Love Save The
Pain.
The
Quiet Before The Storm.
Edward’s
Pov.
“Non
posso credere che tu l’abbia fatto.”- Sussurro
incredulo sotto lo sguardo timido di Alice.
“Edward io…”- Cerca di dire, prima di
essere interrotta da
Bella.
“Non è colpa di Alice. Anch’io ho
incoraggiato il tutto.”-
Ammette con voce flebile.
Non sono arrabbiato, ma solo deluso. Non credevo che
avessero organizzato la mia festa di compleanno, sanno benissimo,
specie Alice,
che non avrei mai e poi mai voluto festeggiare.
Ogni anno, come di tradizione, George organizzava una festa
a sorpresa, ogni anno me lo aspettavo, ogni anno facevo finta di
rimanerne
sorpreso.
Dal giorno della sua morte, tutti avevano evitato di dirmi
‘buon
compleanno’ , figuriamoci fare una festa. A parte che non mi
sento in umore da
festa.
Ci sono giorni, alcuni più di altri, che ti fanno pensare a
certe cose. Ad esempio io soffro ogni giorno la perdita di George, ma
quando
arriva l’anniversario di morte o, il compleanno o
semplicemente il Venerdì. Non
è che in quei giorni lo penso e in altri no, è
semplicemente che le ricorrenze
ci fanno chiedere i perché.
E’ come vivere un’ingiustizia. E come se, il mondo
piano
piano, giorno per giorno, crollasse sotto ai miei piedi, come un vaso
che si
rompe piano piano. Ogni scheggia è un parte di dolore che
penetra il mio corpo,
e più passano gli anni, i mesi, le settimane, i giorni, le
ore, i minuti, i
secondi, il dolore penetra il mio cuore sempre in
profondità, arrivando a
perforare la mia anima per attimi, infiniti attimi.
E sono quelli i momenti in cui hai paura del buio. Quando
tutto attorno perde la luce, quando ogni speranza lo fa, quando ti
senti perso,
come una persona che perde la vista improvvisamente. Dicono che si ha
paura
dell’ignoto, io non credo sia così,
perché il dolore lo conosco bene, eppure la
paura del dolore non mi ha mai lasciato un attimo.
“Vi lascio soli.”- Sussurra Alice, dirigendosi
dagli altri. Noi
siamo in quella che una volta era camera mia.
“Edward, mi dispiace, io non credevo
che…”- Scuoto la testa
interrompendola, non c’è l’ho con lei,
né tantomeno con Alice. Loro lo hanno
fatto per me, non hanno pensato al dolore, ma chi lo avrebbe fatto? Chi
non
vorrebbe vedermi felice almeno per pochi minuti? E adesso che tramite
Bella, ho
conosciuto la felicità, perché non mostrarla
anche ai miei cari? In questi mesi
ho scoperto una cosa; il dolore non andrà mai via, ma si
può convivere con
esso, con una buona dose di felicità, armonia e amore.
“Andiamo dai.”- Sussurro a Bella. Lei si toglie la
maglia e
i pantaloncini, indossa un costume nero con delle sfumature grigie
brillantinate. Il suo corpo è stupendo e vorrei chiudere
questa porta all’istante
se non fosse che c’è quasi tutta la mia
generazione lì fuori.
“E’ una festa in piscina.”- Annuncia
porgendomi un costume
per me. Io annuisco e lo infilo, sotto il suo sguardo malizioso. Si
avvicina a
me e mi bacia il collo dolcemente.
“Grazie.”- Sussurra, leccando la parte che pochi
secondi
prima aveva baciato. La mia mano corre a palpare una sua natica e lei
sorride
sul mio collo.
“Non cambiarti dopo.”- Sussurra prima di prendermi
per mano
e raggiungere gli altri.
Ci sono i miei nonni paterni, i miei zii, i miei cugini,
Emmett e Rosalie, appena rientrati dalla luna di miele, Alice e Jasper
che
telefonicamente ho imparato ad apprezzare. Forse averlo lontano da me,
me lo ha
reso più simpatico, occhio che non vede cuore che non duole.
Ci sono anche
alcuni amici che non vedevo da una vita.
“Edward. Piccolo mio!” -Esclama mia nonna Julia
abbracciandomi stretto. Bella mi sorride e accarezza la mia spalla.
“Nonna lei è Bella.”- Mormoro a mia
nonna che non accenna a
lasciarmi andare.
“Oh ma che bella ragazza. Complimenti!”- Urla,
credendo che,
dato che non ci sente lei lo stesso sia per noi, Bella le sorride e la
ringrazia dandole un bacio sulla guancia. La prima di altre centinaia
di
presentazioni.
“Ciao Jazz!”- Esclama Bella, correndo ad
abbracciarlo. Lei e
Jasper hanno istaurato una bella amicizia, si abbracciano e Jasper le
sorride,
ma la cosa, stranamente non mi innervosisce. Poi Alice trascina via
Bella.
“Ciao Edward!”- Saluto Jasper e iniziamo a parlare
un po’.
Mi fa strano ammetterlo, me è davvero un ragazzo in gamba.
“Quindi ti trasferisci a New York?”- Gli chiedo.
Lui
annuisce e mi guarda.
“Alice è contenta, le è sempre piaciuta
l’idea di una casa a
New York…”
“Aspetta! Volete andare a vivere insieme?”
“Si. Non te lo ha detto?”- Scuoto la testa e guardo
mia sorella
lanciandole uno sguardo omicida. Lei mi sorride e mi soffia un bacio.
“Ehi Edward!”
“Ciao Jordan! Come va?”- Chiedo ad un amico che non
vedevo
dalla prima guerra civile.
“Tutto bene.”- Sussurra guardandosi attorno.
“Che c’è? Qualcuna ha già
fatto colpo su di te.”- Scoppia a
ridere e annuisce.
“Guardala è quella lì!”-
Esclama cercando di avvicinarsi a
quella ragazza bellissima, con un corpo splendido fasciato da un
costume nero.
Lo fermo da un braccio e inizio a camminare a passo veloce verso Bella.
Prendo il suo viso tra le mie mani e divoro le sue labbra
con le mie, marcando il territorio, lancio uno sguardo a Jordan alla
‘lei è mia’.
Bella mi abbraccia e sorride sulle mie labbra. Jordan rimane a fissarci
con la
bava alla bocca.
Avvolgo la vita di Bella con un braccio mentre lei parla con
Rosalie della luna di miele. Sono stati alle isole Bahamas.
“Facciamo un tuffo?”- Mi chiede Bella io annuisco e
ci
avviciniamo alla piscina.
C’è solo mia madre con mia zia Marie che parlano
tranquillamente a bordo vasca.
“Qualche volta andiamo al mare?”- Le chiedo
appoggiando la
testa al suo seno. Lei scuote la testa e la guardo negli occhi. Zona
off
limits.
“N-non…”- Poso l’indice sulle
sue labbra e dolcemente la
zittisco.
“Ne parliamo un’altra volta.”- Sussurro
baciandola
passionalmente. E’ assurdo e a allo stesso tempo magnifico il
nostro modo di
passare dalla modalità grigia e quella rossa. Per ogni
minima cosa, che
riguarda il dolore, diventiamo
tristi,
ma non appena uno si avvicina all’altro l’umore
cambia, di radice, colore.
“Sei la mia salvezza.”- Sussurra guardandomi
intensamente
negli occhi.
“Tu sei la mia.”- Soffio sulle sua labbra prima di
afferrarle i fianchi facendola alzare e baciare il suo ventre piatto e
morbido
al tempo stesso.
“Affittatevi una camera!”- Urla quel troglodita di
mio
fratello, scoppio a ridere e Bella arrossisce nascondendo il viso
nell’incavo
del mio collo.
Il pomeriggio passa tra baci, chiacchierate, sfioramenti
sensuali, insulti per mio fratello, abbracci con i familiari. Mi manca,
tantissimo, ma sono felice, lo sono e sono fiero di me per aver trovato
Bella
ed essere riuscito a sorridere nonostante tutto.
“Non dovevi.”- Sussurro sincero, il suo regalo
è il suo
amore, niente è più prezioso di quello.
“Non è niente di che.”- Sussurra
imbarazzata, lo scarto e
immediatamente sgrano gli occhi.
E’ una maglietta nera, in mezzo c’è
stampata una foto; mia e
di George. Ricordo quel giorno, avevamo appena finito di suonare, dopo
qualche
birra di troppo, Emmett aveva be pensato di farci delle foto. Ricordo
che lui
mi disse: ‘questa è la più bella, sai
perché? Perché siamo noi, siamo due
semplici amici che ridono ’. Una lacrima riga il mio viso e,
vorrei prendermi a
pugni dato che qui presente c’è tutta la mia
famiglia. Bella mi guarda e bacia
la mia guancia.
“E’ perfetta.”- Sussurro. Lei guarda
Alice, che mi sorride,
porto una mano alla bocca e soffio un bacio a mia sorella.
Vedo mia madre prendere per mano Bella e, dirigersi insieme
dentro casa.
“Sono contento Edward, lo sono per te.”- Mormora
serio mio
fratello a fianco a me.
“Grazie.”- Sussurro. Lui annuisce e corre da
Rosalie.
“Tesoro
sono felice che ci sia Bella con te.”- Sussurra mia
madre con le lacrime agli occhi, lei è stata
l’unica a sopportare me e il mio
dolore, lei è stata la più forte ad affrontare
tutto con me, lei c’è sempre
stata e ci sarà sempre.
“Anch’io mamma, è solo che, mi sento
come…”
“Edward non devi sentirti in colpa, lui non vorrebbe, lui ne
sarebbe felice. E non importa se non saremo mai felici al cento per
cento,
importa riuscire a convivere con il dolore. Lui vorrebbe vederti
felice, lui a
vederti così soffrirebbe.” -Sussurra mia madre
abbracciandomi.
“Ti voglio bene mamma.”
“Ti voglio bene piccolo mio.”
Bella ci raggiunge sorridendo e si abbraccia con mia madre.
“Spero che sia stato bello per te.”- Sussurra
ansiosa.
“Lo è stato.”- Con ancora il costume
addosso – come mi aveva
chiesto lei- ci dirigiamo in macchina.
“Andiamo da me?”
“No. Accompagnami a casa.”- Sussurra mentre io
dentro di me
disapprovo.
“Non entri?”- Io la guardo confuso, sono le undici
di sera,
sarà stanca, sua madre sarà a letto, al massimo
potevamo andare a casa mia.
“Non c’è nessuno.”- La sua
voce improvvisamente diventa
roca. Slaccio la cintura e scendo dall’auto, con uno slancio
mi fiondo sulle
sue labbra. Non so come, ma, in pochi secondi ci ritroviamo mezzi nudi
sul suo
divano del soggiorno. C’è urgenza,
c’è voglia di diventare una cosa sola. Non
avrei mai creduto alle doti sessuali di Bella, ho sempre detto che
fosse sexy e
ammaliatrice, ma mai e poi mai, avrei creduto che fosse una vera e
propria
bomba del sesso.
Bacio il suo collo, lascio scie di baci che ricoprono di
brividi la sua pelle, fremo per la voglia di entrare in lei. Il trillo
del mio
cellulare mi avvisa di un messaggio, ma al momento non mi importa.
“Edward, il cellulare.”- Ansima con la voce rotta
dell’eccitazione.
“Al diavolo.”- Mormoro continuando a baciare il suo
collo,
per poi passare le mie mani sotto il tessuto del suo top e sfilarglielo
sorpreso che non l’abbia strappato. Le sfilo i pantaloncini
per poi,
finalmente, slacciare i lacci del pezzo di sotto del suo bikini. Le mie
dita
passano lì, sul frutto della passione, su quella parte del
corpo che chiede
attenzioni da me. Lei sposta la mia mano e ribalta la posizione.
“Sono già bagnata, non ce la faccio.”-
Mormora sulle mie
labbra, getto la testa indietro e lei ne approfitta per mordere il mio
collo.
Le mie mani accarezzano le sue spalle, perché tutto ad un
tratto non voglio
affrettare il momento, non voglio che questo finisca, anche se so che
domani
lei sarà qui, è come se mi sentissi costretto a
voler fermare il momento, senza
ragione, senza apparente motivo. Slaccio anche il laccio del pezzo di
sopra ed
è finalmente nuda sotto ai miei occhi. Mi perdo a
contemplare quel corpo
meraviglioso, chiedendomi se questo non sia un sogno, chiedendomi se
davvero
questa creatura meravigliosa sia mia. Sorrido tra me, pensando a quante
volte
avevo desiderato vederla nuda sotto le mie braccia, a quanto non avevo
mai
desiderato nessuno in vita mia quanto desidero lei.
“Edward!” - Urla impaziente, sicuramente
chiedendosi perché
io non sia già dentro di lei, e una parte di me se lo chiede
anche in questo
momento.
Accarezzo i suoi seni, così tondi e perfetti, più
chiari
delle altre parti del corpo. Lei butta la testa all’indietro
e la mia
eccitazione pulsa, per la sua voce, le sue carezze, per il suo amore,
per il
suo corpo, per la sua anima.
Sfila la mia maglia e alzandosi abbassa pantaloni e boxer in
un unico movimento. Le sue mani si aggrappano sulle mie spalle e
sedendosi
sulla mia erezione mi permette di entrare dentro di lei. Inizia a
muoversi, ma
io la fermi per i fianchi, non voglio fretta anche se non sembra.
Guardo i suoi
occhi, lucidi per l’eccitazione, la sua bocca gonfia dei miei
baci, la amo, amo
tutto di lei, è la cosa più bella che mi sia
capitata in tutti questi anni, è
la ragione di tutto il mio essere.
Prendo un ciocca dei suoi capelli e la bacio, lei inclina la
testa e mi sorride.
“Ti amo.”- Sussurro sinceramente.
“Ti amo anch’io.”- Sussurra prima di
iniziare a muoversi e
dando vita ad un ballo passionale.
I suoi seni danzano ad ogni suo movimento e vederla mentre è
persa nella nostra bolla di passione è una visione talmente
erotica che mi
trattengo dal venire immediatamente.
Accarezza il mio collo delicatamente e in tutto l’amplesso
non abbiamo smesso un attimo di guardarci negli occhi. Una lacrima di
emozione
riga i suoi occhi, come la prima volta, come sempre, come se fosse una
regola
da rispettare, la sua anima mi mostra che si sente bene, che
è felice. Dicono
che gli occhi sono lo specchio dell’anima, non so se sia
realmente così, ma se
lo è, la sua è l’anima più
bella che i miei occhi abbiano incontrato, che la
mia anima abbia mai conosciuto.
I suoi muscoli intimi si contraggono intorno alla mia
erezione e butta la testa indietro, appoggiando automaticamente i suoi
seni sul
mio viso, io, non perdendo occasione, li faccio sparire tra le mie
labbra, prolungando
il suo orgasmo.
Dopo pochi attimi raggiungo l’apice, sfiniti, appagati,
ansanti
e follemente innamorati ci abbracciamo.
**
“Ti
era arrivato un messaggio.”- Sussurra sdraiata sul mio
petto. Annuisco e prendo i pantaloni per terra, dalla tasca estraggo il
cellulare.
Signor
Edward Cullen, siamo lieti di annunciargli la data del processo del
signor John
Audost che avverrà il 24 di questo mese. Cordiali saluti.
A.V.
“Che
cosa dice?”- Mi domanda Bella ansiosa.
“Il…il processo…”- Mormoro
imbambolato, non so se devo
esserne felice, ma sono sicuro di essere spaesato.
“Non sei contento?”- Mi chiede confusa.
“Si, ma, non lo so.”- Sbuffo in totale confusione.
E se
andasse tutto male? E se tutto quello che ho cercato di fare si
ritenesse
inutile? E se quel furfante la passi liscia anche questa volta? Voglio
davvero
assistere a quel processo? Voglio davvero rischiare di vedere la
inutilità per
quanto riguarda questo caso? Sono pronto? Scuoto la testa,
più confuso di
prima. Bella accarezza il mio braccio.
“Lo so quello che stai pensando. Devi andare, devi esserci,
non puoi non farlo, ne dipende parte della tua vita. Aspetti questo
momento da
tanto tempo, e se andrà male? Se andrà male
continuerai a lottare fino al punto
di mettere fine a questa situazione, a questo caso. Non devi
confonderti, io so
quello che vuoi, e lo sai anche tu.”- Sussurra con una
sicurezza nella voce che
non le avevo mai sentito.
“Verrai con me?”- Le chiedo sicuro che non
rifiuterà, ho
bisogno che lei mi stia accanto.
“Certo. Verrò sempre con te.”- Sussurra
soffiando un bacio
sulle mie labbra.
**
“Non
posso andare senza di te.”- Sussurro incazzato sotto lo
sguardo infuriato di mio padre e quello dispiaciuto di Bella.
“Edward. E’ importante, ci sarò, il mio
cuore non ti lascerà
nemmeno un istante.”-
Siamo davanti casa, anche questa volta ho scelto di andare
in macchina. Non ho intenzione di volare in aereo, specie adesso che ho
la certezza
che Bella non sarà con me. Mio padre ha detto che non
può venire, che ha
bisogno di lei per una cosa importante, che non ha voluto svelare cosa,
dovrebbe cercarsi un’altra segretaria. Sbuffo passandomi una
mano tra i
capelli.
“Edward puoi farcela da solo. Ne sono sicuro, tutti noi, io,
tua madre, Alice, Bella, i genitori di George contiamo su di te, ci
fidiamo di
te. Saprai cosa fare, cosa dire, se sbagliare oppure se tacere. Sei in
gamba
figliolo.”- Sussurra mio padre cercando di confortarmi. Ma
lui non capisce, non
capisce che non posso riuscirci senza il mio punto di forza; Bella. Ma
non
posso tirarmi indietro, devo farlo per George, devo farlo per me stesso.
“D’accordo.”- Dico ad alta voce, facendo
sospirare mio padre
e Bella.
Mio padre mi saluta con una pacca d’affetto sulla spalla.
Bella si avvicina e per minuti interminabili co guardiamo negli occhi.
“Sarò qui ad aspettarti.”- Promette in
un sussurro. Io
annuisco e avvicino le nostre labbra.
“Ti amo.”
“Ti amo anch’io.”- Sussurro prima di
entrare in macchina e
partire verso Seattle, sperando per l’ultima volta.
**
“Edward.
Ciao! Ho una notizia.”- Mormora l’avvocato Price
venendomi incontro.
“Mi dica.”
“Non ci sarà Aro Volturi oggi.”
“E’ positivo?”
“Dipende da dove vogliamo vedere la
cosa…”
“Che il processo abbia inizio.”- Il giudice spunta
dalla
porta che si trova dietro la poltrona e noi tutti ci alziamo in piedi.
Lo
sguardo di John Audost mi è addosso, nelle sue labbra
aleggia un sorriso strafottente.
Vorrei davvero oltrepassare questa dannata barriera che ci divide e
prenderlo a
pugni, vendicandomi a modo mio, ma quello sarà il piano B,
se il piano A andrà
in fumo.
“Siamo tutti qui riuniti per una
sentenza penale di condanna. L’imputato è
accusato di violenza sessuale, falsa testimonianza, calunnia e infine
guida
sotto effetto di stupefacenti. Dopo varie istanze, procedimenti,
abbiamo deciso
il da farsi.”- Mormora con voce calda.
“Dall’articolo 111, 6° comma, dichiariamo
che il qui
presente imputato John Audost è stato condannato, senza
proscioglimento su cauzione,
per trentacinque anni di carcere sotto stretta sorveglianza..”
“Obbiezione!”- Urla l’avvocato dello
stronzo. Il giudice
abbassa gli occhiali e guarda l’avvocato sottecchi.
“A cosa
esattamente?”-
Chiede il giudice senza scomporsi.
“Il mio cliente avrebbe qualcosa da dire al
riguardo.”- Il
giudice annuisce e l’imputato prende un respiro.
“Ho già pagato per quello che ho fatto.
E’ ora di mettere
fine a questa storia.”- Sibila con un sorriso strafottente
sulle labbra.
“Lei non è in carcere per qualcuno che
dovrà pagare per
quello che ha fatto. Le hanno coperto le spalle molto bene in questi
anni. Ed è
per questo che Aro Volturi non ha potuto prendere il mio posto
quest’oggi.
Signor Audost, questa è la sentenza, non
c’è niente da obbiettare, anzi ci
abbiamo solo perso tempo.”
“Signore…”
“No! Questo è stato deciso e questo si
farà. In nome di
Judith, di Stephan , per George e per le loro famiglie che dopo anni
aspettano
che giustizia sia fatta. Ma volevo dirle Signor Audost, credo che
questo le
appartenga.”- Il giudice porge un
passaporto all’imputato. Un immagine spunta nel
grande schermo dell’aula.
C’è la sua foto, ma il nome non è John
Ausost, ma John Juker. Ecco perché molti
lo chiamano in quel modo, quindi non è il suo soprannome
come avevo creduto in
tutti questi anni, è un documento falso.
“I documenti falsi sono facilmente riconoscibili nel nostro
stato. La condanna è decisa. Non accetto obbiezioni, non
accetto niente di
niente.”- Mormora sotto lo sguardo incazzato
dell’avvocato di Audost e di
Audost stesso. Rimette apposto gli occhiali e continua a leggere la
sentenza.
“Dall’articolo 111, 6° comma, dichiariamo
che il qui
presente imputato John Audost viene condannato a trentacinque anni di
carcere,
sotto stretta sorveglianza, senza proscioglimento su cauzione.
L’imputato è
condannato di Calunnia, violenza sessuale, falsa testimonianza e guida
sotto
effetto di stupefacenti. La corte annuncia che inoltre, non sono stati
ben
definiti alcuni reati che verranno presi in considerazione
immediatamente.”- Il
giudice si alza e sparisce da dove era spuntato. Ci alziamo applaudendo
e un
sorriso aleggia sul mio volto.
Audost mi guarda con gli occhi pieni d’odio.- “Ve
la farò
pagare. A tutti quanti è una promessa.”- Urla un
secondo prima che le guardie
lo prendono per scortarlo in carcere.
“Signor Cullen. E’ stato un piacere lavorare con
lei.”- Mi
dice Price stringendomi calorosamente la mia mano.
“Anche per me lo è stato.”
Esco dall’edificio e afferro il cellulare, al primo squillo
Bella risponde.
“Edward!”
“Bella. Ce l’abbiamo fatta!”- Esclamo
colmo di gioia nella
voce.
“Tu ce l’hai fatta amore mio, sapevamo che ci
saresti
riuscito.”- Sussurra felice.
Mi sento liberato, come se quel macigno che sentivo sulle
spalle tutto ad un tratto fosse sparito.
“Sto partendo. Il tempo della strada e sono da
te.”- Le dico
con la voce felice.
“ Devo dirti una cosa importante. Ti aspetto.”-
Sussurra.
Stacco la chiamata e i genitori di George mi indicano di raggiungerli.
“Volevamo ringraziarti. Sappiamo che con questo nostro
figlio non tornerà, ma almeno sei riuscito ad alleggerire
almeno un pochino le
cose. Non so se ci saremmo riusciti senza di te.”- Mormora il
padre di George
abbracciandomi.
**
“Ciao
Edward.”- Reneé mi apre la porta in lacrime.
“Che succede? Dov’è Bella?”
“E’ scappata via.”- Mormora singhiozzando.
“Come…”
“Mi ha lasciato questa.”- Sussurra porgendomi una
lettera.
Confuso apro la lettera e mi accomodo sul divano.
Ciao
amore,
Lo so
sembra strano chiamarti così in questo momento ma lo sei,
sei il mio amore. Sono
dovuta andare via, senza un motivo valido, senza essermene resa conto
davvero.
Voglio solo dirti di non cercarmi, sarebbe solo inutile.
Ti
ringrazio anche se per poco, per aver reso la mia vita una vera vita,
per
avermi dato il tuo amore, per avermi permesso di amarti, grazie. Io
sarò sempre
con te, la mia anima ti appartiene così come il mio cuore.
Sono
andata via non perché lo volessi, ma l’ho fatto,
l’ho fatto proprio perché ti
amo immensamente. Non dimenticarmi mai, perché io non lo
farò. Il mio cuore ti apparterrà
per sempre.
Non
chiederti niente, non puoi, non posso, darti spiegazioni.
Non è
un addio, è semplicemente un arrivederci, in una prossima
vita. Perché in
questa Edward e Bella non possono restare uniti. L’amore
è forte, ma non è
sempre quello che tiene uniti.
Ti
amerò per sempre,
per
sempre tua. Bella.
Una lacrima riga
il mio viso, guardo Reneé che scuote la
testa e mi abbraccia.
Che cazzo significa?
______________-
AAAAALT. Fermi con le pistole!
NON E’ COME SEMBRA. A tutto c’è
una spiegazione no?
Questa ultima parte
l’ho scritta insieme al prologo, in un
secondo momento volevo toglierla, ma poi mi sono resa conto che la
storia deve
andare così. Nel prossimo capitolo ci sarà un Pov
Bella, sarà un capitolo in
cui tutti i nodi verranno al pettine. Prometto che non vi
farò stare sulle
spine, cercherò d farvi scoprire tutto entro la prossima
settimana. E
recensite, mi fareste felice. Cosa ne pensate voi? Cosa vi aspettate
nel
prossimo? Cosa doveva dire Bella a Edward? Perché
è scappata?
E la storia
è malinconica, quindi accetto le critiche ma non
le lamentele per quest’ultima parte. Riguardo il processo,
avrò scritto cose
assurde, ma, capitemi, non sono un avvocato né ho mai
partecipato ad una cosa
del genere v.v .
Detto questo, grazie
per avermi seguita fin qui e spero che
siate meno silenziosi.
Un bacio.
Roby.