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Autore: ShinigamiGirl    04/04/2013    2 recensioni
Amelia è una ragazza con la colpa di essere nata con capelli rossi e occhi bianchi come la neve. La sua vita è solitaria, da emarginata, ma ben presto alcuni avvenimenti strani la sconvolgeranno.
Cap. 1: "Lui la mollò, lasciandola cadere a terra stremata, e continuando a ridere si chinò, sussurrandole: -Ci rivediamo presto, Mhirael."
Cap. 4: "Amelia sentì una vibrazione salirle dal braccio destro, col quale teneva il pugnale, e sentendo l’animale, ormai a un passo dietro di loro, si voltò per affrontarlo.
-AMELIA!- sentì urlare Tivresh, ma ormai era troppo tardi.
Il puma che li inseguiva le era già addosso."
Cap. 11: "Amelia, stordita, desiderò con tutta se stessa di poter essere libera. In quel caso, avrebbe staccato tutti gli arti di quel tizio e l’avrebbe torturato finché non fosse morto dissanguato. Stranamente, l’idea non le faceva per niente schifo."
Cap. 22: "Quando abbassò lo sguardo, vide che il libro e le sue mani si erano illuminate.
Fece cadere il volume, cacciando un urlo di spavento, ma la luce non scomparve. Incuriosita, si guardò meglio le mani: non erano proprio illuminate, erano dei segni comparsi sulla pelle a illuminarsi. Sembravano quasi dei tatuaggi"
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Amelia guardò verso il cielo.
Era notte, da vari giorni camminavano senza sosta, verso il regno elfico, eppure Jek non aveva ancora preso un’altra direzione.
La fanciulla se ne chiedeva spesso il motivo, anche se non ci dava troppo peso. Nonostante quel sentimento ostile, che provava verso di lui per istinto, doveva ammettere che era un ragazzo simpatico e giudizioso.
Aveva raccontato a lei e Tivresh la sua infanzia, e di come suo padre scomparve.
Gli occhi del ragazzo, a quel racconto, si erano fatti lucidi, e Tivresh era intervenuto dicendo: -Amico, se ti fa star male, non è necessario che ce lo racconti. Anche noi abbiamo avuto brutti ricordi, e non serve esternarli, perché ci capiamo a vicenda già abbastanza.
Amelia aveva ammirato quel modo di rassicurare, quel tono di voce calmo e deciso. Provava grande ammirazione nei confronti di Tivresh, non l’aveva mai negato a se stessa, ma quella saggezza le pareva molto strana.
Non poteva essere nata così, per caso. Tivresh doveva aver passato dei terribili momenti, da bambino, e la ragazza era decisa a volergliene parlare.
Guardò ancora qualche minuto le nuvole che coprivano la luna piena, e le venne in mente una cosa.
Mancavano tre giorni al suo compleanno.
Scosse la testa, cercando di scacciare quello spaventoso pensiero. Dalla prigionia al castello elfico aveva iniziato a temere l’arrivo del giorno della sua nascita: non sapeva cosa sarebbe successo, e la cosa la terrorizzava.
Si sporse a scuotere lievemente la spalla di Tivresh. Lui si stiracchiò e si sedette, stropicciandosi gli occhi: -Tocca a me per la sentinella?
-No, non ancora, ma volevo parlarti di una cosa- sussurrò lei di rimando.
Il ragazzo aggrottò la fronte, chiedendosi che cosa volesse mettere in discussione quella strana ragazza per cui provava affetto e protezione.
-Ecco- cominciò lei -mi chiedevo se… Insomma, se ti andasse di parlarmi del tuo passato. Sembri averne passate tante, e vorrei che mi raccontassi tutto, dato che saremo una squadra per un po’…
Tivresh si irrigidì, come Amelia temeva.
Strinse i pugni, dicendo: -E’ stato un periodo della mia vita molto buio, non ne ho mai parlato con nessuno, al di fuori di Kento.
-Quindi non ti va di parlarmene?
-E’ che con Kento è stato diverso… Gliel’ho raccontato perché siamo amici molto intimi…
-Non è così, fra di noi?- bisbigliò Amelia, quasi fra sé.
La ragazza si pentì quasi subito di aver detto una cosa simile. Lei non provava nulla per Tivresh, oltre a un affetto fraterno, e non voleva che lui andasse oltre a quel sentimento.
Lui però non fece nulla di avventato.
-Amelia, per te, provo qualcosa di diverso, qualcosa come… Ehm… Beh, hai presente l’affetto che hai verso Kelly, il voler sempre il suo bene e cose simili?
-Sì…
-Io provo la stessa cosa. Non so spiegarmelo, ma è così.
-E per proteggermi mentiresti come io faccio con Kelly?
Lui ci rifletté qualche secondo, a testa bassa, poi disse: -Se fosse necessario, probabilmente sì.
-Anche io ti considero un fratello maggiore...- ammise Amelia, sorridendo lievemente.
Il vento scompigliò i suoi lunghi capelli rossi, che Tivresh seguì con lo sguardo, mentre ondeggiavano sinuosi nell’aria.
Poi, ad un tratto, le iridi di Amelia brillarono di rosso fuoco, e la ragazza urlò.
-Amelia, che cos’hai?- quasi gridò lui, prendendola prima che cadesse sull’erba.
La fanciulla però non riusciva a rispondere.
La schiena le bruciava da matti, vedeva tutto rosso e la luna, sopra di lei, finalmente scoperta dalle nuvole, sembrava che le ghignasse contro.
Boccheggiò, tentando di dire qualcosa, qualunque cosa pur di sfuggire a quell’atroce dolore, ma non usciva alcun suono dalla sua bocca. Era in preda agli spasmi, con la schiena inarcata, tra le braccia di Tivresh.
Intanto, Jek si era svegliato, e guardava la scena con un misto di stupore e shock sul volto.
Dopo vari tentativi, Amelia riuscì a dire, fra un gemito e l’altro: -La… Schiena!
Tivresh, allora, con mano sicura, le alzò il corpetto fin sotto il seno, e la sdraiò su un fianco, a terra. Dove un tempo c’era una bruciatura che Amelia aveva sottovalutato, in quel momento c’era un cerchio a spirale, rosso sangue, con simboli sconosciuti al suo interno.
Tivresh imprecò.
-Non so che fare, dannazione!- esclamò.
Jek arrivò di corsa di fianco a lui, dicendo: -Mettila supina, subito!
Tivresh era tanto in preda al panico da non riflettere molto sulla richiesta del giovane, e girò subito l’amica, senza far troppe discussioni.
Jek versò il contenuto di una borraccia nella bocca della ragazza, che ansimò sempre più piano, fino a respirare regolarmente, ad occhi chiusi.
Allora Tivresh capì.
-Cosa le hai fatto?- esclamò, prendendolo per la maglia e buttandolo a terra.
-Le ho dato un sonnifero! Stai calmo!
-Come fai ad avere un sonnifero? Sei un mago?
Jek era terrorizzato: -Le ampolle le ho comprate, non ho fatto nulla di male!
Tivresh lo lasciò andare, senza avere più forze in corpo. Si era preso un bello spavento.
-Ne riparleremo più tardi…
Jek annuì, riprendendo fiato.
-Scusa, amico, mi son fatto prendere dal panico- disse Tivresh, con la testa fra le mani.
-Non importa, spero solo che Amelia non abbia nulla di grave.
Tivresh guardò il cielo, chiedendosi cosa diavolo fosse quel simbolo sulla schiena dell’amica, che ora dormiva sull’erba, scossa da piccoli spasmi, come se stesse ancora soffrendo.
 
Amelia si guardò intorno, terrorizzata.
La bruciatura sulla schiena le doleva ancora, ma non più come prima. Si trovava in una landa buia, desolata e piena di cadaveri.
Iniziò a correre, senza sapere neanche dove fosse diretta.
I corpi che ricoprivano completamente il suolo le rendevano difficile la corsa, ma continuò senza badare a dove mettesse i piedi.
Ad un tratto cadde, ma il tonfo non arrivò mai.
Continuò a cadere nel vuoto, e a urlare dalla disperazione.
Due occhi rossi comparvero nell’oscurità, e una voce buia disse: -Sangue e morte, questo è il tuo destino!
 
 
 
 
 
 
 
 
Spazio Autrice
 
Spero abbiate passato delle buone vacanze!
Eccomi di ritorno con un nuovo ed emozionante (ma dove…? ndlettori) capitolo!
Si torna dalla protagonista, dal passato e dalla bruciatura che le era stata fatta al primo capitolo…
Prego affinché vi sia piaciuto ^__^
Cercherò di aggiornare almeno una volta a settimana, ma non prometto nulla, la scuola è tiranna! Sicuramente i lettori alunni mi capiranno U_U
Alla prossima!!!
 
ShinigamiGirl
   
 
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