Anime & Manga > Shugo Chara!
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Autore: poison_erica    06/04/2013    1 recensioni
"Nel mondo di Shugo Chara la vita va avanti, Amu e i suoi amici crescono, ma non tutti al mondo hanno chiara la strada da seguire. In un altro luogo, una ragazza deve fare i conti con il suo carattere timido e distaccato che la porta ad isolarsi dagli altri. La nascita dei suoi tre Shugo Chara e l'incontro con un ragazzo misterioso, a cui sembra essere legata da qualcosa di più profondo di una semplice amicizia, la aiuteranno a fare chiarezza sul suo cuore e su chi vorrebbe essere veramente."
E' la prima storia che pubblico, spero di ricevere molti commenti, sia positivi che negativi, così da poter migliorare sempre di più. Se mi dimostrerete che questa storia vi è piaciuta allora continuerò a scriverla. Grazie a tutti!
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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  Come avevo immaginato, la situazione non era poi tanto diversa dall’anno scorso: i miei nuovi compagni chiacchieravano animatamente fra loro in attesa del prof., e i nuovi gruppi si stavano già formando quando feci il mio ingresso. Qualcuno alzò lo sguardo per vedere la nuova arrivata, ma subito lo riportò sul proprio gruppo. Dal canto mio non potei che sentirmi sollevata per quella indifferenza: del resto, mi sentivo più a mio agio libera dalle attenzioni altrui che non al centro dell’attenzione.
  Come al mio solito, mi mossi silenziosa tra i banchi per dirigermi verso quello che avevo occupato anche l’anno prima: di fianco alla finestra in terza fila, sufficientemente lontano dalla cattedra ma vicino quanto bastava per seguire la lezione. Fortuna che ero stata inserita in quell’aula. Già l’anno prima avevo avuto modo di sperimentare la comodità della sua posizione: anche se al secondo piano, da lì si godeva della migliore vista del cortile principale, così come del corridoio al piano terra che tutti i professori percorrevano per avviarsi alle aule, e questo ci consentiva di sapere in anticipo quando sarebbero giunti i professori. Oltre a ciò, il fatto che fosse l’aula più lontana fra quelle del piano ai bagni ci dava la scusa di passare fuori dall’aula più tempo del necessario per andare in bagno.
  Era stata davvero una fortuna scoprire, osservando nell’elenco al piano terra, che mi sarei ritrovata nuovamente in quell’aula. Nella nostra scuola infatti, ogni anno venivano riformate le classi, al punto che ogni volta che riuscivo a farmi delle amiche, l’anno dopo mi ritrovavo a dover ricominciare da capo quella che ormai consideravo una vera e propria impresa.
  L’unica nota positiva era che anche per quest’anno non mi sarei ritrovata come compagna una ragazza che, come avevo potuto imparare due anni prima, era una vera arpia: Mika Tasui. Capelli rossi e ricci, splendenti occhi verdi e un bisogno d’attenzioni tanto grande quanto lo era la sua presunzione. Oltre a questo, era abituata ad avere sempre la meglio sugli altri, pertanto non sopportava che la si contraddisse. E la cosa più assurda era che era una delle ragazze più popolari della scuola. Tipi così sapevo bene che era meglio perderli che trovarli, così come tutti quelli che gli andavano dietro, persone con cui non si riusciva minimamente a ragionare, tutti fatti della stessa pasta. Eppure, nonostante i miei buoni propositi, ero riuscita da perfetta idiota qual’ero a farmela nemica.
  Non che l’avessi provocata, intendiamoci. Il motivo del nostro conflitto era nato da una - come chiamarla? – “divergenza” di opinioni. In realtà, mi era capitato di venire interpellata da Mika su una qualche questione – forse riguardo alla moda, non saprei – a cui avevo risposto seccamente con un tono un tantino acido. Non che ne avessi avuta l’intenzione: semplicemente era uno di quei giorni in cui mi alzavo dal letto di pessimo umore, umore che mi trascinavo dietro per tutta la giornata. Ora, una qualsiasi altra persona avrebbe avuto il buon senso di ignorare la mia risposta, giusto? Ma si da il caso che Mika sia talmente permalosa che quella mia semplice risposta le abbia dato un motivo più che sufficiente per segnare il mio nome sulla sua lista nera. Da quel giorno era stato un continuo tra il subire le sue provocazioni e il risponderle a tono ogni volta che raggiungevo il limite di sopportazione, dando così inizio a infinite litigate. E in tutto questo, indovinate un po’ chi era ad avere l’appoggio della classe: Mika, ovviamente.
A pensarci adesso, quello era stato l’unico anno in cui non mi fossi fatta nemmeno un amico. Per questo quando non trovai nella lista della mia classe il nome di quell’arpia avevo tirato un sospiro di sollievo. Ero entrata in classe piena di buoni propositi per il nuovo anno, pronta a dare del mio meglio pur di farmi qualche amico, ma il vedere appena entrata in classe che si erano già formati i gruppi mi aveva scoraggiata.
  Appesi con cautela lo zaino al gancio di fianco al mio banco, per poi sedermi.   
Fino a questa mattina ero stata tutta concentrata a trovare un modo per farmi nuovi amici, ma l’arrivo di quelle tre uova aveva sconvolto i miei piani. Ora la mia attenzione era rivolta a quelle uova, dalle quali mi chiedevo che cosa sarebbe nato. Respinsi all’istante l’idea di tre piccoli pulcini. E chissà poi perché erano colorate in quel modo. Tra le tre ve n’era una che spiccava in particolare: quella dalle delicate onde dai colori vivaci. Trasmetteva come un senso di allegria, il solo vederla mi tirava su di morale.
  << Ciao. >> salutò una voce alla mia destra, fin troppo vicina perché potesse rivolgersi a qualcuno che non fossi io. Tuttavia, preferii agire con cautela e mi voltai con discrezione verso la finestra fingendo di non aver sentito per verificare che si stesse rivolgendo a me.
  << Ehi tu, parlo con te. >> insistette la stessa persona che, solo allora notai, era un ragazzo.
 Mi attaccai in faccia la miglior espressione da “Scusa, non ti avevo sentito” e mi voltai verso di lui:
  << Che c’è? >> chiesi. Senza volerlo, la mia voce aveva assunto un’intonazione più dura del necessario, sembrava quasi che fossi infastidita. Tentai di rimediare addolcendo il tono: << Cioè… scusa, mi hai chiamata? >>
  << Già. >> rispose il mio interlocutore, un ragazzo dai tratti delicati e i capelli di un biondo cenere, mentre prendeva posto nel banco di fianco al mio. Non sorrideva, come invece facevano gli altri ragazzi, non sembrava infastidito, forse un po’ annoiato ma soprattutto indifferente. Mi sorpresi a pensare che anche lui come me non doveva essere un tipo socievole. Più che altro, sembrava avermi rivolto la parola solo per educazione, non certo per interesse. Non sembrava intenzionato a proseguire la conversazione e per un attimo pensai che forse avrei fatto meglio a lasciar perdere a mia volta, anche se in realtà desideravo potergli parlare.
  E allora fallo! Chara Change!, mi incoraggiò una vocina squillante.
Non ebbi nemmeno il tempo di capire da dove venisse che mi voltai di scatto verso il mio compagno rivolgendogli un sorriso luminoso – fin troppo – mentre parole che non avevo nemmeno pensato mi uscirono dalle labbra senza che potessi fermarle:  << Mi dispiace di non averti risposto poco fa, ero sovrappensiero. Piuttosto, io sono Sara Kitomi, tu invece come ti chiami? >> ma che cosa sto facendo? E perché sono così allegra? Non è da me!
  Calò il silenzio.
Io - per non so quale motivo – aspettavo la sua risposta con le labbra ancora distese in un sorriso. Lo vidi soppesarmi con lo sguardo senza voltarsi verso di me, del tutto indifferente. Dopo un tempo che mi sembrò lunghissimo, finalmente lo sentii dire:  << Ren. Ren Tayori. >>
  << Ah, piacere Ren! È davvero un bel nome il tuo. >> continuai io sempre sorridendo. Perché cavolo non riesco a smettere di parlare? << Posso chiamarti per nome? >>
  << Come ti pare. >> rispose Ren con aria di sufficienza. A quel punto poggiò la testa sulla mano sinistra e guardò nella direzione opposta alla mia. Era palese il fatto che volesse chiudere quella conversazione, ma io continuavo a parlare senza capirne il motivo.
  << In che sezione eri l’anno scorso? Io ero nella C. C’è forse qualcuno che conosci qui? Io invece non conosco nessuno, magari potrei… >> Vi prego, che qualcuno mi faccia stare zitta!
  << Ehi, laggiù. Signorina! >> mi interruppe una voce aspra. Oddio, no. Fa che non sia ciò che penso, pregai mentalmente mentre mi voltavo verso la cattedra. E invece lo era eccome. Seduto alla cattedra e con il registro in mano, c’era il professore che mi fissava con uno sguardo truce. Non mi ero minimamente accorta del suo ingresso, presa com’ero da Ren. Tutto il mio coraggio era scomparso così come quell’inspiegabile sorriso, come se mi fossi risvegliata da un sogno.
  << Qual è il suo nome? >> lo sentii chiedermi. Immaginai di essere impallidita.
  << Sara Kitomi >>
  << Bene, signorina Kitomi. Mi fa piacere sapere che si trova così bene con i suoi compagni, ma gradirei molto se si degnasse di prestare attenzione alla lezione.  >> mi rimproverò lui.
  << Certo, professore. Mi scusi. >> risposi flebilmente, abbassando gli occhi e arrossendo leggermente.
  Perfetto. Adesso non solo mi ero messa contro un professore, ma avevo anche dato una brutta impressione ai miei compagni.
  Come vorrei sprofondare sotto terra, pensai demoralizzata. Tutto perché mi ero lasciata andare a quel modo. Ma che mi era preso? Non mi ero mai comportata in quel modo. E poi, cos’era quella voce nella mia testa?
  Troppe domande si sovrapponevano nella mia testa, e l’unica cosa che ero in grado di fare in quel momento era tenermi impegnata seguendo la lezione. Non era proprio il caso di farmi beccare nuovamente distratta. Appoggiai la testa sulla mano destra nascondendomi agli altri con i capelli. Sospirai rassegnata, sperando che non mi capitasse più di perdere il controllo, ma ancora non sapevo quanto vana fosse quella speranza.
 
 
Dopo quel momento, la giornata era praticamente volata. Quasi senza accorgermene, ero arrivata alla fine delle lezioni.
  Libera. Finalmente libera, pensai mentre superavo i cancelli della scuola in mezzo ad una folla di studenti che scalpitavano per uscire. Ne sentii molti organizzarsi fra loro per andare da qualche parte, del resto non avevamo ancora nessun compito. Io invece ero stranamente stanca -  fin troppo direi – e l’unica cosa che volevo in quel momento era riposare. Accelerai il passo fino ad arrivare a casa.
  << Bentornata, Sara. >> mi salutò con un sorriso mia madre quando entrai, distogliendo lo sguardo dai documenti del lavoro.   << Com’è andato il primo giorno di scuola? >>
  << Direi bene… >> … a parte la sgridata di questa mattina. << Come al solito. >> dissi con un tono piatto.
Filai in camera prima che potesse accorgersi della mia espressione stanca e delusa. Sì, delusa. Com’era stato il mio primo giorno? Un fallimento totale. Non ero riuscita a stringere con nessuno, anzi probabilmente avevo dato anche una cattiva impressione. Sarà sempre così? Domanda retorica, conoscevo già la risposta.
  Poggiai lo zaino a terra e mi lasciai crollare sul letto, tirando un sospiro. Con la testa appoggiata al cuscino ripensai a quello che era successo quella mattina: dovevo aver perso la testa, non c’era altra spiegazione. Eppure, la volontà c’era. Anche se non ne capivo il motivo, mi ero sforzata di apparire simpatica, ma il risultato non era stato certo dei migliori. Se mi fossi sforzata di più sarebbe cambiato qualcosa? O avrei finito per fare l’ennesima figuraccia?
  No. Non cambierà mai niente. Resterò sempre la solita asociale, priva di alcuna attrattiva. Sarò comunque sola. E allora, che senso ha tutto ciò? A che serve impegnarsi tanto, impiegare tutte queste energie per avere degli amici che mi dimenticheranno appena finito l’anno?
  Ti sbagli!
Spalancai gli occhi avvertendo di nuovo quella voce, la stessa di quella mattina. Mi rialzai dal letto voltandomi nella direzione da cui pensavo fosse giunta, e vidi qualcosa scuotere dall’interno il mio zaino: da uno spiraglio nella cerniera ne uscì una delle mie uova, quella con le onde, che saltellò per un istante sul pavimento per poi raggiungermi fluttuando nell’aria. Si udì un Crack mentre l’uovo si schiudeva davanti ai miei occhi e ne usciva un esserino dagli occhi gialli sul viso raggiante, aperto in un dolce sorriso e incorniciato da ciocche di capelli che ricadevano sulla fronte e su un lato del viso, mentre una chioma bionda era legata in una coda su un lato del viso da un fermaglio a forma di smile.
  << Non è vero che è inutile avere degli amici. >> disse lei con quella sua vocina squillante, fluttuando nel suo vestitino che sfumava dal rosso delle spalline, all’arancione, fino al giallo, tendendo le gambe, rivestite da stivaletti bianchi.  << Non ti scoraggiare in questo modo! Se non hai amici è perché sei tu stessa ad impedirti di averne. In realtà, puoi fare qualsiasi cosa. Devi solo crederci. >>   
La fissai esterrefatta, incantata dal bagliore che emanava la sua allegria. Per un istante restai senza parole, pensando al significato di ciò che aveva detto. Poi…
  << Aaaahhh! >> gridai all’improvviso cadendo dal letto. Spaventata, la creaturina indietreggiò fino alla finestra per poi iniziare a svolazzare per la stanza in preda al panico. La guardai stupita, mentre quella cominciava a calmarsi rallentando i suoi movimenti. In realtà, non avevo urlato per la paura, era stata una reazione istintiva e del tutto immotivata visto che quella creaturina, così piccola, non trasmetteva altro se non allegria. Quando si fu calmata del tutto, si riavvicinò a me sotto il mio sguardo attonito.
  << Che… cosa… sei? >> chiesi con cautela, ancora stupita.
  << Ma come, non lo sai? >> mi chiese a sua volta ingenuamente, come se fosse una cosa scontata.
  << Certo che no! >> ribadii io, sorpresa.
  << Mi chiamo Shine. >> disse regalandomi un sorriso abbagliante.  << E sono il tuo Shugo Chara. >>
  << Il mio cosa? >> domandai confusa.
  << Il tuo Shugo Chara. >> ripeté quella, come se stesse parlando ad una ritardata.  << Sono una parte di te e rappresento colei che vorresti essere. Una tua potenziale personalità. >> si spiegò meglio.
  << Colei che vorrei essere? >> ripetei nuovamente cercando di assimilare quelle informazioni.  << Com’è possibile? Come puoi esistere? >> fissai allibita il suo volto.
  << Non ricordi? Hai desiderato di essere una persona diversa, di poter avere un carattere più allegro e spontaneo, così da avere molti amici. Io sono nata proprio da questo tuo desiderio. >>
Restai sorpresa. Come faceva a sapere una cosa del genere? Non ne avevo mai parlato con nessuno, anzi: ero convinta di averlo semplicemente pensato, ma mai detto.
  << Come fai a sapere una cosa del genere? >>
  << Ma te l’ho già detto: io sono una parte di te. Sono nata da questo tuo desiderio, per questo lo conosco. >> sorrise, come se fosse la cosa più ovvia del mondo, mentre il mio povero cervello tentava di dare un senso a tutte quelle informazioni che non avevano nulla di razionale.
  << È lo stesso anche per le altre? >>
  << Intendi per le altre uova del cuore? Certo. >>
Abbozzai un leggero sorriso cercando di nascondere la sorpresa che aveva suscitata in me quella nuova rivelazione. Ah, allora è così che si chiamano.
  << Quindi sono come te. >> dedussi.
  << No. >> mi contraddisse Shine.  << Ogni Shugo Chara è diverso dagli altri, perché è frutto di un diverso desiderio. >>
  << E allora come saranno? >> domandai curiosa.
  << Questo non posso saperlo. Del resto, non conosco gli altri tuoi desideri: non sono stati questi a generarmi. Ma non devi preoccuparti. A breve, nasceranno anche le altre. Ormai è solo questione di tempo perché ciò accada. >>. Ciò detto, si allontanò cominciando ad esplorare la stanza con gli occhietti curiosi che vagavano in ogni angolo. Sembrava quasi illuminare l’intera stanza con quello sguardo e quella contagiosa vivacità. In quel momento, mi accorsi che il mio Shugo Chara brillava di luce propria. Shine. Davvero un nome azzeccato. Se non altro qualcosa di sensato c’era in tutta quella storia.
  Distolsi lo sguardo dallo Shugo Chara, fissando le assi del parquet mentre cercavo di riorganizzare le idee: Shine diceva di essere la persona che volevo diventare, ma volevo davvero essere così? Aveva anche detto di essere una parte di me e questo, per quanto assurdo potesse sembrare, in qualche modo mi confortava. In fondo, era bello sapere che da adesso ci sarebbe sempre stato qualcuno con me. Non sarei più stata sola.
  La porta si spalancò all’improvviso e, voltandomi di scatto, vidi mia madre con una mano su un fianco e l’altra ancora sul pomello della porta che mi guardava stranita.
  << Cos’è successo? Ti ho sentita gridare. >> mi chiese lei.
  << Sono caduta. >> mentii. Poi vidi Shine volare proprio davanti agli occhi di mia madre e il panico si impossessò di me. Avrei voluto prendere Shine e nasconderla, ma ormai era troppo tardi: mia madre l’aveva vista. E ora che scusa invento?, mi domandai cominciando già a pensare al peggio.
  << Be’, allora sta più attenta. E non farmi prendere certi spaventi. >> replicò quest’ultima per poi uscire dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle.
  << Ma… non ti ha vista? >> guardai Shine, che nel frattempo mi si era avvicinata.
  << Gli adulti non possono vederci. Solo i portatori di Shugo Chara sono in grado di farlo. Per questo puoi stare tranquilla, non dovrai dare spiegazioni a nessuno. >> mi spiegò lei sorridendo.
Il sollievo mi invase per un istante, facendomi rilassare i muscoli delle spalle, che erano rimasti tesi per tutto quel tempo. Poi qualcosa in ciò che aveva detto Shine catturò la mia attenzione.
  << Hai parlato di portatori… Questo significa che esistono altre persone che possiedono degli Shugo Chara? >>
  << Sì. >>
  << Davvero? >> sorrisi contenta.  << Sarebbe fantastico poter stringere amicizia con persone così simili a me. Pensi che ce ne sia qualcuno nella mia classe, o magari nella mia scuola? >>
  << Non credo. >> rispose Shine con un tono dispiaciuto.  << La nascita degli Shugo Chara è un evento splendido, ma raro. Sono poche le persone il cui uovo del cuore si mostra e che si schiude. Si tratta soprattutto di bambini, perché loro hanno più sogni degli adulti. Perciò dubito che ne troverai da te. >>
Sospirai di tristezza, abbassando lo sguardo.
  << Peccato. Sarebbe stato un ottimo pretesto per farmi degli amici. >>
  << Non ti abbattere. >> mi incoraggiò Shine.  << L’anno è appena iniziato. Avrai molte altre occasioni per farti degli amici. E poi, tra poco si schiuderanno anche le altre uova del cuore. >> disse, posandosi sulla mia spalla.
  << Hai ragione. Quando pensi che accadrà? >>
  << Presto. Molto presto. >> fu la sua semplice risposta.
Non era molto, ma per ora mi bastava. Avevo già ottenuto più di quanto sperassi. Chissà, forse con Shine le cose sarebbero cambiate. Forse io stessa sarei riuscita a cambiare.
  Piena di speranze e fiduciosa, finalmente mi addormentai appoggiata con la testa alle morbide coperte del letto, insieme alla mia piccola Shugo Chara.     
 
 





Angolo autrice: Eccomi qui!
Finalmente dopo un secolo sono riuscita a mettere un altro capitolo. Chiedo scusa alle persone che seguono la mia storia per il ritardo, il fatto è che mi venivano continuamente nuove idee per altri capitoli e mai per questo. Alla fine sono riuscita a buttare giù qualcosa (sperando che sia qualcosa di decente) ma ho aspettato molto per postarlo perchè volevo scrivere il più possibile, così da non lasciarvi delusi.
Che altro dire? Per quel che riguarda il mio modo di scrivere, di solito uso il passato ma può capitare che a volte usi il presente senza accorgermene - se non è un errore presente nel prologo probabilmente ci sarà in qualche altro capitolo, anche se spero di no!
I pensieri della protagonista li ho riportati in corsivo, mentre quelli dei suoi shugo chara sono in neretto e a volte in corsivo.
E come al solito ho scritto un poema!
Conunque, spero davvero che possa piacere questa storia visto che sono ancora una dilettante (anche se ho quasi 19 anni). Se avete dei suggerimenti da darmi sarò ben felice di ascoltarvi.
Allora, vi aspetto al prossimo capitolo!
  
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