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Autore: Lantheros    06/04/2013    1 recensioni
Un mattino come tanti.
Una giornata apparentemente ordinaria.
Ma una piccola pony farà una scoperta singolare. Qualcuno di molto caro non sarà più vicino a lei.
Questa fic narra l'avvicinamento di una creatura innocente ad una tematica apparentemente terribile.
Anche quando tutto sembra scomparso per sempre, ci sarà sempre qualcosa che spingerà ad alzare il volto al cielo.
Dove le stelle sembrano quasi danzare.
Il racconto contempla le mane six, anche se non come personaggi principali.
Il genere è piuttosto triste ma accorpa dei momenti "piacevoli" grazie a personaggi che sapranno ribaltare la situazione.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Apple Bloom, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Era già ora di cena quando Applejack rientrò a casa.

Apple Bloom e Big Macintosh avevano preparato un pasto alla bene e meglio, non essendo propriamente dei cuochi provetti. Lei ringraziò entrambi e i tre iniziarono a mangiare intorno al tavolo in cucina.

Fu una cena molto inusuale per la piccola Apple Bloom.

“E’ tutto a posto per domani?”, chiese il fratello con voce pacata, dopo un singolo ed ultimo boccone.

“Sì, ho avvertito tutti. Mayor ha indetto il… ha preparato la festa per il primo pomeriggio, nella piazza pubblica. Saranno presenti tutti i pony di Ponyville, per salutare la nonna”.

“Uao”, esordì Apple Bloom con stupore, “l’intera Ponyville verrà domani per la nonna?”.

“Certo, dolcezza, tua nonna era qui dalla fondazione e tutti quanti la conoscono e vogliono salutarla prima del lungo sonno!”, rispose la sorella sforzandosi di apparire quanto più allegra possibile.

Apple Bloom rimase a lungo in silenzio, come se nella sua mente si affollassero numerosi pensieri.

“La festa l’ha organizzata Pinkie, vero?”, chiese infine.

“Oh, no, credo che lo stile di Pinkie sia… inadatto per la festa di domani”.

“Che peccato”, bisbigliò Apple Bloom.

“Sarà una festa molto formale, elegante e non particolarmente movimentata. Forse non sarà il tuo genere ma alla nonna piacerà, ne sono sicura”, la rassicurò la sorella.

“Non è vero”, disse l’altra imbronciandosi, “alla nonna piaceva divertirsi e si è sempre divertita alle feste, anche quelle più strane!”.

Applejack sorrise: “Lo so, dolcezza, ma vedrai che le piacerà anche questa, non ti preoccupare”, concluse.

“Sai, Applejack?”, disse infine la piccola con voce addolorata, “la cena non è come le altre volte. E’… triste”.

La sorella maggiore rimase senza parole per qualche istante.

“Lo so, piccola mia, ma non devi preoccuparti. Devi solo… avere pazienza”.

La cena venne messa nel frigo.

Applejack preparò la sorella per dormire e la mise a letto, con la promessa che il giorno seguente, una volta tornata da scuola, sarebbero andati tutti alla festa per la nonna. La salutò con un bacio sulla fronte e chiuse la porta della stanza. Fuori la attendeva silenziosamente il fratello.

“Sei sicura che domani debba andare a scuola?”, sussurrò Big Macintosh.

“Sì, è meglio. Domani mattina verranno altri pony per Granny Smith e per organizzare tutti i preparativi. Ho anche informato Cheerilee”.

Lo stallone fece una lunga pausa.

“Perché non le dici la verità?”, chiese infine.

Applejack assunse un’espressione di sofferenza: “Non voglio prenderla in giro… è che… è così piccola. E poi, sinceramente, non sapevo cosa dirle”.

“Capisco. Ma non credi che domani…?”.

“Ho parlato ai pony. Ho chiesto di non fare riferimenti espliciti. Potremo darle l’addio comunque. E forse sarà anche meno triste, così”.

“Comunque prima o poi capirà. Anzi, potrebbe averlo già capito”.

“Lo so”, disse Applejack con preoccupazione, “ma, se possibile, vorrei che affrontasse la cosa con maggior maturità”.

“Nostra sorella è molto matura, Applejack”.

“Ah, lo so, lo so. Ma non è facile per me, soprattutto quando tutto accade così in fretta”, concluse scuotendo il capo.

Big Macintosh sbuffò mollemente: “Va bene, ora non pensiamoci e andiamo a dormire. Domani sarà una giornata piuttosto lunga”.

“Già”, sussurrò la sorella.


Quando i due furono a letto, Apple Bloom stava ancora fissando il soffitto. Una debole luce lunare filtrava dalle finestre, permettendo di scorgere con sufficiente chiarezza ogni angolo della casa e dei corridoi.

La piccola aveva mille pensieri per la testa ma faticava a concentrarsi su di essi per via di una pesantissima morsa che, come mai aveva provato prima, le stava cingendo il petto. Non sapeva cosa fosse ma, per lei, era semplicemente insopportabile. La sua mente e le sue emozioni cozzavano dolorosamente e non riusciva a fare chiarezza su cosa stesse realmente accadendo… e se le sue sensazioni fossero veritiere o meno.

Non riuscendo a dormire, decise di scendere silenziosamente dal letto. Spalancò lentamente la porta della sua camera e controllò che non ci fosse nessuno. Girò lo sguardo verso la stanza di Granny Smith e, dalla porta socchiusa, intravide la luna attraverso la finestra sul letto.

Con circospezione e senza chiedersi perché lo stesse facendo, entrò nella camera e si sedette vicino al letto. Osservò la nonna, immutabile nel dolce sorriso che vide inizialmente illuminato dai raggi dell’alba, questa volta solcato dalla flebile luce della luna.

Si appoggiò ai bordi del letto con le zampe anteriori. La nonna le parve così tranquilla. Sembrava davvero che dormisse. Poi, qualcosa la spinse a sfiorarle la fronte con lo zoccolo. I suoi occhi si inumidirono senza che potesse comprenderne il motivo. Afferrò un lembo delle coperte con i denti e le rimboccò intorno al collo della nonna.


La osservò ancora un poco, quella notte, prima di tornare al suo giaciglio e, finalmente, addormentarsi.
   
 
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