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Autore: _Abbey    06/04/2013    2 recensioni
Le gemelle McGibben devo crearsi una nuova vita, ripartire da zero in una cittadina sperduta in Inghilterra.
Impareranno seriamente a conoscere l'amore, l'amicizia, la solitudine..
La vita è un campo di battaglia e questa battaglia si combatte da soli.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
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Capitolo Uno

 

Sarebbe stato un viaggio faticosissimo, quello che avrebbe separato le due gemelle da Londra, dalla loro enorme casa e dalle loro vite.
Erano entrambe sedute sui sedili posteriori, mentre loro padre guidava. Non capivano perché non avevano preso l’aereo, sarebbe durato un’istante quel viaggio, ma no. Erano costrette a stare in una macchina a guardare fuori dai finestrini un paesaggio che diventava sempre più deserto.
Jenny era poggiata al finestrino con gli occhiali da sole che non riuscivano a nascondere la matita sbavata che era la rimanenza di quella del giorno prima. La musica che ascoltava dalle cuffiette rimbombava nell’auto di lusso e le scarpe infangate stavano sporcando la costosa tappezzeria di pelle.
Carly invece sedeva composta, con il suo vestitino rosa. Stava leggendo un libro, cercando di non farsi distrarre dalla musica che proveniva da sua sorella.
Il dottor McGibben entrò in una stazione di servizio. Si girò guardando le sue due figlie così uguali, ma così diverse.
“Eccovi i soldi” diede dieci sterline a testa. “Qui potete mangiare, andare in bagno e altro. Avete solo un’ora a disposizione”.
Scesero dall’auto e Jenny entrò all’interno del piccolo negozietto. Guardandosi intorno si rese conto che non c’erano telecamere di sorveglianza. Si avvicinò allo stand delle gomme da masticare e ne prese un pacchetto con il suo tocco esperto. Uscì e andò a sedersi accanto ad un albero dove fumò una sigaretta. Carly, seppur disgustata si avviò verso il bagno delle donne. Si fece forza e riuscì ad entrare. Quando ebbe finito lavò le mani più volte poi uscì di corsa cercando di toccare meno cose possibili.
Vide la sua gemella parlare con degli sconosciuti, scosse la testa, poi entrò nel negozietto dove ordinò un cappuccino. Suo padre era nell’auto quando uscì perciò lo raggiunse sedendosi composta come al suo solito. Intanto Jenny si era girata. Si rese conto che dovevano ripartire, quindi salutò i motociclisti che aveva conosciuto e raggiunse l’auto. Chiuse la portiera con forza e cominciò a masticare una delle sue gomme.
“Spero solo che tu le abbia comprate, quelle” disse Mark guardandola dallo specchietto retrovisore.
Lei alzò gli occhi al cielo prima di inforcare gli occhiali da sole e tornare ad ascoltare la musica. Adesso nell’auto si era aggiunto un nuovo rumore: quello di Jenny che masticava alquanto rumorosamente.
L’uomo inspirò con forza sperando di riuscire a far capire alla ragazza di star zitta, mentre Carly scriveva qualcosa su un’agenda cercando di allontanarsi il più possibile con la mente anche da quello.
 
“Siamo arrivati” annunciò con tono neutro il signor McGibben. Jenny si tolse le cuffie e Carly aprì gli occhi dopo un leggero riposino. Guardarono entrambe fuori dal finestrino: le case erano minuscole, come quelle che si vedevano nei film, con gli alberi che costeggiavano la strada e cassette della posta decorate. Aveva tutta l’aria di essere un paesino tranquillo, con famiglie perbene che ogni domenica andavano a messa. Forse non era il posto per la famiglia McGibben, piena di problemi fin sopra la testa. Non era il posto per un chirurgo che voleva fuggire dai problemi di soldi che l’avevano assalito dopo la morte di sua moglie, non era il posto per una ragazza che voleva diventare scrittrice di romanzi e che viveva in un mondo tutto suo, non era il posto per una ragazza dai capelli rosa, con un tatuaggio sulle costole e il piercing al naso.
Forse avevano sbagliato posto o forse erano solo le apparenze.
Carly scese dall’auto prendendo la sua borsa firmata. Vide che alcune persone erano ai bordi delle strade a fissarli. Jenny aprì la portiera e rivolse un’occhiataccia ad alcuni ragazzi che le guardavano.
“Perché ci fissano in quel modo?” chiese preoccupata Carly a sua sorella che sputò l’ennesima gomma da masticare per terra.
“Le possibilità sono due” rispose aprendo il cofano dell’auto mentre suo padre cercava le chiavi della nuova casa. “O non hai mai visto un’auto come questa” prese un borsone e lo buttò con forza per terra. “Il che è molto probabile dato che siamo in un paesino sperduto in cui non sanno nemmeno cosa sia una rete Wi-Fi” guardò sua sorella da sopra gli occhiali da sole.
“Oppure” le porse la valigia rosa. “Sono accecati dalla tua bellezza” le sorrise facendole l’occhiolino.
“Ho trovato le chiavi!” annunciò il signor McGibben.
“Era ora” disse piano la ragazza dai capelli rosa. Prese il suo borsone ed entrò con sua sorella nella piccola casa. Piccola rispetto agli standard a cui erano abituate prima, ma quella pareva essere la casa più grande del quartiere –o forse, dell’intero paese.
“Perché ci sono solo due camere da letto?” urlò qualche minuto dopo Jenny a suo padre che aveva appena chiuso la porta d’ingresso.
“Perché tu e Carly dormirete insieme”  disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
“Bastardo” sibilò tornando nella “sua” nuova stanza.
Sbatté la porta facendo spaventare sua sorella che stava disfando la valigia.
“Che letto preferisci?” chiese Jenny buttando il pacco di sigarette nel suo borsone. Carly ormai aveva capito che avrebbe dovuto sopportare sua sorella persino in camera sua.
Carly scelse il letto accanto alla scrivania, mentre a Jenny toccava quello dall’altra parte della stanza, nell’angolo.
Jenny si spogliò entrando in bagno una volta che era stato tutto pulito. Si lavò velocemente levando con forza il trucco dagli occhi. Indossò un paio di pantaloncini e una maglietta trovati a casaccio nel borsone e poi le sue fidate scarpe di pelle sporche di fango. Con una fascia tra i capelli e gli occhiali da sole scese le scale mentre si sistemava il piercing al naso.
“Dove vai?” sentì dirsi alle spalle da suo padre.                         
“A vedere in che cazzo di posto ci hai portate” e chiuse la porta con uno schianto.


No, non sono sparita anche questa volta. E spero non siate sparite voi! #eccheccazz
Se vi interessa questa storia non dovete far altro che lasciare qualche semplice parola! E se non vi piace? Anche!
Ciao!
_Abbey

Vi lascio il trailer della storia, nel caso non l'abbiate ancora visto!


blablatrailerquaquac'èiltrailerquaqualovediciaociaosonostupida!

   
 
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