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Autore: Deha delle Tenebre    26/10/2007    4 recensioni
Nessuno sfugge alla morte. Nessuno ha il potere di farlo. Ma Charlotte deciderà da sè, il suo destino è solo nel suo sapere. Un amore proibito, un amore per un vampiro. Gli unici ad essere sempiterni....
Genere: Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alla fine tutti trovano la morte.
Che sia attraverso un nostro volere, o quello di un altro…Non ha importanza.
L’oblio tocca a tutti, prima o poi. Nessuno sfugge al suo incanto.
Possiamo raggirarlo, ingannarlo, ma ciò non serve a niente.
Perché niente può salvarci, se di salvezza si tratta.
La nostra vita, la nostra inutile vita... È già scritta, a noi spetta solo il gravoso compito di attraversare la strada che ci è stata tracciata.
Nient’altro.
Pedine di un gioco onnipotente, viviamo finché possiamo.
Ma voi, esseri di sangue…No.
Voi avete il dono e la dannazione di un’esistenza eterna.
Eterna come lo è la conoscenza, e la morte.

Voi che siete principi delle tenebre,
Voi che siete morti e poi rinati in sembianze perfette,
Voi che suggete un nettare rosso, rosso come la disperazione,
Attendete inesorabili una fine che mai vi sarà concessa…

E la morte per voi non è che illusione…
Un fatato e tenebroso tocco marmoreo come lo è la vostra pelle,
Un attimo eterno ed effimero,
Una candida farfalla di neve, innocente, pura,
Dispersa in un mondo che non la merita…
In fondo…I vampiri non sono che questo.
Esseri senza colpa, se non quella di una dannazione inesorabile…

Ecco perché la Dea della Morte non osa sfiorarvi….
Poche sono le volte in cui vi ha toccato, con quella sua mano materna,
Poche sono le volte in cui vi ha tenuto stretti in quell’abbraccio che sa di zucchero e riposo…

- È vero che siete immortali?- chiedo, con la mia espressione ingenua da ragazzina di a malapena sedici anni. Lui mi è accanto, impossibile da descrivere. Come non si può descrivere la bellezza di un soffio d’aria, la dolcezza di una marea, il piacevole tepore di una vampa scarlatta.
In confronto io mi sento una bambola distrutta, sfregiata. La lunga cicatrice che mi ha rovinata per sempre è ben visibile sulla guancia sinistra.
Ora sembra sbiadita, ma il dolore che porta dietro è immenso.
- Non esattamente, White…- mi risponde lui, con la sua voce che sa di miele e velluto.
Una creatura senza anima non può avere una simile voce…
White. Inoltre non capisco perché si ostini a chiamarmi così. Bianca.
Continua a definirmi una fanciulla senza macchia, limpida e pura.
Troppo limpida e pura.
Vorrei che mi sfiorasse, ma non è possibile.
Sono solo una semplice e fragile umana.
Lui non osa nemmeno starmi vicino, ecco perché fra noi c’è una distanza di due metri.
Sa che se il suo istinto potrebbe uccidermi, come semplice carne da divorare.
Ma io lo desidero lo stesso… nonostante non possa averlo, lasciatemi almeno sognare.
Un sogno che mai si realizzerà, penso con amarezza.
- White, lo so. – esclama lui, rispondendo al mio pensiero.
Io sbuffo, scocciata. – Un po’ di privacy?-
Il mio peccato sorride. – Non ci riesco, è più forte di me. Amo le tue idee e ti conosco fin troppo per sapere che mai me le rivelerai, se non in questa maniera. Dico bene?- Mi guarda con quegli blu mare, così affascinanti e densi di tenebrosa magia che nessuna dama di corte potrebbe resistergli.
Avvampo e rimango in silenzio. Dopodiché faccio finta di tossire e riprendo il discorso cominciato prima. – In che senso “non esattamente”?-
- In un unico senso. – mi dice – Lo siamo solo se nessun altro ci disturba, capisci? Immortali finché il destino non ci fa scontrare con un nemico. Ma credimi se ti dico che la vita eterna non è un divertimento. Per niente. Preferirei mille volte essere un comune mortale, e magari fare il giullare. – Ride di quella buffa idea, poi continua a guardarmi.
Sembra voglia scrutarmi fino in fondo, scavare dentro la mia perduta anima, e…Non lo so.
So solo che ti amo, Dave Christian Lascaris. Di un amore puro, scoperto da poco, e ti vorrei donare il mio cuore su un piatto d’argento, sopra ad un velo ricamato e color del sangue.
Ma non posso nulla. Non mi è permesso.
Chino il capo e sospiro.
In cortile l’assoluto silenzio. Solo qualche volta sento abbaiare i cani, ed allora sussulto all’improvviso.
Senza accorgermene comincio a piangere. Lacrima su lacrima. Solcano il mio viso, bagnano la ferita di un tempo e scivolano giù per poi cadere sulla mia sopravveste di lino e cotone.
Mi sfugge un singhiozzo, ne segue un altro…E un altro, un altro, un altro, ed un altro ancora…
Dave si acciglia e mi osserva distante. – White?-
Può leggermi la mente, ma non sa cosa provo…Se non fosse drammatico, lo definirei comico…
Così taccio, mentre lui è ignaro del mio dolore.

I figli della notte sono capaci di amare.
Amano come solo loro sanno fare, mietendo le loro vittime con grazia e passione.
Ma è davvero questo il loro amore?
No. Poiché quando lo trovano realmente, la loro esistenza cambia….
Vita e morte si mischiano in una danza di ghiaccio e fuoco, e nulla ha ormai più importanza.

- Non chiamarmi White!- grido, disperata. – Non sono pura, non sono quella che tu credi io sia! Non mi capisci! Non puoi!-
Dicendo queste parole, così ad un tratto, lo ferisco. Lo so.
Ma è purtroppo giunto il momento delle verità  ed io ho troppa paura di affrontarle.
Preferisco le menzogne, gli inganni, la falsità…Tutto questo serve a crearmi un mondo ovattato tutto mio, dove i sogni possono avere concretezza.
- Vattene!- sibilo poi.
È strano che una chiacchierata fra me e lui finisca in questo modo, ma non ho altre scelte.
Avevamo cominciato bene la mattinata, non posso negarlo.
Ma dopo i miei improvvisi vaneggiamenti, mi sento pesante, come se la vita volesse schiacciarmi e rinfacciarmi spietata un amore proibito.  
Dave si alza  e si mostra in tutta la sua dolorosa fierezza. – Non ne capisco il motivo, Charlotte. Ma se è ciò che vuoi, sarà ciò che riceverai. Addio. – dice, ma non sembra intenzionato di andarsene.
Così stringo forte i pugni e finalmente riesco a fermare le lacrime. Alzo lo sguardo e lo fisso da seduta. In confronto sono una bambina, ma non importa.
Dave, il Vampiro, l’Ammaliatore di Inghilterra, il Conte…Deve andarsene. Per sempre.
Se lui dovesse rimanere, mi sentirei intrappolata in una prigione che sa di amaro, e solitudine…
In una bolla di cristallo e foglie ingiallite, che ricordano l’autunno passato.
In una bara di marmo, pesante e bianca come lo è la tua pelle, mia dannazione mortale.
Dave non parla, anche lui si alza e si volta, dandomi le spalle.
Prima che lui scompaia, credo di sentire un altro “addio” sussurrato. L’ultimo saluto.
- Stupido!- grido allora. Non mi ha chiesto nemmeno spiegazioni, ha accettato senza replicare!
Ma come criticarlo? Il mio sguardo parlava da solo…
In quel momento sono morta.

Perdere il proprio amore è come perdere la propria vita.
Nient’altro.
E lo si capisce solo quando tutto intorno a te è avvolto dalle tenebre, mancano i colori che ami e vedi solo lacrime e volti rovinati dalla guerra…E da tale sentimento.
Il tuo è fra questi.
Sfregiato da cicatrici invisibili, ogni singhiozzo è un nuovo dolore che ti rammenterà che la morte è dietro di te.
Ti aspetta. E ti avrà.


Incatenata a terra da fili e corde di sofferenza, piango senza ritegno.
Non mi importa di ciò che le altre dame dicono di me, vedendomi là stesa in cortile. Da tempo mi considerano solo una sguattera, e se non fosse stato per Dave forse mi avrebbero pure picchiata a sangue, giorno dopo giorno, per sentirsi forti e potenti…Cosa che non possono essere con gli uomini.
Per questo si divertivano a torturarmi, a vedere il mio sangue che inevitabilmente scorreva giù dalle gote, come calde lacrime di tragedia e agonia.
Regine di un mondo frammentato, ridono della sofferenza altrui e infieriscono ogni volta che possono. Sirene della Mitologia greca, ammalianti e fatali.
Ma ora non osano avvicinarsi, usano le parole per ferirmi.
Eppure io non sento. Non voglio, non posso.


Ognuno di noi ha delle ali, piccole o grandi non ha importanza.
Quello che conta è saperle spiegare alla libertà.
Inutile avere ali colorate, morbide e vellutate quando sei incapace di volare.
E durante il giorno del giudizio ne avrai conferma.


Nonostante non riesca a reggermi in piedi,
Nonostante il mio respiro sia smorzato, flebile, solo un sussurro di bambola rotta,
Mi rialzo con un fiero sguardo, che rivela tutto.
Lo sguardo di chi soffre. Lo sguardo di chi sa cosa fare per lenire tale sofferenza.
A passo veloce mi dirigo fuori dal cortile, supero i porticati, il cancello.
Libera.
Dietro di me il palazzo, davanti a me la foresta.
Io amo le selve, anche se tutti  credono che siano i rifugi del demonio e per questo nessuno ha il coraggio di avvicinarsi.
Comincio a correre.


La vita non è che una corsa.
Nessuno ha mai abbastanza tempo per nulla.
Ogni giorno credi di vivere, ma in fondo conosci già la verità.
Questa non è vita. Non quella vera.
Quindi impara a non avere fretta. Calmo, vinci le tue paure.
Trionfa sui tuoi sogni.
E ascolta il canto che per te hanno composto. Il canto di una Dea.


Arrivo di fronte ad una grotta.
Una specie di grossa nicchia scavata in una grande roccia. Semplice, ma particolare.
Più di una volta l’ ho ammirata, riflettendo sui suoi simboli mistici.
Alla fine ho capito che mi sarebbe servito per una cosa. Una sola cosa.
E il giorno è arrivato.
Voglio morire, voglio morire là dentro.
Fra anime di sangue, giullari ridenti e spiriti consacrati alla Dea.
Ciò che voglio è perdere conoscenza, buttarmi fra le braccia dell’oblio e dimenticarti, Dave…
Eppure condividiamo una stessa pena… forse quando anche tu morrai, ci ritroveremo.
Per colpa mia. Per colpa tua.

I principi della notte stanno danzando. Le loro vesti sono scure, ma spiccano in tutta la loro tenebra che sa di luce, splendore. Sfarzo dopo sfarzo.
Maschere sgargianti coprono il loro sguardo di ghiaccio e sensuale come la morte, coprono gli occhi e l’anima. Poiché i vampiri temono la rivelazione del proprio essere.
E da sempre hanno temuto l’eternità.


Con un passo da oscura ballerina, finisco dentro la nicchia.
È fredda, troppo fredda. Vorrei uscirne subito, ma mi impongo di restare.
Pian piano chiudo gli occhi, e tutto è buio.
Smarrisco la memoria.
E come per magia…La grotta cambia dimensione, fino ad essere apposta per me.
Pare diventi una cella di cristallo. E io ci sono dentro.
Lentamente…Molto lentamente…Sento le forze venirmi a meno, e vorrei cadere.
Ma non posso, la posizione e dimensione della gabbia non me lo permettono.
Tutto ad un tratto il profumo di miele e latte penetra le mie narici.
Cos’è?
Non lo so. La pace?
Sì, deve essere così. Cos’altro altrimenti?
Morte. Dolce morte.

 

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Pochi giorni dopo sulla prigione di cristallo, contenente il corpo di un esile fanciulla dai capelli ramati, ecco una rosa nera e un giglio bianco.
Due colori così contrastanti, ma anche così terribilmente simili. 
Incatenati fra loro da una corda di spine e delicati petali rossi.
E sotto i fiori, un biglietto:

La Luna e il Sole sono imparagonabili
A te che sei
Vera luce.
Splendore delle ere,
Pura
E meravigliosa creatura
Hai finalmente spiccato il volo
Ti aspettavi dolore, ma invece
Hai trovato il riposo in un universo amaro.
Ma non ho nemmeno avuto una tua spiegazione,
avrei almeno voluto sapere i motivi
del tuo improvviso odio verso
di me.
Ma forse credo di saperli…
Tu mi hai amato,
Io non ho potuto.
Addio, White.

  
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