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Autore: The queen of darkness    05/04/2013    1 recensioni
Quando la vita presenta ghirigori stranissimi prima di donare una felicità assoluta.
( questa storia è stata precedentemente cancellata per motivi di formattazione. Vi chiedo di portare pazienza; i capitoli verranno ricopiati e la storia procederà con lo sviluppo ideato precedentmente. scusate per il disagio.)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fu un attimo, ma le parve di riconoscerlo.
Non poté assolutamente trasformare la semplice familiarità in certezza, perché il ragazzo in questione si fece bianco come un cencio e schizzò fuori dalla stanza.
Una signorina bionda fece per richiamarlo, ma Hotch la fermò. –Scusi per il comportamento insolito, non ha mai fatto così.
-Non si preoccupi – rispose cordiale Eva, ma stava pensando tutto il contrario. Non volle dedicarsi per il momento alla sua agitazione, in quanto le presentazioni erano fondamentali.
Si rivolse alla stanza: vi erano altre cinque persone oltre lei e il suo nuovo capo.
Due erano seduti vicini, un uomo di colore che aveva l’aria di essere un maschio alfa e la sua corrispondente femminile dalla pelle di porcellana. Entrambi avevano le braccia incrociate e la osservavano con l’evidente sensazione che lei fosse un elemento assolutamente inutile.
Un signore di circa mezza età, invece, la osservava tranquillo, trasudando un fascino esperto e mite, mentre una signorina vicino a lui, impossibile da non notare, sfoggiava abiti coloratissimi che ne fasciavano il fisico non esattamente adatto per portare tali tubini attillati.
Aveva distolto lo sguardo dal suo portatile, per appuntare uno sorriso gentile sulla nuova arrivata; l’altra donna, vicino alla porta, si risedette. Era molto bella, con profondi occhi blu e capelli color grano.
Hotch fece le presentazioni, sbrigativo come al solito: i due pilastri d’orgoglio erano Emily Prentiss e Derek Morgan, l’informatica variopinta Penelope Garcia, il latin lover affascinante David Rossi ed infine JJ, la signorina quasi materna.
-Piacere di conoscervi, io sono Eva Arcangeli-  ripeté.
-Italiana? – chiese Rossi, con un sopracciglio sollevato.
La donna annuì sorridendo.
Sarebbe potuta nascere una conversazione, magari anche molto breve, che le avrebbe permesso di dare un’ulteriore presentazione di sé stessa, magari mettendo in luce elementi che in circostanze normali non avrebbe mai pensato di dire, e Rossi aveva tutta l’aria di essere una persona molto interessante. Aveva un’espressione rispettosamente curiosa, e la guardava con pacato interesse, tuttavia non ebbe tempo di ascoltare una possibile risposta: Morgan si intromise prepotentemente.
-Quale sarà il suo ruolo nella squadra? – chiese seccamente, rivolgendosi però al capo. Eva, nponostante fosse rimasta sorpresa da quell’improvviso lampo di aperta ostilità, non era affatto decisa a farsi scavalcare in quel modo, quindi rispose direttamente. Non si sarebbe fatta mettere i piedi in testa tanto facilmente, e trovava stupido parlare tramite terzi come dei bambini capricciosi.
-Non avendo specializzazioni in campo di profiling, mi occuperò delle vittime preda dello shock-post traumatico – osservò, mantendendo un’espressione cordiale.
-Ma ce ne occupavamo già noi – ribatté il suo futuro collega. Ora che la guardava, nei suoi occhi colro nocciola si poteva leggere solo un senso di rifiuto che difficilmente sarebbe stato arginato in poco tempo, soprattutto a causa dell’intilità che vedeva in lei. Forse sentiva minacciata la propria posizione, ma Eva aveva come l’impressione che non fosse tutto ridotto a quello.
-Mettiamola così. Io analizzerò il meglio possibile la vittimologia, parlerò con le famiglie e mi occuperò dei supersiti. Per dirla in termini assolutamente inappropriati, io sarò un chirurgo incaricato di eliminare il marcio e far emergere qualcosa per cui valga la pena vivere. Questo fa in modo che le vittime non trovino conforto nel suicidio con un successo del 74%.
Con questo zittì tutti quanti. Il suo tono era stato misurato ma definitivo, uno schiocco di frusta a chiunque avesse tentato di calpestarla impunemente. Eva aveva affrontanto situazioni ben più difficili di un semplice collega recalcitante, e l’ostilità non era affatto sconosciuta alla sua vita. Avrebbe fatto di tutto per ottenerne almeno il rispetto, anche perché l’unica cosa che lei voleva da quel posto era solo una posizione stabile, non per forza altolocata. Le bastava avere un ruolo d’ufficio che le desse degli orari e delle scadenze, non chiedeva di meglio.
E con quello che aveva appena detto aveva affermato la propria presenza, ribadendo che lei era lì e che lì sarebbe rimasta, a qualunque costo.
Dimostrando di non aver affatto timore di Morgan, si era automaticamente guadagnata un posto nella squadra, soprattutto perché i presenti sembrarono capire quanto poco temesse il confronto.
-Una domanda –, intervenne Rossi, senza nessuna aria di scherno. –Se la vittima dovesse sopravvivere e noi la trovassimo alla fine del caso…lei come si comporterà?
Eva sorrise. –In quel caso starò lì un giorno massimo di più per assicurare la vittima in mani esperte e assicurarmi che non si faccia del male. Il mio scopo principale è arginare i danni, per quanto possa sembrare ridicolo.
Appena pronunciò l’aggettivo sentì Morgan sbuffare, ma ormai neanche la sua fedele vicina di sedia vi badava. Aveva sciolto le braccia dalla loro posa granitica, e questo indicava interesse.
La stava guardando con occhi a fessura, appoggiata allo schienale in un’attenta analisi. Forse si stava chiedendo chi fosse veramente Eva, ma non l’avrebbe mai capito davvero. Sicuramente aveva notato la camminata sciolta nonostante i tacchi, come teneva i capelli (sciolti e lucenti, come per reclamare una sensuale eppure pudica attenzione su di essi) e anche la postura, mai accasciata o innaturale. Erano elementi essenziali al profiling, ed Emily aveva tutta l’aria di sapere il fatto suo in tal campo.
Sarebbe stata una compagnia interessante.
Rossi, tuttavia, non aveva finito con le proprie domande. Era legittimo porre dei quesiti, visto che avrebbe dovuto lavorarvi fianco a fianco e un nuovo caso si avvicinava. Il tempo a loro disposizione non era molto, ma evidentemente l’esperienza doveva avergli insegnato a gestirlo al meglio.
-Signorina Arcangeli…mi permetta una domanda – disse pensieroso. Lei non annuì, perché sapeva che l’avrebbe posta lo stesso, e non voleva assolutamente impedirglielo. –Posso chiederle riguardo alla sua preparazione in merito alla vittimologia?
Un lampo le attraversò la spina dorsale come se fosse una piattaforma elettricata. All’improvviso le parve che la camica che indossava fosse un indumento incatenatole a forza, l’aria si era fatta soffocante e la stanza minuscola. Le sembrò di sentire gli occhi indagatori di mille avvoltoi farsi strada nel suo corpo per controllare per bene ogni singola parte della sua carcassa, ma si ostinò a mantenere un sorriso distaccato e cortese.
Hotch la guardò per un attimo, preoccupato: era il primo nella stanza ad essere stato informato di tutto, tutto quanto, sul suo conto, e anche l’unico fino a data da destinarsi. Non c’era nessuna clausola che vietasse di mantere una vita privata e sconosciuta ai colleghi, fintantochè era legale, perciò sapeva che non avrebbe dovuto dilungarsi su certi dettagli.
Ma erano i ricordi il problema, maledizione. Tante dannate schegge che non sarebbero mai scomparse del tutto dal suo animo non appena veniva nominato l’argomento. Emily si era accorta del suo irrigidemento, e lei fece di tutto per riprendersi e non far trapelare nulla.
-Certamente, ma verrà deluso, Agente Rossi, non c’è nessuna qualifica universitaria  – disse educatamente. –Si può dire che di criminologia ho avuto un’esperienza diretta, ovvero l’essere stata io stessa una vittima.
Non appena quella parola venne pronunciata, nella stanza calò un silenzio opprimente. Garcia, distrattasi un momento a causa del monitor acceso, aveva sollevato sgomenta lo sguardo; Morgan ora la fissava in modo completamente diverso, mentre Prentiss non si era potuta trattenere dal socchiudere le labbra. Rossi fu l’unico che si mantenne imperturbabile, ma sembrava che qualcosa ne avesse ghiacciato i lineamenti. Continuava a mantenere un ostinato contatto visivo con lui, ma in realtà voleva solo sparire; eccolo, il suo marchio, che andava ben oltre delle semplici cicatrici o delle rimembranze spiacevoli.
Proseguì cercando di ignorare l’opinione generale che ora fluttuava fra le pareti, non riuscendo ad impedire alla stanchezza di venire assorbita dalla sua voce, e macchiarne la superficie: -Comunque sia, ho potuto osservare da vicino il comportamento di una persona disturbata e appassionata dalle indagini sul proprio conto– la narrazione divenne amara, opprimente, ma cercava di essere neutra. –Sono riuscita a laurearmi in medicina legale poco prima che fosse troppo tardi, ancora in giovane età, e ho dovuto interrompere una specializzazione in neurologia al secondo anno, a causa di… - deglutì. -…mezzi impedienti.
Nessuno, ora, si azzardava a dir nulla.
-Grazie – commentò Rossi, poi chinò il capo abbandonando i fogli che stava tenendo, forse pentendosi della sua domanda.  
In realtà non aveva chiesto nulla d’insolito, anzi, era naturale volerne sapere di più su qualcuno che avrebbe avuto fianco a fianco per un sacco di tempo. Era un quesito normalissimo, era lei che non rientrava nella media; e avrebbe dato di tutto per poterlo essere, anche se aveva ancora poco da offrire.
Hotch, con insospettabile delicatezza, riprese in mano il discorso, sviando l’attenzione di tutti sul caso che dovevano affrontare. Le assegnò un posto vicino a Garcia e JJ, in un punto abbastanza lontano da Morgan e discretamente vicino a lui, in caso ci fossero stati problemi.
Subito, la donna variopinta le sorrise incoraggiante, chiedendole se le andava un caffè. Eva immaginò che sarebbe stato relativamente facile fare amicizia con lei, per quante remore potesse nutrire nei confronti di una sconosciuta. Comunque accettò volentieri, per dare occasione a quell’ipotetico rapporto di sedimentarsi per bene ed essere reso meno impersonale, come invece temeva sarebbe successo con la maggioranza della squadra.
Ogni tanto le sarebbe servito uno sfogo o una compagnia, perché in quel momento il lavoro sarebbe stato destinato a comporre la sua intera esistenza.
-JJ, per favore, potresti andare a cercarlo? – chiese Hotch, seccato.
La ragazza fece per alzarsi ma dovetti riaccomodarsi. Morgan si era raddrizato in piedi nello stesso momento e l’aveva fermata con una mano, senza toccarla. Le lanciò uno sguardo di scuse prima di dire al proprio capo che era meglio se andava lui.
Eva, in quel momento, ebbe la certezza che Morgan non era un tipo a cui piaceva essere dominato. Mentalità sicuramente aperta, anche perché è estramamente raro trovare un afroamericano razzista, tuttavia una certa inclinazione al comando e grandi doti organizzative, nonché una discreta autorità innata. Aveva lo spirito del leader.
-D’accordo, l’importante è che riportiate qui Reid – concluse l’uomo, per poi sfogliare un fascicolo.
Eva fu percorsa da un brivido, per la seconda volta. La sua mente fu nuovamente temepestata da ricordi di tutt’altro genere, solo che era difficile cercare di mantenere una qualche sorta di razionalità. Possibile che fosse proprio quel  Reid? Non era un cognome molto comune, ma si trattava comunque di diversi stati di distanza, per non parlare di anni!
Non sembrava il tipo da entrare nell’FBI, in quanto era sempre stato un intellettuale tranquillo e pacato. Eppure un pungolo nella sua testa le impediva di non rivedere l’immagine fugace del ragazzo con la tracolla che era scappato dall’ufficio non appena aveva fatto la sua comparsa, con i capelli di un delicato castano chiaro…
Serrò la mascella e abbassò la testa. No. Era assolutamente ridicolo, non poteva essere lui.
Il destino sarebbe stato troppo crudele a metterla a lavorare nella stessa squadra con la prima persona nella sua vita che l’avesse mai ferita, nemmeno Dio poteva prendersi una simile libertà.
Aprì la cartella davanti ai suoi occhi, e cercò di far colmare le proprie iridi di sangue e corpi squarciati, ma quell’orribile presentimento non se ne voleva andare.
E il terrore che Morgan tornasse si fece a dir poco prepotente all’altezza del suo sterno.  
  
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