Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
Segui la storia  |       
Autore: weretogether    03/04/2013    3 recensioni
''Erano ormai mesi che quello strano ragazzo dai capelli biondi color del sole popolava i miei sogni. Ci incontravamo tutte le notti al solito posto e parlavamo per ore e ore, finché quella stramaledettissima sveglia non suonava, allora tutto finiva.''
Jessie e Justin si incontrano per caso in un sogno. Le loro vite si incrociano per puro caso, ma tra i due nascerà qualcosa di particolarmente speciale.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 2. ‘’why are you crying, doll?’’

Passai la notte a leggere, in poche ore finii quel libro che mi aveva tanto intrigato.
All’alba riuscii finalmente a prendere sonno, ma di Justin nemmeno l’ombra, ma del resto era sempre così, quando venivamo interrotti, non ci rivedevamo più, se non la notte successiva.
Quella dannata sveglia suonò alle sette e dieci, mi alzai a fatica dal letto e mi diressi in cucina. Guardatami allo specchio che si trovava nel corridoio, stabilii che era meglio non parlare con me, avrei potuto mordere.
Entrai in cucina e sul tavolo c’era un biglietto di mamma, c’era scritto ‘scusa, oggi sono uscita prima. buona giornata, ci vediamo a pranzo. –mamma’.
Letto il biglietto non mi stupii di ciò che c’era scritto, ormai era una cosa abituale, o usciva di mattina presto, o tornava la sera tardi, ma non stava mai a casa.
Giorno dopo giorno riuscivo a concludere che gli incontri notturni con Justin avvenissero per un motivo ben preciso, per darmi una ragione per sorridere.
Dopo aver fatto colazione, uscii di casa e incontrai Kel alla solita caffetteria dietro l’angolo.
-ehi.- disse per poi farmi un cenno con la mano.
-ehi.- dissi andandole incontro. 
-è tardi.- affermò lei. 
-si, ho fatto tardi oggi.- dissi per poi iniziare a camminare verso scuola.
Andavo al college e quello per me era il penultimo anno, dopodiché avrei fatto l’avvocato, per volere dei miei, anche se il mio unico sogno era quello di girare per il mondo, conoscere nuovi posti e nuove persone.
Sognavo di rifarmi una vita e di essere felice, perché di quella vita ne avevo piene le scatole e, nonostante tenessi molto a Kelly, odiavo quello schifo. Ero cresciuta tra genitori assenti e permessi di gite accettati solo per sentirsi meno in colpa.
Perché i miei erano quei tipi che ‘basta qualche giocattolo e ho comprato la felicità di mia figlia’, ma non capivano che l’unica cosa che poteva fare la mia felicità era una vera famiglia, e quella, al contrario di giocattoli e vestiti, non erano mai riusciti a darmela.
Entrammo a scuola, come al solito non mancavano i commenti dei più popolari, ma, al contrario di quanto pensassero, avevo smesso già da tempo, non di dar peso alle stronzate che dicevano, ma cercavo di non dar retta alle loro parole. Sapevano solo gettare merda sulle persone, e ormai tutti, o quasi, l’avevano capito. 
Andai verso il mio armadietto quando Kyle mi bloccò il passaggio. 
-Jessie.- sorrise.
-ciao Kyle.- dissi fredda. Era meglio starmi alla larga o non avrei risposto delle mie azioni.
-che succede?- disse capendo che il mio stato d’animo non era dei migliori.
-niente.-
-se ti serve qualcosa, io ci sono.- disse lui premuroso, ma in quel momento non avevo bisogno di qualcuno che facesse finta d’esserci per me, in quel momento avevo bisogno di qualcuno che ci fosse, sul serio, e nessuno era in grado di potersi assumere una responsabilità così grande, nemmeno Kyle.
-si, mi serve qualcosa.- risposi io mentre mi levai la sua mano di dosso e ripresi a camminare.
-dimmi tutto.- disse lui venendomi dietro.
-per favore, lasciami stare.- cercai d’essere più gentile possibile, anche se sapevo che la mia richiesta non era una delle migliori forme d’educazione.
Lui fece come gli avevo chiesto e, passandomi accanto, andò via. In quel momento mi sentii così maledettamente in colpa e odiai il mio fottutissimo caratteraccio, ma sapevo solo fare questo, respingere le persone. Il problema era che avevo imparato dalla vita che niente va secondo i piani, che le persone vanno via e che quando pensi di poter contare su qualcuno, quel qualcuno se ne va, e non ti resta più niente, e devi sbrigartela da sola, e io non avevo tempo per cercare qualcuno che alla fine se ne sarebbe andato.
Presi i miei libri dall’armadietto e Kel mi raggiunse –cos’è successo con Kyle?- chiese lei appena arrivata.
Non risposi. Lei capii e riprese a parlare –sei stata acida come al solito, vero? – chiese come se fosse la cosa più scontata del mondo.
-si, e, per favore, non voglio parlarne.- dissi per poi andarmene.
Ed ecco che avevo trattato male anche lei. Cos’altro potevo fare ancora per peggiorare le cose?
 
Ebbi la risposta alla mia domanda solo sei ore dopo, quando, uscita da scuola, mi resi conto che ero andata male in tutte le materie e che le due interrogazioni erano andate peggio.
Dopo essermi scusata con Kel e averla salutata, andai a casa. Aprii la porta e mi squillò il cellulare.
-si?- chiesi io avendo già visto chi fosse a chiamarmi.
-tesoro, scusami, ma non faccio in tempo a tornare a casa, in frig..- quando pronunciò quelle parole riattaccai, senza nemmeno farle concludere la frase.
Perché la mia vita doveva fare così schifo? Perché doveva tutto necessariamente andar male? Perché non potevo avere una vita normale?
In quel momento avevo solo bisogno di papà qui al mio fianco, perché, nonostante lo odiassi per essersene andato, nonostante ci avesse abbandonato, lo amavo più di quanto amassi me stessa. Era stato sempre assente, ed era vero, ma quando avevo bisogno di lui, bastava che lo chiamassi, ed era subito li, pronto ad ascoltarmi.
Ed era vero che non mi avevano mai dato una famiglia, ma lui c’era sempre stato, non come padre, ma come migliore amico.
Avevo tanta voglia di chiamarlo, ma se lui se ne era andato era perché non voleva più stare con noi, e io dovevo tenere duro e non crollare.
Mi sdraiai sul letto con le lacrime agli occhi e, ascoltando musica, mi addormentai.
Ero sicura che non avrei incontrato Justin, eppure mi trovavo in quell’enorme prato, ma lui non c’era, lui non era li.
Mi sedetti sulla solita panchina e mi asciugai le lacrime, non avevo voglia di piangere ancora.
Sentii una mano posarsi sulla mia spalla e rabbrividii a quel tocco.
Se non era Justin, chi altro poteva essere?
-bambola, perché piangi?- chiese lui sedendosi accanto a me e passandomi una mano tra i capelli.
-Drew, sei qui?- chiesi mentre un piccolo sorriso comparve sul mio viso. Era un caldo pomeriggio di maggio e il sole splendeva alto su di noi. Il suo volto era perfettamente illuminato dal sole a avrei voluto che quel momento non finisse mai.
Il suo tocco era dolce e i miei occhi risplendevano.
-n-niente.-balbettai non ricordando più il motivo per cui fino a qualche minuti prima stessi piangendo.
Quel ragazzo era capace di mandarmi nel pallone con una semplice domanda.
-ehi. –disse prendendo il mio viso tra le sue mani.- dimmi tutto.- fece un’altra pausa.- che succede bambola?- disse facendomi sorridere. Sapevamo entrambi quanto fastidio mi desse quel nome e sentirmi chiamare così anche quando era serio mi faceva sorridere.
-c’è che niente va bene. io non ce la faccio più. faccio finta d’essere forte quando non è così, e sto male, troppo male, ma nessuno se ne accorge e pian piano sto crollando, e io non voglio. mi sento così sola.- dissi per poi riprendere a singhiozzare involontariamente.- non riesco più a reggere il peso di tutto questo.- conclusi mentre avevo gli occhi gonfi di lacrime.
-bambola, tu non sei sola, ci sono io qui con te. sono un sogno, ed è vero, ma non c’è niente che possa separarci. tu sei forte, Jessie, lo sappiamo entrambi, e devi solo avere più fiducia in te stessa, non c’è niente che tu non possa fare.- mi accarezzò la guancia. –questo brutto periodo passerà, e so che te lo senti ripetere giorno per giorno, so che è una cosa che dicono tutti, so che vorresti anche tu che fosse così ma che non ci credi, ma fidati di me, passerà. perché il dolore finisce, prima o poi, ma finisce. e non importa quanto lontani siano questo ‘prima’ e questo ‘poi’, arriveranno, e ti assicuro che sarai felice, veramente felice.- sorrise.
Sussultai alle sue parole piene di significato, e forse aveva ragione. Era l’unico in grado di ascoltarmi e benedivo quella notte in cui, per caso, c’eravamo incontrati.
-grazie Justin.-
Lui si alzò e, sorridendo, iniziò a canticchiare qualcosa.
-Across the ocean, across the sea, starting to forget the way you look at me now. Over the mountains, across the sky, need to see your face and need to look in your eyes.- ripeté.
Sorrisi sentendo le sue parole, lui continuava a cantare, ma d’un tratto non lo vidi più e l’unica canzone che riuscii a sentire fu la mia suoneria.
Aprii gli occhi e mi alzai di scatto.
-pronto?- dissi rispondendo.
-Jessie, che fine hai fatto?- la voce di miss Hill tuonò dall’altra parte della cornetta.
-Jill, sono a casa, perché?-
-sono le otto e dovevi venire due ore fa a lezione, mi ero preoccupata, potevi almeno avvertire, sono stata in pensiero.- disse lei premurosa e, nonostante fossi un po’ confusa, apprezzai il fatto che si fosse preoccupata.
-sono le otto?- chiesi un po’ spaesata.
-si, che facevi?- chiese lei non capendo.
-io.. mi sono addormentata.- dissi un po’ imbarazzata.
-va beh, non ti preoccupare, recuperiamo domani con le lezioni, ma alle quattro puntuale e finiremo tardi. Preparati.-
-okay Jill, a domani.-
-ciao, e sono miss Hill.- sorrisi alla sua affermazione e prima che potessi risponderle riattaccò.
Feci la doccia, mia mamma non era ancora arrivata, e io avevo bisogno di sciacquar via i pensieri di quello strano pomeriggio.
 ‘cause everything’s gonna be alright’ pensai.
Justin, quel pomeriggio mi aveva davvero confuse le idee, ma la sua voce mi aveva cullato tutto il tempo e sapevo di potermi fidare di lui.
Prima o poi, le cose sarebbero cambiate?

**

Okay, con un po' di ritarto ma ho continuato.
Ecco il capitolo 2, è deludente e lo so, ma non sapevo come continuare.
Ripeto, dapprima può sembrarvi un po' noioso, ma il seguito sarà diverso, almeno è
quello che ho intenzione di fare.

Spero vi piaccia e in una vostra recensione.

Love u.

Alla prossima :).

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber / Vai alla pagina dell'autore: weretogether