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Autore: Sam Lackheart    04/04/2013    2 recensioni
Commedie romantiche poco divertenti (e decisamente poco romantiche) in tre atti, sulle dichiarazioni d' amore (ma anche no) delle nostre nazioni preferite (?)
Si prevedono precipitazioni di no sense miste a melassa appiccicosa!
Coppie: UsUk, Spamano, RuPru.
P.S: il titolo è di derivazione dantesca, ovvero deriva dal fatto che dovrei studiare Dante, adesso.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Russia/Ivan Braginski, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gliel' aveva detto molte volte, a cusa della sua mania di grandezza anche a parole - uno dei suoi miliardi di difetti e, ad occhio, uno dei peggiori.
"I love you!" 
Certo, l' ultima volta lui aveva solo pochi anni di vita, e viveva ancora con lui, ma comunque non era la prima volta che glielo sentiva dire, quandi non fece l' effetto sperato.
Questa volta, gliel' aveva detto avviciandosi timidamente a lui - timidamente? E perchè? - e cercando di prendergli la mano, che però l' inglese tenne saldamente stretta al giornale che aveva poggiato sulle ginocchia quando aveva sentito qualcuno che balbettava il suo nome - e da quando balbettava?
Lo guardò fisso negli occhi, e poi parve cogliere il senso.
"Oh, intendi seriamente?" chiese, visibimente stupito.
L' americano abbassò lo sguardo, sorridendo "Sì, seriamente"
"Ah. Allora no" disse, tornando alla lettura del suo preziosissimo giornale. Chissà perchè l' aveva interrotto, per una sciocchezza del genere!
"No?!" chiese l' americano, alzando lo sguardo. Non che si aspettasse rose e calici di champagne, ma qual rifiuto avrebbe potuto anche fargli male, se non fosse stato un eroe, ovvero se non avesse avuto un ego spropositato "Almeno avrsti potuto aspettare che te lo chiedessi"
"Chiedessi cosa?"
"Beh, sì ... se mi amavi anche tu"
"Oh, non ho detto questo. Tu hai detto di amarmi, e io ho risposto di no, nel senso che non è vero, tu non mi ami" 
"Ma non è vero!"
"Ti prego, ti conosco meglio di te, quindi fidati, non sei innamorato di me, o qualunque altra cosa ti sia venuta in mente"
"Ma sì invece!"
"Ti ripeto di no, e ti prego di lasciarmi finire il mio giornale, non ho molto tempo da perdere con queste cose"
"Perchè dici così? Non ti mentirei mai, lo sai!"
"Ok, allora dimmi" disse, distogliendo lo sguardo dal giornale e fissandolo su quello dell' americano "Perchè?"
"C - come?" 
"Ti ho chiesto di espormi le ragioni del tuo così profondo amore" rispose sarcastico l' inglese, roteando gli occhi al cielo.
"Perchè mi piace il tuo senso dell' umorismo, anche se non lo capisco sempre. Mi piace la tua voce quando canti.  Mi piace il colore dei tuoi occhi quando ti arrabbi, e qesto succede molto spesso, specialmente quando parli con me, o Francis. Mi piaci perchè nonostante i tuoi tentativi di allontanare tutto e tutti sei riuscito a tenerte strette le persone giuste"
L' inglese sospirò infastidito da tutta quella melassa appiccicosa di complimenti. Fossero stati veri, poi ... 
"Sì, certo. Ti ripeto che non sei innamorato di me, certo mi vuoi bene perchè ti ho cresciuto io, è normale che ti provi qualcosa per me, ma ti assicuro che non è amore, quindi ti prego di lasciarmi finire il mio giornale in santa pace" 
"Ti dimostrerò che ti sbagli!" esclamò l' americano, ferito ma troppo orgoglioso per mostrarlo "Ti dimostrerò che ti amo, e che mi ami anche tu" concluse, serio, uscendo dalla stanza appena in tempo, visto che il giornale che teneva tra le mani Arthur era vecchio di una settimana e non lo stava leggendo ma lo usava come scudo per nascondere le sue guance porpora.
"Stupido idiota, non mi ami, perchè continui a ripeterlo? Non capisci che sarò costretto a sognare le tue parole, stanotte?" sussurrò, con lo sguardo spento sulla prima pagine del giornale, con una grande foto di un politico.
 
"Francis!" urlò Alfred, entrando senza bussare nell' atrio della grande casa barocca che distava poche centinaia di metri da quella di Arthur.
"Mon dieu, Alfred, che succede?"
"Non ha funzionato, quindi tu" e qui fece una pausa teatrale indicandolo con il dito "Sei ufficilmente il mio aiutante"
Francis trattenne a stento una risata e un sospiro insieme.
"Descrivimi la scena" si rassegnò, facendo accomodare tacitamente l' americano sul divano rosa confetto, regalodi Polonia stranamente accettato. 
"Io continuavo a dirgli che lo amavo, ma lui continuava a tenere qual maledetto giornale davanti alla faccia e mi rispondeva come si farebbe ad un bambino!"
"Comprensibile, ha fatto così anche con me..."
"Prego? tu ti sei dichiarato ad Arthur?"
"Alla festa del mese scorso, ero ubriaco!"
"Lo ero anch'io in effetti"
"E tranquillo, non mi interessa Arthur, ho un' altra ... preda"
"E chi è? Lo conosco?"
"Di vista, credo ..." disse vago il francese, ritenendo che dirgli della sua nuova cotta per il suo fratellino sarebbe stato un pò troppo.
"Cosa devo fare?"
"Scopri cosa avete in comune, è da qui che si costriuscono le grandi storie d' amore!" Alfred notò uno strano luccichio negli occhi dell' altro.
"Cose in comune ... La lingua?"
"Tutto qui?"
"Siamo biondi tutti e due ..." continuò l' americano incerto.
"Oh mon dieu" eslamò Francis, portandosi teatralmente una mano sulla faccia "Sei cresciuto con lui ed è tutto qui quello che avete in comune?"
"Ho paura di sì .. ma cosa devo fare allora?"
"Scopri i suoi passatempi, cerca di appassionarti alle cose che gli piacciono, così finalemente riuscirà ad arire gli occhi ... per il momento non posso dirti altro!"
"Che giorno è oggi?" chiese di colpo l' americano, con una strana luce negli occhi.
"Venerdì, perchè?"
"Perchè stasera è la sua serata della maglia, magari protrei ...."
"Hai detto maglia?" lo interruppe Francis, sgranando gli occhi.
"Lo sai com'è fatto,  perlomeno questa è una delle cose più divertenti che fa! Baterà solo imparare ... insomma, s riescono a farlo vecchine di cent' anni a velocità supersonica io ci metterò cinque minuti ad imparare!"
Ragionamento sbagliato.
"Adesso che ci penso ... sarà meglio che ci vada impreparato ... così mi insegnarà lui!" 
"Perfetto" disse Francis mentre cercava di capire come aveva fatto quell' americano ad annodare il filo così stretto attorno alle sue dita, che stavano assumendo un colorito via via meno rassicurante.
 
"Finalmente mi hanno lasciato in pace tutti" pensò entusiasta l' inglese, prendendo il suo cesto e posizionandosi vicino al camino: fuori pioveva a dirotto, quindi cosa c' era di meglio se non stare chiuso in casa da solo a fare la sua solitaria maglia tutto da solo?
Niente.
Avava appena iniziato la manica sinistra del magioncino verde per Selie, la fatina che lo veniva a trovare ogni tanto, e che era sempre raffraddata, specialmente con la pioggia: almeno in quel modo sarebbe stata al caldo!
Quasi gli venne un colpo quando sentì bussare alla porta, con fare troppo esuberante per essere quello di Selie. E, in effetti, adesso che ci pensava, la fatina non bussava affatto.
Si alzò più riluttante che mia, pronto a liquidare l' inaspettato visitatore - e quando mai ce n' era qualcuno di aspettato? - in poco tempo.
"Alfred?" chiese irritato, nonstante fosse palese la figura dell' americano, completamente bagnato, i capelli appiattiti sulla fronte e gli occhiali bagnati che scolorivano l' azzurro dei suoi occhi. Gli venne voglia di gettarli a terra quegli occhiali, improvvisamente odiati.
"Mi farai entrare, prima o poi?" chies scherzoso l' americano, cercando di poggiarsi - come aveva visto fare un miliardo di volte nei film - alla porta ma ricavandone solo un imbarazzante scivolone.
L' inglese si scansò bruscamente, lasciandolo entrare. Guardò con aria dispiaciuta il suo pavimento pulito, il suo incantevole pavimento pulito, il tappeto lindo e in fine il suo superlativo divano immacolato ... fino ad un attimo prima.
"Ancora la maglia?" chiese l' altro, con un tono di stizza nella voce: dopo l' orribile esperienza di poco prima, aveva il terrore di quei ferri maledetti. 
"Ti interssa davvero?" 
"Sei più burbero del solito"
"E tu più rincoglionito, visto che ti comporti come se cinque ore fa tu non fossi stato qui a dirmi che mi amavi. Visto che facevo bene a non crederti, stupido americano obeso?" pensò Arthur, mentre rispondeva con una semplice alzata di spalle.
"A causa di quello che ti ho detto prima?" chiese più cauto, fissando i suoi occhi nello sguardo impenetrabile dell' altro.
"Ma ti ascolti a volte quando parli o ti capita di avere black out?" 
"Allora è un sì" concluse divertito Alfred, che riprese, allo sguardo interrogativo dell' inglese "Usi il sarcasmo quando non vuoi rispondere alle domande"
"Uso il sarcasmo per farti capire che sei un idiota evitando di dirtelo esplicitamente" spiegò annoiato "Viso che nella maggior parte delle situazioni sociali è considerato sgarbato"
"Perchè non riesci ad accettarlo?" Alfred accantonò il proposito di conoscerlo meglio: lui era un eroe, come poteva non ricambiare il suo amore? Semplicemente assurdo! Il problema era più profondo, e lui l' avrebbe scoperto. 
"Tu, tu ..." iniziò l' inglese. Decise di calmarsi, per il bene di entrambi - e del suo analista "Hai la vaga idea di cosa significhi questo per me?"
"So che ti è difficile aprire il tuo cuore agli alt-"
"E non ti sei mai chiesto perchè?Non ti ha mai neanche sfiorato il dubbio che potesse essere per colpa tua?"
"Colpa mia?!"
"Credi davvero che voglia davvero allontanare sistematicamente tutti quelli che mi stanno attorno? Credi che non vorrei anch'io possedere un briciolo dell' autositma che hai tu? Diamine, sono un essere umano anch'io! E come tutti gli esseri umani, cerco l' amore. Ma quando ho iniziato a apire che non era roba per me, fui abbastanza lucido per dire che non mi importava. Ma la verità è che ... Non riesco ad amare perchè non riesco ad amarmi, e non riesco a farlo perchè ... ho paura che sarei l' unico, se lo facessi"
"Ma ti ho appena detto che ti am-"
"Certo, ma questo me lo dicevi anche prima di ... Andartene. Perchè questa volta dovrebbe essere diverso?"
"Perchè sono ... Perchè siamo cambiati" 
"Ma davvero? E che cosa è cambiato, sentiamo? A me sembri lo stesso pomposo idiota megalomane obeso"
"E tu sei sempre l' odioso inglesino nevrotico, se è per questo"
"Appunto"
"Cosa ti fa pensare che non ti amassi anche prima?"
"Non lo so, forse il fatto che mi hai abbandonato è un ottimo punto di partenza"
"Per quanto tempo ancora mi rinfaccerai questa cosa?"
"Non mi hai davvero chiesto quello che mi hai appena chiesto" sussurrò l' inglese, definitivamente sull' orlo di una crisi di nervi "Senti, sei un idiota senza speranza, quindi esci da casa mia e non farti più vedere. Dovresti esserci abituato, a sparire, no?"
Di solito, Alfred non era tipo da arrendersi. Ma quella volta ... c' era qualcosa, nel tono di Arthur, che lo fece desistere. Abbassò lo sguado, colpevole, e uscì, con delle movenze decisamente poco eroiche.
"Vedi che non ti importava neanche più di tanto?" sussurrò a mezza voce l' inglese, rivolto al nulla. 
Con Alfred, si era reso conto, avrebbe solo sofferto. 
Dal canto suo, l' americano sapeva che quello era solo il primo atto.
 
** note **
In effetti, questo è solo il primo atto *risata malefica*
E, sulle note di "Just can't get enough", mi dileguo!
Critiche, insulti, divagazioni sul tema sono graditi!
  
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