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Autore: damonslaugh    04/04/2013    0 recensioni
Come la vita di una perfetta adolescente puo' cambiare, facendola diventare un'altra persona e farla chiudere in se stessa.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Gender Bender
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Mi risvegliai di soprassalto, le braccia di Kyle che mi stringevano saldamente. Alzai lo sguardo in cerca del suo viso e notai il suo sguardo assonnato e preoccupato. Gli sorrisi nel tentativo invano di rassicurarlo. 
<< Che succede? >>  domandai 
<< Niente, non ho dormito bene.. >> mi rispose sereno
<< Ti senti bene? >> chiesi allarmata
<< Sì sto bene, piuttosto tu. Dormito tranquilla? >> chiese
Non volevo farlo preoccupare più di quanto fosse già ma sentivo che non potevo nascondergli il mio sogno. Decisi di raccontargli tutto sperando di non aumentare le sue preoccupazioni. Finita la mia storia iniziò a spiegarmi il motivo della sua stanchezza. Mi disse che le mie urla lo avevano svegliato nel cuore della notte. Gridavo il suo nome e poi quello di Sam ripetutamente finché Kyle non mi strinse a sé e quando lasciava la presa continuavo interrottamente. Io non ricordavo niente riguardo le mie reazioni al sogno di ieri sera. Ci guardammo negli occhi, nella stanza regnava il silenzio e i nostri corpi erano l’uno davanti all’altro. Lui avanzò lentamente verso di me finché le sue labbra non si premettero sulle mie, mi strinsi istintivamente a lui mentre mi sdraiavo delicatamente sul letto. Ci baciammo appassionatamente, io distesa sul letto e Kyle sopra di me, quando un brivido mi percosse la schiena. Iniziai a tremare. Kyle si alzò, frugò nel armadio e facendomi sedere mi cinse una coperta di lana attorno le spalle. Notai la finestra aperta. Mi alzai per chiuderla e rimasi immobile davanti a quello spettacolo. Fuori dalla finestra piccoli fiocchi di neve si formavano sciogliendosi al suolo, gli alberi completamente innevati e due bambini che cercavano di fare una battaglia con le palle di neve scarseggianti per la lieve nevicata. In quei bambini riconobbi il mio volto e quello di Sam durante gli inverni. Ci svegliavamo la mattina presto e appena avvistavamo un fiocco di neve schizzavamo fuori di casa in pigiama a sfidarci a pallate di neve; io perdevo sempre e per consolarmi Sam mi faceva fare le forme degli angeli sulla neve ripetendo sempre che il mio era più bello. Si scatenarono così una serie di ricordi dentro i miei pensieri. Una lacrima scese lentamente dal mio viso facendomi assumere un aria malinconica. Doveva essere un bel giorno, la prima nevicata dell’anno, ma come al solito io riuscivo a rovinare sempre i momenti più belli. Ritornai alla realtà e l’ondata di freddo mi travolse facendomi svenire. L’ultimo ricordo che ebbi prima di svenire fu la distesa di neve che si intravedeva dalla finestra aperta, un minuto dopo il buio. Mi risvegliai con un forte mal di testa in un posto a me ignoto. Le pareti erano di un bianco spento, attorno a me giravano persone con un camice lungo che dimenavano strani strumenti. Riconobbi il posto, era l’ospedale. I miei occhi cercavano quelli di Kyle ma senza grandi risultati. Mi diedi una leggera spinta con le mie mani per alzarmi ma mi accorsi che esse erano stranamente deboli. Mi dimenai nel letto facendo svariati tentativi per rimettermi in piedi ma appena il mio piede provò a toccare terra una figura balzò al mio fianco facendomi sdraiare di nuovo su quel lettino scomodo ma accogliente, mi rimboccò le coperte e mi disse di riposare. 
<< Sei un dottore? >>  domandai
<< Riprova >> rispose l’uomo con voce delicata e soave, ero ancora stordita ma riuscì ad intravedere il suo sorriso. Lentamente riuscì a delinearli il volto. Era Kyle. Le mie braccia accorsero rapidamente al suo collo ma il ragazzo si scansò ripetendomi di riposare e dandomi un bacio sulla fronte. Io cercai di oppormi, stavo bene e non avevo bisogno di riposare. Volevo sapere cosa stava succedendo. Urlai il nome di Kyle più volte per richiamare la sua attenzione mentre si allontanava. Il ragazzo si girò scandendo silenziosamente un “ Ti amo “ e scomparve. Io rimasi sbalordita, c’era qualcosa che non andava. Mi adagiai lentamente sul letto scomodo dell’ospedale e fissai il soffitto aspettando che entrasse qualcuno. Non si vide nessuno per un paio d’ore. Sentì la porta sbattere delicatamente e intravisti una figura di un uomo. Era alto e snello, con i capelli bianca e una leggera barbetta, anch’essa bianca, portava un lungo camice bianco dove, dal taschino, spuntava una bic color blu. L’uomo teneva stretta una cartellina nella mano destra ed in volto era pallido e preoccupato. Dedussi che era un medico. Il dottore si avvicinò cautamente ai piedi del mio lettino per controllare se dormivo, chiusi gli occhi d’istinto. Mi rimase impresso il volto preoccupato dell’uomo; le dita strette nella cartellina, la fronte aggrottata e sudata, le folte sopracciglia inarcate, le labbra tremolanti e gli occhi sbarrati. 
<< Dovremmo cercare di esprimerci delicatamente quando si sveglierà >> disse una voce profonda
<< Ha qualche speranza? >> ribatté una voce più soave
<< E’ la speranza che ci tiene in vita signor Kyle >>
Dopo l’ultima affermazione espressa dalla voce che sembrava provenire dalla bocca del medico tutto tacque. Mi ritrovai in una modesta casa di campagna, attorno ad essa si estendeva un paesaggio verde illuminato dal sole avvolto da un velo azzurro con nuvole cotonate di bianco. Io ero seduta sotto un comodo pino a leggere con serenità le parole impresse di un libro che avevano attirato la mia attenzione. Ogni tanto mi perdevo nella vastità del verde o venivo ipnotizzata dal cielo sereno. Attorno a me trotterellava un bambino vivace e spensierato. Dimostrava di avere un paio d’anni circa. Quest’ultimo aveva dei capelli neri e ribelli, occhi verdi smeraldo ed un sorriso coinvolgente.
<< Mamma, mamma! >>  chiamò << Vieni a vedere cosa facciamo io e papà >>sorprendentemente il fanciullo si avvicinò e mi strinse il polso, trainandomi verso non so dove. Pensai che ci dovesse essere stato un equivoco. Ero una diciassettenne che si avvicinava alla maggiore età, troppo giovane per avere dei figli ed avere un impegno vincolante come moglie. Eppure c’era qualcosa che mi faceva scattare una sensazione di gioia nell’essere chiamata mamma. Il piccolo mi tirò per la manica del soffice maglioncino bianco che indossavo fino ad una piccola capanna sgangherata, lungo una breve ma scoscesa discesa, entrammo. L'interno della capanna era vuoto, c'era solo un tavolino di legno al centro. Ricurvo su di esso una presenza maschile era indaffarata con un modellino in legno di un aeroplanino, mio marito? No, impossibile.  Il ragazzo alzò il capo e lo riconobbi, Kyle.  I due mi trascinarono fuori dalla baracca con euforia e, appena fummo di nuovo alla luce del sole, l'aeroplanino si liberò alto tra le nuvole. Una chiazza rossa fuoco in mezzo al cielo sereno. Sembrava una scena di un vecchio film americano. Impossibile, continuavo a ripetere. C'è la possibilità che io sia entrata nel sogno di qualcun'altro; non avrei mai voluto costruire una famiglia così presto, o forse sì?. No, non avrei mai potuto lasciare tutto per costrire una famiglia. Iniziai a riflettere mentre guardavo il piccolo aeroplanino rosso svolazzare nel cielo. Il sole era alto e potente nel cielo finchè iniziò a prendere una strana forma, tutto si fece cupo e venni risucchiata dall'oscurità con in testa una domanda petulante " Cosa avevo da perdere, da abbandonare per costruire una famiglia? ". La risposta era semplice: avevo perso tutto ormai. Mi svegliali di soprassalto in uno scomodo lettino, intorno a me tutto era bianco e una massa di persone mi si accalcava vicino. Una persona particolare risaltava tra tutti, il giovane ed affascinante Kyle.
<< Rox? Mi senti? >>  disse con la sua solita voce soave, accarezzandomi delicatamente i capelli. Aprì lentamente le palpebre, cercando di focalizzare il più possibile. Ero in ospedale, coperta di flebo e volti preoccupati mi fissavano, enigmatici. 
<< Che succede? >> domandai accigliata. Ero incredibilmente debole e la mia voce suonava come un lamento. Il viso di Kyle si incupì ancora di più mentre un signore più anziano con un camice bianco faceva sgombrare la stanza, il medico presunsi. Quando tutta la folla ebbe lasciato la stanza Kyle si sedette vicino a me e mi strinse la mano. Cercai impacciosamente di mettermi seduta ma con scarsi risultati, i fili collegati al mio corpo si aggrovigliarono. Tutto ciò che avvenne dopo fu completamente scioccante. Il medico ticchettava nervosamente la penna su una cartella piena di fogli, sopra era scritto il mio nome con una calligrafia quasi illegibile. La mia mano strinse nervosamente quella di Kyle che mi guardò con i suoi occhi profondi, cercando di tranquillizarmi. Il cuore iniziò a battere irregolarmente. 
<< Non c'è un modo semplice per dirlo, ma cercherò di agevolare la negatività della notizia esprimendomi nel migliore dei modi.. >> iniziò l'uomo in camice bianco mentre girovagava per la stanza, lo sguardo fisso sulla cartellina << Che sensazione hai provato prima di svenire, cara? e come ti senti adesso? >> domandò.
<< Ho sentito molto freddo e adesso mi sento.. debole, estremamente debole. >> risposi confusa. In realtà mille emozioni si abbattevano nella mia testa. 
<< Sai a cosa è dovuta questa stanchezza? Al problema che il tuo organismo inizia a non funzionare bene e le tue forze si stanno esaurendo nel tentativo di sistemare le cose. E' una sottospecie di tumore, sei la prima a cui si verifica e hai bisogno di cure. Purtroppo è fatale ma potremmo cercare di rallentare il processo.. resterai qui per qualche mese sotto cure farmacologiche e non potrai ricevere visite per qualche tempo.  >> Il dottore si fermò, si esprimeva con una voce dolce ed apprensiva. Io ero immobile, tutto si era fermato. Ho perso tutto ormai, ripetevo. Assunsi un colorito pallido con occhi pietrificati ed il corpo non smetteva di tremare, dentro di me urlavo come una disperata. Il corpo prese a tremare più velocemente e le grida si esternarono sempre più acute mentre con le mani cercavo l'unica cosa che potesse rassicurarmi, una sigaretta. Ero completamente in preda al panico quando le mani di Kyle mi cinsero il viso e i suoi occhi penetrarono i miei, poi seguì un lungo bacio che mi tranquillizò prima di svenire nuovamente. Avevo contratto una sottospecie di sconosciuto tumore, i miei giorni erano contati.
  
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