Premessa: Salve a tutti!
Mi dispiace di essere qui a scassare le balle con un’altra
storia ^^;
Senza perdermi in troppe chiacchiere, questa piccola flash-fic (beh,
tecnicamente è una shot, ma è davvero corta e io
mi rifiuto di considerarla
tale lol) mi è stata ispirata da una delle mie canzoni
preferite: “Romeo &
Juliet” dei Dire Straits.
Se non la conoscete, vi consiglio di sentirla (QUI)
e di leggerne il testo
(QUI),
non solo perché ne vale la pena, ma anche perché
vi sono svariati
riferimenti ad essa nel corso della fic (anche se non compromettono la
comprensione degli eventi, se non li cogliete XD)
Beh, non vi importuno oltre lol
Buona lettura! :3
-A
love-struck
Romeo-
“You and me, babe, how about
it?”
(“Romeo and Juliet”, Dire Straits)
Jonghyun
pensa che Kibum sia la sua Giulietta – e lo sa che
è un pensiero stupido, ma
lui sciocco lo è sempre stato.
Forse
ad illuderlo sono stati tutti gli anni trascorsi sotto il balcone
dell’amico-
l’unico che desse sulla stretta strada di casa sua-, oppure
il modo in cui
l’altro canticchia stonato “Romeo and
Juliet” dei Dire Straits ogni qual volta
torna a casa un po’ brillo.
Ed
eccolo Kibum, seduto fuori a fare finta di studiare e a ripulirsi le
lenti
appannate degli occhiali.
Jonghyun
lo ha sempre trovato lì, sin da quando erano soltanto due
impacciati ragazzini
che giocavano a rincorrersi lungo il viale e ormai, pensa, non deve
nemmeno più
tirargli i sassolini contro la porta a vetri.
No, il più piccolo siede ogni volta di fuori, come una
Giulietta in attesa del
suo Romeo.
(e
Jonghyun riflette che lui in fondo sia un Romeo un po’ troppo
codardo).
-Scendi?-
gli chiede d’improvviso e nemmeno se l’aspetta una
risposta, ma lo sente
mormorare: -un attimo. Mi metto le lenti a contatto e arrivo.
-‘palle.
Muoviti, ti aspetto di sotto- il suo tono scocciato è una
maschera di conforto
che lui indossa forse un po’ troppo spesso.
Kibum
non risponde. Sparisce dentro casa e ne rispunta fuori pochi minuti
dopo dalla
porta d’ingresso, vestito come prima, ma
c’è una certa perfezione nel modo in
cui il cardigan gli fascia le spalle che tradisce la breve pausa che ha
di
sicuro fatto davanti lo specchio.
Nei
pochi secondi che lo separano dallo scatto dell’uscio,
Jonghyun riflette che
lui non l’ha nemmeno mai vista la stanza
dell’amico, tanto è stato invece il
tempo trascorso sotto quel familiare balcone.
Come
ogni sabato sera osservano la strada venir divorata dal tramonto,
mentre si
dirigono con passi pigri verso il pub in fondo alla strada.
Poi
le
ore scivolano via sulle note dei Jethro Tull e sulle loro voci sguaiate
che ne
seguono parola per parola.
A
Jonghyun piace il rossore che bacia le guance di Kibum quando beve
troppa birra,
e la sua orribile risata che gli martella i timpani e il modo in cui fa
ricadere la testa sulla sua spalla, come se il collo
all’improvviso non
riuscisse più a sorreggerla.
Lui
invece gioca con le briciole delle noccioline rimaste sul legno scuro
del tavolo
rovinato e pensa che vorrebbe che fosse sabato sera per altri cento
anni, anche
quando ormai non ne potrà più di vedere il
più giovane, di aspettarlo sotto
casa e di osservarlo mentre tamburella le dita sulla sua coscia a ritmo
di
musica.
Fosse
stato per Jonghyun, avrebbero potuto continuare il loro sabato sera
fino a
mattina.
Invece verso l’una tornano indietro barcollando –
Kibum quasi del tutto buttato
su di lui perché le ginocchia tendono a cedergli quando
l’ebrezza dell’alcol
gli fiacca i muscoli.
Sente
appena la gola del compagno che vibra fra le parole di “Romeo
and Juliet” – there’s
a place for us…you know the movie
song.
Quando
lo vede infine sparire oltre l’uscio, Jonghyun preferisce
rimanere ancora un
poco sotto quel balcone, prima di tornarsene a casa, ancora brillo.
***
E’
un
mercoledì pomeriggio quello in cui siedono a prendere un
caffè.
Non
c’è un motivo preciso per cui Jonghyun si debba
sentire nervoso, se non che è
appunto mercoledì e loro hanno smesso di vedersi in mezzo
alla settimana da
quando si sono lasciati il liceo alle spalle.
Kibum
è sempre troppo impegnato a costruirsi un futuro –
entusiasta in tutto e
appassionato in niente -, mentre Jonghyun vive la sua vita solo per
buttarla al
vento.
Stavolta
la getta nel nero del caffè e nello sguardo un po’
stanco del più piccolo – e
da una parte non gli dispiace poi molto.
Non
gli è ben chiaro perché Kibum lo abbia voluto
vedere e sembra quasi destinato a
rimanere un mistero.
E’
quando stanno per separarsi che Jonghyun si accomiata con un
“ci vediamo
sabato” e l’altro replica pronto: -No, non ci
sarò. Devo lavorare su una tesi
Lo
sente che c’è qualcosa di più di
ciò che appare in quelle parole – lo sente
perché il petto d’improvviso gli fa male-, ma non
riesce a fare nulla se non
annuire.
Non
può trattenersi dal pensare che forse non ce ne saranno di
altri cent’anni di
sabati sera a cantare i Jethro Tull.
***
Gli
fa
una strana impressione non vedere Giulietta sul suo balcone.
E
lo
sa, sì, che sono le due di notte e che lui è
più ubriaco del solito.
Ma questo non lo trattiene dall’afferrare quanti
più sassolini riesce e tirarli
contro la finestra della stanza di Kibum – usando quel poco
di lucidità
rimastagli per pregare tutti i santi di non spaccare il vetro.
Alla
fine Giulietta esce e non sa quanto ci sia voluto.
Forse minuti, forse ore.
Si
rende conto solo allora di non avere la chitarra per la serenata,
né un
briciolo d’ombra in cui nascondere il suo petto ansante, il
suo respiro che sa
di birra ambrata e i suoi occhi rossi e lucidi.
Al
contrario sta proprio sotto la luce del lampione, il suo personale
riflettore
che illumina quel cuore che lui sta per mettere – o che forse
ha già messo – a
nudo.
-K-Kibum
– biascica con la gola che brucia.
L’altro
non dice nulla, ma aspetta.
E’
questo il momento, non c’è dubbio, eppure Jonghyun
non trova nulla che abbia un
senso dire, nella paura che quest’attimo gli sfugga tra le
dita.
Boccheggia
un po’ mentre si guarda le punte delle scarpe e alla fine
tutto ciò che gli
sfugge dalle labbra è “io e te, che ne
dici?”
Sono
pochi secondi di silenzio in cui si sente di piangere ed accasciarsi
contro il
muro, ma poi Kibum sorride.
Sì,
sorride e Jonghyun pensa che è la risposta che cercava.
-Torna
domani – gli dice con uno sbadiglio – che dici?
Così magari ti deciderai a
salire e stare un po’ qui, con me.
Jonghyun
immagina di fare così ed osservare il cane dei vicini da
quel balcone, mentre
Kibum si ripulisce le lenti appannate degli occhiali.
E’
quasi una scena più magica delle loro bravate al pub e il
cuore gli scoppia.
Annuisce
fra le pieghe di un sorriso, mentre Kibum lo guarda sparire lungo la
via come
Romeo – un po’ ubriaco, sì, ma
d’amore.
Note finali: Ecco qui!
Non ho molto da dire, se non che spero vi sia piaciuta!
>.<
Ah, e spero anche che non fosse eccessivamente sdolcinata^^;
(perché le storie
su questo pairing mi vengono sempre sdolcinate fino all’osso
lol).
E spero (sì, di nuovo lol) che lo stile che ho adottato non
fosse troppo
irritante^^;
E’ un modo di scrivere un po’ insolito per me, con
tante coordinate e tante
ripetizioni ma…non so, pensavo che calzasse bene
l’atmosfera^^”
Non sembra una lista della spesa, vero? D:
Beh,
adesso la pianto XD
Grazie mille per esservi fermati a leggere! Tengo molto a questa
storia^^;
Un bacione a tutti!