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Autore: Riflessi_di_Viola    06/04/2013    2 recensioni
FanFiction sulla coppia JustinxElenoire, o meglio Elestin, ispirata ai fatti del Black Friars GDR.
è il punto di vista di Elen e storia conseguente alla FF di Maharet:"una serie di stupefacenti coincidenze".
Lui era arrivato, in punta di piedi, un ragazzo dal cuore spezzato ma con ancora tutta la voglia di vivere e di amare. E l'aveva fatta sorridere e poi ridere; aveva sciolto tutti i nodi, come il primo timido sole di primavera scioglieva la neve davanti casa, scoprendo le prime timide stelle del mattino.
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elenoire Sinclair, Justin Sinclair
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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A Clau,

perché sei il mio Justin e il mio Alec.

Ma sopratutto Alec,

e certe ff nscono solo grazie a te <3

 

 

 

 

 

 

All I Know is everything
is not as it's sold,
but the more I grow the less I know.
And I have lived so many life
thought I'm not old.
And the more I see, the less I grow

 

[Tutto ciò che so
è che non tutto è come viene venduto,
ma più cresco e meno so
E ho vissuto così tante vite
anche se non sono vecchia.
E più vedo, meno cresco.]

 

 

Non lo ricordava, Elenoire Sinclair, l'ultima volta che si era sentita così viva.
Forse quando Nives era ancora con lei e la sera la stringeva tra le braccia e si liberava dell'ombra che gli oscurava il viso, permettendole di accarezzargli il viso mentre nell'aria si diffondeva la melodia di un pianoforte che le incendiava le vene.
O quando Cain l'aveva portata sul ponte sopra il fiume e lei aveva camminata sulla sottile striscia di marmo della balaustra. Un passo sbagliato e sarebbe potuta cadere nelle acque scure e gelide.
Quello che realmente sapeva e che non si sentiva così da tanto, troppo, tempo. Gli ultimi mesi li aveva passati in una sorta di limbo, sospesa in mezzo al nulla dei suoi pensieri inconcludenti, incapace di dare una scossa alla sua vita, incatenata dall'abitudine e dalla paura di deludere. Lei che era stata così fiera e orgogliosa, battagliera, si era arresa e si era fatta trascinare, senza guardare dove la stavano portando.
La sua testa era affollata di pensieri, più o meno coerenti. Non riusciva mai a smettere di pensare, analizzava ogni gesto, ogni cambiamento intorno a lei. Era sempre stato il suo difetto più grande, quello di voler razionalizzare ogni cosa, perfino i sentimenti. Sopratutto quelli.
Perfino adesso, mentre percorreva le strade strette e affollate di persone, la sua testa non taceva.
Quella mattina una matricola aveva bussato alla sua porta, le guance scarlatte e lo sguardo basso, e le aveva dato una lettera, da parte di Justin Sinclair. Un messaggio da un nobile di Altiers per una ex cortigiana.
Lei l'aveva letta una sola volta quella lettera, ma ogni parola le si era stampata in testa e nel cuore e ora continuava ad assaporarle, come se fossero dolci da mangiare a piccoli morsi.

 

El...
il tuo nome ha un gusto dolce sai? Sa di crema al cioccolato, quella del dolcetto che mi hai praticamente costretto a mangiare quella sera...

Lei la ricordava bene, quella sera. Le risata, le smorfie, i piccoli ricatti per letteralmente costringerlo ad addentare un pasticcino di quelli che lui le aveva regalato.
Ricordava soprattutto i sui occhi, verdi e caldi, incredibilmente intensi.

...quando ancora tutto quello che sarebbe successo tra noi non era nemmeno un'ipotesi della mia mente...

 

Lui era arrivato, in punta di piedi, un ragazzo dal cuore spezzato ma con ancora tutta la voglia di vivere e di amare. E l'aveva fatta sorridere e poi ridere; aveva sciolto tutti i nodi, come il primo timido sole di primavera scioglieva la neve davanti casa, scoprendo le prime timide stelle del mattino.
Sera dopo sera si erano accocolati insieme sul divano, una bottiglia stretta tra le mani, e si erano raccontati ogni cosa. Sera dopo sera lui le aveva insegnato di nuovo a respirare. Così quando sembrava che fosse lei a confortare lui, in realtà era Elen che tornava forte, per essere forte con lui, di nuovo pronta a credere.
Senza che se ne fosse accorta era arrivata alla caserma. Lo spiazzo davanti all'edificio era occupato da una piccola folla che osservava gli allenamenti della mattinata.
Con un tuffo al cuore Elen riconobbe Justin, che brandiva la spada con maestria quasi quanto esibiva bene il suo sorriso.

Non l'avevo previsto, El. Non avevo previsto che starti vicino sarebbe stato così destabilizzante, che mi avrebbe spinto a desiderare con tutto me stesso qualcosa che non potevo avere.

Lui si voltò nel mezzo di un affondo e i loro occhi si incatenarono, il tempo sufficiente perché lui riconoscesse lei e il pezzo di carta che teneva stretto al seno.
Lei non vide il ragazzo disarmare l'avversario con una rapida mossa e lasciare il campo per dirigersi verso di lei.
Sussultò quando se lo ritrovò davanti, e il suo sguardo scivolò dalla lembo di pelle lucida di sudore che la camicia semiaperta le mostrava fino alla linea espressiva delle sue labbra e ai suoi occhi verdi e intensi come i prati in primavera.
Justin la guardava come se si aspettasse qualcosa, le labbra tirate in una linea sottile, gli occhi pieni di speranza e paura. Ma lei non sapeva cosa dire, le parole le mancavano, erano scivolate via da lei come l'acqua dalle rocce di un ruscello, sfuggendole dalle mani e lasciandola assetata.

Then I see you standing there
wanting more from me
and all I can do is
Try



                                                                                    [Poi ti vedo lì in piedi
                                                                                     che vuoi di più da me
                                                                                    e tutto ciò che posso fare è
                                                                                                  Provare]

                                                                 

 

Lui le prese il mento tra le dita alzandole il volto, troppo desideroso di avere una risposta almeno dagli occhi della ragazza, due lastre di ghiaccio sottili, a coprire un abisso. E lui voleva vedere se fossero abbastanza sottili, se camminandoci sopra li avesse incrinati e potevano lasciargli scorgere cosa si celava sotto. Se magari avesse creato una crepa abbastanza grande da permettergli di scivolare al loro interno e arrivare fino al cuore di lei.
Aprì la bocca per parlare ma lei svelta gli mise due dita sulla labbra, bloccandogli tutto il fiume di parole che avrebbe voluto dirle.
Rimasero così, le dita di lei sulle labbra di lui e la gente che trafficava accanto a loro senza interessarsi, per un tempo che parve a entrambi infinitamente lungo e infinitamente breve.
Quando alla fine lui le afferrò il polso per scostarlo lei gli avvolse le braccia sul collo, lo sguardo fisso sulla vena che pulsava proprio sotto il mento di Just. Si alzò sulle punte in modo di essere alla sua stessa di lui e lo baciò. Un bacio leggero che era più una carezza e ricordava molto il loro primo bacio, nient'altro che l'incontro di due bocche troppo timide e due anime addolorate.
Un bacio breve e leggero ma che disse tutto, facendo illuminare lo sguardo verde di lui. Justin le afferrò la testa, infilandole la mano tra i capelli rossi e cingendole la vita con il braccio libero, stringendola a se, eliminando così tutto lo spazio che lei teneva ancora tra loro. Abbassò il volto e la fece sua con un bacio solo, come ancora tutte le sue parole non erano riuscite a fare.

 

 

 

 

*Il piccolo Angolo*

Questa FF è basata sulla trama del Gdr Black Friars. La lettera è di Justin per Elen, che potete trovare nelle FF di Maharet: “Una serie di infinita di stupefacenti coincidenze”, che consiglio caldamente di leggere, è stupenda, e dato che questa ff è il seguito di uno dei capitoli.
Grazie per essere arrivati fin qui, spero vi sia piaciuta e di non avervi annoiato troppo.
La canzone citata è Try, Nelly Furtado.

   
 
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