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Autore: Lost on Mars    05/04/2013    2 recensioni
Ci sono quegli amori che nascono a prima vista, uno sguardo, una carezza fatta per sbaglio, e improvvisamente tutto acquista quel senso che sembrava perduto.
Ci sono quegli amori che nascono dopo aver passato il tempo ad odiarsi, ad insultarsi, a disprezzarsi a vicenda, perché troppo codardi e intimoriti da quella sensazione strana.
Ci sono quegli amori genuini, che nascono per caso, dalla pura attrazione di due persone che impareranno a conoscersi, a diventare amici e successivamente ad amarsi.
Poi ci sono quegli amori che nascono da affetti fraterni, da un’infanzia passata a tirarsi i capelli, conoscendosi meglio dei palmi delle proprie mani, imparando ad accettare i difetti dell’altro e a tirare fuori i miglior pregi.
Si dice che quest’ultimi, siano gli amori più impensabili, illogici che possano esistere ma sono quelli più veri, quelli in cui l’amore vero si mescola ad amicizia e a fratellanza.
Infondo innamorarsi della persona con cui si è cresciuti per dodici anni non è una tragedia, no?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Pensavo che una volta tornati ad Hogwarts le cose si sarebbero sistemate, beh, lo pensavo anche quando Arthur era tornato a casa sorridente e in forma – più o meno – però mi sbagliavo di grosso in tutti e due i casi, come ultimamente succedeva spesso.
Sul treno non ci rivolgemmo la parola, fu una tortura stare nello stesso scompartimento con Fred, anche perché quando George si allontanava con una scusa io guardavo fuori dal finestrino e ogni due secondi mi giravo verso la porta per controllare, o almeno sperare, che qualcuno entrasse, mi sarebbe andato bene perfino quel furetto di Malfoy o qualche suo amico Serpeverde.
Una prova ulteriore della mia stupidità, l’ebbi durante una lezione dell’ES, Roger aveva cominciato a dirmi che in qualità di sua sorellastra dovevo starlo a sentire su come aveva passato le vacanze di Natale, e io lo feci, cioè, più che altro feci finta di ascoltarlo mentre parlava e lanciava incantesimi dato che mi ero ritrovata in coppia con lui.
Facevo finta perché mi sentivo osservata, e non da uno sguardo benevolo, infatti ero più che sicura che Fred se avesse potuto mi avrebbe incenerito, insomma, oltre ad aver sbagliato mi stavo dimostrando amichevole con Roger, il mio fratellastro, quello che nemmeno cinque mesi prima era perdutamente innamorato di me e che aveva rischiato di mandare all’aria la mia storia con Fred, dovevo essere proprio stupida.
George ora le occhiate incenerenti le riservava anche a Fred, anche se io rimanevo la più stupida dei suoi due bersagli.
Angelina si era accorta di tutto ciò – forse perché glielo aveva detto George – e mi diceva che non mi sarei dovuta scusare, l’uomo era lui, ergo, la responsabilità era la sua.
Non so cosa mi trascinò a fare come mi aveva detto Angelina, però continuai a non rivolgergli la parola a colazione, pranzo, cena, lezioni e in tutti i momenti della giornata in cui ci ritrovavamo nella stessa stanza.
Il più delle volte cominciavo a parlare con Alicia o Katie se erano nelle vicinanze, altrimenti facevo finta di fare i miei compiti, oppure se eravamo in Sala Grande facevo ancora di peggio.
Me ne andavo al tavolo dei Corvonero a sfogare il mio nervosismo su Roger che faceva finta di ascoltarmi mentre mangiava il suo porridge.
Anche quel carciofo del mio fratellastro ultimamente si rivelava più sopportabile e noioso del solito, forse perché non parlava, il che dava tantissimi punti a suo favore.
Il problema era che a parte Roger non conoscevo nessun altro Corvonero, e intromettermi tra di loro ogni volta che c’era un pasto alla fine non si rivelò come un’idea magnifica perciò dopo qualche volta me ne tornai al tavolo dei Grifondoro, vicino a Lee stavolta che solitamente sedeva di fronte a me, Fred e George.
 
«Ally, ho dimenticato la pergamena con il compito di Pozioni in dormitorio, me l’andresti a prendere?» Mi chiese George un pomeriggio, mentre eravamo in Sala Grande, ma con me non attaccavano questi giochetti idioti, sapevo benissimo chi c’era in dormitorio, e sicuramente non il suo compito di Pozioni.
«Ora non posso» Inventai.
«Già,  scarabocchiare sulla pergamena è molto  impegnativo» Mi fece notare sarcastico, in effetti, aveva ragione.
«E va bene, ci vado» Sbottai attirando l’attenzione di qualche studente del primo anno, non mi accorsi che Lee mi stava seguendo, o meglio, vidi che anche lui si era alzato ma non pensavo stesse seguendo me, più che altro ero dell’idea che stesse andando anche lui in Sala Comune.
Ero al quinto piano, proprio davanti al bagno dei prefetti, quando Lee – che avrei schiantato all’istante se non avessi avuto la bacchetta nella tasca interna del mantello – mi trascinò nel bagno, poi uscì e mi chiuse dentro.
Fu inutile dire che evitai di fare chiasso per chiamare aiuto perché il bagno dei prefetti non era esattamente il posto dove dovevo stare, dato che non ero un prefetto, quindi l’unica cosa che mi rimaneva da fare era aspettare che qualcuno avesse voglia di venire a farsi un bagno.
Non sembrava poi una cosa così strana dato che l’acqua era aperta e l’immensa vasca era quasi piena, constatai che doveva esserci qualcun altro e mi chiesi se fosse prudente scoprirlo.
Le molteplici lezioni con l’ES mi avevano insegnato che la prudenza non era mai troppa, quindi rimasi nel mio angolino a pregare Godric che qualcuno mi trovasse, perché Lee era stato così…così? Perché chiudermi in un bagno? C’era qualcosa sotto, sicuramente.
Qualcosa si mosse, e capii che non ero sola, presi la bacchetta e mi dissi che conoscevo abbastanza incantesimi per difendermi, così mi avvicinai a passi lenti e silenziosi e capii che il mio compagno di prigionia nel bagno dei prefetti era chiuso in un gabinetto.
Bene, non sapevo quale dei tre gabinetti esattamente, quindi con un calcio ne aprii uno ad uno.
Il terzo era chiuso.
«Ahlomora» Sibilai e la serratura si aprì, qualcuno imprecò e provvede a richiuderla ma io bloccai la porta prima, gli puntai contro la bacchetta e vidi che era Fred.
Era ufficiale: avrei ucciso Lee.
«Non ti pare eccessivo puntare alla violenza adesso?» Mi chiese Fred.
«Non sapevo fossi tu» Risposi abbassandola per poi riporla nella tasca del mantello, esteriore stavolta.
«Che ci fai qui?» Mi chiese «È il bagno dei prefetti»
«Potrei farti la stessa domanda, comunque, Lee mi ha chiusa qui dentro e credo di aver capito perchè» Dissi sedendomi per terra, avevo l’impressione che non saremmo usciti di lì molto presto.
«Se non facciamo pace ci faranno marcire qui dentro» Disse Fred uscendo dal gabinetto.
«Bene, chi resta vivo fa il funerale dell’altro con le bolle di sapone» Dissi io, l’ironia non era ben accetta lì dentro, l’atmosfera non era delle migliori.
«Siamo davvero degli stupidi, sai?» Esordì Fred chiudendo l’acqua dei rubinetti.
«Sì, ma non sarò io a chiedere scusa per prima, e non provare a farti un bagno in mia presenza, non cederò» Affermai risoluta.
«Era già aperta quando sono arrivato» Mi disse Fred, almeno non aveva intenzione di giocare sporco.
Mi misi seduta per terra ad osservare l’acqua calda e le molteplici bolle che ricoprivano gran parte della vasca, quel bagno era davvero bello, valeva la pena diventare prefetto solo per usarlo.
«Abbiamo sbagliato tutti e due» Continuò Fred, allora capii che se volevamo uscire da quel bagno, dovevamo parlare e chiarire tutto.
«Già» Mi limitai a rispondere io, sapevo che le risposte di quel genere gli davano sui nervi, non aveva mai amato i monosillabi.
«Quindi ammetti di essere stata piuttosto stronza a Natale?»
«Sì, lo sono stata, avrei dovuto dire e fare tutt’altro, ma sai perché ho iniziato»
«Certo, perché tu sei una santa che si arrabbia solo quando la provocano»
Mi alzai di scatto, avremmo litigato e basta dentro quel bagno, nulla più.
«Non sto dicendo questo, sto dicendo che se tu non mi avessi fatto capire che per te non contavo niente non avrei iniziato a riservarti lo stesso trattamento!» Gridai.
«Vedi che il problema siete tu e il tuo maledetto cervello? Fraintendi sempre tutto, non volevo dire quello che hai capito e lo sai bene, la mattina dopo sono venuto a fare pace ma tu hai deciso che fosse meglio continuare in quel modo, non è vero?» Stavolta era lui ad aver alzato la voce.
Rimasi in silenzio, aveva ragione e non avevo scusanti, però non gli avrei chiesto scusa infondo il problema ero io e il mio cervello, no? Beh, non potevo cambiare il mio cervello e prenderne un altro più ragionevole, si sarebbe dovuto accontentare.
Così in silenzio ritornai seduta nel mio angolino più lontano possibile da lui, ma evidentemente non poteva durare a lungo il mio stratagemma perché venne a sedersi vicino a me, mi scansai ma si avvicinò di più.
Volevo giocare sporco? Perfetto.
L’unico intoppo fu quando a forza di spostarmi, non avendo calcolato il posto dove ci trovavamo quanto ero impegnata ad immaginare le maledizioni e fatture che avrei scagliato contro Lee una volta uscita da quel bagno, caddi nella vasca e mi inzuppai tutta.
Quando la mia testa riemerse, dovevo dare l’impressione di un chiwawa infreddolito e molto, molto arrabbiato.
Seriamente, se fossi stata un cane avrei morso Fred così forte da staccargli una gamba, magari anche un braccio, e già che c’ero anche la testa.
«Ops» Commentò Fred sarcastico.
«Fammi uscire di qui o trascinerò anche te» Lo minacciai, lui non si mosse dal bordo, allora io lo afferrai per la caviglia e in men che non si dica anche lui era inzuppato dalla radice dei capelli alla punta dei piedi.
«Perché lo hai fatto?» Mi chiese stropicciandosi gli occhi.
«Ti avevo avvertito!» Intanto cominciai a togliermi le scarpe e tutto quello che mi appesantiva per riuscire ad uscire di lì, alla fine dovetti lanciare fuori dalla vasca il mantello e il maglione, rimanendo con la camicia che era bianca, non era una mossa astuta ma stavo giocando sporco anche io.
«Bel reggiseno» Commentò mentre mi trascinava indietro per non farmi uscire.
«Grazie» Risposi acida, avevo cominciato a dimenarmi in acqua e a picchiarlo ovunque riuscissi a mettere la mani, ma senza grandi risultati.
Grazie. Grazie?! Come mi era saltato in mente? Io ero arrabbiata con lui non avrei dovuto affatto rispondergli.
Però era una sensazione strana, mi erano mancate le sue mani, il suo tocco gentile che in quel momento mi teneva intrappolata contro il suo petto, a dir la verità mi mancava da morire e non vedevo l’ora che le cose si aggiustassero per far tornare tutto alla normalità, ma quello non era un sogno, se volevo delle cose dovevo guadagnarmele, non sarebbe stato affatto facile in quel caso.
Poi in una frazione di secondo, mentre mi teneva stretta per impedirmi di muovermi, incrociai i suoi occhi, che sembravano voler vedere i miei a tutti i costi.
E in quegli occhi ci vidi tutte le scuse del mondo – forse perché era quello che volevo – e chissà, probabilmente anche lui nei miei lesse quello che aspettava di sentire da tanto tempo.
«Sei così bella» Mormorò, e non ebbi tempo di dire nient’altro che mi baciò, possessivo, dolce, ma l’importante è che lo fece, ricambiai il bacio accarezzando i suoi capelli bagnati.
«I vestiti appesantiscono parecchio, sai?» Dissi io dopo quel bacio che sembrava non finire mai.
Sorrise e il cumulo di vestiti bagnati al bordo della vasca aumentò spaventosamente, speravo solo che Lee o George, o chiunque avesse avuto quell’idea geniale non sarebbe venuto a tirarci fuori proprio in quel momento.
Perché era in quel momento che saremmo diventati nostri per sempre, in quel momento che Hogwarts non esisteva, che le preoccupazioni non esistevano.
In un bagno, le bolle di sapone che col passare dei minuti scomparivano, furono le uniche testimoni del nostro amore, lo stesso che di cui io avevo dubitato la forza, trovandomi dalla parte sbagliata.
Perché il nostro amore era forte, eccome se lo era, in quell’istante, mentre lui mi chiedeva scusa per qualcosa che avrei ricordato come una cosa meravigliosa, sentivo che avrebbe potuto superare i confini del mondo.
Ero stata davvero una stupida a pensare che Fred avesse potuto buttare tutto all’aria, lo amavo da morire e avrei continuato a farlo per il resto della mia vita se necessario, non mi sarei mai pentita di quel giorno, di quel momento.



Spazio Autrice:
I capitoli si accorciano perchè sono una carciofa senza ispirazione D:
PERDONO!
Comunque, oggi mi sento come sotto l'effetto della Felix Felicis (aggettivo in cui sono incappata oggi sul buon caro vecchio IL) *^* AHAHAHA, cioè chimica non ha riportato i compiti e non mi ha interrogato (segno che forse non ci ho preso 3 a quel compito :') Non vi sto ad annoiare, passiamo al capitolo.
È corto, molto corto sono solo 1876 parole *sospiro triste*
Però almeno è una bel capitolo, voglio dire succedono tante belle cose, tipo Ally e Fred che fanno pace. Sì, decisamente, per chi mi avete presa? pff.
Cioè hanno 17 anni, sono maggiorenni e vaccinati (credo) :3 vabbè.
La cosa buona è che ho tutto il filo della storia in mente, il problema è scriverla, ma per quello c'è tempo...*si ripara dai pomodori*
Okay, sparisco, alla prossima :3
-Marianne
   
 
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