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Autore: AntonioR    24/10/2007    1 recensioni
L’atmosfera fra le mura di Hogwarts è molto cambiata dopo la fine della seconda guerra contro Voldemort; l’atmosfera buia alimentata dalla morte di Silente si è spenta del tutto, e la scuola guarda avanti ad un nuovo futuro, piena di speranza e, come sempre, rispettata per il suo prestigio e per la sua popolarità. L’avventura fantastica che compierà Horace Lumacorno sarà comunque nota solo a lui ed ai semiprotagonisti, in questo caso sicuramente Harry e forse anche Ron ed Hermione; da molte sere, Lumacorno si sveglia con in mente lo stesso sogno, che lo assilla e continuamente riempie i suoi pensieri. Dopo una visita veloce alla professoressa Cooman sulla sua torre, dove chiede alle veggente qualche indizio sul sogno, capisce che l’unica cosa per liberarsene è spifferare finalmente una verità scomoda che perfino Silente (all’apparenza) ignorava: durante l’ultima visita ad Hogwarts, il neo Voldemort infuriato per la risposta negativa di Silente alla sua richiesta di insegnare lì, si imbatte nel professor Lumacorno che per consolarlo della sconfitta professionale (aveva sempre creduto che le voci negative giunte fino alla scuola fossero solo menzogne) gli svela per primo l’esistenza della Stanza delle Necessità e del fatto che era stato recentemente trovato un diadema appartenuto a Cosetta Corvonero, precedentemente custodito in un baule sotto i sotterranei della scuola, fosse stato da lui stesso ritrovato. Voldemort, immediatamente attratto dalla prospettiva di un ennesimo Hocrux riesce abilmente a stregare Lumacorno e ruba il diadema nascondendolo nella Stanza delle Necessità: se Lumacorno avesse spifferato a qualcuno in qualunque modo, il segreto una orrenda maledizione l’avrebbe colpito. Essendo Voldemort stato ucciso e il diadema distrutto, Lumacorno aveva preferito ignorare la vicenda anche se la maledizione, con la fine di Riddle era gia sparita. Ma Harry, per nulla turbato dal racconto che il professore di pozioni gli ha narrato, confessa di avere avuto gia da Silente una soffiata sulla possibilità che lui, Lumacorno, avesse involontariamente aiutato Voldemort nel suo piano di vita eterna. Colpito dall’informazione, che Silente aveva sempre saputo del suo involontario tradimento ma che avesse chiuso un occhio, Lumacorno resta immobile mentre Harry (non so, forse accompagnato da Ron ed Hermione) esce dalla stanza e ritorna a casa. Da quel giorno i sogni scomodi sparirono per sempre.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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CAPITOLO 1 Una mano grossa e tozza ne strinse una magra e da lunghe dita bianche. La prima, però, sfuggì immediatamente alla presa della seconda. - Piacere, Horace Lumacorno.- Annuì un uomo giovane e baldo con un sorrisetto lezioso e una grossa pacca sulla spalla dell’uomo davanti a lui. Quest’ultimo s’inchinò con garbo. - Albus Silente.- - Silente eh?- Sbottò Lumacorno con la vivacità di un giovane. – Strano nome…- - Non lo dica a me.- Ribatté pacato il mago. Non poteva esserci differenza maggiore fra i due neo colleghi; il primo alto e magro, dai capelli corti di un rosso intenso e una barba da poco spuntata che copriva il colletto del delicato abito di seta. Il secondo, basso tozzo e grasso esibiva una capigliatura ribelle e di un biondo intenso, una giacca di velluto nero da camera e frugava in una scatola di ananas canditi. Lumacorno stava per cambiare argomento quando il volto di Silente di trasfigurò: la sua aria pacata divenne mostruosa, il bianco del volto sommerse il naturale color carne della pelle di Silente, le pupille si strinsero come le narici, il volto si appiattì in un inconfondibile conformazione da serpente. Il colore delle vesti sfumò. Horace Lumacorno fece un salto, indietreggiando il più possibile da Lord Voldemort. La scatola di ananas andati cadde rivelando il contenuto per il pavimento e spargendo zucchero ovunque. Poi una luce vede un lampo intenso e tutto divenne doloroso e fugace… il grido di una donna lacerò l’aria… Lumacorno cadde dal letto e batté forte la testa contro un robusto comò di legno, imprecando. Massaggiandosi la fronte afferrò la bacchetta e compì un elegante movimento che fece svanire il dolore e ridurre di parecchio il bernoccolo. Quel sogno continuava a tormentarlo, gia da prima che Harry Potter sconfiggesse l’Oscuro Signore per la seconda volta. Irritato, ancora una volta, Horace afferrò il pensatoio da dietro un’anta dell’armadio. Fra i testamentari degli ultimi lasciti di Albus Silente figurava anche Horace Lumacorno, al quale era stato riservato il Pensatoio del vecchio mago, prudentemente svuotato dei suoi ricordi. Scuotendo la testa, ancora mezzo addormentato, il mago avvicinò la punta della bacchetta alla tempia e ne sfilò un filo denso di luce perlacea, scintillante, vivida ma opaca, come un flotto di luce liquida. Lo strano materiale si depositò sul pelo della sostanza argentea che riempiva il Pensatoio, e girando su sé stesso, formò l’immagine di un Albus Silente che si tramutava in Lord Voldemort. Conscio che i suoi sforzi sarebbero stati inutili, Horace, rimise apposto il recipiente ricoperto di simboli runici e, borbottando, si vestì in fretta. - Buongiorno Horace!- Squittì il piccolo professor Filius Vitious mentre il corpulento insegnate di pozioni e capo della casa Serpeverde prendeva posto accanto al trono del Preside, occupato a conversare con la professoressa Sprite. Al completo silenzio di Horace Lumacorno di fronte al saluto entusiastico di Vitious, la professoressa McGranitt spalancò la bocca, stupefatta ma non indagò oltre. Senza ascoltare il consueto vociferare degli studenti, Lumacorno inghiottiva pezzi di cibo senza nemmeno sapere cosa infilava in bocca, ma la sua mente galoppava selvaggia: doveva fare qualcosa. Fu così che quella sera decise di andare dalla professoressa Cooman, che essendo l’insegnante di Divinazione avrebbe di certo in qualche modo, potuto aiutarlo. Sperando con tutto il cuore in una delucidazione chiara e semplice che l’avrebbe riscosso da quella lunga catena di anni bui e disastrosi, Horace bussò con le nocche sulla targa d’ottone della botola della professoressa Sibilla Cooman, la cui voce veleggiò in un denso e opalescente “Avanti!” Con una trepidazione che non aveva mai dimostrato, Horace entrò. CONTINUA...
  
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