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Autore: Clairy93    03/04/2013    10 recensioni
Trieste. 1942.
Nel pieno di una guerra all'apice della sua degenerazione, i destini di due giovani, Massimo e Vera, si incroceranno in una calda giornata di settembre. Lui, giovane tenente dell'esercito italiano. Lei, diciannovenne ebrea.
Una storia di sacrifici, di dolore e paura dalla quale però l'amore può trionfare persino sulle ideologie inconfutabili e sui pregiudizi.
Genere: Guerra, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Guerre mondiali, Olocausto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mi avevano portato via anche la luna'
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Siamo seduti su una panchina. Inumidisco un fazzoletto con l’acqua fresca che sgorga nella vicina fontanella e, usufruendo delle mie limitate competenze mediche, tampono delicatamente la ferita al labbro di Massimo.
Il colpo ricevuto da Gabriele è stato alquanto energico e la pezzuola si macchia rapidamente di sangue. 
Massimo sussulta e fa una smorfia di dolore.
“Ti ho fatto male?” chiedo preoccupata.
“No tranquilla. Brucia un po’.”
“Scusami, farò più attenzione.”
“Vera non è grave. Sei gentile a preoccuparti. E mi piace questa tua versione da infermiera…” dichiara con sguardo ammiccante.
“Quanto sei scemo!” dico fintamente indignata e Massimo mi attira a sé, baciandomi la guancia e la punta del naso.
“Mi dispiace per il comportamento di mio cugino…” affermo mentre disinfetto delicatamente la sua ferita “Ti ringrazio per non averlo colpito.”
“Non lo avrei fatto, non davanti a te Vera. Ciò che mi preoccupa è il tuo ritorno in quella casa.”
“Ma non devi Massimo. Sono sicura che Gabriele abbia imparato la lezione.”
“Potrebbe farti del male e non ci sarò sempre io a proteggerti.” dichiara Massimo.
“Non lo farà. Gli parlerò e cercherò di chiarire questa situazione.”
“Pensi che racconterà della nostra relazione ai tuoi genitori?”
“Per farmi un dispetto? Non credo si abbasserebbe a questo Massimo. Probabilmente è stato colto da un momento di rabbia e ha reagito in malo modo.”
“Questo non giustifica affatto il suo comportamento Vera!” mi rimprovera Massimo “Cosa pensi ti avrebbe fatto se non fossi intervenuto? Una persona che non riesce a controllare la propria ira è pericolosa. E mi stupisco che non ti sia accorta prima della schizofrenia di tuo cugino, nonostante viviate sotto lo stesso tetto!”
“Massimo per favore! Se Gabriele ha reagito in quel modo, è stata anche colpa mia. Avrei dovuto capirlo e risolvere la questione molto prima.”
“Non posso crederci, riesci a incolparti anche in una situazione di questo genere?”
Mi stringo nelle spalle e abbozzo un sorriso.
“Sei incredibile Vera, davvero…” dichiara Massimo scuotendo la testa divertito.
Termino di medicargli la ferita e lo bacio delicatamente all’angolo della bocca.
Massimo ne approfitta e mi stringe a sé per baciarmi. Quando sono tra le sue braccia credo di poter ignorare i miei problemi e la dura realtà sembra meno incombente.
“Mi sono davvero spaventata prima. Temevo vi faceste del male.” sussurro mentre le mie dita scorrono tra i suoi capelli.
“Non dovresti preoccuparti per quello Vera.” afferma Massimo accarezzandomi una guancia “E’ fondamentale che tu faccia più attenzione d’ora in avanti. Non permetterò che ti accada più nulla di simile. E se il tuo caro cugino prova solo a sfiorarti, lo ammazzerò senza alcuna difficoltà.”
“Ed ecco il motivo della mia preoccupazione…”

Quanto avrei voluto rimanere con Massimo. Tornare a casa implica affrontare i problemi e ogni secondo che trascorre sembra che essi si moltiplicano, togliendomi dolorosamente il respiro.
E dovrei ancora tentare di sistemare le controversie con Gabriele. Tuttavia da quando sono rientrata, si è ingegnato nei più svariati modi per non affrontarmi.
“Come sei silenziosa questa sera Vera...” nota zio Simone sorridendomi.
Effettivamente ho evitato di parlare durante la cena. Temo che avere Gabriele seduto al mio fianco, possa implicare l'immenso rischio che qualche aspetto del nostro litigio del pomeriggio possa affiorare.
“Non ho niente da dire zio.” replico fingendomi disinteressata.
“Tesoro domani mattina vorrei che mi aiutassi a portare al mercato qualche abito per provare a venderli.”
Mia madre nota subito la mia espressione inquieta e mi domanda prontamente quale sia il problema.
“No niente, stai tranquilla mamma...” dico abbozzando un sorriso avvilito.
Domani mattina avrei dovuto incontrarmi con Massimo e se non riesco a presentarmi al nostro appuntamento, penserà che me ne sia dimenticata.
“Vera per favore, spiegami cosa ti succede.”
Chino lo sguardo e mi fingo impegnata a soffiare sulla minestra bollente per raffreddarla.
“Coraggio Vera, racconta a tutti cosa devi fare domani mattina!” dichiara mio cugino con tono sprezzante.
Lo fulmino con lo sguardo e lui abbassa gli occhi sulla minestra, stringendo i pugni.
“Di cosa stai parlando Gabriele?” chiede mia madre accigliata.
“Niente mamma, non sta parlando di niente!” intervengo tentando miseramente di terminare la discussione.
“Pensi di mantenere il segreto per sempre Vera?” mormora Gabriele, osservandomi severamente.
“Quale segreto?” domanda mia mamma, invasa furiosamente da uno stato di angoscia “Vera cosa mi stai nascondendo?”
“La tua dolce Vera, si frequenta di nascosto con un uomo!”
Come posso esporre in maniera comprensibile il vortice di sensazioni che sto provando? Pare che il mio castello di carta e bugie, da sempre estremamente instabile, sia rovinosamente crollato e non posso fare niente per frenare, o perlomeno rallentare, la sua inevitabile distruzione.
“Chi è questa persona?” papà cerca di smorzare un poco la tensione e accenna un sorriso.
“Si chiama Massimo. E’ un soldato…”
Sono interrotta non appena mia madre sbatte rabbiosa un pugno sul tavolo, facendo tintinnare piatti e posate.
“Anna non agitarti…” papà si avvicina, tuttavia lei sfugge dalla sua presa e mi rivolge un’intensa occhiata di rimprovero.
“Perché non mi hai raccontato niente Vera?”
“E te ne stupisci? Guarda come stai reagendo!”
“Se mi avessi detto prima la verità forse sarei stata più comprensiva, non trovi?”
“Non sarebbe cambiato niente mamma e tu lo sai!” dichiaro indignata “Sono stufa di vivere con il costante timore di un tuo giudizio negativo. Sono adulta e posso compiere le mie scelte!”
“Ovvio, perciò la colpa sarebbe mia adesso? Ma ti rendi conto di cosa stai dicendo Vera? Io sono tua madre, ho il diritto di consigliarti cosa è giusto e proteggerti!”
“No tu non hai nessun diritto mamma! Non più oramai! So badare a me stessa, non sono più una bambina!”
“Eppure è così che ti stai comportando!” inveisce mia madre “Possibile che tu non comprenda la pericolosità nel frequentare un soldato Vera? Hai una minima idea dei rischi che potremmo correre?”
“E’ quello che le ho detto io...” borbotta Gabriele, tuttavia nessuno sembra interessato al suo intervento.
“Potresti almeno fingere di mostrarti contenta mamma...” dico in fin di voce.
“Contenta? Ti stai frequentando con uno sporco fascista e dovrei essere contenta?!”
Una scarica di rabbia m’invade repentinamente e controllarmi si rivela un’impresa ardua.
“Non ti permettere mamma!” scosto con rapidità la sedia e mi alzo furibonda “Massimo non è un fascista! Non lo conosci nemmeno, come puoi giudicarlo?”
“Non ne ho bisogno Vera.” replica mia madre con agghiacciante spontaneità.
“Quello che hai detto è davvero spregevole…”
“E tu sei una sciocca Vera!” urla alzandosi in piedi “Cosa pensi che farà quel soldato non appena scoprirà che sei ebrea? Ci denuncerà al governo e per colpa tua ci ammazzeranno!”
“Anna smettila, stai esagerando!” si intromette papà con scarso successo.
“Ma sei impazzita mamma? Massimo non lo farebbe mai!”
“Sei un’illusa Vera…”
“Ho già rivelato a Massimo di essere ebrea e ha promesso di proteggerci!”
“Che cosa hai fatto?!” gli occhi di mia madre diventano due fessure impenetrabili “In un momento come questo, con quale coraggio diffondi la notizia di essere ebrea?! Hai segnato la tua condanna Vera. Hai tradito la tua famiglia per un fascista…”
“Anna ragiona per un momento!” interviene zia Baba “Vera non metterebbe mai in pericolo la sua famiglia, lo sai benissimo. Non ti sembra di esagerare nel giudicare questo giovanotto in modo tanto affrettato?”
“E tu cosa ne sai Barbara?” domanda mia madre indispettita.
Zia Baba non ribatte e nostri sguardi si incrociano tristemente per un istante, tempo necessario perché mia madre lo noti.
“Tu lo sapevi…” mormora mia mamma incredula “Barbara tu sapevi della relazione di Vera con quel soldato?!”
Zia Baba osserva sconsolata mia madre e tenta di spiegarsi. Tuttavia non le concede nemmeno un secondo.
“Non posso crederci…Sei vergognosa Barbara, hai preferito incoraggiare l’immaturità di mia figlia piuttosto che raccontarmi la verità!”
“Mamma smettila, la zia non ha nessuna colpa! L’ho convinta io a non raccontarti niente!”
“Ma complimenti Vera, sei riuscita anche ad abbindolare tua zia! Mi vergogno di te…”
“Mamma!” urlo in preda allo sconforto.
“Stai zitta Vera!” grida esasperata e si allontana dal tavolo, celando il volto tra le mani.
La mamma respira a fatica e papà la raggiunge, sussurrando qualcosa al suo orecchio e accarezzandole amorevolmente le spalle.
Mia madre sospira mestamente e si passa una mano tra i capelli.
“Vera ascoltami bene.” dice avvicinandosi al tavolo “Non voglio che tu veda più quel ragazzo.”
“Mamma non puoi impedirmelo!”
“Ti prego non ribattere. Sono stanca…”
“Sai cosa ti dico? Anche io sono molto stanca. Sono al limite mamma, mi dispiace ma questo non posso perdonartelo.”
“E’ per il tuo bene figlia mia. Dimentica quel soldato e andrà tutto bene, fidati di me.”
“No, non è vero! Io amo Massimo d’accordo? Lo amo mamma! Perché non provi a capirmi?”
“Sei così giovane Vera, cosa ne sai dell’amore tesoro?” afferma mentre mi si avvicina “Lui non è giusto per te, ti spezzerà il cuore non appena ci denuncerà.”
“Tu non sai cosa è giusto per me.” dichiaro sprezzante, allontanando brutalmente la sua mano appena prova ad accarezzarmi la guancia “E io non voglio più ascoltarti.”
“Vera per favore…”
“No! Basta non dire altro…”
Cerco di trattenere le lacrime e regolarizzare il mio respiro nonostante io sia estremamente tesa.
“Mi prometti che non vedrai più quel ragazzo Vera?”
Osservo mia madre e le sorrido fintamente.
“Forse non hai ancora capito mamma, ma io non ho nessuna intenzione di lasciare Massimo. Continuerò a frequentarlo e non m’importa di cosa pensi poiché è evidente che non ti interessa minimante della mia felicità.”
“Vera io lo faccio per te, per il tuo bene!”
“Stai zitta!” urlo ormai fuori controllo “Tu non hai idea di cosa sia bene per me, non puoi saperlo perché non ti è mai importato niente della mia vita! E questa tua reazione ne è la prova mamma!”
Mi avviò con passo rapido verso l’uscita.
“Vera torna qui! Non osare uscire da questa casa!” urla mia madre.
Ma è troppo tardi perché sbatto la porta rumorosamente e inizio a correre.

Tremo dalla rabbia, lacrime di frustrazione mi rigano il volto e nonostante non abbia ormai più fiato continuo a correre imperterrita, mentre i polmoni mi bruciano e implorarono pietà. Sembra che le mie gambe si debbano spezzare da un momento all’altro e sono scossa da un tremore costante.
Con le ultime forze rimaste raggiungo la caserma Vittorio Emanuele II e sospiro di sollievo non appena scorgo Massimo in compagnia di alcuni soldati, intento a fumare una sigaretta.
Lui mi intravede e, con espressione accigliata e alquanto confusa, si allontana dai suoi uomini e si dirige verso di me.
Non appena getta a terra la sua sigaretta, mi fiondo tra le sue braccia accoglienti senza lasciargli il tempo di rimproverarmi.
Ci allontaniamo silenziosi anche se riesco a percepire il vocio dei soldati, estremamente incuriositi nel vedere il loro tenente allontanarsi con una ragazza.
“Mi vuoi spiegare perché sei venuta alla caserma a quest’ora?” mi chiede Massimo avvicinando il suo volto al mio e accarezzandomi una guancia.
“Ho litigato con mia madre...”
Massimo mi guarda dubbioso e un sorriso illumina il suo volto.
“Sei stata molto carina a condividere questo tuo stato d’animo con me, ma non ti sembra un tantino eccessivo venire fino a qui? Per di più di sera?”
Mi sfugge un sorriso che presto si tinge di altre lacrime. Massimo si fa serio e mi esorta a raccontargli cosa è accaduto.
“Gabriele ha rivelato alla mia famiglia della nostra relazione.”
Massimo alza gli occhi al cielo esasperato.
“Come l’hanno presa i tuoi genitori?”
“Mia madre ha completamente dato di matto! Ha farfugliato frasi senza senso e insulti a non finire, vietandomi infine di incontrarti ancora.”
“Eppure sei qui, con me.” dichiara Massimo compiaciuto “Qualcosa mi fa supporre che non hai intenzione di sottostare alla sua decisione.”
“Non mi importa niente di cosa pensi o voglia mia madre. Non smetterò di frequentarti per i suoi stupidi pregiudizi. Però mi fa così arrabbiare!”
“Si comporta in questo modo per il tuo bene Vera. Sei sua figlia, si preoccupa per te.”
“Adesso difendi pure mia madre? Ma da che parte stai Massimo?”
Scoppia in un’allegra risata.
“Non difendo nessuno Vera. Tua madre sarà stata troppo severa ma cerca di capirla, con i tempi che corrono è pericoloso anche solo uscire di casa. E litigare non porterà a niente, prova a parlarle e cerca di spiegarti.”
“Lei non mi ascolterà. Non lo ha mai fatto. E poi non voglio tornarci in quella casa!” dico imbronciata.
“Posso accompagnarti e conoscere finalmente tua madre. Potrei rassicurarla e risolvereste i vostri disguidi.”
“Se vuoi morire giovane, accomodati pure Massimo. Ma io non sono responsabile di ciò che ti accadrà se mia mamma ti avrà a portata di mano...”




Angolino dell'autrice: ...Vi chiedo umilmente perdono per l'immenso ritardo! Scusate davvero! E' un periodo in cui trovo un po' di difficoltà nello scrivere e pubblicare regolarmente...ho un po' la testa tra le nuvole! xD
Ne approfitto per ringrazie TUTTI coloro che hanno commentanto e hanno messo la storia nelle seguite! Il vostro supporto è la forza che mi spinge a continuare la storia e sapere che il racconto vi piace è la ricompensa più bella che potessi desiderare! GRAZIE, di cuore.  =)
   
 
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