insieme senza te non si può'
'resta.'
'sempre'
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Mi svegliai e una fioca luce trapassò dal piccolo finestrino dell'aereo. Per un attimo mi chiesi dove caspita ero finita, poi mi ricordai. 
"Oh finalmente, non ce la facevo più, tu e il vecchio facevate concorrenza a chi russava di più" esclamò Justin esasperato.
Lo guardai perplessa cercando di capire se stesse scherzando o meno.
"Ma per favore, io non russo" biascicai e mi girai dalla parte dell'anziano ignorando il fatto che Justin continuava a fissarmi.
Cercai di riaddormentarmi, ma non c'era niente da fare. Perchè anche dormire era diventato qualcosa di complicato da fare, dopo il riuscire a sopravvivere durante la giornata, anche dormire era difficile. Io non dormivo: era quello, sostanzialmente, il problema. Pensavo tutta la notte.
Pensavo al fatto di quanto fosse patetica la mia esistenza e di quanto io la stia rovinando più di quanto non sia già rovinata.
"Chi è Johanne?
Mi girai di scatto "Scusami?
"Ho chiesto, chi è Johanne?" Ridacchiò
"Perchè dovrei parlarti della mia vita quando mal appena sai il mio nome?" ringhiai incazzata
"Sì, tu sei katie, e vorrei poter conversare perchè penso che fra un po' impazzisco"
"Katherine, per te sono Katherine. Ah, bene, allora comincia a preoccuparti perchè con me non avrai alcun tipo di conversazione." cinica stronza del cazzo.
"Ne ho abbastanza" Si alzò in piedi cercando di stare in equilibrio "Ho cercato di fare il gentile ma tu non fai altro che fare la stronza, mi sono stancato, preferisco passare le prossime due ore con il drogato dietro, è stato un piacere Katherine, divertiti con l'anziano, ciao." e detto ciò prese le sue cose e andò a sedersi dietro non degnandomi di uno sguardo.
Io invece non lo guardai neanche un attimo negli occhi, o in faccia, insomma non lo guardai e basta, sprofondando nella solitudine. 
Passarono sì e no 15 minuti e non ce la feci più. Mi girai discretamente per vedere che faceva Justin e mi accorsi, con piacere, che si stava annoiando quanto me. Era lì, con le cuffie alle orecchie e il cappellino abbassato con la faccia strafottente, mentre il drogato lo guardava perplesso e canticchiava una canzone irriconoscibile. Mi rigirai, e con mia grande sorpresa vidi che il vecchio si era svegliato, grazie al cielo. Per un momento pensavo fosse morto.
"Ciao signorina" mi sorrise.
"Buonasera" risposi con educazione ma dando ovvi segni di non avere nessuna voglia di parlare. Così mi girai a fissare il sedile in cui poco prima stava seduto il ragazzo. Mi accorsi che c'era una foto sotto il sedile, così la presi in mano rendendomi conto che non era una foto ma una frase, una frase che scrissi tempo fa.
 
"Johanne, la tua semplice assenza si fa sentire molto più della presenza di chiunque altro."
 
Ecco perchè quello squilibrato di Justin mi chiese chi era Johanne.
Non feci in tempo a fare nulla che i miei occhi si annebbiarono e cominciarono a scendere lacrime grosse quanto una casa. Non ce la facevo, era più forte di me, troppo sensibile per fermarmi, troppo fragile per rimediare.
L'anziano mi porse un fazzoletto, io lo guardai sbalordita. Lo presi e mi asciugai la faccia, sorridendo lievemente
"Grazie" esclamai quasi sussurrando "Grazie mille"
"Figurati, è il minimo" aveva un sorriso così sincero, e il viso ricoperto di rughe, chissà che bella vita avrà passato, gli sorrisi malinconicamente. 
"Sai una cosa?" mi chiese "Se corri come un fulmine ti schianti come un tuono, sei sicura di volere una vita così?" Non mi capacitai come un uomo che avevo appena conosciuto mi potesse capire più di qualsiasi altra persona
"Io" deglutii "..Io non posso avere una vita diversa da questa
"Buona fortuna ragazzina" mi sorrise sinceramente per poi tornare a dormire allegramente, e io continuavo a osservarlo cercando di capire che tipo di persona era, se aveva figli, se aveva una moglie. Ma cosa mi importava a me? Non riuscivo nemmeno a capire chi fossi io, figuriamoci gli altri. 
Dato che avevo due posti a disposizione mi stravaccai su entrambi i sedili cercando inutilmente di addormentarmi, ma il sonno non aveva alcuna voglia di venire, così mi risedetti al mio posto, focalizzando l'orologio che era davanti a me. Mancavano solamente 15 minuti e finalmente sarei arrivata a Los Angeles. 
In realtà non mi aspettavo nulla nemmeno lì, pensavo che non sarebbe cambiato niente, ma volevo cambiare aria, mi ero stancata del Minnesota. 
No, non era vero, non mi ero stancata del Minnesota, io lo amavo quel posto, mi sarebbe mancato da morire, persino Betha, quella lupa, mi sarebbe mancata. In realtà mi ero stancata delle persone che vivevano lì, un posto così meraviglioso non era degno di essere abitato da persone così imbecilli, ciniche senza cuore.
La tentazione prese il sopravento e mi rigirai di nuovo verso quel ragazzino dai capelli color biondo cenere, e con mia grande sorpresa mi resi conto che stava guardando dalla mia direzione. Mi sorrise e mi fece l'occhiolino. Mi venne un tuffo al cuore e arrossii violentemente, così, per non farmi vedere e non fare ulteriori figure di merda mi girai ripetendo a me stessa il fatto di quanto io fossi stupida e giurando che non mi sarei più girata. Tanto, mancava poco all'atterraggio ed era umanamente impossibile che mi sarei ritrovata sia Justin, che l'anziano, in una mia futura vita. Ah, quanto ero drammatica. E stupida, ah sì, ero pure masochista, molto, molto masochista. 
Ma non ci potevo fare nulla, non facevo altro che farmi del male da sola, e la parte peggiore era quella che nessuno lo impediva. 
A interrompere i miei soliti pensieri masochisti fu il rumore di un cellulare, inizialmente pensai non fosse mio, perchè non mi cercava mai nessuno, ma dato che i miei pantaloni continuavano a vibrare allora mi convinsi che era il mio. Lo tirai fuori dalle tasche e accesi il display, colpo al cuore.
 
da: Johanne
 

"So che ci incontreremo da qualche parte in futuro e che non avremo il coraggio di guardarci negli occhi, faremo finta di non riconoscerci e tu tornerai a casa. Tornerai a casa da qualcuno che non sono io, racconterai la tua vita a qualche bionda qualsiasi, girerai il mondo con lei. Sarai una gran persona, lo so, sarai una bella persona un giorno. Sarai la persona perfetta per qualcuno. Lo eri per me, ne abbiamo sempre discusso e mai mi hai creduto, e ora mai lo farai perché siamo così distanti che non ci riconosceremo più. Ma ti ho conosciuto e tu hai conosciuto me, e una persona come te non si dimentica, mai. Per quanto mondo potrò vedere e quante persone potrò conoscere ed amare. Per quanto male abbiamo fatto e subito insieme. Abbiamo visto tante cose e pianto molte volte. Non si dimentica una persona come te, per quanto chiunque possa dire e per cosa si possa pensare. Non ci conosceremo più, ma abbiamo condiviso tutto, almeno per poco. Non ti dimenticherò."
 
 
Mollai il cellulare sul sedile non curandomi del fatto che me lo potessero rubare, e mi alzai di scatto, correndo in bagno, il quale era proprio da parte al sedile di Justin, mi guardò stupito mentre il drogato mi fisciava dietro "Affiga, vieni un po' qua" urlava. 
Non replicai e mi chiusi in bagno sedendomi nel water e respirando affanosamente. E pian piano cominciai a singhiozzare, e quei singhiozzi in men che non si dica diventarono un pianto straziante. Le lacrime bruciavano, bruciava tutto, pure la mia anima bruciava in quel momento.
Perchè mi doveva fare questo? Perchè ora che ero così lontana da lei? Potevamo risolvere tutto con un semplice abbraccio, ma ovviamente, io, dovevo dramatizzare tutto, dovevo rendere la cosa più grave di quel che era. 
Ero solita a rovinare tutto, ero solita a rovinare me stessa, come sempre.
Mi misi le mani sugli occhi bagnandomele tutte, non riuscivo a smettere di piangere, non riuscivo a stare forte, non riuscivo a fare nulla, avevo perso tutto, e ciò che mi rimaneva era solo piangere l'anima e maledirmi per ciò che ero.
Per moltissimo tempo sperai che qualcuno venisse a salvarmi, per molto tempo sperai di potere cambiare, diventare un'altra persona, sorridente, la quale era amata da tutti. Ma per tutto questo tempo non mi accorsi che l'unica persona che poteva veramente salvarmi era davanti a me. Tutto questo tempo, aspettando pazientemente che me ne accorgessi, non giudicandomi, e sgridandomi come se fosse mia madre quando sbagliavo, ed eccome se sbagliavo. E io non me ne ero mai resa conto, e chissene frega se lei era una femmina e non un maschio, Johanne era la mia ancora di salvezza, ed ero così abituata ad averla accanto che non mi resi conto che era proprio lei la persona che mi tirava su quando cadevo in abissi infiniti. 
E ora, ora che l'avevo persa, solo in quel momento, potevo dire di non avere più niente. 
Certo, l'amore incondizionato dei miei genitori, ma a cosa mi serviva il loro amore, quando pure loro sapevano solo il mio nome.
Mi guardai allo specchio e sorrisi pateticamente, ma cosa ero diventata? Chi mi aveva distrutta così? Chi mi aveva ridotta alla disperazione? Nessuno, solo me stessa. 
Qualcuno bussò alla porta, mi sforzai ad avere una voce normale.
"È occupato!" aprendo il rubinetto
"Katherine stai bene?" Justin.
"Certo sto bene, perchè dovrei stare male? Ehy biondo, il wc dei maschi è dall'altra parte" ironizzai, non sapendo dove trovavo la forza di farlo.
"Katherine fai la seria, hai bisogno di aiuto?" esclamò realmente preoccupato.
"Sto bene, davvero, l'unica cosa è che qui manca carta" e risi così falsamente che meglio non potei fare.
"Ho capito, comunque, fra un po' atteriamo" disse dispiaciuto
"Ora esco" detto ciò lasciai l'acqua, mi lavai le mani, aprì la porta quasi sbattendola in faccia a Justin e corsi a sedermi al mio posto.
Mancava poco.
 
---
Ragazzi, lo so, lo so cosa pensate, ma sul serio
non ho quasi mai tempo
di pubblicare e sono riuscita a aggiornare solo ora che
ho le vacanze, vi GIURO che cercherò di aggiornare più spesso
Much love
K.
 
  
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