Anime & Manga > Alice Academy/Gakuen Alice
Segui la storia  |       
Autore: Clarrie Chase    07/04/2013    1 recensioni
[Mikan/Natsume, Hotaru, Ruka, un po' tutti + personaggio a sorpresa |  Mistero, Suspense, Romantico | Giallo | What if?, AU - Alternative Universe]
Dal 1° Capitolo:
"Hotaru chiuse il libro, per poi riaprirlo all'ultima pagina:
'In seguito alla tragedia della Pioggia di Meteoriti che colpì il nostro pianeta alla fine del secolo scorso, la stirpe umana finì irrimediabilmente per avvicinarsi all'estinzione. Di tutte le città allora presenti, solamente l'insediamento Alice che era la Alice Academy riuscì a coprire il perimetro della scuola sfruttando gli Alice di tipo Abilità Speciali per creare una barriera che fungesse da riparo. Ovviamente, quante più persone possibile furono accolte all'interno della barriera durante la collisione, ma solo una minima parte della popolazione di Tokyo riuscì a sopravvivere... [...]
Hotaru chiuse il libro con un suono secco. « Che te ne pare? »
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

L'Incanto del Buio

***

I Disertori riconoscono i loro Fratelli di Sangue,

poiché uniti da un legame che va oltre la comprensione umana.

Per un Disertore la famiglia è sacra, e per difenderla

questi sacrificherebbe la propria vita.

[Da Storia del primo Disertore]

***

 

Il piccolo manipolo di Disertori che le era stato assegnato attendeva ordini dietro di lei, obbediente: si percepiva nell’aria la tensione e il nervosismo di coloro che salivano in superficie per la prima volta.

Dava loro le spalle, e non aveva intenzione di voltarsi, d’altronde, che differenza avrebbe fatto? Non sapeva chi fosse stato assegnato alla sua squadra, e non avrebbe potuto intuirlo in alcun modo dato che tutti loro indossavano delle tute aderenti nere, con vari rigonfiamenti protettivi nelle parti più deboli del corpo – ginocchia, gomiti, spalle – e il volto era coperto da una maschera blu, il colore degli Observanti. Lei, era per un certo verso più riconoscibile di loro, per via della maschera bianca, quella dei Master: tutti gli Observanti, fossero questi assegnati al suo gruppo o no, avrebbero dovuto obbedire ai suoi ordini.

Ma una semplice Missione di Supervisione non richiedeva troppi Disertori; quei quattro che erano con lei erano più che sufficienti.

 « State pronti, si sale.  », dichiarò con voce ben ferma la ragazza dalla maschera bianca, un attimo prima che la piattaforma della Sala di Espatrio entrasse in funzione: la porta davanti a loro si chiuse e quella posta vari metri in superficie si aprì. Iniziarono a salire.

Il Master non manifestò alcuna sorpresa mentre i loro corpi venivano sospinti dalla piattaforma verso l’alto, ma qualche Observante dietro di lei perse l’equilibrio e cadde in ginocchio, sorpreso. Una volta in superficie, la porta che si trovava ora ai loro piedi si richiuse e la squadra fece un passo avanti: erano fuori. Un Observante aiutò a rialzarsi l’altro caduto poco prima, mentre gli altri due facevano un passo avanti insieme al Master per spostarsi dalla Superficie della Piattaforma di Espatrio.

 « State tutti bene?  » Domandò sarcasticamente il Master, guardandosi intorno: niente in vista, a parte le misere macerie di quella che un tempo era la periferia di Tokyo.  « Sì, signore.  » risposero gli Observanti.

 « Bene. Dividiamoci: due di voi verso il Palazzo di Giustizia, gli altri due verso gli Uffici.  ».  

« Sì, signore.  » ripeterono nuovamente i Disertori, disperdendosi. Il Master, rimasta sola, si diresse verso quella che una volta era la Torre di Tokyio; certo, adesso non sembrava niente di più che un cono malconcio con la punta sconquassata, circondato da rovine, pezzi di vetro e macerie.

Finalmente sola, il Master si privò della maschera che tanto odiava, liberandosi il viso: una cascata di lisci capelli neri le ricadde sulle spalle, i suoi occhi di un rosso rubino puntarono il cielo, anch’esso rosso a causa della pioggia di meteoriti che aveva distrutto la civiltà tanti anni prima. La sua pelle diafana era totalmente digiuna del sole, e i suoi occhi erano puntati verso il cielo nel tentativo di individuare la fonte dei raggi che illuminavano il tetro paesaggio circostante.

Udì un rumore, probabilmente un sassolino che schizzava sul terreno: in meno di un secondo il Master estrasse la pistola dalla cintura e si chinò verso la fonte del rumore, alle sue spalle. La ragazza trattenne il respiro, sorpresa: non succedeva mai niente durante quelle esplorazioni in superficie, cosa diamine poteva essere quel rumore? Avanzò di qualche passo verso alcune enormi travi di ferro abbandonate a sé stesse sull’asfalto, e vi girò attorno, in attesa.

Bam!

 « Fermo dove sei!  » intimò la giovane, la pistola stretta in pungo e il volto contratto dalla concentrazione: chiunque fosse ad aver fatto quel rumore, si trovava dietro una di quelle travi. Il Master udì singhiozzare sommessamente, e sbuffò d’impazienza quando una ciocca di capelli ribelli le scivolò davanti agli occhi; in quel momento si rese conto di aver lasciato la sua maschera per terra, a qualche metro da lei, e venne colta dal panico. Nessun Disertore doveva vederla in volto, quella era una delle principali regole della Fratellanza.  

« Non muoverti!  », gridò ancora, stringendo i denti ed indietreggiando lentamente tenendo la pistola in posizione, pronta a sparare. Dove diamine era quella maschera dannata? Non poteva girarsi, sarebbe stato troppo rischioso perdere la mira. Si udì un piccolo grido, e poi una cascata di massi di varie dimensioni discese dal cumulo di macerie e travi di metallo dietro cui si nascondeva lo sconosciuto, sotterrandolo. Il Master finalmente recuperò la maschera, la indossò e corse verso quella valanga. Chiunque ci fosse là sotto, non poteva permettere che morisse schiacciato da delle pietre: iniziò a spostarle con forza, prese a sudare e uno dei due guanti neri che indossava le si strappò, rivelando un lembo di pelle bianchissima.

 « mam-ma…  », una parola che squarciò il compromesso velo di indifferenza che il Master si era cucita addosso e che fu capace di terrorizzarla. Prese a farsi strada tra le rocce più in fretta, quando finalmente lo vide: un bambino di circa 5 anni che se ne stava seduto per terra con la testa in mezzo alle gambe sotto una grande trave di metallo che lo aveva salvato, nonostante la pelle delle braccia e delle gambe del piccolo fosse ricoperta di graffi ed escoriazioni.  

« Stai bene?  » chiese il Master, offrendo al bambino una mano per uscire da quel fortunato anfratto che lo aveva protetto dai massi. Il bambino non fiatò, non alzò nemmeno la testa dalle sue gambe: la ragazza non aveva altra scelta, doveva tirarlo fuori di lì prima che succedesse di nuovo così lo afferrò per le spalle e lo tirò fuori dal buco. Il bambino si ribellò, strillando e dimenandosi, permettendole di vederlo per la prima volta: aveva gli occhi azzurri e i capelli sporchi di polvere grigia, le guance incavate dalla fame e le labbra secche dalla sete.

  « Master!!  »

Gli Observanti accorsero dietro di lei con le armi tra le mani, pronti a difendere il capo da qualsiasi minaccia si trovassero davanti: certo, non avrebbero mai immaginato che si sarebbe trattato di un bambino.

La giovane tenne stretto il bambino per le braccia immobilizzandolo mentre questo le batteva i suoi piccoli pugni sulla schiena, in un ultimo vano tentativo di ribellarsi dalla sua presa ferrea.

 « Mettete giù quelle armi, è solo un bambino.  » li schernì il Master, alzandosi in piedi col piccolo tra le braccia che tentava ancora di protestare.

 « Lasciami andare!  » Strillò il bambino mordendole la mano lì dove il guanto si era bucato: il Master avvertì un cambiamento nell’aria, improvvisamente tutto intorno a loro si raffreddò, scese rapidamente la temperatura e una nebbiolina grigia li circondò. Gli Observanti non abbassarono le loro armi, allarmati: il Master fece un passo indietro, sorpresa, quando dalla nebbiolina emerse una voce dolce, proveniente direttamente dalla sua infanzia:  « Aoi, che cosa stai facendo? E’ solamente un bambino… » proferì la voce sconsolata, mentre due brillanti occhi rossi e un viso molto più grazioso del suo parevano materializzarsi dinnanzi a lei nella scura nebbiolina.

Aoi diede un colpo secco dietro la nuca al piccolo, che svenne immediatamente sulle sue spalle stanche:  « Non è un bambino.  » disse, con voce seccata:  « è un Alice! »

 

 

***

 

 

Da quando era arrivata in Accademia, Mikan Sakura aveva assistito a 12 ore di lezione, ma quella 13esima faticava seriamente a scenderle; Hotaru, due file avanti a lei, ascoltava attentissima le parole del professor Jinno e di tanto in tanto scribacchiava qualcosa sul foglio che aveva davanti. Ma come faceva?

Dietro di lei, Natsume Hyuuga le lanciava fugaci sguardi incuriositi: per qualche strano motivo, il ragazzo faticava a staccarle gli occhi dalla nuca. Si sentiva stranamente, irrimediabilmente attratto da lei, in un modo del tutto innaturale. Non gli era mai successo prima; e pensare poi, che quell’unica ragazza capace di destare il suo interesse praticamente lo detestava! Nonostante questo, nel guardarla nuovamente cambiare posizione sulla panca, stiracchiarsi fiaccamente e attirare l’infastidita attenzione del Professor Jinno, non poté fare a meno di reprimere un piccolo sorriso.

Kokoro, un ragazzo dallo sguardo vivace che sedeva vicino Mikan da quando Ruka Nogi era ritornato dall’infermeria, ricevette un pizzicotto dalla ragazza seduta nella fila accanto alla sua, Megane: lei gli lanciò un bigliettino sul banco e poi gli fece segno di passarlo alla ragazza nuova.

Il fogliettino spiegazzato giunse tra le mani di Mikan da sotto il banco:

 

Sei qui da tre giorni ormai, e ancora non hai dato segno di essere un Alice. Ma ce l’hai, un Alice?

 

Mikan, nel leggere quella frase scribacchiata frettolosamente con un inchiostro rosa carico sospirò, cercando con gli occhi l’attenzione di Hotaru che, ovviamente, non poteva vederla, essendo girata verso l’insegnante, così come sarebbe dovuto essere. La ragazza si morse il labbro con fare distratto, indecisa sul da farsi: non rispondere, e così attirarsi ancora di più l’attenzione di quelle specie di stalker o rispondere e chiudere la discussione sul nascere? Che cosa avrebbe fatto Hotaru, al posto suo?

 

No, non ho un Alice, sono una conduttrice di televendite sotto copertura.

 

Televendite. Era una parola molto curiosa, l’aveva sentita pronunciare una volta da Hotaru: anche se non ne sapeva il significato, sospettava che si sarebbe adattata bene al contesto. Rimandò il messaggio indietro, nel vano tentativo di respingere quell’attenzione del tutto indesiderata con l’arma più innocente che era in suo possesso: il sarcasmo. Sfortunatamente, il messaggio tornò indietro ancora prima che Mikan potesse sistemarsi una ciocca di capelli ribelli dietro l’orecchio.

 

Credi di essere divertente? Non lo sei. Rispondi: qual è il tuo Alice?

 

Mikan soppresse a stento l’istinto di strappare il foglio e ci scarabocchiò sopra quattro parole in stampatello:

 

NON SONO AFFARI TUOI.

 

Lo rimandò al mittente, e sorprendentemente circa 45 secondi dopo quello stesso biglietto la colpì in testa.

 « La mia lezione la annoia, signorina Sakura?  » chiese l’insegnante, con fare minaccioso.

Mikan sobbalzò sul suo posto e drizzò la schiena, come un soldato.

 « Certo che no, Professore!  », balbettò, arrossendo visibilmente: con le ragazzine spocchiose e gli adulti in generale sapeva cavarsela, ma Jinno era capace di infonderle un timore non indifferente.

 L’uomo, rigidamente seduto dietro la cattedra, brandì la stecca che reagiva al suo Alice facendogli sprizzare alcune scintille blu.

  « Un'altra distrazione, Sakura, e farò rapporto al Preside della nostra Divisione.  » l’avvertì, aggiustandosi gli occhiali sul naso e facendo scorrere lo sguardo su tutti gli studenti della classe, molto attenti a che i loro sguardi non incontrassero mai quello dell’insegnante.

Ruka alzò lo sguardo sull’amico, seduto accanto a lui, grattandosi il mento con aria pensierosa; a Natsume non sfuggì il gesto, ma non disse nulla, limitandosi ad abbassare nuovamente lo sguardo sul quaderno bianco aperto sul banco. All’improvviso, un foglietto di carta a quadretti stropicciato atterrò con discrezione sul loro banco: i due si lanciarono uno sguardo complice e mentre uno guardava con attenzione che Jinno non gli prestasse attenzione, l’altro aprì il biglietto.

Sul foglietto, una conversazione che, evidentemente, era planata sul banco sbagliato:

 

Si può sapere qual è l’Alice di Mikan Sakura?

Non ne ho idea!

Che aspetti? Domandaglielo!

Mi ha detto che non sono affari nostri.

Che sfacciata!

E’ una selvaggia! Dobbiamo escluderla dal gruppo classe.

 

Anche se Ruka aveva qualche dubbio riguardo la provenienza del messaggio, gli occhi ardenti di Natsume non si sbagliarono quando sgamarono Sumire guardare verso di loro con aria sorpresa.

 « Questa storia non mi piace.  » sussurrò Ruka a Natsume, nascondendo il biglietto sotto il banco.

 « Non ne hai idea.  » replicò il ragazzo dai capelli scuri, scrutando attentamente l’area circostante alla panca di Mikan, per scorgere un qualsiasi movimento sospetto.

Ecco: mentre il Professor Jinno si alzava per scrivere una formula alla lavagna il biglietto colpevole saltò via dalle mani di Mikan Sakura diretto sul banco di Megane, dove prese improvvisamente fuoco.

La ragazza strillò e si alzò di scatto spostando la panca dietro di lei, mentre tutti gli sguardi dei compagni – e quello del professore – saettavano da lei a Natsume, da Natsume a Mikan. Mikan, che guardava prima le fiamme sul banco di Megane e poi l’ira riflessa negli occhi dell’insegnante con un certo timore. Guardò Hotaru, in cerca di conforto silenzioso, ma l’amica non guardava lei, guardava Natsume Hyuuga. Incredula, Mikan si voltò verso il ragazzo dagli occhi rossi e sussultò:  il giovane aveva il volto stravolto dalla rabbia, le guance arrossate e il respiro veloce.

 « Che diamine sta succedendo??  » Gridò l’insegnante, rivolto a nessuno in particolare. Le fiamme avevano coinvolto il quaderno della ragazza e stavano intaccando il mogano del banco di Megane, ma nessuno sembrava avere la minima intenzione di intervenire, così l’uomo strillò ancora, adirato:  « Beoti, spegnete immediatamente il fuoco!  ».

Preso com’era dallo scorrere degli eventi, a Jinno non passò nemmeno per la mente l’idea di chiedere a Natsume Hyuuga, insopportabile studente modello dai modi sgarbatissimi, di usare il suo Alice per domare le fiamme, né lui lo fece. Neppure Ruka, che di solito si atteggiava a ‘coscienza’ del ragazzo, ritenne di intervenire nel far rinsavire l’amico. Fu Kokoro che, anche se non tempestivamente, intervenne chiudendo il quaderno che aveva preso fuoco ed estinguendo le fiamme privandole d’ossigeno.

Megane era sconvolta, l’insegnante era sconvolto, Mikan era sconvolta e nessuno osava fiatare. Nessuno tranne Sumire Shouda:  « Sono stati Mikan e Natsume, li ho visti io!  » dichiarò con voce stridula alzandosi in piedi e battendo il pugno chiuso sul suo banco con enfasi.

 « Hyuuga, Sakura: FUORI!  » ordinò l’insegnante, indicando la porta dell’aula.

 « Non è stata colpa di Mikan, signore!  » obiettò Kokoro, in procinto di riferire la faccenda del biglietto.  « Kokoro, stai zitto!  » sibilò Sumire, in modo che potessero udirla tutti tranne l’insegnante. Il ragazzo si fece subito piccolo piccolo, come se l’avesse punto una spaventosa ape regina.

 « Taci, Yome, se non vuoi uscire dalla classe assieme ai suoi compagni!  », proferì con voce alterata Jinno, incrociando le braccia al petto. Mikan, senza parole, si alzò dal suo banco lanciando un ultimo sguardo ad Hotaru, cercando un qualche tipo di consiglio: non ribellarti, le suggerirono gli occhi dell’amica, così la giovane si accinse ad uscire dall’aula a sguardo basso, senza aggiungere nulla.

Natsume rimase seduto al suo posto, le labbra strette a formare un'unica linea e nessuna intenzione di obbedire. Ruka, al suo fianco, lo guardò con un apprensione riflessa nei suoi occhi azzurro chiaro:  « Natsume, fai come ti dice, ti prego.  » mormorò a testa bassa, per non farsi notare.

 « Hyuuga. Alzati immediatamente, o farò in modo che i tuoi incontri con Persona triplichino.  » minacciò, agitando quella sua bacchetta scintillante in un modo che in un qualsiasi altro momento sarebbe risultato buffo.

A sentir quella minaccia, Natsume diede un forte calcio al banco di fronte a lui, che cadde in avanti, rovesciando sul pavimento tutte le cose sue e di Ruka che vi erano sopra. Jinno fece per aggiungere qualcosa, ma lo sguardo di Natsume gli fece raggelare il sangue: il ragazzo lo stava fissando, e nei suoi occhi cremisi ribolliva squisito odio liquido. Il professore deglutì, ma non disse nulla mentre il ragazzo si alzava in piedi ed usciva dalla classe in silenzio.

 

 

***

 

 

Spazio dell’Autore;

Ebbene, eccomi di nuovo qui. Alcuni hanno commentato il precedente capitolo chiedendomi per quale motivo non abbia più aggiornato la storia ogni 3 del mese come avevo detto avrei fatto; non ho aggiornato per parecchi motivi, ma soprattutto perché i capitoli che avevo già scritto erano andati persi durante una formattazione, e francamente, non me la sentivo di riscrivere il tutto.

Ho ricominciato a scrivere perché ho trovato nuovamente ispirazione, e la storia prenderà una piega del tutto diversa da quella che avevo in mente prima J Probabilmente, aggiornerò entro il 7 del prossimo mese.

Per qualsiasi domanda riguardo il Master, chiedete pure e sarò felice di rispondervi! Scrivere la sua entrate in scena è stata particolarmente difficile, perché si tratta di una ragazza ma ci si rivolge a lei come al Master in senso maschile, perché una delle regole fondamentali dei Disertori è non rivelare a nessuno la propria identità fisica e personale.

 Spero che mi seguirete, e specialmente in vista dell’esordio del fumetto in Italia, che dovrebbe avvenire tra un paio di mesi, spero che il nostro fandom continui a crescere e ad attirare nuovi scrittori tra le sue tavole ^^ Detto questo, commentate, da bravi :D

A presto,

L. L.

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Alice Academy/Gakuen Alice / Vai alla pagina dell'autore: Clarrie Chase