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Autore: genesis18    26/10/2007    2 recensioni
Vi siete mai chiesti cosa potrebbe esserci sotto la solita maschera da Serpeverde? E non sto parlando solo di Draco Malfoy, che per la prima volta nella sua vita si rivela curioso. Una bellissima Serpeverde frustrata della sua vita fatta di soddisfare altri; un latin lover stufo delle solite ragazze, ma soprattutto di se stesso; un'anima tormentata con il destino ormai segnato. Aggiungiamoci una felice e innocente Grifondoro che non avrebbe mai sognato di avere qualcosa a che fare con la casata di Serpeverde. Cinque personaggi, cinque cuori che s'innamorano.
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Ginny Weasley, Theodore Nott
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Que sera sera [Parte prima] Theo e Ginny


I dormitori dei Serpeverde sono situati sotto il lago, e per questa ragione l'unica fonte di luce in quell'isolata zona di Hogwarts sono le candele che non si consumano mai. Theodore pensa che la casa di Serpeverde gli stia a pennello. Dopotutto e' la casata meno coinvolta con il resto degli studenti; la meno apprezzata, la piu' bersagliata dai giudizi, pensa lui inconsciamente.

Theodore e' piuttosto modesto in confronto al resto delle Serpi. Non si esibisce come Malfoy o Zabini, preferisce la rassicurante solitudine. A dir la verita' non e' modestia quella di Theo: e' la naturale distanza che riesce a mantenere con tutto e tutti. Grazie a questa barriera, persone come Ginny Weasley pensano che lui sia un nuovo arrivato. E quei pochi che conoscono il suo nome, o piuttosto cognome, lo coprono di pregiudizi. Ma ironicamente, quella stessa barriera lo rende immune al non essere considerata o agli insulti.

Si guarda allo specchio e si chiede se ha paura di morire. Si guarda meglio. Sua madre era stata una bella donna, dicono tutti tranne che l'uomo con cui ha giurato amore eterno. Dicono che riescono a vederla attraverso a lui, Theodore. Dicono che ha gli stessi occhi assurdamente neri, che ricoprono quasi tutta la superficie bianca: gli regalano un'espressione intensa. La carnagione pallida e gli zigomi alti quasi sempre rosei sono caratteristiche solitamente femminili, il quale indica che sua madre doveva essere sembrata molto donna. Ha le labbra carnose, e il vermiglia di esse contrastano quel viso quasi etereo. L'insieme di queste caratteristiche sarebbe stato vincente su una donna. Infatti la madre di Theo era stata bella. Ma su di lui e' un insieme troppo delicato per essere un maschio.

Theo si chiede come una domanda cosI impegnativa abbia potuto portarlo ad un'analisi sul suo aspetto. Non se lo sa spiegare. Ma in fondo, lui e' pieno di cose di cui ha smesso di provare a capire da molto tempo.

Non ha paura di morire. Non ha paura di perdere le esperienze che solo il futuro puo' regalargli, e non ha paura di perdere quel suo volto, il suo fisico, il suo aspetto, l'unica connessione concreta tra lui e sua madre.

Fra una settimana Theo dovra' consegnare l'evaluazione di Aritmanzia alla Vector; fra due dovra' andare, di nuovo, al S.Mungo, per il controllo; fra un mese dovra' andare in Scozia con suo padre per visitare i Rosier; fra tre mesi dovra' essere marchiato col fuoco sulla pelle, dannandosi per sempre. Il suo piu' grande sbaglio: considerare il futuro come un cerchio stretto intorno ai suoi problemi, ai suoi doveri, rifiutando qualsiasi possibilita' di un cambiamento.

Questo sbaglio lo costringe a tenere in mano il coltello, che riflesso sullo specchio di fronte a se', sembra invitante. Farla finita.

E cosi maledettamente bella e facile, l'idea di farla finita. Pensa alla reazione di chiunque lo vedra' accasciato sul pavimento, coi polsi insanguinati e gli occhi chiusi. Quel chiunque avrebbe dovuto sapere il codice per entrare nella sua suite da Caposcuola. Forse quel chiunque sarebbe stato un professore.

Automaticamente Theo appoggia la lama sulla pelle diafana del suo polso sinistro. Si sente assolutamente calmo, come se tagliarsi le vene e' qualcosa che deve farla finita e basta.

Per sbaglio muove la punta della lama verso il palmo, nel tentativo di spostare meglio l'asola della camicia; non esce troppo sangue, ma abbastanza da fargli ricordare di... di rosso. Ah, giusto.

Ginny Weasley. A pensarla Theo s'incuriosisce appena. Si chiede se Malfoy lo picchiera' nel rivederlo, dopo due giorni dall'incidente. Il pensiero gli strappa un sorriso. E s'inorridisce quando ripone il coltello dentro il cassetto, intenzionato a proseguire solo dopo aver mangiato qualcosa.


Nella sala comune dei Serpeverde, ad un piano di distanza dal Theodore suicida, Draco e Blaise contemplano la bellezza del Sabato.

"Allora che facciamo? I tre manici di scopa? L'altra volta Madama Rosmerta sembrava piuttosto interessata alla guida 'turistica' dei migliori sgabuzzini di Hogwarts che le avevo proposto," dice Blaise compiaciuto al ricordo. Draco lo guarda disgustato e risponde,

"No. Oggi devo convincere Daphne. E' troppo riluttante di questi giorni." Blaise assume immediatamente un'espressione annoiata, effetto prodotto ogni volta che veniva menzionato il nome di Daphne.

"Quella frigida ancora non te l'ha data ieri?" sbuffa.

"La frigida in questione sta proprio dietro di voi, e vorrebbe mettere in chiaro che non la dara' nemmeno oggi, perche' ha intenzione di studiare," dice Daphne, torreggiando dietro il divano a braccia conserte. Blaise commenta, senza nemmeno girarsi,

"Che gran sorpresa." Daphne sorride,

"La sorpresa e' che tu ti unirai, Blaise." Il moro scatta in piedi, voltandosi sbalordito, e fa per parlare quando la bionda lo interrompe,

"Ti chiedo di passare al minimo le cinque ore previste a preparare l'inizio del Veritaserum. Se no sono costretta a non completare il progetto con te." Il silenzio che accompagna quelle parole sembra quasi solidificarsi quando Theo scende dalla sua suite di Caposcuola. Non li degna di uno sguardo, sembra quasi non accorgersi della presenza dei tre Serpeverde piu' noti di Hogwarts. Ma Draco serra i pugni, catapultato indietro di due giorni, in quel momento cosi' confuso ed umiliante. Prima che possa alzarsi Theo esce dalla sala comune. Intanto Blaise ha riacquistato l'uso della parola, ma si limita a dire a voce asciutta,

"Mi hai incastrato bene. Allora quando cominciamo?"


Ginny trattiene il respiro, nervosa, mentre aspetta di sentire dei passi vereso la sua direzione. Ha pianificato bene l'incontro 'casuale' con Theo. Sapeva che avrebbe dovuto passare per il corridoio tra la statua del Troll Sputafuoco e l'aula abbandonata con l'infestazione di Doxy per arrivare ai sotterranei, e dunque si era appostata lI vicino, pronta a scontrarsi 'accidentalmente' contro di lui, a mo' di scusa per parlargli. L'aveva visto dirigersi verso la semi vuota Sala Grande, ed aprofittandosi della mancanza di gente, Ginny aveva preparato il piccolo piano.

La ragione? Semplice. La curiosita' irrefrenabile della piccola Weasley. Se Theodore ambiva di attirare la sua attenzione (il che dubitava) con l'accaduto di due giorni fa, ci era riuscito, e a pieni voti. L'anonimita' di quel ragazzo e' ammirevole, ma questo non aiuta di certo a calmare la curiosita' di Ginny nei suoi confronti. Assorta nei suoi pensieri, si rende conto troppo tardi che i passi tanto attesi sono ormai troppo vicini per rimediare.

Una cosa su di Ginny deve essere sottolineata in questo momento, per spiegare l'apparentemente inspiegabile gesto che compira' in un attimo. E' una ragazza sedicenne che agisce e poi riflette, ha dei riflessi brillanti, ma questo e' solo grazie alla sua fiammeggiante impulsivita'.

"Aaaahh!!"

Theodore si gira di scatto, ritrovandosi dei libri e dei capelli scarlatti sparpagliati sul pavimento. Ginny assume un'aria addolorata, aggrappandosi alla caviglia con aria tragica.

"Potresti aiutarmi?" gil chiede ad occhi spalancati. Theo annuisce e raccoglie i libri in fretta, per poi aiutarla ad alzarsi. Sente puzza di bruciato in quella stranza coincidenza di rivederla, da sola, sbucare all'improvviso con una caviglia slogata. Pero' non chiede nulla, e fa per andarsene quando Ginny, miracolosamente, corre per raggiungerlo.

"Aspetta!," ansima, una volta raggiuntolo, "Devo... devo passare un attimo da Piton! Facciamo la strada insieme!" Theodore non risponde, mentre si chiede se questa ragazza lo stia prendendo in giro. E troppo assurda per essere vera, pensa lui, silenziosamente incredulo.

"Ho sentito dire da mio fratello che sei uno dei pochissimi nella classe MAGO di Pozioni. Diceva di dover fare un progetto con te," attacca Ginny, camminando a passetti veloci per mantenere la velocita' di Theo. Lui annuisce appena, e si ritrova a pensare che Ronald Weasley non si fosse limitato a dire che Nott era il suo partner di un progetto. 'Beh, nemmeno io sono tanto entusiasto all'idea. Faro' tutto quanto io."

GInny vuole controllarsi. Quando si sente nervosa le parole invece di seccarsi in bocca, scivolano a fiotti. E non sono di certo parole intelligenti che possano colpire o affascinare: tante inutili, insignificanti parole.

"Sai, ho in famiglia un prodigio in Pozioni! Conosci Leila Prewett? No? Beh, e' un miracolo di strega! E' mia cugina e ha trovato il modo di preparare una Polisucco in meno di un mese," racconta Ginny, maledicendo la maledizione che Madre Natura ha inflitto su di lei: l'inabilita' di controllare la sua lingua pur sapendo di rendersi completamente ridicola.

Theo continua a camminare, mentre la rossa al suo fianco chiacchera senza sosta. E la prima, e spera l'ultima persona che gli abbia mai rivolto piu' di dieci parole, senza mai imbarazzarsi o sentirsi offesa da tale mancanza di reazione.

Theo da' uno strattone alla borsa, segno di ovvia seccatura, ma dalla forza esercitata la bacchetta cade e comincia a rotolare lungo il pavimento. Ginny smette di parlare, mentre segue Theo che segue la bacchetta, che finisce dietro ad una colonna. E' una colonna piuttosto antica, fatta di marmo bianco con delle sfumature rosa ed avorio. Non e' tanto alta, ma ha un qualcosa di imponente, qualcosa di inspiegabilmente... malinconico. Ginny tende a lasciarsi trasportare dai frutti della sua irrefrenabile fantasia, e in quell'istante che si ritrova a fissare la colonna, le viene in mente un tempio greco, appoggiato sulla cima di una collina, circondato da luce e blu.

Nel frattempo Theo si e' seduto sui talloni, bacchetta in mano, ma non si muove. Sembra che non ha intenzione di uscire dall'ombra ingombrante della colonna.

"Che fai, non esci?," chiede Ginny incuriosita, affacciandosi appena nel buio.

"Che cosa vuoi?" Non alza gli occhi, Theo, e non ha la minima intenzione di aiutarla, spiegandosi meglio.

Ginny rimane a bocca asciutta. Ha due opzioni in quel momento. Fare la finta tonta, affermando di non sapere cosa intende, o rispondere in tutta la vergognosa, nuda verita'. Il segreto e' che Ginny sente qualcosa nel suo cuore palpitante, un formicolio che non puo' negare; il chiaro segno che la domanda di Theo l'ha ferita. La vergogna cresce, raggiungendo le guance e le orecchie: gli occhi sono umidi.

"Conoscerti," Ginny sceglie l'opzione due, a voce rauca. Theo e' lievemente scombussolato alla semplicita' della sua risposta. Dopotutto si aspettava un'infinita serie di scuse male inventate, con un paio di insulsi dettagli su un altro membro della sua amatissima famiglia.

"Va bene. Comincia pure," dice Theo, senza un velo di emozione che possa aiutare la povera Ginny a replicare nel 'modo giusto'. Di nuovo, si ritrova ad affidarsi alla sua spontaneita',

"Non so come si comincia a conoscere qualcuno." E' rimasta alzata fino a quel momento, e si siede davanti a lui, appoggiata contro il muro e Theo contro la colonna, entrambi incartati nella penombra.

"Sono Theodore Nott, il mio nome di mezzo e' Julius, sono nato a Londra il 4 Marzo del 1980, quindi ho 17 anni. Mio padre si chiama Jonathan Nott, e vengo da una famiglia purosangue. Penso che sia abbastanza," recita Theo. Sembra completamente tranquillo, ma in realta' e' quasi affaticato. Spera che quest'informazione possa placare la rossa, cosI da lasciarlo in pace. Eppure le parole che Ginny pronunciera' dopo lo sorprenderanno in tal modo da cambiargli la vita.

"Non ho chiesto un profilo d'identita'," ribatte lei, e Theo non sa che dire, perche' si ritrova a darle ragione. Una strana voglia di provocarla, di suscitare una reazione da parte di lei lo spinge a chiederle,

"E dimmi, tu ne sai qualcosa di 'conoscere qualcuno'?" Ginny sembra rilassarsi. Una domanda del tutto volontaria dalla sua parte significa che non la vuole immediatamente fuori dai piedi. Assume un'aria pensierosa, portandosi le dita della mano destra sul mento, prima di rispondere. Theo lo trova piuttosto divertente, ma ovviamente si guarda dall'esprimersi.

"Dalla mia esperienza, conoscere qualcuno e' semplicemente dividere la volonta' reciproca di sapere di piu' sull'uno e dell'altro," spiega Ginny con un sorriso che a Theo appare fin troppo largo. Quest'affermazione gli induce una voglia irresistibile di farla spiegare meglio. Ma come se gli avesse letto nella mente, GInny si lancia in un racconto appassionato,

"Ho conosciuto Michael, Corner, lo conosci no? L'ho conosciuto ballandoci insieme. Non facevamo altro che ballare, e questo ci ha fatto capire che per cominciare una storia insieme non avremmo avuto bisogno di stupide formalita'. Capisci? Sapevamo di essere interessati all'un l'altro, e ballare ci bastava! " Parlava con l'energia di un umo sugli spalti di un campo da Quidditch, ed inoltre gesticolava con foga, accentuando l'effetto dato.

"E'... interessante come ipotesi," azzarda Theo, sentendosi leggermente stravolto dall'improvvisa ondata di conversazione, di cui non era di certo abituato. Ginny aggrotta la fronte, il labbro inferiore infantilmente spinto in fuori, ed esclama,

"Come, ipotesi? Questa cosa che ho spiegato con tanta fatica e' un vero e proprio fatto!"

'Pure testarda e convinta la ragazzina,' pensa Theo, incredibilmente divertito per la seconda volta in meno di trenta minuti. Ginny sta ancora riflettendo, chiedendosi cosa Theo abbia trovato di scettico nella sua spiegazione, quando quest'ultimo si alza. Lei si sente inutilmente allarmata.

"E' meglio che vada. Ciao," fa lui, ma prima che puo' mettere un passo nella luce, Ginny esplode,

"Quindi posso consocerti per favore?" Theodore s'irrigidisce.

"Non so se e' l'idea migliore." C'e' una punta di disperazione quando Ginny chiede,

"E perche'?"

"Per varie ragioni," risponde lui, e fa un movimento che sembra indicare il loro arrivederci definitivo, quando si ferma di scatto, la schiena rivolta alla rossa.

"Domani stessa ora, stesso posto."
  
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