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Autore: Small Wolf    04/04/2013    2 recensioni
II secolo, Impero Romano d'occidente. Naruto da figlio di un re diviene un semplice schiavo di Roma. Fra combattimenti, amori proibiti, battaglie e sangue inizia la fine della stabilità dell'impero...
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Gli allenamenti sono durissimi. Ci si sveglia alle cinque del mattino e dopo tre giri attorno all'enorme arena si fanno esercizi per potenziare la muscolatura e brevi combattimenti che durano fino a tarda sera con la sola interruzzione per i pasti. E che pasti poi! Le poltiglie che servono alla piccola mensa in comune sono rivoltanti e questa è unica cosa che fa sentire Naruto più vicino ai suoi compagni, se così si possono definire. Infatti sono tutti abituati più o meno al genere di fatiche giornaliere che devono sopportare sotto il sole cocente di Roma, tutti tranne lui che come matricola deve ancora temprare al massimo il suo fisico prima di scendere nella grande arena. Solo quando Kakashi ritiene pronto qualcuno lo fa andare in combattimento ma di solito sono in pochi i novellini che tornano dai feroci duelli che si tengono davanti a tutta la città. Della loro cella l'unico che è tornato praticamente illeso da un combattimento in piena regola è stato quel Gaara che tutti temono. Lui, nonostante la giovane età, è provvisto di una forza e una ferocia incredibile e quindi nutre i rispetti di tutto il gruppo. Nessuno si allena come Naruto, nessuno corre più dei tre giri previsti o fa il doppio turno ai pesi tantomeno nessuno sfida apertamente un compagno per il solo gusto di mettersi alla prova. Al ragazzo sembra strano il loro moscio comportamento, i loro sguardi persi nel vuoto, certo è lì solo da poche settimane ma il capitano gli sembra soddisfatto dei suoi progressi quidi non trova motivo per fermarsi. Decide, una notte tempestosa, che sarebbe stato lui a dimostrare che arrendersi non vale la pena, che è il primo passo verso la morte. Deve farlo per diventare forte agli occhi dei suoi compagni e di quel Gaara! Ma soprattutto deve farlo per se stesso, per conquistare la fiducia di quel Naruto ancora bambino che risiede in lui e che in fondo ha paura e trasformarlo in un uomo coraggioso come suo padre. Deve scendere in campo e combattere anche se questo significherà rimanere ferito o addirittura morire. Così approfitta di una giornata come tante, durante la seduta di allenamenti quotidiana, in cui il sole splende meraviglioso nel cielo azzurro come i suoi occhi. -Maestro Kakashi-mormora per richiamare l'attenzione su di sè. -Cosa vuoi? Torna ai pesi-gli risponde con il suo solito tono secco e un pò annoiato, accennando con il viso ai pesanti bastoni di ferro grezzo poco distanti. -Sono pronto per l'arena. Mi mandi. Kakashi lo guarda sorpreso per poi passare a un espressione dura: -Non sei neppure minimamente pronto. Non hai l'esperienza neanche paragonabile a quella dei tuoi compagni, come pensi di riuscire a battere dei veterani dei grandi duelli, sciocco! Naruto si morde il labbro inferiore nervosamente. Capisce benissimo che il capitano ha ragione e che la sua è una pazzia ma ormai se lo è ripromesso e lui non si rimangia mai una promessa. E poi ha sentito dire che i gladiatori più forti riescono addirittura a ottenere la libertà e divenire degli insegnanti come Kakashi. -Mi mandi la prego! Io devo vincere e sopravvivere, devo conquistarmi la libertà e non posso certo farlo standomene qui dentro a ripetere sempre i soliti esercizi!-esclama con i pugni stretti davanti al petto e il viso rosso per l'enfasi di far capire all'uomo quanto desideri ciò che dice. Ma ovviamente l'argenteo non rimane apparentemente colpito dalle sue parole. -Tutti qua dentro desiderano la libertà ma essa non si ottiene buttandosi alla cieca nei combattimenti ma con la perseveranza e il giudizio. In questo modo finirai solo per farti ammazzare come tanti altri.-ribatte serio con le braccia conserte e l'unico occhio fisso in quelli del govane che gli sta di fronte. -Ma io...-sussurra Naruto abbassando la testa verso il basso, i pugni ora stretti lungo il torace scolpito dagli allenamenti-Non posso aspettare oltre. Ho dato la mia parola che sarei tornato a casa a delle persone molto importanti per me-aggiunge perdendosi nel ricordo di sua madre in punto di morte. "NARUTO" gli aveva sussurrato flebilmente allungando un braccio verso il figlio inginocchiato come il marito al fianco del suo letto "TI PREGO RITORNA... R-RITORNA FIGLIO MIO... RITORNA PER M-ME, TUO PADRE E IL NOSTRO POPOLO". Lui le aveva preso la piccola mano fredda nelle sue e gli aveva promesso che sarebbe ritornato e avrebbe governato il regno dopo suo padre. Poi Kushina, la donna dal carattere di ferro e l'animo gentile aveva esalato l'ultimo respiro con un sorriso, nella completa sicurezza che suo figlio ce l'avrebbe fatta per tutti loro. -Per questo motivo voglio scendere in campo!-dice con forza tirando su il capo e mostrando all'occhio stupito del maestro lo sguardo più determinato e feroce che conosca. Kakashi rimane in silenzio per alcuni minuti, un silenzio straziante il suo, come se dovesse trovare le parole per rifiutare nuovamente la richiesta dell'altro. -No.-ripete secco-Ascoltami. Vedi quest'occhio?-chiede indicando la garza che gli copre metà del viso-L'ho perso diversi anni fa tentando di salvare un mio compagno che precedentemente aveva rischiato la vita tentando di salvare me. Era il mio migliore amico ed è morto per la mia caparbietà-ora il tono del famoso maestro d'armi si fa più flebile e colmo di risentimento. Il suo sguardo si abbassa e quando riprende a parlare sembra che e parole le diriga più a se stesso che al ragazzo: -Anche io, come te, volevo combattere prima del mio completo sviluppo bellico, ossessionato dall'idea di essere nuovamente libero. Lui tentò di fermarmi ma ormai io avevo preso la mia decisione e il giorno seguente, d'accordo con il nostro mentore, scesi in campo. Venni costretto a combattere contro tre leoni- dice voltandosi verso il biondo con uno sguardo triste -Erano enormi e non mangiavano da giorni. Iniziai la battaglia ma ebbi la peggio, poi dal nulla vidi spntare il mio amico, Obito, che mi venne in soccorso. Ovviamente solo in seguito seppi che aveva pregato il capo di farlo scendere a darmi una mano.- La voce di Kakashi si fa tremante ma sempre dignitosamente bassa e forzatamente meccanica come se il solo ricordo di Obito ferito gli riapra le cicatrici sulla pelle e nel cuore. Deglutisce a fatica ma sa che nonostante il suo dolore deve fare di tutto per impedire a quello sconsiderato di commettere il suo stesso errore perchè a lui nessuno verrà in soccorso. L'occhio attento dell'uomo ha notato come gli altri prigionieri lo tengano ancora a distanza. -Come dicevo-riprende-Obito mi venne in aiuto procurandosi moltissime ferite gravi, più delle mie, anche se riuscì a uccidere ugualmente due leoni. Alla fine però cadde a terra, sotto l'esultazione disumana della gente sugli spalti e nonostante io tenessi occupato il terzo leone lui non sopravvisse malconcio com'era. Quest'ultimo bestione mi lacerò la parte sinistra del viso poco prima che riuscissi a dargli il colpo di grazia e a diventare una leggenda qui a Roma.-rigira la testa verso Naruto che lo guarda a bocca aperta, con le viscere contorte dalla paura e dall'eccitazione del racconto. -Però, ti assicuro che nè la libertà nè la fama hanno colmato il mio vuoto. Obito è morto a causa mia e adesso l'unica cosa che io posso fare è farti ragionare sull'avvenire e impedirti una mossa tanto avventata. Se per te quelle persone sono tanto importanti come dici, allora devi sopravvivere ma per farlo ti è necessario ancora molto allenamento. Poi, quando sarai pronto ti manderò in campo. Naruto è incredulo che inconsapevolmente abbia scoperto la corazza del grande Kakashi e gli abbia fatto confessare quello che per anni si era tenuto dentro al cuore. Forse il modo duro in cui si congeda non è molto adatto al discorso appena affrontato ma capisce che quello è il suo modo di proteggersi dal dolore. -Maestro, vado ai pesi. Vedrà mi allenerò e diverrò forte.-mormora alla schiena possente di lui, sorridendo. Col senno di poi, il piccolo e insignificante schiavo-guerriero avrebbe capito di aver finalmente trovato un alleato.
  
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