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I ricordi di Piton
-parte prima-
La sera della festa
“Andiamo
Piton, lo so benissimo…e probabilmente non sono l’unico” bisbigliò il ragazzo
dai capelli castani.
“La pianti
di dire cose senza senso?? Non sto nascondendo assolutamente niente… e se anche
lo stessi facendo, ti assicuro che non è quello che pensi” borbottò il giovane
Piton, scocciato.
“Bene,
continua pure a nasconderlo… sappi che posso raccontarlo a mezza Hogwarts in
una giornata” lo avvertì il ragazzo.
“Se ci provi
ti becchi uno dei miei Sectumsempra, Karl!” scattò Piton balzando in piedi.
“Allora è
vero…” ridacchiò Karl. “E’ vero quello che supponevo, altrimenti non ti saresti
scaldato tanto.”
Piton
arrossì leggermente, con espressione furibonda.
Karl
continuò a ridere. Ma la sua non era una risata tenera o comprensiva; era una
risata maligna.
“Pensa un
po’…” cominciò ancora il ragazzo. “Il nostro Piton innamorato di una Grifon…”
Piton
ringhiò e gli tappò la bocca con una mano.
“Per tutte
la tarantole, Karl, non spifferare una sola cosa!”
Harry e Ron
si scambiarono un’occhiata accigliata da sotto il Mantello. Piton in love^^??? E da quando tutto
ciò?? Si voltarono entrambi a guardare il Piton adulto in piedi di fianco a
loro: continuava ad osservare la scena con espressione indecifrabile.
“Bé, stasera
la vedi, no? C’è la festa nel sotterraneo…ci sarà anche lei.”
Piton
fremette.
“Non ci vado
a quella dannata festa. Cosa sia venuto in mente a Mulciber proprio non lo so,
ma mi sembra la stronzata del secolo” rispose acido.
“E invece ci
vieni” insistette Karl sempre ridacchiando. “Ti farai bello bello per lei… come
se potesse solo passarle per la testa il pensiero di considerarti! Ahahaha!”
Piton fissò
il ragazzo con gli occhi socchiusi. Aprì bocca e fece per dire qualcosa, ma
uscì solo un suono indistinto. La richiuse e fece una smorfia.
Karl
continuava a ridere come un matto.
“Tu…ahahah…
te lo immagini?? Tu… tu… e…Lily Evans! Ahahaha!”
Harry sentì
il sangue ghiacciarsi nelle vene. Cosa aveva detto? Lily Evans?????? Com’era
possibile…??
Ron gli
lanciò un’occhiata furtiva.
Poi, di
colpo, la scena cambiò. I ragazzi videro indistintamente stanze dissolversi una
dopo l’altra, finché si ritrovarono in un corridoio dei sotterranei, deserto.
Silente lanciò
un’occhiata al Piton adulto e, vedendo che non aveva intenzione di proferir
parola, sospirò e si rivolse a John:
“Come avrai
capito, tuo padre era innamorato di una ragazza del Grifondoro…Lily
Evans…quella che in futuro sarebbe diventata la madre di Harry Potter.”
John non
rispose e il suo sguardo andava da Silente a Piton, con un sopracciglio alzato.
Ma se John era sorpreso o spaesato, Harry aveva una gran voglia di vomitare
perfino l’anima. Non era assolutamente possibile
che Piton fosse innamorato di…di…
Ron ogni
tanto lanciava all’amico un’occhiata schifata.
Ad un certo
punto, un rumore di passi costrinse
tutti i presenti a voltarsi verso il fondo del corridoio ormai non più deserto.
Un bel
ragazzo dai capelli neri ondulati, gli occhi azzurri e uno smoking camminava a
passo svelto, finché, di colpo, Karl uscì da una stanza chiusa a chiave e nella
fretta andò dritto a sbattere contro quel ragazzo.
Si
guardarono un attimo, confusi…poi Karl esclamò:
“Piton?!?!?!”
Harry e Ron
strabuzzarono gli occhi. No, non poteva essere Piton. Era troppo
perfetto…capelli puliti, occhi azzurri, naso piccolo e
dritto…eppure Karl non aveva tutti i torti: c’era qualcosa di famigliare in
quel ragazzo.
“Sì, sono
io.”
Ron soffocò
un colpo di tosse.
“Ma…ma
come…?” balbettò Karl.
“Degli
incantesimi, nulla di più, ma dureranno solo fino a domattina” rispose
velocemente Piton, lo sguardo determinato.
Karl
borbottò qualcosa di incomprensibile e guardò Piton con rabbia. Era geloso e
invidioso, si vedeva.
“Allora,
andiamo alla festa?” propose Piton, con più coraggio di quanto credesse di
avere.
L’altro
annuì, sempre furibondo, e seguì Piton squadrandolo da cima a fondo con
disgusto.
Silente, il
professor Piton, John, Harry e Ron si aggiunsero ai due ragazzi, percorrendo il
corridoio buio, passando davanti a porte chiuse a chiave e a sgabuzzini aperti,
finché un rumore di musica in lontananza fece capire che erano arrivati. Il
suono continuava ad aumentare man mano che si avvicinavano ad una grande porta
di legno scuro. Piton allungò con decisione la mano verso la maniglia e
spalancò il portone.
Si
ritrovarono in una stanza enorme, dalle pareti talmente alte da non riuscire a
vederne la fine; c’erano tavoli lunghissimi ricchi di cibo e bevande di ogni
genere; ogni tanto qualche fantasma sbucava a dare un’occhiata e poi spariva;
centinaia di studenti occupavano la stanza e, su un palco, un gruppo cantava e
suonava.
Silente
ridacchiò.
“Sono le
Sorelle Stravagarie, all’inizio della loro carriera…quando suonavano solo per i
loro compagni” spiegò.
Piton e Karl
rimasero un attimo fermi sulla soglia, indecisi, finché Piton decise di
catapultarsi dentro.
La folla era
talmente fitta che Harry e Ron rischiarono continuamente di perdere gli
altri…ad un certo punto, dopo aver dribblato una serie di ragazze chiacchierine,
videro che Piton si era bloccato di colpo. Karl, di fianco a lui, borbottò
qualcosa che sembrava un “ma guarda un po’ che gente mi tocca frequentare…” e,
senza dire una parola all’amico, si girò e si confuse tra la folla. Piton, dal
canto suo, continuava a fissare incantato un punto imprecisato della sala. Dopo
una decina di minuti, meccanicamente, si diresse verso il tavolo del cibo…ma
non per mangiare. Una ragazza dai lunghi capelli rosso scuro stava bevendo un
sorso di succo di zucca da un bicchiere color argento.
Piton si
fermò dietro di lei.
“Ehm…”
cominciò. E si interrupe, la gola secca.
La ragazza,
che era di spalle, si voltò… e a Harry mancò il fiato. Due occhi di un verde
meraviglioso splendevano sul volto perfetto della giovane; occhi dello stesso
colore di quelli di Harry. Non poteva essere nessun altro: la ragazza era sua
madre.
“Ciao” fece
allegramente Lily. “Tu sei…?”
Piton
deglutì.
“Sono
S-Severus” balbettò.
Lily lo
fissò, gli occhi socchiusi, l’espressione indecifrabile; poi, pian piano, una
luce invase quegli occhi stupendi, che si spalancarono.
“Non ci
posso credere!” esclamò. “Tu…voglio dire… sei.. mmm… bè… cambiato…”
Piton
tossicchiò.
“Sì, ehm…
sì…è…”
Ma la frase
restò in sospeso, lasciando la situazione in un silenzio imbarazzante.
Lily
continuò a bere, finché Piton, sorpreso di sé stesso, propose:
“Balliamo?”
La ragazza
annuì.
I due si
lanciarono sulla pista da ballo: Lily ancheggiava e volteggiava, decisamente
brava, mentre Piton era più immobile di una lastra di marmo; ogni tanto scuoteva
leggermente le spalle e faceva qualche passettino, ma era incredibilmente
imbranato.
Lily rideva
come una pazza, osservandolo. Anche Piton, finalmente, cominciò a rilassarsi un
po’, lasciandosi andare a qualche sorriso, sempre un po’ tirato. Ma, ad un
certo punto, Lily si bloccò con una smorfia; rimase immobile per qualche
secondo, finché si accasciò a terra.
Piton scattò
più in fretta di un fulmine: la prese tra le braccia e si fece largo tra la
folla, mentre la ragazza tossiva e gemeva.
“Che succede?”
le domandò, preoccupato.
“Non lo so…
credo di aver bevuto troppa Burrobirra…” mormorò Lily.
“Ti porto in
infermeria.”
Lily fu
scossa da un brivido e si guardò intorno con aria strana. Poi si girò verso
Piton e ghignò:
“No, non
portarmi in infermeria…potremmo andare nel dormitorio dei Grifondoro, tanto a
quest’ora non c’è nessuno…”
Piton si
bloccò, sbalordito.
Harry
cominciò a sentirsi veramente male e scambiò con Ron un’occhiata preoccupata.
“Ehm…va bene”
sussurrò Piton.
I due
ragazzi percorsero i corridoi deserti fino al ritratto della Signora Grassa.
“Sambuco” esclamò Lily.
La Signora
Grassa esitò.
“Ma lui è un
Serpeverde” disse.
“E allora?
Apri” ordinò Lily.
Harry
cominciò ad avere qualche sospetto. Sua madre era sempre stata, da quanto
sapeva, una ragazza dolce, tranquilla… non il tipo da queste risposte. Forse c’era
qualcosa che non andava.
La Signora
Grassa non obiettò e mostrò il varco per entrare nella sala comune.
Piton si
diresse, sempre comandato da Lily, nel dormitorio. Una volta entrati, la
ragazza lo prese per mano con fare malizioso e se lo trascinò sul letto. Senza
esitare, posò le sue labbra calde e morbide su quelle di lui.
Harry era
inorridito davanti a quella scena. Non aveva nemmeno il coraggio di guardare il
Piton adulto in piedi di fianco a lui. Aveva solo voglia di fuggire lontano da
quella scena agghiacciante.
Quando i due
ragazzi allontanarono le labbra, Lily mormorò, sempre maliziosamente:
“Severus, tu
mi ami?”
Piton, sul
viso un misto di shock, sbalordimento e confusione, rispose sinceramente:
“Dipende da
quello che intendi tu per ‘amore’.”
Poi, quando
vide che la ragazza lo fissava con espressione interrogativa, continuò:
“Se intendi
l’amore che prova un genitore per un figlio, allora la risposta è no. Se
intendi quell’amore/affetto che prova un amico per un’amica, la risposta
continua ad essere no. Ma se intendi il sentimento di un ragazzo che non riesce
a vivere senza guardare la ragazza più bella del mondo… allora è sì.”
Lily ghignò
e attirò Piton a sé. Si baciarono avidamente, come se dovessero mangiarsi la
lingua, con una passione pazzesca.
Harry scosse
la testa e cominciò ad arretrare, inorridito. Vedere sua madre con…con…non ce
la faceva più. Ma fortunatamente il resto della scena gli fu risparmiato, perché
la stanza cominciò a vorticare e si ritrovarono tutti nella Sala Grande, dietro
ad una panca dov’era seduto Piton, nuovamente bruttino.
Inaspettatamente,
Silente parlò a John.
“Come avrai
ben capito, quella sera tuo padre ebbe un rapporto sessuale con Lily Evans. Ma
non tutto era come sembrava…” Lasciò la frase enigmatica in sospeso.
Il giovane
Piton scriveva avidamente su un rotolo di pergamena. Harry e Ron riuscirono a
leggere appena in tempo le parole, prima che piegasse il foglio fino a ridurlo
ad un minuscolo quadratino.
Ti aspetto in giardino,
sotto al grande albero, alle otto e mezza.
S.P.
E la stanza
vorticò di nuovo. Questa volta vennero catapultati in giardino, sotto ad un
grande albero. Piton era lì, in piedi, in attesa… e pioveva a dirotto. Il
povero ragazzo tossiva e rabbrividiva dal freddo, ma non sembrava aver
intenzione di andarsene. Sbirciò l’orologio. Le nove.
Una smorfia
si dipinse sul volto di Piton.
Non era
venuta.
Finché, ad
un certo punto, nella pioggia, una figura avvolta in un mantello nero uscì dal
portone del castello e cominciò ad attraversare il prato, diretta verso Piton.
Quest’ultimo s’illuminò e fece per sorridere, ma…
Si bloccò.
Non era Lily
Evans a fissarlo da sotto il cappuccio di un lungo mantello che strusciando
raccoglieva tutta l’acqua della pioggia.
Era Karl.
“Che diavolo
ci fai qui?” ringhiò Piton, nervoso.
Karl
sospirò.
“Non verrà.”
“Chi?”
“Lily Evans.”
“E tu che ne
sai??”
Karl esitò.
“Molto più
di te” rispose. “Piton… c’è una cosa che devi sapere.”
E…rullo
di
tamburi…rieccomi con il 6° capitolo!!!!!!!!!!!!!!Vi ho
lasciati in sospeso…qualche
idea su quale sia la cosa che Karl deve rivelare al nostro povero e
sfortunato
Severus??? Se volete un piccolo indizio…vi basta riflettere
sulla frase che
Silente dice a John…”non tutto era come
sembrava”…………………comunque,
vi chiedo
SCUSA per il ritardo e anche per l’incredibile banalità di
questo capitolo…intendo
la storia della festa…lo so, è veramente una cosa banale,
le feste si trovano
dappertutto…ma in questo periodo, purtroppo, non sono molto
ispirata…e ho poco
tempo per pensare ad ogni particolare…quindi, per non arrivare
ad aggiornare
fra una decina d’anni^^, ho lasciato la festa…mi dispiace,
spero vi sia
piaciuto lo stesso!!!!ringrazio chi ha commentato il mio precedente
chappy…e un
grazie speciale a stamby^^!!!!thanx della tua sincera
recensione…ti voglio
bene!!!smack =)
(_*Lily*_)