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Autore: llAmortentia    06/04/2013    2 recensioni
Seth prese un sasso piatto dalla sabbia dove eravamo,scaldati dal caldo sole di luglio,e lo lanciò nel fiume di la Push facendolo saltare gioioso tra le calme acque che si increspavano leggermente.
Il ragazzo mi lanciò un'occhiata non troppo convinta,ma dopo pochi istanti ritornò con lo sguardo su quella vasta distesa azzurra.
-"Non sto scappando da quello che sono, Seth. Vorrei solo prendere una pausa" presi un respiro e quell'inspiegabile senso di soffocamento si fece sentire,di nuovo.
-"Sai,da me,da tutte queste sfighe,da quest'immortalità. Vorrei essere normale,per un po'. Non dover sapere niente di tutto questo" continuai sconsolata abbassando la testa.
-"Allora andiamocene" propose lui d'un tratto. "Io e te,una meta sperduta. Non importa dove,ma saremo lontano da qui".
Continuai a setacciare la sabbia dalla mano sinistra a quella destra e sorrisi sognante ancora a testa bassa.
-"Emily" mi chiamò dolcemente,dopo qualche minuto di silenzio e mi alzò il viso delicatamente,mettendo il mio sguardo in parallelo al suo "saresti disposta a prenderti una pausa e affidarti totalmente a me?" i suoi occhi brillavano con un progetto gradevole in testa.
-"Si,lo voglio" annuii sorridendogli.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Successivo alla saga
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-CAPITOLO 11-


-”E' complicata la cosa,Emmett” lo avvisai giocando con i piedi ad alzare il terriccio.
-”Stai mettendo in dubbio le mie capacità di comprensione?” rise.

Alzai le mani innocentemente, trattenendo a stento una risata. Emmett finse di offendersi e iniziò a scortecciare un pino mugo vicino a me,per poi aggrapparcisi e arrampicarcisi come una scimmia.
Delle gocce di rugiada mi caddero sulla fronte per via del movimento delle foglie che Emmett scrollava con la sua scalata verso la cima.
Mi alzai da dove sedevo e mi misi sotto l'albero in questione cercando di scorgere mio zio,ma oltre l'enorme aggrovigliamento di verde la visuale era completamente coperta.

-”Tu parla pure,io ti sento” la sua voce creò eco nella foresta.
-”A la Push credono che io non sia adatta a frequentare una scuola di licantropi” ne feci un riassunto comprensibile,persino per me era fin troppo complicato.
-”Perchè mai? Tu sei un mezzo licantropo” la sua voce era confusa,ma ancora sul tono scherzoso.

Meglio così,alleggerire la conversazione mi sembrava davvero una buona idea. Fui grata di quell'incontro, forse era l'unico che avrebbe capito sul serio e sarebbe riuscito a non dare troppo peso a quello che avrei detto o avrei fatto.
-”Appunto,mezzo” gli feci notare e iniziai a girare intorno a quell'enorme tronco dubitando che fosse così solido da reggere un orso come Emmett.
-”Ah,per quello” la sua voce si fece cupa per qualche istante.

Un tonfo mi avvisò che era sceso dalla sua perlustrazione in cerca di qualcosa che mi restava ignoto.

-”Sai,quando sei nata mi immaginavo una cosa del genere. Nessuno ci ha mai dato peso perchè ti conoscono,ma credo che a quei gattini non piaccia l'idea di avere una “mezzosangue”nei paragi.”
si pulì sulla camicia le mani sporche,che aveva appoggiato al suolo per attutire l'impatto.
-”Già” risposi cupa.

Mi guardò dispiaciuto e si avvicinò,per abbracciarmi? Mi chiesi convinta. Sorrisi di quel segno d'affetto insolito quanto confortante e aprii leggermente le braccia per stringerlo. Ma,una spinta alla spalla mi atterrò lasciandomi basita.

-”Credevo volessi abbracciarmi!” gli urlai confusa e irritata.
Emmett non rispose. Si mise a ridere,invece, più forte che mai. 'Perchè l'hai fatto?' chiesi a me stessa,convinta che lui potesse capire la domanda dal mio sguardo.

-”Avanti,alzati” m'incoraggiò.
Obbedii ,pulendomi la schiena dalla terra umida.
-”Andiamo, colpisci” sorrise invitante.
-”Cosa?” gli chiesi sgranando gli occhi.
-”Dammi un pugno” ripeté lui.

Rimasi ancora più stupita. Credevo di non aver capito bene,la prima volta,ma evidentemente non era così. Mi guardai attorno cercando Edward , Jasper o chiunque altro potesse ridere di quel gioco. Una telecamera che saltasse fuori gridando: “Ehi,sei su candid camera!” ma non vidi nulla di strano,niente che potesse prevedere qualche risata diabolica. Emmett non poteva fare sul serio,mi avrebbe spaccato la mano come minimo!

-”Ok” gli risposi calma sfoderando un sorrisetto innocuo.
Lo fissai negli occhi per qualche secondo,mentre un gufo bubulava sopra un ramo. Aspettai ancora qualche momento,chiudendo gli occhi,prima di sferrare un pugno alla probabile faccia di Emmett. Probabile perchè sapevo benissimo che si sarebbe spostato prima che avessi provato a muovermi e quando la mia mano colpì l'aria vuota, ne ebbi la conferma. Aprii di nuovo gli occhi e lo trovai a pochi centimetri dal mio pungo che rideva,divertito.

-”Che hai da ridere?” gli chiesi offesa.
-”Non faresti del male ad una mosca,ci credo che tu ti sia presa quel pugno in faccia. Ricordati,mai abbassare la guardia,figuriamoci chiudere gli occhi” rise ancora di più.
-”Errori da principiante” sminuii
-”Manuale base di sopravvivenza” mi fece,invece notare lui.
-”Come vuoi” sbuffai rassegnta.
-”Riproviamo” m'incitò di nuovo, mettendosi in guardia.
-”Non credo che papà lo approverebbe. Se torno a casa con un altro livido o anche solo un piccolo graffio, sarò di nuovo in punizione.” lo sgridai.

In realtà non mi curavo del parere di mio padre,cercavo soltanto qualche pretesto per andarmene da quella scomoda situazione. E un pretesto per non finire nei guai, di nuovo. Avevo già dato per quella settimana.

-”Da quanto t'importa di quello che tuo padre pensa? Non eri tu quella che pensava solo a divertirsi?” mi stuzzicò. “o forse sei debole? Hai paura? Vuoi che chiami papino?”
Gli occhi neri di Emmett brillarono alla luce del sole che filtrava leggermente dal tetto naturale sopra di noi.
Speravo per lui che scherzasse o avrebbe fatto una brutta fine. Un grizzly arrabbiato sarebbe stato più docile di me all'udire quelle parole che risuonavano viscide e sporche.
Avanzai sfidando il suo sguardo, portando le mani a difendere il viso e sferrai un altro pungo,un altro e un altro ancora.

-”Così iniziamo a ragionare” le sue parole tuonarono a per tutta la foresta.
Uno stormo di uccelli volò freneticamente spaventato, mentre una manata involontaria di Emmett si appoggiò con poca delicatezza alle mie costole.

  
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