Epilogo

«Mi piace» asserì in tono serio Harry dopo un'attenta – e decisamente lunga – osservazione.

«Sono felice che la mia sistemazione incontri il tuo consenso.» fu la replica, piatta, di Severus che, per quanto fosse segretamente soddisfatto del fatto che a Harry piacesse la sua nuova casa, aveva poco apprezzato l'esser stato trascinato da una camera all'altra per quasi quaranta minuti. Soprattutto considerando che, compresi la cucina e il laboratorio, c'erano solo cinque stanze e che lui avrebbe avuto ben altri piani per quel fine settimana – piani che includevano meno commenti sulla vista e sulla qualità dei mobili (era davvero così importante che il legno fosse di ciliegio piuttosto che di noce?) e più test sulla qualità del letto o brevi lezioni sulle proprietà afrodisiache di fragole e vino rosso.

Harry, percependo con aria divertita la sua irritazione, lo abbracciò e gli diede un bacio sul collo – da quando aveva accettato il fatto che avrebbe dovuto aver pazienza e compreso che il tempo sarebbe stato necessario per entrambi era molto più rilassato. «Volevo solo essere sicuro che fosse tutto perfetto. Non che non mi fidassi del Ministro e delle case che ti ha proposto, ma temevo che avessi oscurato tutte le finestre e nascosto coltivazioni di muffa qua e là per ricreare l'allegro ambiente dei sotterranei della scuola.»

«Non oso pensare a cosa mi avresti obbligato se avessi avuto obbiezioni riguardanti il parquet. O le finestre. O la muffa.» Severus assottigliò gli occhi nel pronunciare quest'ultima parola.

«Sono sicuro di aver visto l'insegna di un carpentiere, da qualche parte in fondo alla via...» Harry indicò un punto indistinto fuori dalla finestra.

L'uomo inclinò appena la testa e fece correre lo sguardo sulle case del paesino. «Pensavo fossi miope» concluse dopo aver cercato invano di leggere le poche insegne, alcune delle quali rovinate dal tempo e dalla pioggia.

«Lo sono,» sghignazzò Harry. «ma Hermione ha fatto un ottimo lavoro con i miei occhiali.» Strinse un poco la presa sul corpo di Severus.

«Sicuro di non voler controllare anche che i miei vestiti siano piegati correttamente?»

«Uh, non ci avevo pensato!» Harry fece appena in tempo ad allontanarsi di pochi centimetri che Severus gli afferrò un polso e lo tirò nuovamente a sé.

«Adesso tu smetti di preoccuparti delle tende,» le sue labbra sfioravano, nel parlare, le orecchie di Harry «del mobilio,» il giovane sentì i brividi corrergli lungo la schiena mentre una mano s'insinuava nella massa nera e scompigliata dei suoi capelli «e del colore delle tazze per il tè,» le lunghe dita pallide seguirono il contorno del volto del giovane, scivolando poi sul collo «e inizi ad occuparti di cose più interessanti...» Severus gli infilò una mano sotto la maglietta e accarezzò possessivamente la pelle, calda e morbida proprio come se la ricordava.

«Sì, professore.» Il tono di Harry era scherzoso, ma le mani quasi gli tremavano mentre cercava di sbottonare la veste di Severus – ancora stentava a credere di non essere in uno dei sogni che l'avevano perseguitato nei lunghi mesi appena passati.

Mentre i vestiti venivano abbandonati a terra e i baci si facevano sempre meno pazienti, interrotti solo da parole mozzate, Severus si sentì per la prima volta libero da ciò che era stato, dalle responsabilità e le bugie che l'avevano tenuto incatenato per anni. Era sopravvissuto, e la ricompensa era tra le più dolci, anche se ancora faticava a crederci. Rabbrividì mentre una lingua gli sfiorava lo stomaco.

Potrei anche abituarmici... riuscì ancora a pensare prima che la sua mente si perse nelle sensazioni e nel calore di Harry.