Fumetti/Cartoni americani > My Little Pony
Segui la storia  |       
Autore: Lantheros    06/04/2013    1 recensioni
Secondo ed ultimo sequel di Sidro Proibito.
Ritroverete le mane 6 calate in panni vintage e armate di pistole, una certa dosa di cinismo e anche qualche parolaccia. Se pensavate che uno zeppelin volante, un assalto notturno e combattimenti tra piombo e incantesimi fossero abbastanza... beh... non era che l'inizio.
L’ultimo capitolo, il nono, è stato suddiviso in quattro atti, poiché tutto avverrà in una singola notte (quindi sarà denso di avvenimenti).
Avviso che, a differenza degli altri, in questo Sidro è stata miscelata una cospicua dose di introspezione dei personaggi ad una pari quantità di azione, più una spruzzata di "vago e misterioso" perchè... insomma... stiamo parlando di un alicorno oscuro, dopotutto.
TUTTI i personaggi avranno il loro momento sotto i riflettori. Tutti brilleranno per qualcosa e commetteranno altrettanti sbagli. Perché, là fuori, è un mondo difficile, fatto di criminali e intrighi malavitosi.
Appariranno alcuni bg della serie canon ancora non visti, più qualche oc che spero vi saprà conquistare.
Genere: Azione, Drammatico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Applejack, Nightmare moon, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La puledra arancione aprì faticosamente le palpebre. Il ricordo della morte del padre, avvenuto ormai alcuni anni addietro, le era tornato in testa come un fulmine a ciel sereno.

Si trovava nelle prigioni interne di Counterlot, con le zampe anteriori affisse al muro, sopra la testa. Dovevano essere prigioni vecchie di centinaia d’anni, poiché ricordavano in tutto e per tutto le tipiche segrete dei castelli, con grosse pietre scure e porose. Piccole lampadine elettriche, tuttavia, rovinavano un po’ quella sensazione, illuminando appena le celle e i corridoi. L’aria era umida e fredda.

La puledra alzò mollemente lo sguardo e scrutò la cella. Insieme a lei, anch’esse bloccate alle pareti, c’erano le sue compagne. Mancavano solo Twilight e Hound.

Gli occhi di Applejack erano spenti, rassegnati, privi della benché minima forza vitale. Fece un lungo sospiro e li richiuse.

“Ehy… dolcezza…”, le sussurrò Rarity, non molto lontana da lei. L’altra non disse nulla.

L’unicorno si sforzò di sorridere debolmente: “Ehy… AJ…”.

“Lasciala stare”, berciò Dash, decisamente indelicata, “Ha i suoi problemi a cui pensare… credimi…”.

Rarity si incupì.

Fluttershy gettò un’occhiata verso il corridoio accanto la cella e, con un filo di voce, chiese: “Cosa… cosa pensate che ci faranno?...”.

“E’ ovvio, canarino… lo sai bene…”, rispose Dash, “Ci metteranno a penzolare dalla forca, così che tutti possano ammirare lo splendido lavoro che il Governo Celeste è in grado di fare…”.

Il pegaso giallo cercò di coprirsi il muso con gli zoccoli, ricordandosi subito dopo che erano incollati alla parete.

“Oddio…”, sibilò, strizzando gli occhi.

Pinkie, in un angolo, non diceva nulla. I suoi capelli erano lisci e cascanti. Gli occhi tristi.

    Un singhiozzo crescente prese a diffondersi per la stanza. Tutte portarono l’attenzione su Applejack. Il pony aveva le labbra tremolanti, per via del dolore che sentiva dentro. Le palpebre contratte fino a far male. Le lacrime presero a sgorgare copiose.

“Io… io… mi… mi dispiace…”, singhiozzò, “Mi… mi dispiace per tutto quanto…”.

“Ehy, dolcezza… cosa stai dicendo?”, le chiese gentilmente Rarity.

“Voi…”, continuò l’altra, sempre piangendo, “voi siete qui per colpa mia… Tutto… tutto questo è successo per colpa mia…”.

“Ma che diavolo dici, AJ??”, sbottò Dash, “Siamo tutte qui per nostra scelta! Tu non hai fatto proprio nulla! Nessuno ci ha obbligato a fare quello che abbiamo fatto!”.

“E’ vero, zuccherino!”, riprese il pony bianco, “Non hai nulla di cui scusarti!”

I polmoni di Applejack si contrassero e distesero caoticamente, impedendole di parlare scorrevolmente: “Tutto… tutto questo… io… io ho paura… Ho una paura fottuta… L-la tenuta… Mac è ferito… dentro ci sono un’anziana e una puledrina… E… e all’alba… ci metteranno un cappio al collo…”. Un conato di vomito, unitamente a svariati colpi di tosse, le fece sputare saliva acida dalla bocca.

Rarity, con il trucco già sciolto lungo le guance, sentì dentro di sé tutta la sofferenza dell’amica… e così percepirono anche le altre.

Pinkie, con tono spento e occhi vacui, prese a cantilenare: “Siam nel dolore di una schiavitù tiranna… uniti insieme da sacramental promessa… sulla terra del duol, tutti pronti a morir… alla luce del sol…”.

Rainbow, udendo quelle parole, passò da una presunta spavalderia a una tristezza crescente: “Certo che…”, disse con rassegnazione, “Finire… finire in questo modo… dopo tutto quello che abbiamo passato…”.

Fluttershy ci pensò un attimo: “Però, Rainbow… E’ stato… è stato un periodo bellissimo…”.

Il pegaso blu sorrise debolmente e la guardò: “Effettivamente… è vero. Mi sono sentita rinascere… E’ come… come se fossi tornata indietro di anni… Anche se… se tutto questo dovesse finire con l’alba… Io… insomma… io…”.

Applejack la interruppe, senza nemmeno aprire gli occhi, con il muso basso: “Sai, RD?... Potrei accettare di farmi impiccare… Non lo voglio… E me la sto facendo sotto… Ma potrei accettarlo, se solo avessi la certezza che… che la tenuta…”.

Il pegaso blu si incupì di nuovo. Se lei non aveva niente da perdere, al di là della propria vita, altrettanto non poteva dirsi per il pony dalla criniera dorata.

Il gruppo ricadde nel silenzio.


    Un leggero trambusto provenne dal fondo del corridoio, oltre la loro linea visiva.

Alcuni zoccoli risuonarono sulla pietra, rimbombando lungo le pareti e facendosi sempre più vicini.

Octavia, con una piccola sacca sulla groppa, fece la sua comparsa.

Dash, quando la vide, assunse un’espressione rabbiosa: “Ehy… guardate un po’ chi è venuta a darci l’estrema unzione…”. Le altre si limitarono a guardarla, senza dire nulla.

Lo sguardo della musicista era impassibile ma, dopo essersi posata sui prigionieri, non riuscì a trattenere il dispiacere, che passò attraverso i suoi occhi. Senza perdere altro tempo, prese il mazzo di chiavi e aprì la cella. La porta ferrata si spalancò, cigolando rumorosamente.

Dash aggrottò la fronte: “Cos’è? Vuoi infierire un’ultima volta, finché ne hai l’occasione?”.

Il pony grigio si allungò verso le manette del pegaso: “Avrei dovuto stringere di più sul tuo collo, quando ne ho avuto l’occasione…”, dichiarò. Rainbow cadde pesantemente sul pavimento, subito dopo aver udito uno scatto metallico, che la liberò.

“Ma… a che gioco stai giocando?”, le chiese, massaggiandosi gli zoccoli.

“Parleremo dopo. Fate silenzio”, tagliò corto, andando a liberare Rarity.

“Ehy… Io non faccio silenzio!”, riprese Dash, “Si può sapere che stai facendo, traditrice? Che diavolo vuoi?”.

“Se non fai silenzio la copertura salta e il mio intervento sarà inutile”.

L’altra la aggredì con una zampa sul collo, bloccandola contro il muro. Octavia percepì una sensazione soffocante alla gola.

“Schifosa doppiogiochista!”, ruggì Dash, assolutamente fuori di sé, “Io ti spezzo le vertebre…”.

Il pony grigio non fece nulla. Non mosse nemmeno un muscolo. La pressione della zampa sul collo crebbe.

“A-aspetta…”, intervenne Rarity, cercando di calmarla, “Prima… prima sentiamo cos’ha da dire… Poi… poi vedremo…”.

L’amica ci pensò un attimo e poi si convinse a mollare la presa. Octavia si portò uno zoccolo sotto la mascella e tossì alcune volte.

“Io… io…”, farfugliò, “Non c’è tempo… lasciate che vi liberi e poi… poi ne parleremo…”, e si accinse ad aprire le manette di Fluttershy.

“Perché dovremmo fidarci di te? Soprattutto dopo quello che tu e quel bastardo del tuo capo ci avete fatto?”, l’ammonì il pegaso blu, estremamente scettico.

“Non c’è una risposta alla tua domanda. O vi fidate e venite con me… oppure rimanete qui e vi fate impiccare all’alba. La scelta e vostra”.

Era il turno di Applejack. Quando Octavia le liberò gli zoccoli, lei le rivolse debolmente lo sguardo. La musicista si sedette, guardandola intensamente negli occhi.

“Io… mi… mi dispiace…”, le disse il pony grigio, con un filo di voce. Si portò il sacco accanto, lo aprì ed estrasse il borsalino che la puledra aveva perso la notte dell’assalto a Counterlot. Glielo porse delicatamente. Applejack lo prese tra gli zoccoli e poi incrociò nuovamente lo sguardo con quello di Octavia.

“Ho… ho dato ordine ai miei sottoposti di presidiare la tua tenuta…”, la rassicurò, “C’è… c’è solo stato un piccolo incidente… Pare che uno dei miei si sia beccato un colpo di lupara alla spalla… Ma… ma per il resto è tutto a posto. La tenuta dovr…”. Applejack la cinse con un abbraccio.

“Grazie…”, farfugliò, con le guance rigate dalle lacrime, “Grazie… grazie…”.

“Ehm… i-io…”.

“Grazie…”.

“Ora… ora devo liberare l’altra… la… la pazzoide… Poi… poi ne riparliamo, ok?”, disse imbarazzata, allontanandosi dalla presa del pony arancione.

Pinkie non la stava nemmeno osservando. I suoi occhi fissavano il pavimento.

Octavia fece scattare le manette e poi stette accanto a lei, in alcuni attimi di silenzio.

“Pinkie… Io… io non volevo che accadesse quello che è successo… Non volevo, giuro…”.

L’altra, sempre con la criniera liscia, rimase in un’espressione di delusione.

“Pinkie… Ti prego… Devi fidarti di me…”.

“Pfff… fiducia a te?...”, aggiunse Dash, osservando la scena.

“Pinkie… A-amica… amica di coltello-che-bello?...”, tentennò, cingendole una spalla, “Ti prego… perdonami… Potrai perdonarmi?...”.

Il pony rosa alzò lo sguardo e la osservò. Portò entrambe le zampe sulle sue guance grigie. Avvicinò il muso al suo, fino quasi a sfiorarlo. Poi la ribaltò con una sonora craniata.

Octavia cadde a terra, zoccoli alla fronte, dolorante. Quando riaprì gli occhi, Pinkie sfoggiò un sorriso smaliante. La sua criniera era nuovamente colorita e vaporosa.

“Scuse accettate!”, sentenziò, compiendo il canonico balzello.


*** ***** ***


    Il gruppetto di fuggiaschi si incamminò lungo i corridoi. Tutti notarono la fila di Guardie Celesti prive di vita, opportunamente liquidate dalla musicista durante il tragitto di andata.

“Ehy…”, sbottò Dash, “Ora ci puoi dire che diavolo stai combinando?”.

“Discord ha un piano”.

Rarity si fermò improvvisamente con occhi colmi di odio: “Discord?? DISCORD???”, ruggì “Quel lurido bastardo che ci ha tradite tutte?? Che ha… che ha quasi fatto ammazzare il mio segugio?? Lavori ancora per lui?”.

Le altre si fermarono a loro volta.

Rainbow incrociò le zampe anteriori: “Infatti! Io non mi fido ne di te ne di lui…”.

Octavia cercò di mantenere il sangue freddo: “Ripeto che non c’è tempo per parlarne ora… ma… vi posso dire che Discord non vi ha traditi”.

“Devi ammettere che non sembra proprio così…”, rispose Applejack, con voce atona.

“Lo so… Infatti… non posso pretendere che vi fidiate. Posso solo dirvi che ha in mente un piano… un piano che prevede tutti voi ben tre metri sopra la tomba di Chrysalis”.

“Chrysalis?”, domandò Fluttershy, inclinando leggermente il capo.

La gangster posò la sacca: “Sì. Parliamo di una trasformista molto potente. Qualcosa che nemmeno Discord è in grado di affrontare direttamente”.

“E lui lo sapeva?”, chiese Dash.

“Sì”.

“Lo sapeva…”, ripeté il pony arancione, abbassando lo sguardo, “Tutto quello che abbiamo fatto… tutti quei morti… per finire in bocca a qualcuno del genere e… e lui lo sapeva…”.

“Credimi”, riprese Octavia, “Era l’unico modo… Volevate far crollare il Governo Celeste… E… e quello era l’unico modo…”.

“Fatico molto a crederlo”, concluse Applejack.

“Lo so… E’ per questo che non vi biasimerei se voleste semplicemente andarvene”.

L’amica ci pensò a lungo, combattuta tra mille emozioni e pensieri. Alla fine, con gesto solenne e ritrovata sicurezza, abbassò leggermente la tesa del cappello e proferì: “Bene, gentaglia… Se siete con me… cerchiamo di andare a fondo della faccenda. Vediamo cosa ha in mente la biscia barbuta”.

“Sìì!”, esultò Pinkie, “Biscia barbuta sempre piaciuta!”.

Il pegaso blu increspò il muso e sbuffò: “Non sono convinta…”.

“Se penso a quello che è successo al mio patato…”, borbottò Rarity.

“Poche ciance, seguitemi”, concluse Octavia.

    Dopo alcuni minuti, superato un uscio, le pietre delle prigioni lasciarono il posto a liscio intonaco verde chiaro. Il pavimento era in gomma scura. Il gruppo si parò d’innanzi una porta, con la targhetta “Infermeria” affissa sopra, un po’ storta.

Il pony grigio fece cenno di far silenzio. Fluttershy piazzò uno zoccolo sulla bocca di Pinkie un istante prima che urlasse il relativo consenso.

La porta venne dischiusa lentamente: una fredda luce al neon illuminava una stanza ricca di attrezzature mediche (bottiglioni, lettini e ferri, in primis). Un paio di pony era intento a dialogare. Indossavano entrambi un camice da dottore: il primo era piuttosto anziano e portava un paio di folti baffi grigi. Il secondo, invece, era molto giovane e prendeva costantemente appunti su un grosso taccuino. Vicino a loro vi erano letti ospedalieri, quasi tutti occupati.

“Quindi, se il danno è estremamente esteso, conviene amputare?”, chiese il più giovane.

“Ja! Ze piccolo arto di pony feriten zi trofa in condizionen di kakken… allora ezzere molto meglio prende ein piccolo seghetten e procedere ad amputazionen!”, rispose l’altro, con spiccatissimo accento tedesco.

“A-ah… E… in questo caso?”, domandò, indicando uno dei ricoverati.

“Mhh… fediamo… Razza: unikornen. Colore manto: fiola. Sezzo: femmina. Puledra. Danno… fediamo… direi… ferita di arma da fuoco zu zpalla destra”.

“Amputazione?”.

“Uhm… nein… Zecondo me…”, continuò, sollevando leggermente le bende di Twilight, quasi priva di sensi, “Zecondo me è pozzibile portare a ferpetten quaricione il zoggetto, tramite ein pikkolen intervento di… estrazione di palla di pistolen”.

Il puledro annotò qualcosa: “Capito”.

“Anzi, direi di procedere immediatamenten! Lei azpetti qvi mentre fado a prendere attrezzatura necezzarien!”.

“Jawol herr professor!”, urlò l’altro, facendo schioccare gli zoccoli e alzando la zampa destra sopra il capo.

Il dottore si allontanò per un attimo.

Il giovane continuò a scarabocchiare qualcosa sui fogli, vagamente annoiato. Il suo sguardo si posò poi sul corpo di Twilight, leggermente ansimante per il dolore. Il suo sguardo si fece malevolo.

Si avvicinò lentamente al lettino e scrutò le curve della puledra.

“Mhh… siamo sicuri…”, bisbigliò, passandole uno zoccolo sul fianco “…che… che non hai una zampa slogata?”.

L’arto scese lentamente sul ventre, quasi a tuffarsi tra le cosce dell’unicorno.

Una lama affilata, retta da un pony grigio, gli solleticò il collo, proprio sotto il mento.

“Muoverò il coltello nella tua carne in funzione di quanto tu muoverai la tua zampa tra le sue. Comprendi?”, sussurrò la musicista.

Il tizio sgranò gli occhi: “Comprendo”.

Applejack, poco lontano, scosse il capo, schifata: “Che pena… Non ci posso credere”.

“Già”, continuò Rarity, “E’ questa la professionalità di Counterlot. Schifosi… maniaci…”.

“I-io… stavo solo… controllando… la p-pressione…”, buttò lì.

“Tranquillo”, rispose Octavia, facendogli uscire un rivolo di sangue dal pomo d’Adamo, “Io ti sto solo facendo la barba”.

“Lascialo”, ordinò Aplejack. L’amica ubbidì.

Il pony dalla chioma bionda, adirata, lo afferrò per il colletto del camice: “Vuoi divertirti con una puledra?? Divertiti con lei” e lo gettò in una stanzetta lì vicino, facendolo impattare contro vari oggetti medici qua e là, cadendo poi a terra.

Il pony scosse il capo e si rialzò. Cercò di fuggire ma l’uscio della stanza era bloccato da un pony rosa, con un sorriso inciso sul volto: “Ciao! Mi chiamo Pinkie Pie!”.

“Uhhh…”.

“Non ho mai giocato al dottore! Mi spieghi come si fa??”, starnazzò, afferrando il sondino di un clistere, poco vicino. “Cos’è questo? Come si usa?”, domandò, provando diverse posizioni e infilandoselo infine in bocca.

“Ehm… Io… io dovrei andare…”.

Lo sguardo di Pinkie venne attirato da un luccicante seghetto per autopsie: “Uhh! Questo so cos’è!”.

“E-ehy… che vuoi fare??”, balbettò, terrorizzato.

“Ehm… Com’è che si dice?...”, chiese l’altra, pensierosa, “Ah sì! Si metta seduto e dica trentatre!”.

La puledra si avvicinò al nuovo compagno di giochi, non prima di aver chiuso a chiave la porta dietro di lei.

Fluttershy, intanto, aveva cercato di destare gentilmente l’unicorno viola: “Ehm… T-Twilight?...”.

L’amica emise un verso sommesso.

“Che ha?”, chiese Dash.

“Oh… io… a me sembra… sotto effetto di sedativi o qualcosa del genere”, rispose il pegaso giallo.

Una voce sopraggiunse alle loro spalle: “Zei pronto mio ciofane alliefo? Prepara zubito il…”.

Il dottore si bloccò quando vide gli intrusi.

“Sheisse”, sbottò.

Il corno di Rarity si illuminò improvvisamente e il camice dell’anziano pony si irrigidì, come se fosse di granito.

“Ehm… Guten tag!...”, buttò lì il poveretto, “Pozzo… pozzo fare qvalcoza per…”.

Rainbow gli si fece vicino, con fare minaccioso: “Taci, macellaio!”.

“Uh? Io coza? Nein! Io no macella! Io taglia e poi cuce!”.

“Ehy, RD, per ora lascialo in pace”, proferì Applejack, “Senti, baffolo: che hai fatto alla nostra amica?”.

L’altro osservò il paziente e si schiarì la voce: “Paziente affetto da grafe feriten da arma da fuoken. Stafo per procedere ad estrazionen di…”.

“Tu non estrai proprio niente!!”, riprese Dash, ancor più rabbiosa.

“Ferma, RD… Prima voglio sapere perché Twi sembra che abbia battuto la testa come il batacchio di una campana…”.

“E’ zemplice! Afere dato lei ein grande dose di siringa contro dolore!”.

“Continua”.

“Mio compito è zalfare pazienti! Io no macella!”.

“Facciamolo fuori, AJ”, ringhiò il pony blu.

L’amica scrutò bene il dottore: “Ascolta… togli la pallottola all’unicorno e ti lasciamo vivere, intesi?”.

“Ja! No proplema! Io apre, toglie, kuce! Avrò finito prima ankora che abbiate detto Freundschaft ist Magie!”.

Il medico si avvicinò al corpo della paziente, portando con sé gli attrezzi che aveva da poco prelevato.

Applejack si mise a zampe conserte: “Ti tengo d’occhio, intesi?”.

“Ja, ja… tu me lascia laforare e non rompe kartofen…”, rispose, facendo scintillare un bisturi alla luce dei neon.

    Rarity, intanto, prese a controllare ossessivamente i ricoverati sui lettini finchè… finchè finalmente lo trovò. L’unicorno bianco sentì un formicolio al cuore: Hound era disteso sul giaciglio, con una fasciatura al capo, intrisa di sangue. Dai bendaggi si intravedeva appena il corno spezzato. Lo stallone sembrava dormire sommessamente, con una flebo attaccata ad una zampa.

L’attrezzo affilato del dottore stette per incidere una sezione attorno alla ferita di Twilight quando, improvvisamente, il dottore si sentì strattonare con violenza.

“OPPERCELESTIA-COSA-VATE-FATTO-AL-MIO-PATATO?!?”, sbraitò Rarity.

Il pony arancione cercò di calmarla: “Ehy… EHY!! Vacci piano, sta per togliere la pallottola a Twi…”.

“Non mi importa nulla!!”, rispose con volto minaccioso, “Che ne sarà del mio cucciolo?? Voglio saperlo!”.

“Kucciolo?...”, domandò l’altro, senza capirci nulla.

“Lo stallone”, si intromise Dash, “Quello fulvo. Che puzza d’alcol”.

“Ah! L’unikornern senza kornen!”.

“Sì, lui”.

“Patatoooo!!”, fece eco Rarity, osservandolo da lontano.

Applejack riuscì a liberare il medico dalla presa della puledra, permettendogli di riprendere il proprio operato.

“Qvello unikorno è messo molto… molto malen…”, disse, incidendo la ferita. Sparkle strinse i denti ed emise un sibilo, rimanendo però priva di sensi.

“M-male?”, balbettò la padrona del Carousel, “Quanto… quanto male?...”.

Il pony baffuto posò il bisturi sporco di sangue in una ciotola metallica e prese quindi un paio di pinze: “Abbastanza. I danni a korno pozzono essere MOLTO perikolosi! E fostro kamarata ha zubito danno molto eztezo… Zimile trauma può kauzare perdita indeterminaten di koscienza… Nonché…”.

“Nonché?...”, domandò l’altra.

“Nonkè impozzibilità di lancio di inkantezimi… o comunkue molto più dificile di prima!”.

Gli occhi della puledra si spalancarono: “Il… il mio patato non… non potrà più…”.

Fluttershy mise una zampa sulla spalla dell’amica: “Ehm… Rarity… non pensiamoci, adesso… La cosa importante è che riusciamo a rimetterli in sesto e che siano vivi… no?”.

La puledra dalla chioma viola mise lo zoccolo sopra quello del pegaso, leggermente cupa: “…Sì… sì, l’importante è che siano vivi e che ce ne andiamo da questo posto orribile…”.

La palla di pistola tintinnò rumorosamente nel contenitore.

“Fatto!”, esultò il dottore, “E, tra non molto, fostra amiken dofrebbe riprenderzi!”.

“Ottimo”, concluse Applejack, ruotando l’anziano pony verso di sé.

“Ora però”, continuò la puledra col borsalino, “Mi dovete spiegare cosa ci fa un medico per bene in un trogolo di corrotti come questo…”.

L’altro non si scompose e fece spallucce: “Io fatto ciuramento. Io zalfa fite. Me no rifiuta. Io doktoren. Mi spiace che Kuardia Celeste fa kose disdicefoli. In ferità io stare per lo più qvi a taglia e kuce. Non zo molto di corruzione in Kounterlot…”.

Una porta si aprì alle loro spalle. Era Pinkie, completamente sudata e con qualche goccia amaranto sul pelo.

“Accipicchiolina!”, esordì, con un leggero fiatone, “Fare il dottore è molto più faticoso di quanto pensassi!”.

Il chirurgo deglutì rumorosamente e Applejack riportò lo sguardo su di lui, vagamente minaccioso: “Capisce  a cosa mi riferisco, dottore?...”.  

“Io… io kapisko, ja…”.

“Ma comunque la ringrazio per l’aiuto. Fa piacere sapere che non tutti, qui, sono marci nel midollo…”.

“Uuhhh…”, brontolò Twilight, iniziando a svegliarsi, “C-cosa…”.

Il pegaso paglierino si avvicinò a lei sorridendo: “Ehm… ciao, Twilight…”.

“F… Fluttershy?...”.

L’unicorno mise a fuoco l’ambiente e si drizzò improvvisamente dal lettino, stringendo immediatamente la spalla per via di una fitta dolorosa.

“Ehy, dottor barbiere”, l’ammonì Dash, “Hai un buco nella spalla, vedi di non agitarti. Ne ho presi tanti anche io, quindi so quanto fanno male…”.

“Porca puledra…”, sibilò l’altra a denti stretti, sollevando poi lo sguardo verso le amiche, “D-dove siamo?.... Cos’è successo?...”.

“Siamo nei sotterranei di Counterlot”, la informò Applejack, “Ma ora ce ne stiamo andando…”.

“A-andando?…”, disse, contenendo un’altra fitta, “Ma… ma come?...”.

L’amica puntò il muso verso Octavia.

“L-lei?... Quella… quella traditrice?...”.

“Sì. Lei. Lo so che ci ha tradite ma pare che sia tutto premeditato…”.

“E… e tu vorresti crederle?... Dopo… dopo tutto quello che ci ha fatto?...”.

Il pony si diede un colpetto alla tesa del cappello: “Che scelta abbiamo, Twi?... O rimaniamo qui e moriamo impiccate all’alba… oppure ascoltiamo la strimpellatrice e tentiamo la sorte”.

Twilight sembrò pensarci per un istante: “E… e sembra che ti fidi di lei…”.

Gli occhi della puledra arancione si fecero spaventosi e, con voce lapidaria, dichiarò: “Io ho la mia tenuta a cui badare… Non mi arrenderò nemmeno per un momento… Mi giocherò il tutto per tutto, dovessi anche vendere l’anima pur di assicurarmi che la mia famiglia sia al sicuro… E oltretutto pare che gli sgherri di Discord la stiano presidiando…”.

“Ceeeerto”, si intromise il pegaso blu, “Gli stessi tizi che hanno cercato di incendiarla l’ultima volta! Ma per favore…”.

Octavia prese la parola: “Quell’ordine non partì da me o da Discord… Crediamo che Chrysalis abbia fatto la doppiogiochista, per metterci gli uni contro gli altri e inasprire i nostri dissensi già abbastanza violenti…”.

“E come avrebbe fatto, di grazia?”, domandò Rainbow, scettica.

“Te l’ho detto… Chrysalis è un mutaforma. Prova ad usare quella testolina multicolore che ti ritrovi, fai due più due e voilà”.

“Ehy! Rimangiati subito quello che…”.

“Piantatela”, intervenne Applejack, “Vediamo di muovere il culo e di andarcene. Non penso tarderanno molto ad accorgersi che un gruppo di pericolosi ricercati è fuggito dalle prigioni…”.

“Giusto”, confermò la musicista, sistemandosi il copricapo, “Alziamo i tacchi”.

Il gruppetto si riunì ed iniziò ad uscire dalla stanza. Twilight si allontanò a fatica, dopo un bendaggio applicatole dal dottore, sorretta poi dal fianco di Fluttershy.

Rarity chiese quindi l’aiuto di Applejack per aiutarla a trasportare il suo amato stallone.

“Applejack, dolcezza… Tu hai un corpo strappato dalle fatiche dei campi… non è che mi daresti una zampa per…”.

La puledra sputò per terra e afferrò Grey per le zampe posteriori, mentre l’unicorno bianco sollevò magicamente la parte anteriore.

“Maledizione, Hound!”, ruggì faticosamente la gangster, “Prima cerchi di far affondare la mia attività, poi mi convinci ad assaltare Counterlot ed ora mi tocca trasportare il tuo grosso e peloso cu…”.

“AJ!”, drammatizzò Rarity, “Non mi sembra il caso! Risparmia il fiato e stai attenta a non far male al mio povero orsetto…”.

Le puledre abbandonarono il locale.

Applejack fu l’ultima.

Si girò ancora un ultimo istante verso il medico: “…Grazie”.

L’altro si sistemò il colletto del camice, con sguardo fiero: “Bitte schön…”.


    Il gruppetto iniziò quindi a trottare per i corridoi, con Octavia come apripista.

“Su, AJ! Muovi quei quarti posteriori!”, la riprese l’unicorno bianco.

L’altra, sudata e affaticata, stette quasi per buttare a terra il suo carico: “Rarity, porca vacca, un’altra parola e vedi cosa ne faccio del tuo orsacchiotto puzzolente…”.

“Zitte!”, tagliò corto il pony grigio, “Dobbiamo andarcene di qui e cercando di non dare troppo nell’occhio…”.

Ma parlò troppo presto.

Dopo aver svoltato un angolo, si trovarono d’innanzi una decina di Agenti armati, che puntarono rapidamente fucili e pistole verso di loro.

Il funzionario in testa alla formazione prese la parola, con sguardo beffardo: “Ma guarda… ecco i fuggiaschi…”.

Le altre, fatta eccezione per Octavia, alzarono lentamente le zampe in aria. Anche Applejack fece altrettanto, buttando a terra il proprio carico, con un tonfo rumoroso.

“Ehy!!”, strillò Rarity.

“Non so come abbiate fatto a fuggire”, continuò divertito, “Ma adesso non sarà più un problema…”. Armarono i cani e fecero scattare gli otturatori.

Octavia si girò verso le compagne con sguardo inespressivo: “Sì. Ecco i fuggiaschi”.

“Cosa??”, ruggì Rainbow, “Lo sapevo! Schifosa traditrice!!”.


*** ***** ***


    Era giunto il momento.

Il sole di un’alba da poco terminata si stagliava all’orizzonte.

La mattina era ancora fredda e il cielo terso come non mai, per via del temporale conclusosi da alcune ore.

Una giornata perfetta sotto qualsiasi punto di vista.

Una grossa folla di pony era radunata al centro dell’enorme piazza centrale di Counterlot, proprio di fronte al quartier generale della fu principessa Celestia. Era per lo più composta da un nutrito numero di Agenti armati e, solo secondariamente, da un assembramento di giornalisti, fotografi e funzionari cittadini.

Attorno a loro, in cima agli edifici e con gli occhi puntati verso l’azzurro, i pegasi imperiali controllavano che nessuno potesse interferire.

Perché quello era l’istante magico che Chrysalis (sotto le sembianze del generale della Guardia) stava aspettando con trepidazione.

Al centro dello spiazzo, proprio in mezzo alla folla, era stato collocato uno spalto in legno con sette cappi e sette botole.

Dietro, sullo sfondo, si stagliava imponente il maschio centrale in pietra: era una massiccia struttura in pietra, alta diverse centinaia di metri. Svariate balconate erano state adibite a luogo di osservazione per i pony più ricchi e facoltosi di Equestria, che non si sarebbero persi per nulla al mondo un’esecuzione di quel genere. Infine, proprio nella zona apicale della struttura, dominava l’enorme statua simbolo del Governo Celeste: il guanto d’arme serrato attorno al sole.

Tutto era perfetto.

    Chrysalis si mosse lungo la piazza, tra i presenti, squadrando compiaciuta il patibolo e pregustando l’evento.

Fu l’ora.

Un grosso portone a due ante, che permetteva l’ingresso alle segrete, si spalancò lentamente.

L’interno oscuro venne rapidamente illuminato dalla luce mattutina, accecando momentaneamente gli occupanti, che non vedevano la luce del giorno ormai da svariate ore.

La stampa puntò gli apparecchi fotografici e un nugolo di flash illuminò sporadicamente Applejack e la sua squadra.

I prigionieri erano visibilmente affranti… Pinkie e Fluttershy, più fra tutti, erano semplicemente terrorizzate: il pegaso paglierino cercò di dimenarsi con sguardo impietrito ma alcune catene le impedirono di fare alcunché.

C’era anche Hound, malconcio e traballante. Tutti e tre gli unicorni portavano inoltre una morsa di materiale magico sul corno: una contromisura più che efficace per impedire qualsiasi “trucchetto” inappropriato.

Octavia, la traditrice… non c’era…

Un agente, dietro l’ultima della fila, diede un colpo alla schiena di Fluttershy, con il calcio dell’arma. L’altra si girò verso di lui, con il volto rigato dalle lacrime, emettendo appena un verso.

I sette si mossero faticosamente verso l’esterno e la folla si aprì, formando un tunnel percorribile che conduceva direttamente al patibolo.

I flash continuarono ad investirli, mentre alcuni giornalisti presero a scrivere forsennatamente su alcuni taccuini.

“Muovetevi, feccia!”, gli intimò una delle Guardie.

Hound lo osservò senza dire nulla e poi tutti ubbidirono.

Chrysalis, intanto, li teneva d’occhio, cercando di dissimulare il proprio piacere. Si posizionò proprio di fronte alla forca, con i cappi che penzolavano debolmente alle sue spalle.

“Guardateli!!”, dichiarò ad alta voce, in modo che la stampa e anche i pony nella torre centrale potessero udirla, “Guardate in quale stato sono ridotti i criminali che hanno cercato di sovvertire il Governo!”.

Applejack alzò lo sguardo verso di lei e si rattristò enormemente.

“Osservate con attenzione!!”, continuò, destreggiandosi quasi fosse il presentatore di un circo, tempestata di altri flash luminosi, “Che questo serva di lezione per TUTTI coloro che oseranno opporsi all’operato Celeste!!”.

Le Guardie li condussero fino all’impalcatura in legno.

Fluttershy, colta da panico improvviso, cercò rapidamente di divincolarsi e riuscì addirittura a percorrere qualche metro, prima che un funzionario la buttasse dolorosamente a terra, col muso nella polvere.

“Avete visto??”, riprese Chrysalis, “Sono patetici! Infimi! Ridicoli!... Ed ora saranno annientati!!”.

“Cosa ci può dire della nostra Governante, la principessa Celestia?”, urlò uno dei giornalisti, togliendosi una matita dall’orecchio e posandola su alcuni fogli bianchi.

La mutaforma sorrise appena: “La nostra amata Celestia ha donato la propria vita per il bene di Equestria!! I criminali, supportati da Grey Hound, il traditore di Counterlot, sono riusciti a penetrare nel cuore del palazzo, riuscendo a strappare la vita con l’inganno al nobile alicorno!!”.

“Ma se anche Celestia non è immune dall’operato dei criminali… allora…”.

“Fandonie!!”, tagliò corto, “I criminali più pericolosi che ci siano li potete vedere qui, pronti ad essere impiccati!!”.

I sette vennero condotti alle loro postazioni, ciascuno di fronte al proprio pendaglio e rivolti verso i presenti. Fluttershy crollò sulle proprie zampe, sorretta a malapena dall’Agente accanto a lei. Pinkie non versava di certo in condizioni migliori e le altre sembravano sul punto di una crisi di nervi.

“Vedete?? Sette criminali! Sette fuorilegge! Gli assassini di Celestia sono qui! Nonostante lei non sia più tra noi… come potete vedere… Counterlot regna e resiste!!”. Con quelle parole, alzò le zampe verso il cielo, ad indicare la maestosità delle mura ancora intatte e lo stuolo di Agenti pronti ad intervenire da ogni angolo.

“Anche se la principessa non c’è più… io vi assicuro che la guida di Counterlot e del Governo Celeste continuerà come prima… Anzi! Meglio di prima!! Sotto la guida dei nostri esperti generali… E dopo aver mostrato a tutto il mondo criminale le immagini di questi sette con le corde serrate attorno ai colli… vi assicuro che la lotta alla malavita subirà un drastico cambio di eventi!!”.

Dopo quel discorso anche Rarity e Twilight dovettero essere sorrette, pensando alla fine a cui stavano per andare incontro. Applejack chiuse gli occhi e alcune lacrime le rigarono le guance.

    La doppiogiochista si girò quindi verso di loro, sorridendo beffardamente. Si avvicinò per un ultimo istante ad Applejack, sicura che nessuno l’avrebbe vista, e le lanciò un ultimo sguardo illuminato dalle tonalità dello smeraldo.

“Preparateli!!”, tuonò infine.

Un Agente vestito di nero iniziò a collocarle una ad una sulle botole, annodando e sistemando poi le corde come era abituato a fare.

Tutti prepararono le macchine fotografiche e gli spettatori sulla torre si sporsero, alcuni indossando piccoli binocoli da teatro.

Si fece quindi avanti un funzionario occhialuto, con le zampe unite in grembo. Passò in rassegna i prigionieri, leggendo implacabilmente i loro nomi da un elenco e poi dichiarò: “Questo Governo ha determinato un giudizio attraverso le leggi vigenti in Counterlot. Secondo quanto stabilito dagli enti preposti al compito, siete condannati a morte attraverso impiccagione, finché i vostri corpi non penzoleranno dalla forca privi dell’alito vitale”.

Le puledre piansero. Rarity non riuscì a trattenere un conato di vomito e Twilight per poco non perse i sensi.

“Non ci sarà pietà alcuna per le vostre anime”, concluse infine l’altro.

Chrysalis si passò lascivamente la lingua attorno alle labbra, assolutamente eccitata da quanto stava per fare.

Tutto. Tutto quello che aveva preparato l’aveva condotta a quel momento. A quell’istante.

Con la morte dei presunti assassini di Celestia… nulla l’avrebbe più fermata. Tutti avrebbero creduto nell’innegabile potere del Governo Celeste… Governo che sarebbe stato a sua totale e completa disposizione. Nessun criminale o attentatore avrebbe ambito a sovvertire un ordine così potente. E avrebbe potuto arricchirsi col contrabbando illegale, senza più concorrenti di spicco con cui confrontarsi.

Tutto. Tutto era come aveva presagito.

Alzò una zampa verso l’altro.

Il boia strinse una leva tra gli zoccoli.

Il cuore nel petto dei sette condannati fu sul punto di esplodere.

Il vento si levò leggero.

Tutti si prepararono.

E Chrysalis abbassò rapidamente l’arto.

    Le botole si aprirono.

I colli di Rarity e Pinkie si spezzarono all’istante, bloccando le loro espressioni in una smorfia con la lingua ciondolante.

Gli altri prigionieri furono meno fortunati e agonizzarono per svariati minuti, scalciando e sbavando.

Il mutaforma li osservò con gusto e partirono i flash.

Uno dopo l’altro, iniziarono a irrigidirsi e gli spasmi si fecero sempre meno evidenti e percettibili.

L’ultima ad andarsene fu Applejack, con occhi arrossati e una inevitabile incontinenza urinaria.

Il finto generale si voltò quindi verso i giornalisti, cercando in ogni modo di trattenere le risate: “Giustizia è fatta!!”, urlò con convinzione.


    La voce di Applejack giunse lontana, con un lieve eco: “La vera giustizia deve ancora compiersi, lurida puttana!!”.

Lo sguardo di Chrysalis passò lentamente dall’euforia allo spiazzamento più totale. Si voltò nella direzione da cui proveniva la voce.

Alzò lo sguardo.

Lassù, più o meno a metà altezza della torre, Applejack si era sporta con spavalderia da una delle balconate. Il suo sguardo era deciso e assolutamente sicuro di sé. I civili attorno a lei si erano scostati increduli.

“M-ma…”, balbettò il mutaforma, incapace di accettare quello che stava vedendo.

Sentì quindi alcuni strani rumori e riportò l’attenzione al patibolo. Capì.

I sette cadaveri tremolarono e il velo illusorio si dissolse, rivelando sette corpi imbavagliati degli Agenti che li avevano intercettati nelle segrete.

Dietro ad Applejack, nella stanza interna, il corno di Twilight smise di brillare e la puledra emise un sospiro di fatica.

“Ottimo lavoro, dottor barbiere”, le disse Octavia, dandole una pacca sulla spalla.

“Ah! Cazzo!! Fa male!”, berciò.

“Ops. Scusa. Me n’ero dimenticata”.

Rainbow la osservò con aria di sufficienza: “Non riesco ancora a capire a che gioco stai giocando… Ci tradisci, non ci tradisci… Ti vuoi decidere?...”.

La musicista sorrise beffardamente: “Troppo comodo. Se vi avessi detto tutto, come avremmo potuto sopraffare una dozzina di Agenti… e senza nemmeno un’arma? Così invece è stato più semplice. Farvi catturare di nuovo. Lasciare che si fidassero di me. E poi…”.

Chrysalis osservò i cadaveri.

Poi arrivarono: uno, due, tre flash, fino a che tutti presero a fare fotografia ai corpi penzolanti.

Le luci la riportarono alla realtà: “C-cosa fate, imbecilli!! Smettetela di fare foto!!”.

“Che scoop!”, disse un giornalista.

Le Guardie a terra puntarono quindi le armi verso la puledra arancione.

“Fermi, idioti!”, intervenne un ufficiale, “Non aprite il fuoco! Sono nella torre occupata da civili!!”.

Un ghigno malevolo si dipinse sul muso di Applejack.

“Allora, Chrysalis!!”, tuonò dalla balconata, “Come ci si sente a prendersela in quel posto con la tua stessa tecnica, eh??”.

L’altra non capì ma poi Octavia si affacciò assieme all’amica.

“L-la musicitsa?... DISCORD!!!”, urlò, con assordante voce sovrannaturale che fece trasalire tutti quanti, “MALEDETTO TRADITORE!!!”.

Un funzionario la osservò basito: “G-generale?...”.

Il gruppo si manifestò quindi al completo, fatta eccezione di Rarity, che rimase all’interno ad accudire l’amato, ancora privo di sensi.

Dash raccolse fiato nei polmoni: “Ehy, Chrysalis!! Che sapore ha la sconfitta??”.

La creatura magica cercò di non perdere la calma e sbottò in una sonora risata, continuando la recita: “Sconfitta?? Ah! Cosa credete di fare, luridi criminali?! Avete solo rimandato la vostra esecuzione! Cosa vi aspettate di ottenere, eh?? Non si entra e non si esce da Counterlot! Questo posto è blindato contro qualsiasi incursione, quindi ora siete intrappolati qui!!”.

“Oh, non sarà un problema”, continuò Applejack con strafottenza, “Vedi… anche se noi morissimo qui… ormai non puoi più far nulla per salvarti la faccia, bellezza”.

“Dopo che vi avrò ammazzati il problema si sarà risolto da solo!”.

“Ah, ma davvero?... E dimmi: cosa accadrà quando le foto dei tuoi uomini impiccati appariranno sul Daily, eh? Quando la gente scoprirà che l’inviolabilità di Counterlot non è tale?... Quando scoprirà che sette salvatori feriti hanno ingannato te e i tuoi uomini?”.

“Salvatori??”, rise di gusto, “Ma cosa stai dicendo?? Voi siete criminali!! Siete feccia!!”.

“E tu sei un’idiota, Chrysalis. Noi abbiamo Grey Hound…”.

“E’ un traditore, schifosa puttanella!! Che differenza vuoi che faccia??”. Il finto generale iniziava a perdere il controllo. Non le piaceva avere l’impressione che qualcuno fosse un passo davanti a lei.

“Ti sei forse dimenticata”, disse Applejack con noncuranza, “Della… Prassi da Forzatura?...”.

Chrysalis cercò di mettere insieme i concetti: “L-la… la prassi…”.

“Ti sei forse dimenticata che Hound ha trafugato il documento ufficiale che attesta ciò che gli avete fatto? Beh, cara mia, il documento è stato consegnato ore fa da Octavia alla stamperia locale. Entro qualche minuto lo scandalo verrà pubblicato su tutti i giornali, assieme alle foto dei tuoi pagliacci impiccati”.

Il mondo e ogni cosa che le donava sicurezza crollarono sulle spalle della mutaforma.

Tutti si osservarono con aria interrogativa, unitamente ad un brusio generale via via crescente.

Uno degli ufficiali si avvicinò a lei: “Generale… va… va tuto bene?...”.

Chrysalis perse il controllo.

    Strappò il Thompson dalle zampe del collega e lo rivolse alla sua avversaria. Gli occhi erano inchiodati in un’espressione rabbiosa e completamente illuminati di verde.

Aprì il fuoco.

Una cacofonia di urla si levò in ogni direzione e tutti i civili misero giù la testa.

I ricercati si nascosero nelle mura interne, udendo alcuni proiettili impattare sulla pietra. I presenti corsero via in preda al panico.

“Brava stronza”, berciò Rainbow divertita, “Così, oltre al resto, pubblicheranno anche la notizia di te che apri il fuoco verso i civili”.

La selva di proiettili continuò a sfrecciare finché il caricatore non esaurì le munizioni.

Il generale era assolutamente furibondo e ansimava come una bestia feroce. Avrebbe potuto scatenare tutta la sua potenza ma, fortunatamente per lei, ebbe il buonsenso di salvare ancora un po’ della reputazione che stava perdendo.

“Bando agli indugi, gente”, concluse quindi Applejack, rivolgendosi agli amici, “Chiudiamo la faccenda e andiamocene”.

Twilight annuì e si affacciò nuovamente al balcone.

MALEDETTI BASTARDI, VI AMMAZZERO’ TUTTI!!”, tuonò Chrysalis.

“Tu non farai proprio un bel niente”, le rispose Twilight, facendo brillare il corno, “E… con oggi… che tutti mi siano testimoni… che tutti scrivano quando sto per dire… Con oggi si decreta l’inizio della fine per il Governo Celeste”.

Ci fu una scintilla sul suo corno viola e, subito dopo, una serie di cariche esplosive deflagrò sonoramente alla base della statua sulla torre. Tutti alzarono lo sguardo.

I botti frantumarono la parte terminale dell’enorme guanto d’arme che sovrastava Counterlot, staccandolo dalla sommità. L’enorme oggetto di pietra vacillò pericolosamente fino a dare il giro oltre la sommità, catapultandosi nel vuoto.

Il tutto venne giù come un pugno rivolto al terreno, accompagnato da polvere, detriti e mattoni grigi.

Il panico già presente si scatenò del tutto e la statua impattò con il suolo creando un boato terrificante. Si sollevò anche un polverone che, dopo essersi diradato, lasciò spazio ad altri flash, pronti ad immortalare l’immagine del simbolo distrutto.

Chrysalis montò su tutte le furie: afferrò un giornalista come se non pesasse nulla e gli torse il collo.

Girò quindi il ghigno iracondo verso i sottoposti, con voce sovrannaturale: “FATELI FUORI!! SPARATEGLI!!”.

“M-ma… signore…”, balbettò uno di loro, non sapendo più cosa stesse succedendo, “S-sono in… in mezzo a dei civili…”.

Il generale lo prese per il colletto: “ME NE FOTTO DI DOVE SONO… SPARATE!! SPARATE MALEDIZIONEEE!!!”.

E così fecero.

Applejack e compagni, questa volta, furono più lesti a rientrare: una tempesta di piombo si abbatté sulla torre, ferendo e uccidendo alcuni civili rimasti.

Octavia si sistemò il cappello: “Direi che l’abbiamo fatta incazzare abbastanza. Ora proporrei di andarcene definitivamente”.

“Oh mamma!”, squittì Fluttershy, con gli zoccoli sotto il mento, “Non vedevo l’ora di andarmene di qui!”.

“E allora muoviamo il culo!!”, le rispose Dash, trascinandola per una zampa.

“Weee!! Troppo bello ‘sto party!!”, ridacchiò Pinkie, saltellando euforicamente.


    I sette, sempre portando con sé il pony ferito, presero a salire rampe di scale, sicuri che presto le Guardie sarebbero giunte per far loro la pelle. I civili sciamavano in ogni direzione e il tragitto non fu semplice ma avevano previsto tutto: il grosso degli invitati si sarebbe ammassato alla base della torre per uscire e così sarebbe stato molto difficile entrarvi. Ma i pegasi restavano ancora un problema.

“Ehy, genio”, disse Rainbow ad Octavia, entrambe intente a galoppare, “Come dovremmo andarcene da questa fortezza? Non ci hai ancora detto nulla”.

L’altra sorrise: “E’ una sorpresa”.

La fuga continuò fino a portarli nello spiazzo  in cima alla struttura, proprio dove era collocata la statua prima di affrontare il suo destino gravitazionale. Il cielo azzurro diede loro il benvenuto, assieme a pietre frantumate e chiazze nere dovute alle esplosioni di prima.

La musicista alzò gli occhi verso le vicine montagne.

I pegasi imperiali si levarono dalle loro postazioni, dirigendosi rapidamente verso di loro.

“Ok”, riprese il pegaso blu, “Siamo in sette. Loro sono fottutimila. E non siamo armate. Che diavolo dovremmo fare, eh??”.

I pony volanti arrivarono rapidamente, planando verso di loro e poi circondandoli.

E poi… poi si voltarono verso gli Agenti in piazza ed aprirono il fuoco.

Il sorriso di Octavia si intensificò.

Rarity, tenendo stretta a sé il volto dello stallone, inarcò un sopracciglio: “Ma… ma che stanno facendo?”.

Il pony grigio osservò orgogliosamente la scena, con le zampe unite dietro alla schiena: “Loro sono… discordanti…”.

“Eh?...”.

“Loro sono… agenti di Discord. Un accordo tra lui e Chrysalis prevedeva una cessione di personale per rinfoltire le difese di Counterlot in vista del vostro attacco. Ed ecco il risultato”.

Rainbow Dash deglutì, non riuscendo a trattenere l’ammirazione per un piano così ben congegnato.

“E non è ancora finita”, concluse l’amica, alzando una zampa al cielo.

Tutte si girarono.

    Si udì un rombo sommesso. In lontananza, da dietro le montagne, si palesò un mastodontico zeppelin volante. Era costituito da un’intricata struttura di impalcature e piattaforme metalliche. L’agglomerato metallico era così grande da richiedere svariati palloni ed eliche multiple, per riuscire a spostarlo.

Lungo il velivolo erano ben visibili diverse torrette armate e, dulcis in fundo, il cannone di un carro Cruiser installato a prua.

Uno stormo di pegasi scortava quel curioso assembramento ma, più di tutto, spiccava un’ammiccante gigantografia di Discord su entrambi i lati del pallone più voluminoso.

La creatura caprina era nella cabina di guida, vestito a mo’ di Barone Rosso (con tanto di cravatta inamidata per simulare il vento).

Strinse il timone in una zampa e, con l’altra, avvicinò un rudimentale microfono ad imbuto alla bocca: “Non sento la vecchia Betty…”, sussurrò.

Uno scoppio assordante si manifestò alla bocca del cannone, che espulse un proiettile dritto dritto nella piazza. L’arma provocò un’esplosione a pochi metri da Chrysalis, strinandole completamente un lato. La mutaforma non si scompose, se non per un leggero tic nervoso ad un occhio.

“BA-BUM BABY!!!”, esultò il pilota, agitandosi come un  bambino.

I pegasi imperiali decisero quindi di intercettare il velivolo, il quale rispose aprendo il fuoco con le torrette e mandando la scorta volante a bloccare gli assalitori.

Nel giro di pochi attimi si scatenò una furiosa battaglia aerea, scandita da scie quasi interminabili di traccianti e pegasi che cadevano come mosche.

I sette osservarono stupefatti quanto stava accadendo e lo zeppelin prese a muoversi verso la loro posizione.

“Per la miseria…”, ammise Dash, con le fauci spalancate.

“Ora sei più tranquilla?...”, la derise Octavia.

L’arma di un pegaso abbattuto cadde vicino a loro.

Rainbow la osservò, prima di imbracciarla saldamente tra le zampe: “Non sarò tranquilla finché non abbatterò almeno una decina di pagliacci imperiali!!”, rispose trepidante. E spiccò il volo, preparandosi alla battaglia.

Le altre, sotto la copertura dei tirapiedi di Discord, attesero che lo zeppelin si portasse perpendicolare alla loro posizione.

Gli spari, provenienti da ogni direzione, erano assordanti e il piombo schizzava ovunque.

“Oh… oh mamma, oh mamma!”, prese a ripete Fluttershy, con le zampe sulla criniera e pancia a terra.

Un altro terrificante colpo del Cruiser spazzò via un piccolo assembramento di Agenti a terra.

Dalle piattaforme vennero quindi calate alcune scalette.

Octavia vi si aggrappò prontamente: “Avanti, leviamoci di qui!!”, urlò cercando di sovrastare il rumore degli spari e delle eliche del velivolo. Un vento caotico si diffuse e chi aveva il cappello dovette fare attenzione affinché non venisse spazzato via.

“Il mio patato!!”, strillò Rarity preoccupata, “E’ ancora privo di sensi!!”.

Dash giunse dall’alto, sventagliando il mitra come se fosse in un film d’azione. Cinse Fluttershy per un fianco e la portò vicino al pony fulvo: “Dammi una mano a portarlo lassù!!”.

“Uuhhh… s-sì… subito!!”.

E il segugio venne così sollevato lentamente verso le piattaforme volanti.

Le altre si attaccarono saldamente agli appigli e, subito dopo, lo zeppelin cominciò a riguadagnare quota.

    Da terra, Chrysalis osservò silenziosamente la scena.

La rabbia in lei, tuttavia… crebbe… crebbe in modo smisurato.

Digrignò i denti. Li strinse così forte che si udì uno schioppo secco e un rivolo di sangue verdastro le scivolò dall’angolo della bocca.

Il suo sguardo incrociò ancora una volta quello di Applejack, questa volta quella vera. Ma non ci fu alcun riflesso smeraldo e la gangster le lanciò un’inconfondibile espressione di sfida.


    Il gruppo, sempre sovrastato dal rumore delle devastanti torrette armate e del cannone, si arrampicò lungo gli appigli, giungendo quindi nella stiva del velivolo, che sembrava il ripostiglio di un fanatico bombarolo.

Twilight si issò dolorante, aiutata dalle amiche, e poi sgranò gli occhi: “Oohhh… questo si che è un bel posto…”.

Applejack si sistemò il borsalino e poi trottò via, come se non ci fosse tempo da perdere: “Ragazze, aspettatemi, devo parlare con Discord. Octavia, portami da lui”.

La musicista la accompagnò velocemente verso la cabina del capitano mentre la battaglia, all’esterno, ancora impazzava furibonda.

Le due giunsero quindi davanti alla porta della sala di pilotaggio. La puledra dalla chioma dorata non si fece pregare e spalancò l’uscio.

All’interno, agitandosi come un forsennato, Discord ruotava il timone, tirava leve, ridacchiava e sputava ordini attraverso il sistema di comunicazione.

“Discord!”, urlò Applejack.

“Non ora”, rispose l’altro, senza nemmeno voltarsi e riprendendo a divertirsi.

Il pony gli si avvicinò e lo voltò verso di lei con un gesto secco: “Discord!!”.

“Eh? Uh?... Oh! Sei tu!!”, dichiarò, togliendosi gli occhialoni da aviatore, “Ah! Allora sei tutta d’un pezzo!”.

“Sì… stiamo tutti bene…”.

“Ah…”, aggiunse, improvvisamente serio, “State… tutti bene? Proprio… tutti tutti?...”.

“Sì”.

La creatura caprina si rivolse ad Octavia, con fare stizzito: “Ok… ti devo conquanta pezzi…”.

La cabina tremò per un altro colpo del cannone.

“Smettila di fare il buffone!”, lo riprese la puledra, “Stai facendo un casino pazzesco ed io non ci capisco più niente!!”.

“Ah!”, rise, “Allora sto riuscendo nei miei intenti!!”.

“Che cavolo stai facendo?? Prima ti allei con noi, poi ci tradisci, poi…”.

“Oh, ma io non vi ho mai tradite…”, rispose, riprendendo il timone con professionalità, “Tutto questo era necessario affinché il Governo celeste iniziasse a franare…”.

“Spiegati meglio”.

“Ora sarei un po’ impegnato a portare questo coso volante fuori dai guai… maaaa penso che potrò darti una breve delucidazione e poi, quando saremo tranquilli, avrai la versione dettagliata dei fatti”.

“Ti ascolto…”, disse lentamente.

“E’ molto semplice! Sai cosa succede quando qualcuno uccide un alicorno?”.

L’altra ci pensò un attimo: “Ho sentito dire che… che chi uccide un alicorno ne acquisisce il potere. Ma penso siano solo dicerie”.

“No, non sono dicerie… E FATE PARLARE QUEL CANNONE!!!”. Si udì un botto.

“…Dicevo… Non sono dicerie… Chrysalis ha ucciso Celestia, ne ha ereditato il potere e ha cercato di prendere il controllo del Governo Celeste”.

“Vuoi dire che…”.

“Esatto. Chrysalis è già potente di suo… ed ora ha anche il potere di un alicorno… Capisci perché era impensabile riuscire a sconfiggerla senza un piano per ingannarla??”.

Applejack si grattò la criniera: “Sì… ma…”.

“Il vantaggio è stato ritorcerle contro il suo stesso piano! Lei voleva farvi fuori pubblicamente, in modo da consolidare definitivamente la propria egemonia assoluta! E invece? Invece vi ha condotti dritti nel cuore di Counterlot dove non ha potuto annientarvi usando il suo pieno potere o tutti l’avrebbero vista, inclusa la stampa pubblica!”.

La puledra lo ascoltò e poi si mosse silenziosamente verso alcune poltrone vicino alle vetrate.

Una bottiglia di whiskey era posata su un tavolino poco distante, assieme ad un bicchiere panciuto.

Il pony si sedette comodamente, si versò un po’ di bevanda e ne fece oscillare il contenuto con un gesto dello zoccolo. Osservò quindi l’esterno: i traccianti che abbattevano i pegasi imperiali, le scure nuvole fumose dell’antiaerea e Counterlot sempre più lontana.

Sorrise malignamente: “Sei un fottuto genio”.

L’altro scoppiò in una fragorosa risata malvagia: “Sì! Sì, lo so!”.

“Ora però che facciamo?... Ce ne andiamo e basta?”, domandò, dopo aver bevuto un sorso.

Gli occhi dell’amico si fecero sottili: “Oh… oh, no mia cara. Ho in mente qualcosa”.

“Mh. Cosa, di preciso?”.

Discord continuò a manovrare il timone, senza scomporsi troppo: “Lo sapevi che… che Celestia aveva una sorella?”.

“Una… una sorrella?”, chiese perplessa.

“Sì. Un alicorno, proprio come lei”.

“Non… non sapevo di una cosa simile…”.

“Già… Questo perché… perché è rinchiusa”.

“Rinchiusa?”.

“Sì. La rinchiuse Celestia un sacco di tempo fa… in un istituto di salute mentale, sotto strettissima sorveglianza e isolata dal resto del mondo”.

“E… ed è lì che siamo diretti?”.

“Sì”, rispose la bestia barbuta, sorridendo come un pazzo, “Siamo diretti lì. Al Moon Institute…”.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > My Little Pony / Vai alla pagina dell'autore: Lantheros