Appello:
Zia
Ele!!! Se ci sei, batti un colpo!!! Mi manchi! ç__ç
Farewell Konoha
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8.
The last
adventure. Tears before the death
Zetsu si aggirava, guardingo e diffidente, per quel lugubre
corridoio scuro, incerto sul da farsi, erano ore che se ne stava lì, fuori da
quella porta di legno, temendo di essere scoperto da colui che si celava
dietro.
Doveva dirglielo? O doveva tacere come aveva fatto per tutti quegli
anni? Sentiva di stare tradendo i suoi compagni, ma se non l’avesse fatto,
sarebbe stato come tradire il Leader, perciò, doppiamente peggio. L’avrebbe
fatto fuori se avesse taciuto un fatto del genere. O Zetsu… no, lui non era quel
tipo di pianta! Lui non voleva morire per mano di colui che fino a quel momento
aveva considerato suo capo.
Si fece forza, prese un lungo respiro e bussò alla porta legnosa e
muffosa.
«Zetsu… qual buon vento…» gli rispose la voce bassa e lugubre
dell’uomo.
Quel tono lo fece rabbrividire. Odiava, odiava assolutamente quel
tono.
Aprì la porta ed entrò, poi la chiuse dietro di
sé.
«Deidara… Itachi… scusatemi…»
Si destò di soprassalto, trovandosi solo in quel letto troppo
grande per una persona.
Scostò le coperte, scoprendo la sua nudità, e si grattò assonnato
il capo, intuendo con totale dispiacere l’arruffamento assurdo dei suoi
capelli.
Si guardò allo specchio storto e inchiodato alla buona al muro
pietroso.
«Eh sì Deidara… le donne fanno proprio male alla salute…» sbuffò,
cercando di limitare i danni alla sua acconciatura, prendendo a pettinarli con
la spazzola che teneva in una fessura della roccia.
“Un
optional di
gusto” gli piaceva chiamarlo, dato che era l’unico dell’Organizzazione, a parte
le ragazze, ad avere una cosa del genere nella propria
stanza.
Con gesto sicuro, passò quel magico strumento di perfezione tra i
suoi fili d’oro, rendendoli lisci e morbidi come la seta più
pregiata.
Era proprio fiero dei suoi capelli, anche se ora la lunghezza
raggiungeva quasi il suo fondoschiena e raccoglierli diventava più problematico,
ma non aveva più intenzione di uscire dalla sua stanza senza i capelli
raccolti.
Almeno, non dopo essere stato scambiato per Ino da una assonnata
Tenten.
Notò mestamente che, quella mattina, i suoi vestiti non si
trovavano sparsi disordinatamente per il pavimento, bensì erano arrotolati su se
stessi ai piedi del letto.
Sbuffò, Tenten aveva dormito in camera sua quella notte… e quella
prima, e quella prima ancora.
Da quanto tempo non faceva più sesso con
lei?
Gli parse seriamente una vita, invece erano solo due
settimane.
Due settimane senza baci, senza sesso, senza alcun contatto
fisico.
Si diede mentalmente dell’idiota di prima categoria, aveva proprio
dovuto specificare che quella splendida brunetta amasse Neji? Non poteva stare
zitto una buona volta?
Sasori-danna glielo diceva sempre, che parlava troppo e che avrebbe
dovuto chiudersi la bocca una volta per tutte, lui e le sue esplosioni, lui e la
sua bramosia per le donne.
Perché si sapeva, all’Akatsuki lui era un rinomato donnaiolo,
qualunque ragazza incontrasse che gli andasse a genio, finiva indubbiamente a
letto con lui.
Ma da
quando aveva conosciuto Tenten, era riuscito a contenersi notevolmente, le
missioni in paesi stranieri terminavano con lui che piagnucolava di non aver
potuto saggiare la formosità delle donne di quel luogo e con la povera ragazzina
che lo prendeva per un orecchio, trascinandoselo via e facendogli saggiare la forza
dei suoi shuriken, per poi allietarlo la sera stessa, in
segreto.
Un segreto che per quei due anni erano riusciti a mantenere alla
perfezione.
Beh, più o meno… a Deidara era scappata qualche parolina con Tobi,
ma non doveva preoccuparsi: dopotutto Tobi non sapeva ancora come nascessero i
bambini, cosa poteva capirne di sesso e roba varia?
Uscì vestito di tutto punto e si diresse verso “il salone” dove si
ritrovavano tutti, sperando di poter vedere la sua
brunetta.
E sperando, naturalmente, in un suo bacio… speranza, inutile dirlo,
vana.
Appena entrato nella stanza, riconobbe la figura scura di Itachi,
seduto su una roccia.
«Cogito ergo
sum?» domandò
maliziosamente, schernendo il compagno che, purtroppo, si trovava nella sua
stessa situazione.
«Taci, inutile scarto del mondo maschile!» ribatté piccato
l’Uchiha.
«Aspetti Ino?»
Il moro sbuffò.
«Non credo in Dio, non aspetto un
miracolo…»
«Vedo che oggi ti sei svegliato bene!»
«Sì, in un letto vuoto…»
«Benvenuto nel club…»
I due uomini si guardarono intensamente. Già, erano proprio nella
stessa, schifosissima situazione.
«D’accordo… dove sono?»
«Si stanno allenando nel campo
cinque…»
«Entrambe?»
«Sì…»
«Perché al momento sto temendo per le mie
palle?»
«Se fossi in te mi preoccuperei di più della gola… credo che siano
adirate con noi…»
«Uchiha, ma tu essere un po’ ottimista una buona volta?» esclamò il
biondo, stringendosi i gioielli con apprensione.
«Tranquilli piccoli, nessuno oserà farvi del male…»
sussurrò.
Improvvisamente, i rumori dei passi in corsa di qualcuno li
distolsero dai loro vaneggiamenti.
Tobi entrò tutto trafelato nella
stanza.
«D-Deidara-sempai! Itachi-san!»
«Cosa c’è Tobi, sono finite le caramelle?» domandò Deidara con
indifferenza, controllando che lo smalto delle sue unghie non si fosse
scheggiato.
«No Deidara-sempai! Peggio!»
L’espressione dell’uomo si fece seria.
«Allora è grave, che succede, Tobi!»
«Leader… Leader…» biascicò.
«Cosa Tobi!»
«Lui… sa…»
«Tobi, ti prego non dirmi che il Leader sa della nostra relazione
con Ino e Tenten! Ti prego non dirmelo!»
«Io… non te lo dico, Deidara-sempai…
ma…»
«Ma è così?» completò per lui il
biondo.
Itachi, che aveva sentito ogni parola, inorridendo ad ogni sillaba,
sgranò gli occhi. Sapeva cosa li attendeva.
Nell’Organizzazione erano vietate le relazioni tra membri, il
Leader non le sopportava. Per lui, il lavoro era il lavoro. E l’amore era
l’amore. Li avrebbe uccisi.
Lanciò un veloce sguardo a Deidara.
Era finita.
«Te ne vai già?» piagnucolò la piccola Masami, aggrappandosi al
braccio di Neji e donandogli una delle sue occhiate più
commoventi.
«Mi dispiace, Masami-chan… devo andare dalla mia bella
principessa…»
«Ma… ma pensavo che dopo tutto questo tempo, fossi diventata io la
tua bella principessa…» mugolò la bambina, mentre gli occhioni verde smeraldo le
si riempivano di lacrime.
Hyuuga sospirò, pensando in che modo poter consolare la sua dolce
amichetta, si accovacciò e le prese le manine, stringendole forte tra le sue e
portandole ad asciugare quelle gemme verdi.
«Su, su… non piangere…» sussurrò con innaturale
dolcezza.
Quando si trattava di Masami, il suo essere freddo e pungente
lasciava spazio ad un Neji più dolce e sensibile che, evidentemente, ci sapeva
davvero fare coi bambini.
«Non pensavo che fossi un baby-sitter così dotato, amico mio…» lo
interruppe la solita voce annoiata di Shikamaru. Era lì, davanti a lui, con la
sigaretta in bocca.
Durante quell’annetto trascorso con Aya e le sue figlie, gli erano
cresciuti i capelli, che ora erano troppo lunghi perché la coda alta stesse in
piedi, perciò molte ciocche sfuggivano al fermaglio, ricadendo delicate sulle
spalle muscolose, temprate con il duro allenamento a cui entrambi si erano
sottoposti.
«Nara… se non ci fosse Masami-chan ti avrei già ammazzato…» sibilò
il più grande dei due, fulminando l’amico con gli occhi
incolori.
«Non fare tanto il duro, Neji, non saresti capace di farlo
veramente…» lo schernì una voce femminile proveniente da dietro un albero, dove,
nascosta dall’ombra, vi era Nita, con le braccia incrociate al petto e gli occhi
chiusi, come fosse in meditazione.
«Nita-san!» esclamò il ragazzo, piccato
nell’orgoglio.
La mora si scoprì delle tenebre, uscendo allo scoperto e venendo
colpita dai raggi del sole, accentuando le sue forme
mascoline.
«E così… ve ne andate… eh?»
«Già…» rispose Shikamaru, lasciando che il compagno tornasse a
consolare la bimba.
«Quindi questo ti servirà!» la ragazza gli porse il suo
coprifronte, lucidato come se fosse nuovo.
«No, è stato un regalo, te l’ho
detto!»
«Con una promessa…»
«Sì, la promessa di scontrarci quando tu sarai un
ninja!»
«Se…»
«Quando
sarai un ninja!» accentuò il ragazzo, guardandola con
determinazione.
Nita sentì gli occhi diventarle umidi, mentre il magone le
stringeva la gola, portandola a deglutire più del
solito.
«E… Nita-chan?»
«S-sì?» mormorò con voce rotta.
«Non devi trattenere le lacrime. Mai più.» detto questo, Nara le
voltò le spalle, raggiungendo Neji che era finalmente riuscito a consolare
Masami, dandole un bacino sulla guancia, per la felicità di lei e l’imbarazzo di
lui.
I due inforcarono gli zaini e si girarono, per salutare un’ultima
volta quella famiglia tanto gentile con cui avevano passato un anno intero.
Alzarono in contemporanea la mano destra e ricominciarono a camminare, con aria
solenne ed orgogliosa.
Niente li avrebbe fermati, ora. Avrebbero definitivamente riportato
a casa Ino e Tenten.
Intanto, davanti a quella casupola semplice e campagnola, Nita, con
in braccio Masami, singhiozzava sommessamente, mentre copiose lacrime le
rigavano le gote arrossate.
«Sayonara,
minna!»
Sfondarono la porta del campo
addestramento.
Una bestemmia.
Afferrarono le due ragazze per un braccio, tirandole fuori dal
campo e correndo via, lontano dal covo.
Un’altra bestemmia.
Presero a correre sotto il sole cocente di quel mattino estivo,
caldo e soporifero, mentre le due si dimenavano come pesci in una rete, non
capendo che cosa quei due idioti stessero facendo.
«Insomma, Itachi! Che ti prende?!» esclamò Ino, facendo mollare la
presa che l’uomo aveva sul suo braccio e cominciando a corrergli dietro,
fulminandolo però con occhi saettanti di rabbia.
«Esatto, Deidara! Esigo una spiegazione!» la brunetta imitò
l’amica.
«Vi stiamo salvando la vostra fottutissima vita, razza di ingrate!»
replicò Itachi, adirato.
«Ma quanto cazzo ci mette la mia cazzosissima argilla a creare quel
cazzosissimo uccellaccio!!!» imprecò Deidara, cominciando poi a tirare giù tutto
il repertorio di parolacce conosciuto, e inventandone di
nuove.
«Faresti arricciare i capelli a Tayuya! – proruppe Ino, sorridendo
divertita – A quanto mi ha raccontato Shikamaru non faceva che dire parolacce e
bestemmiare!»
«Sì, ecco, Ino-chan? – la chiamò Uchiha – Tu sai per caso dove si
trovano quei due vostri amici?»
«Perché?»
«Vi portiamo da loro!»
«C-cosa?! Itachi, stai bene?!» gridò Tenten, incredula, sgranando
gli occhi in preda alla felicità più grande che potesse
conoscere.
«Certo che sto bene! – ribatté nervosamente – Sto benissimo! Ho
solo scoperto che Leader ha capito che voi venivate a letto con noi e ora ce
l’abbiamo alle calcagna! Maledettissimo chi ha fatto la
spia!»
Le donne si portarono le mani alla bocca, continuando a sfrecciare
nella foresta ad una velocità superiore a quella che avevano di
solito.
«Gente, siamo nella merda! – scoppiò il biondo, infervorato e con
gli occhi fuori dalle orbite a causa della rabbia e la paura – Non ho abbastanza
argilla!»
«Mi faccia entrare!!!» gridò la donna in lacrime, picchiando con
forza i pugni contro la porta dell’ufficio della
Godaime.
«Shizune, apri…» sbuffò Tsunade, preparandosi al
peggio.
Non si è mai pronti ad affrontare una madre che reclama il figlio
disperso in missione.
La porta si spalancò, rivelando il volto completamente bagnato
dalle lacrime di Yoshino Nara, trattenuta a stento dal marito, dietro di
lei.
Lui non piangeva, ma nei suoi occhi si leggeva che sicuramente
l’aveva fatto. Lontano da tutti e da tutto.
A completare quel duetto che avrebbe stretto il cuore di chiunque,
Temari della Sabbia era in piedi, semicoperta dai due coniugi, lo sguardo basso.
Si mordeva il labbro inferiore.
«Hokage-sama, la prego di perdonarmi… ma…» singhiozzò la madre di
Shikamaru, calmandosi improvvisamente, permettendo al marito di mollare la
presa.
«No, Yoshino-san, non abbiamo nessuna notizia di suo figlio, mi
dispiace – guardò la donna, per poi spostare lo sguardo su Shikaku – e, no
Shikaku, nemmeno Ino sembra essere tornata – per ultima osservò la donna della
Sabbia – e, no Temari, non puoi andare a cercarli! È tutto, potete uscire!» li
congedò sveltamente, come faceva ormai da tre mesi. Scacciando quelle tre
persone con maleducazione.
Ma cosa avrebbe dovuto fare? Mentirgli? Dargli inutili false
speranze?
Le cose era meglio dirgliele come stavano, senza girarci troppo
intorno, vanamente.
D’altronde, prima o poi anche loro avrebbero perso la speranza
com’era successo ai signori Yamanaka, che ormai non si vedevano più a Konoha. A
Tsunade era stato riferito che i due coniugi fossero caduti in depressione e che
la signora Yamanaka fosse diventata anoressica a causa di quella grave
perdita.
Ormai, preferiva non investigare
oltre.
I genitori di Tenten, li vedeva, erano sempre davanti al portone
d’ingresso del palazzo dell’Hokage, incerti sull’entrare o meno: la madre della
ragazza stretta con dolcezza al marito, si facevano forza, cercando di pensare
positivo e di sperare nel ritorno della loro piccola
Ten.
Persino Hiashi Hyuuga si era mostrato qualche volta, visite
sporadiche accompagnato dall’onnipresente Hanabi che, anche se cercava di
nasconderlo, aveva sempre gonfi occhi rossi, che la rendevano una bambina ancora
indifesa, nonostante il coprifronte della Foglia e il giubbotto da Chuunin
dicessero il contrario.
E come se non bastasse, ogni giorno, gli ormai diciottenni ragazzi
di Konoha venivano a trovarla, chiedendole anch’essi
notizie.
Konoha era diventata deserta, vuota senza i suoi ragazzi, senza i
giovani che l’avevano da sempre animata con le loro risate, le loro litigate e i
loro imbarazzanti amori.
La donna girò su se stessa con la propria sedia e guardò fuori
dalla finestra.
E anche a Shizune venne nascosta la lacrima di tristezza della
Godaime, nel vedere Yoshino Nara accovacciarsi in mezzo alla strada e svenire,
per essere poi presa in braccio da Shikaku Nara e portata a
casa.
Come ogni giorno.
«Non è vero… e la nostra
amicizia?»
«Le amicizie finiscono prima o
poi…»
«I nostri allenamenti…»
«Come puoi vedere, ho trovato migliori
sensei…»
«Il nostro gruppo…»
«Di cui io non ho mai fatto veramente
parte…»
«Il nostro… affetto…»
Neji si destò di soprassalto, la fronte imperlata di sudore e i
vestiti completamente appiccicati al corpo madido.
Rabbrividì.
Si alzò dal suo cantuccio di terriccio sopra il quale stava
riposando e diede un’occhiata al fuoco: spento. Dannazione, adesso avrebbe
dovuto andare a cercare la legna.
Si addentrò nel bosco intorno alla radura nella quale si erano
fermati a riposare, alla ricerca di qualche rametto secco, operazione pressoché
impossibile, dato che aveva smesso di piovere da giusto poche ore e tutto ciò
che era all’aria aperta era stato bagnato.
I suoi sandali ninja scricchiolavano sul tappeto di foglie bagnate
e s’impregnavano di fanghiglia sporca e Hyuuga dovette ammettere che la natura a
volte gli faceva veramente schifo.
Le sue certezze si consolidarono quando vide in che stato erano i
suoi piedi dopo quella traversata all’insegna della
sporcizia.
Riuscì a trovare una grotta di fortuna dove vi erano rami coperti
di terra e foglie secche: la tana di un coniglio. Coniglio che in quel momento,
spaventato dal rumore dei passi, era in procinto di
scappare.
Neji non glielo permise, e lo catturò per le lunghe
orecchie.
«Bene. Cena.»
E, sempre tenendo l’animale per le orecchie, lo sbatté contro il
tronco di un albero, uccidendolo.
Certo, la carne di coniglio era molto esigua e nemmeno molto buona,
ma cos’altro avrebbero potuto mangiare? Mosche?
No, erano difficili da catturare, ci avevano già provato diverse
volte.
Era una settimana che vagabondavano per la foresta, in direzione
del presunto covo di quei bastardi dell’Akatsuki, cercando di far rinsavire le
loro compagne e riportarle a casa, anche il cibo che si erano portati dietro
dalla casa di Aya cominciava a scarseggiare, e l’acqua andava diminuendo. Se non
avessero trovato al più presto un fiume, avrebbero dovuto seriamente cominciare
a preoccuparsi.
Tornò alla radura con tutto l’occorrente per riaccendere il fuoco,
che finì per terra con un tonfo sordo.
Afferrò uno dei legnetti piccoli e lo tirò in testa a Shikamaru, in
modo che si svegliasse e venisse ad aiutarlo, ma più che altro, sorrise, voleva
che smettesse di russare come un orso.
Con un ultimo grugnito, Nara aprì gli occhi assonnati e sbadigliò
palesemente.
«’zo vuoi?» mugugnò, ancora intorpidito dal
sonno.
«Fuoco e cibo!» disse semplicemente Hyuuga, indicando lo
scoppiettante fuoco davanti a lui e alzando come fosse un trofeo, il coniglio
ormai morto.
«Hyuuga… sto cominciando a cambiare parere su di te!» esclamò
l’altro ragazzo, sgranando gli occhi dalla felicità del poter vedere,
finalmente, della carne con cui nutrirsi.
«Che gioia…» commentò il moro sarcasticamente, sorridendo però
anche lui.
Avevano passato più di un anno insieme… ormai si erano abituati
alla loro reciproca compagnia… erano arrivati a sostenersi a
vicenda.
Shikamaru aveva visto, per la prima volta, Neji
piangere.
Neji aveva visto, per la prima volta, Shikamaru singhiozzare
palesemente, senza nascondere il proprio dolore.
Certo, il contesto era tragico e terribile, ma il fatto che
l’avessero affrontato insieme era… rilassante sotto un certo punto di
vista.
Ormai… sarebbero andati anche incontro alla morte, pur di essere
insieme ad fronteggiarla.
Il ragazzo con la coda estrasse il kunai, in procinto di scuoiare
l’animale, mentre il portatore del Byakugan preparava una semplicissima
impalcatura di legnetti sopra la quale posare il coniglio perché si
cocesse.
Improvvisamente, un’ombra che oscurò la luna appena sorta attirò la
loro attenzione; alzarono appena lo sguardo, in modo da far luce su quel fatto
strano, in quanto non era prevista un’eclissi di luna per i prossimi tre anni,
almeno.
Ciò che videro fu un uccello bianco molto più grande del normale
che stava precipitando.
Neji aveva già visto quell’uccello.
«Shika?»
«Secondo
te cos’è quel… coso?»
«Ho come l’impressione che non dovremmo più cercare Ino e
Tenten…»
E come uniti da un desiderio comune, si alzarono in piedi ad una
velocità spaventosa, cominciando a correre vero il luogo in cui quell’uccello
andava schiantandosi.
Attraversarono fanghiglia e foglie secche, salirono poi sugli
alberi e saltarono di ramo in ramo, gli occhi quasi pieni di lacrime dalla
felicità.
Il
cuore che non smetteva di battere dalla paura.
Poi videro l’impatto.
E subito dopo un’esplosione.
Choji era seduto al ristorante con Temari, Shino, Naruto, Sakura,
Rock Lee, Hinata e Kiba. Aveva appena ordinato dodici porzioni di carne alla
griglia.
Quattro posti, due vicino a lui e due vicino a Rock Lee, erano
vuoti, ma apparecchiati, come se aspettassero ancora che qualcuno
arrivasse.
Come
se quelle persone fossero semplicemente in ritardo.
Vari camerieri erano passati più volte, cercando di ritirare i
quattro piatti, i quattro bicchieri, i quattro coltelli e le quattro forchette,
ma tutti avevano ricevuto la stessa e identica risposta alla domanda «Posso
tirare su?»
«No, stiamo aspettando dei nostri
amici.»
Ma quegli amici non arrivavano.
Era da quattro anni che non tornavano. Eppure loro li aspettavano
ancora, con ansia palpabile, gli occhi perennemente puntati alle porte del
Villaggio.
Si svegliavano la mattina e andavano direttamente, e a volte
persino in pigiama, da Kotetsu e Izumo per farsi dire chi fosse entrato quel
giorno.
E il responso era sempre e solo lo stesso: «Mi dispiace, ragazzi,
ancora niente.»
E il commento, era sempre lo stesso: «Grazie lo stesso, teneteci
informati.»
Il ragazzo più in carne osservò la scena che gli si presentava quel
giorno, 31 agosto: Sakura era appoggiata a Naruto, il biondino le carezzava i
capelli, lasciandole piccoli e dolci baci.
Hinata stringeva la mano di Kiba, che a sua volta gliela
accarezzava col pollice.
Temari e Shino erano piuttosto freddi tra loro, ma quello perché
era nella loro indole non mostrare le proprie effusioni ad
altri.
Per finire, Rock Lee teneva la testa bassa e si girava i pollici,
agitato come se il mondo stesse per crollare in quel
momento.
Il silenzio che aleggiava era
asfissiante.
No, Choji non poteva sopportare oltre.
Si alzò in piedi, sbattendo con forza il palmo della mano contro il
tavolo e rischiando di infilzarsi coi denti della
forchetta.
«Ma
che diavolo è preso a tutti?! Avete dimenticato come si parla?! – sbottò
adirato, catturando la loro attenzione – Se non sbaglio eravamo venuti qui per
festeggiare la fine di agosto e l’inizio di settembre! Eravamo qui per augurare
a Temari un buon trasloco a Konoha! Eravamo qui per complimentarci con Sakura
per essere diventata capo reparto dell’ospedale e con Rock Lee e Kiba per essere
diventati i nuovi sensei di un gruppo di genin! Eravamo qui per festeggiare il
fatto che Naruto fosse stato nominato successore della Godaime! Insomma, cazzo!
Abbiamo davanti il prossimo Rokudaime e voi cosa fate?! Fate i picci
picci
tra voi! Tubate come dei piccioni! Mi sono rotto di uscire con voi per stare in
silenzio e ricordare i bei tempi passati quando Ino, Shika, Neji e Tenten erano
ancora qui con noi! Ma sapete una cosa?! Quei quattro sono vivi! Sono da qualche
parte e torneranno! E sapete come lo so? Perché Shikamaru mi ha promesso di
offrirmi un pranzo a base di carne! E finché non manterrà la promessa io
continuerò ad essere sicuro che sia vivo!» terminò, alzando il tono di voce
un’ultima volta, prima di risedersi e di incrociare le braccia al petto,
sbuffando.
Per un minuto esatto di orologio, nessuno osò aprire bocca, poi
Naruto si mise nella stessa posizione di Choji,
imitandolo.
«Ecco! Cazzo!» esclamò, mimando anche la voce adirata del ragazzo e
facendo scoppiare tutti in una grassa risata.
La loro prima, vera risata dopo quattro
anni.
Dopo lo schianto di quell’uccello troppo piccolo per poter portare
quattro persone, Itachi e Deidara avevano trascinato le ragazze a ripararsi
dentro un tronco cavo di un albero fortuito che si trovava lì
vicino.
Il fumo dell’esplosione era visibile, fin troppo visibile, i
foglietti di carta da cui stavano scappando li avrebbero trovati subito. [*
foglietti carta: Konan, membro femmina dell’Akatsuki, ha la capacità di
trasformarsi in piccoli fogli di carta.]
«Itachi! Deidara! Cosa facciamo?» domandò terrorizzata Ino,
aggrappandosi all’amica e prendendo a tremare per il freddo e la
paura.
L’Uchiha non disse nulla, gli sarebbe piaciuto accogliere quel
pulcino tremante tra le sue forti braccia e baciarla con trasporto un’ultima
volta, ma le due figure scure appollaiate sui rami di un albero non molto
distante da loro gliel’avrebbero impedito
sicuramente.
«Potete uscire allo scoperto! Non vi faremo del male!» li chiamò a
gran voce.
Le due si guardarono intorno stranite, mentre l’espressione di
Deidara si tramutava in una smorfia triste e
rassegnata.
Poi, alla luce fioca del fuoco dell’esplosione, le due figure
misteriose si rivelarono essere Shikamaru e Neji.
«SHIKA!!!» strillò la bionda, correndo e gettandosi tra le braccia
del moro, che l’accolse con indescrivibile felicità e prese a piangere come un
bambino, mentre i loro singhiozzi si sovrapponevano, creando un unico pianto di
gioia.
«Non farlo più, Ino, non farlo più!» sussurrò, tra un singulto e
l’altro, stringendola ancora più a sé e prendendo ad accarezzarla, inebriandosi
del suo profumo che ancora persisteva sui capelli ormai sporchi, mordendosi il
labbro inferiore, deglutendo saliva e lacrime.
Ino, in risposta, si era aggrappata con quanta forza possedeva in
corpo alla maglia dell’amico e continuava con le mani ad accarezzarlo in viso e
sulla schiena, quasi non fosse sicura che il ragazzo che aveva davanti fosse
davvero il suo Shikamaru.
Tenten era rimasta in disparte, la testa bassa come in segno di
scuse e non osava andare da Neji, anche se avrebbe voluto abbracciarlo e
baciarlo con quanta passione aveva.
«Tenten – sentì ad un tratto una voce rotta chiamarla flebilmente,
alzò gli occhi e vide che Hyuuga stava piangendo, piangeva come non l’aveva mai
visto fare – Ti prego… abbracciami!» la pregò con tanta tristezza nella voce
quanta gioia negli occhi.
La brunetta non se lo fece ripetere due volte e si gettò tra le
forti braccia dell’amato.
Nessuno dei due spiccicò parola, l’abbraccio che si stavano dando
valeva più di qualsiasi cosa.
Itachi e Deidara, invece, osservavano la scena con immensa
felicità. Vedere quelle due ragazze così amate e così felici gli provocava una
rilassatezza nel cuore che, sapevano, nient’altro avrebbe potuto
regalargli.
Ad un tratto, il biondo alzò gli occhi e vide che erano in
avvicinamento una moltitudine di foglietti che volavano alla luce della
luna.
Konan era lì.
«Ragazzi! – chiamò, e Nara e Hyuuga lo ascoltarono – Vi prego…
abbiate cura delle nostre principesse.» detto ciò li scacciò via, ed estrasse il
kunai, mentre Itachi faceva lo stesso.
Era ora dell’addio.
«Itachi… Deidara…» mormorarono le due ragazze, incerte su cosa dire
a quegli uomini che, comunque, avevano amato.
«Sì, Ino, anche io ti voglio bene!» disse il moro, facendole
l’occhiolino.
«Tenten, non cambiare mai! Sei un mito, ti voglio bene!» fece eco
Deidara, lanciando un bacio alla brunetta.
«Questo è un addio…» sussurrarono poi all’unisono, mentre i quattro
ragazzi si allontanarono furtivamente dalla
foresta.
I due uomini si prepararono alla
battaglia.
Battaglia
dalla quale non ne sarebbero mai usciti, vivi.
Choji spalancò gli occhi, mentre il cuore gli si riempiva di una
felicità indescrivibile. Si alzò di scatto dal letto e guardò l’orologio:
mezzanotte in punto.
Il suo corpo fu pervaso da una strana eccitazione che lo portava a
sorridere, a continuare a sorridere, senza sapere
perché.
«Il principe sta portando a casa la sua principessa!» sussurrò,
prima di correre fuori di casa e raggiungere quella di Rock
Lee.
Tirò un paio di sassolini alla finestra del ragazzo e, una volta
che il moro gli ebbe aperto, con sguardo assonnato, gli sorrise rendendolo
partecipe di quella eccitazione e quella gioia che l’aveva
colto.
Lee dapprima lo prese per idiota, poi alzò lo sguardo verso le
porte di Konoha. Gridò con quanto fiato aveva in
gola.
«QUESTA È LA GIOVINEZZA!!!»
Si lanciò fuori dalla finestra, facendo un fortuito atterraggio con
i piedi e le ginocchia e, insieme ed in pigiama, presero a correre nella notte,
direzione: palazzo dell’Hokage.
Come sincronizzati, dai viottoli delle stradine più periferiche del
villaggio videro spuntare Sakura e Naruto che ridevano, ridevano come se fossero
rinati.
Davanti al palazzo vi erano già ad aspettarli Kiba, Hinata, Shino e
Temari. Tutti e quattro emanavano un’aura di pura
felicità.
Come sentitasi chiamata in causa, Tsunade aprì la finestra della
sua stanza e, vedendo gli otto ragazzi ai piedi dell’edificio, con un sorriso
che farebbe concorrenza a quello di Gai, uscì di scatto
fuori.
Una volta incontrati quegli occhi pregni di una contentezza
palpabile, non ci fu bisogno di alcuna parola, bastarono gli
sguardi.
Si precipitarono alle porte di Konoha, dove Kotetsu e Izumo
sembravano aspettarli.
Il grande portone si spalancò, rivelando quattro figure che
sembravano reggersi in piedi a vicenda.
«Siamo tornati!»
La vita è davvero imprevedibile, a volte. Ma allo stesso tempo
possiamo considerarla bellissima.
Ad un anno di distanza dal loro ritorno, i quattro ragazzi avevano
ripreso la loro routine quotidiana, come se quei tre anni non fossero trascorsi
per niente.
Potete immaginarvi la felicità dei genitori a vederli tornare a
casa sani e salvi, un po’ acciaccati ma vivi e maturati da
quell’esperienza.
Dopo soltanto trecentosessantacinque giorni, tutto era tornato
normale.
All’Hokage e agli altri non fu mai rivelata la verità, invece, gli
venne raccontato che le ragazze erano state catturate dall’Akatsuki e i ragazzi
sconfitti più volte.
Dopo pochi mesi fu annunciato il primo matrimonio: Temari e Shino
si sarebbero sposati a gennaio; la bambina, Ayumi, nacque a marzo e fu la
primogenita di tre figli.
Kiba e Hinata preferirono non sposarsi subito, ma andare a
convivere in attesa che la giovane Hyuuga partorisse la piccola Okami. Il signor
Hyuuga, però, dopo la nascita della sua nipotina, non volle attendere oltre, e
la giovane Hinata venne trascinata in chiesa vestita di un bianco alienante in
sole due settimane.
Shikamaru riuscì a confessare il suo amore per Ino nella notte che
separava i loro compleanni dello stesso anno del loro ritorno. La bionda si
scoprì incinta dopo poche settimane. I due convogliarono a nozze dopo un
anno.
Neji e Tenten ci misero una vita prima di decidersi a rendere
ufficiale il loro amore, ormai palese; avevano aspettato così tanto che Tenten
temeva di partorire prima delle nozze, ma quando si trattava di quelle cose,
Hyuuga diventava talmente timido da far concorrenza alla povera Hinata. Ma nulla
smosse Hiashi Hyuuga dal prendere il nipote per le orecchie e trascinarlo
davanti all’altare con la forza, mentre Hanabi e Hinata se la ridevano di gusto
nel vedere il giovane aggrapparsi a oggetti e persone, nella strada per la
chiesa.
Naruto e Sakura furono gli ultimi ad indossare i vestiti
matrimoniali e a pronunciare quel fatidico “sì”, la rosa voleva aspettare che il
suo Naruto fosse nominato Rokudaime, prima di presentarsi davanti all’altare con
un bambino in carrozzella e un pancione gonfio per la seconda
volta.
Oltre
ai nostri amati protagonisti, le altre coppie che convogliarono felicemente a
nozze furono: il giovane Konohamaru che lo chiese alla bella Hanabi dopo
solo
sette anni di fidanzamento.
Genma e Hana, già felicemente sposati da un anno prima del ritorno
a casa dei quattro.
Iruka e Shizune, che vennero trascinati con la forza a dire
“sì”.
Anko e Kakashi, che dovette fare di tutto e di più per convincere
la fidanzata che non poteva presentarsi in chiesa con la sua tuta da
Jounin.
Ma voi vi chiederete (o forse no) che fine hanno fatto Choji, Rock
Lee, Kankuro e Gaara. Ebbene, Gaara si trovò una compagna a Suna,
nientepopodimeno che la giovane Matsuri, sua allieva e tutt’ora
moglie.
Kankuro si trasferì a Konoha, dato che voleva stare vicino alla
sorella in quanto zio preferito dei suoi nipotini, e comprò un appartamento che
divise poi con Choji e Rock Lee. I tre divennero i famosi “Tre Scapoli Felici di
Konoha”, nonché migliori Jounin che il Villaggio non vedeva da
tempo.
Le giornate proseguivano felici per tutti, ma queste non bastarono
ad evitare a Shino l’ennesimo svenimento dopo la scoperta che la sua Temari era
incinta del quarto figlio a distanza di pochi anni.
A quel punto, capì perché suo padre per il suo compleanno gli aveva
regalato una scatola di anticoncezionali. Solo allora decise che sarebbe stato
saggio cominciare ad utilizzarli, se non voleva trovarsi la casa straripante di
marmocchi.
E vissero tutti felici e…
«Shino-kun?»
«Mh?»
«Sono due gemelli!»
STONK!
[To
be continued…]
A/N
Voilà!
Ecco a voi l’ultimo capitolo! Spero sia di vostro gradimento, personalmente, è
il mio preferito! *_*
Per
l’epilogo… sarà on-line prestissimo! Promesso!
Puff,
puff che faticaccia!
Bene,
risposte alle recensioni!!! *_*
Revan
Grazie,
sono felice ti piaccia! ^^ Per l’Itachi premuroso… lo so, è strano, però è un
tuo parere e, dopotutto, questa fanfiction è OOC, quindi non è quel gran dramma!
Comunque non mi sono offesa! ^^ È giusto che tu esprima il tuo parere e mi metta
al corrente di ciò! È sempre bello ricevere recensioni gratificanti, con anche
qualche parere leggermente negativo! *_* Spero ti sia piaciuto anche questo
capitolo! Ci “vediamo” all’epilogo!
celiane4ever
Voilà!
Ecco a te l’aggiornamento! Come puoi vedere, l’happy ending l’hai azzeccato, non
c’è per Deidara ed Itachi! Muahaha! Come sono perfida!!!
XD
Comunque,
alla fine c’è sia il NejiTen, che lo ShikaIno, contenta? Spero di sì! ^^ Dimmi
come hai trovato questo capitolo e continua a seguirmi… presto posterò anche
l’epilogo! E lì sì che ci sarà da ridere!
Maobh
Grazie
infinite! (_ _) *inchino* Yay! Sono strafelice che ti sia piaciuto questo
stacco! Effettivamente… ho sentito il bisogno di darlo, più che altro per far
capire che gli eventi non si susseguono tutti subito l’uno dopo l’altro. C’è
comunque un lasso di tempo che separa i due momenti
fondamentali.
Effettivamente,
Naruto e Sakura sono fin troppo impazienti, ma come hai potuto vedere, alla fine
non ci sarà bisogno di andarli a recuperare, visto che tornano a casa con le
loro – distrutte – gambine.
Inoltre,
vorrei chiederti se ti è piaciuta la scena dove intervengono i genitori dei
ragazzi, temo di aver esagerato con la depressione… sigh…
ç_ç
Per
la spin-off… ci sto lavorando, ci sto lavorando! XD Il problema è che non so
quale potrebbe essere l’argomento principale… pensavo ad un tema del tipo: “La
sera in cui Shika ed Ino hanno fatto scintille” o comunque qualcosa di inerente
alla coppia ShikaIno… però… non so, ci penserò!
Grazie
mille anche per il complimento a Stella di Natale!
*_*
Ci
si “vede” all’epilogo, allora! Bye!
Semmy92 Grazie
infinite ! Sono felice che tu l’abbia apprezzato, sia il capitolo, sia Neji
(che, ti devo dar ragione, è un figo! *_*)
Ci si
“vede” all’epilogo!
Giuli@
Voilà!
Ecco
a te anche l’ultimo capitolo! Spero sinceramente che ti sia piaciuto e gradirei
sapere se hai apprezzato il NejiTen, visto che ne sei fan accanita!
^^
Anche
a me piace il rapporto che si è instaurato tra Neji e Masami… dato che Neji non
ha né fratelli né sorelle… mi piaceva vederlo con una sorellina più piccola che
lo venera! *_*
Grazie
mille per il commento e… ci si “vede” all’epilogo!
Tattaratà!
Ecco fatto!!! Appena scuola e compiti non mi porteranno via il tempo, posterò
l’epilogo, per poi passare alla spin-off!
Grazie
infinite a tutti coloro che hanno letto e recensito, e anche a chi ha letto e
non recensito! *_* È
sempre una gioia immensa sapere che il proprio lavoro è stato
apprezzato!
Domo
arigatou gozaimasu!!!
All’epilogo!
Ja
ne.
Akami/AtegeV