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Autore: Prue786    04/04/2013    1 recensioni
“Io…” il giovane aumentò la stretta alla testa, respirando un po’ a fatica “Non…” scosse piano il capo, reprimendo un’imprecazione “È assurdo, ma non ricordo.” [...] “...non ricordo il mio nome...”
Genere: Generale, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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4. Sogno o son desto?

 

Andrew bussò lievemente prima di entrare nella stanza.

“Papà?”

Max, seduto alla grande scrivania in legno, mosse appena la testa, senza allontanare gli occhi dal foglio che stava leggendo.

“Cos’ha detto il medico?”

L’uomo lasciò andare un sospiro, alzando lo sguardo sul figlio “Piuttosto, cosa ci fai qui? Non ti avevo detto di rimanere col ragazzo?”

Andrew strinse le labbra “Sta dormendo.” Borbottò con un cipiglio.

“Capisco… dev’esser stato il calmante che ha preso.” Mormorò l’uomo, sovrappensiero.

“Gli ha dato un calmante?” Il giovane spalancò gli occhi, muovendo un passo in avanti “Pensavo fosse…”

“Prima che arrivassi tu ha cominciato ad agitarsi.” Lo interruppe bruscamente Max “Al momento è l’ultima cosa di cui ha bisogno, per di più…” Lanciò uno sguardo ai fogli sparsi sulla scrivania, massaggiando piano le tempie, e lasciò andare un sospiro “Ad ogni modo è questione di una settimana, nella peggiore delle ipotesi. Nel frattempo cerca di non farlo innervosire.” Puntò gli occhi azzurri sul figlio, aggrottando leggermente le sopracciglia “Pensi di poterci riuscire?”

Andrew strinse i pugni, avvertendo un sapore amaro in bocca “Certo.” Sussurrò solamente abbassando lo sguardo prima di voltarsi e lasciare la stanza.

 

 

Un ronzio fastidioso gli fece scuotere la testa ma intorno a lui vi era solo buio.

La luce, improvvisa e accecante. 

Alzò le braccia per ripararsi e un fischio cominciò a torturargli i timpani per sparire rapido com’era arrivato.

 

KZ

 

I suoi occhi non riuscirono a vedere nient’altro.

KZ… KZ… Continuava a ripetersi come un mantra ossessivo. E di nuovo uno stridio, in lontananza, prima che il buio si riappropriasse di tutto .

 

 

Gli ci vollero pochi istanti per prendere coscienza del proprio corpo e socchiuse gli occhi solo per confermare il suo pensiero.

“Maledizione, è ancora notte!” si disse con disappunto.

La stanza era avvolta dall’oscurità e a fatica riuscì a distinguere gli oggetti che sapeva esservi all’interno.

“Dannati sogni…” borbottò, accigliandosi, prima di passare una mano sul viso.

Il lenzuolo sfrusciò lievemente quando si girò su un lato, soffocando un gemito.

“Ne ho piene le scatole di questa situazione!” Gli uscì in un lamento roco prima  di chiudere gli occhi e lasciarsi andare nuovamente al sonno.

 

 

La musica rimbombava nella grande sala illuminata da luci psichedeliche. Il ritmo martellante, il volume assordante e la muraglia umana in continuo movimento quasi stordivano.

Ci si muoveva a fatica e a spintoni nell’ambiente surriscaldato dai corpi sudati che si agitavano sulle note urlate dagli altoparlanti. Mancava quasi il fiato.

Scosse la testa, come a schiarire la vista offuscata e socchiuse gli occhi.

La persona di fronte a lui stava urlando ma non riusciva a distinguere neppure una parola.

Si sentì colpire all’improvviso e spingere contro una parete.

La testa pulsava fastidiosamente e un uomo aveva cominciato a sferrargli pugni su tutto il corpo.

Gli stava facendo male, avrebbe voluto farlo smettere, avrebbe voluto che la sua voce riuscisse a raggiungerlo.

“Basta! Smettila!”

I colpi continuavano a cadere e a nulla potevano le braccia alzate a proteggere il viso.

Un coltello spuntò nella mano dell’altro e avvertì una morsa allo stomaco.

“NO!” urlò con quanto fiato avesse, per sovrastare la musica.

 

NO

 

 

“Hm…” Andrew fissò il tomo voluminoso che aveva fra le mani; lo soppesò per qualche altro secondo prima di lasciarlo cadere sulla scrivania bianca.

Fece scorrere lo sguardo sul libri ammonticchiati disordinatamente sulla libreria e avvertì un peso sullo stomaco. “Al diavolo!”

Voltandosi rapidamente uscì dalla stanza.

“Chissà cosa starà facendo quello lì… a parte dormire.”

Con un movimento della testa allontanò i capelli dal viso. “Non ho voglia di sorbirmi i suoi lamenti…” mordicchiò il labbro inferiore mentre oltrepassava la porta dietro la quale si trovava il giovane ma un gemito gli fece rallentare il passo.

Andrew si fermò, accigliandosi e rimanendo in attesa.

Silenzio

“Me lo sarò immaginato.” Pensò muovendosi in avanti prima che un urlo soffocato lo facesse sussultare.

 

 

Avvertì un fremito percorrergli il corpo prima che il martellare furioso del cuore e il sudore freddo gli facessero prendere coscienza di sé.

“Cazzo!” L’imprecazione gli sfuggì dalle labbra mentre cercava di regolarizzare il respiro.

Il dolore pulsante alla testa lo costrinse a tenere gli occhi chiusi. Mosse piano le mani, sfiorandosi il viso “Idiota.” Sibilò “Era solo un sogno… ancora un fottuto sogno…”

Strinse i denti “Porca puttana, che dolore insopportabile…”

La porta venne aperta senza preavviso.

“Va tutto bene?” Sì sentì chiedere e, con una smorfia, socchiuse le labbra.

“A meraviglia!”

“Ti ho sentito urlare.” Andrew si avvicinò al letto, rimanendo a fissare il giovane con un sopracciglio alzato.

“Non ho urlato… imprecato, forse… merda!”

“Che hai?”

“Mi sta esplodendo la testa… dannazione, dammi un cazzo di antidolorifico…”

Andrew socchiuse le labbra, limitandosi a mormorare “Ok… solo un attimo” trattenendo uno sbuffo nell’uscire dalla stanza.

 

“Maledizione…” biascicò il moro ingoiando la piccola compressa bianca e appoggiando lentamente la testa sul cuscino “Sei sicuro che questa roba funzioni?” Strinse gli occhi con una smorfia “È diversa da quella che mi ha dato il medico… non ho voglia di finire avvelenato.”                     

Andrew si irrigidì di colpo “Senti un po’…” mormorò prima di mordere con forza un labbro.

“Che c’è?” L’altro aprì un occhio e Wilson distolse lo sguardo respirando a fondo e rilassando i muscoli.

“Niente… non ho ancora intenzione di diventare… un assassino…” sussurrò con un cipiglio.  Con un dito spinse più su gli occhiali “Ti lascio riposare.” Borbottò Andrew.

“Ehi, aspetta… resta qui.”

Andrew si voltò verso il ragazzo, fissandolo con aria perplessa.

“Se questa dannata pastiglia non fa effetto dovrai portarmene un’altra.” Biascicò, chiudendo gli occhi e abbandonando la testa sul cuscino.

 

C’era rumore, tanto rumore…

O forse era un suono…

Musica?

“No, chiasso!” Disse la voce nella sua testa.

La luce bianca e intermittente dava l’impressione che fosse tutto rallentato facendolo sentire ancora più stordito.

Urtò qualcuno, camminando in equilibrio precario, mentre il mondo sembrava non voler smettere di girargli intorno. 

“Merda!” Digrignò fra i denti, sbattendo contro l’ennesimo braccio.

Una risata alticcia gli fece arricciare il naso “Questo è messo peggio di me…” Alzò lo sguardo riuscendo a  vedere di sfuggita il volto chiaro del giovane, gli occhi nascosti dai capelli…

   
 
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