Capitolo 25
Dopo l’evento, il Quartetto si prese un momento per rilassarsi nel
salottino di famiglia.
<< Non avrei mai creduto che qualcuno potesse piangere quasi
ininterrottamente per sei ore. >> Allie mandò giù due aspirine con un
bicchiere d’acqua frizzante. << Si sarebbe detto che era il funerale, non
il matrimonio del figlio >>.
<< Dovrò sistemare con Photoshop l’inferno della foto con la
madre dello sposo. E anche così… >> Nat si strinse nelle spalle, percorsa
da un brivido. << Credo che sia una sposa coraggiosa quella che tiene
testa ad una suocera che si mette letteralmente ad ululare al momento dei ‘lo
voglio’ >>.
Gettando la testa indietro, la rossa fece un’imitazione
terribilmente accurata del lamento della signora Crawshow.
<< La mia testa >> borbottò Allison. << La mia
testa >>.
Le ragazze scoppiarono a ridere, seguite dalla signora G che entrò
con un vassoio dal quale proveniva un curioso odorino.
<< Signora G? Non sarà la sua famosa lasagna? >> si
leccò i baffi Nat.
<< Certo che sì, rossa. Avanti mangiate qualcosa, non avete
toccato niente per tutto il giorno. Voglio vedervi mangiare. >> disse
Grace poggiando le mani sui fianchi, concisa.
In particolare scoccò un’occhiata carica di aspettativa a Juliet,
che non si era mossa dal divano né aveva biascicato parola per quasi tutto il
tempo.
Jade intercettò lo sguardo, arricciando il naso, divertita.
<< Non deve preoccuparsi per Juls, signora G. È in preda ad una crisi di
nervi >>.
<< Cos’è successo? >>.
<< Cos’è successo?! >> rantolò Juliet allargando le
braccia, e lasciandosi ricadere mollemente in maniera scomposta lungo il divano. <<
Dio, Jade non osare mai più chiedermi di fare la babysitter ad un matrimonio!
>> si portò una mano allo stomaco producendosi in un lamento.
Grace non ci stava capendo niente. Alzò un sopracciglio
interrogativo, prendendo posto alla riunione.
<< Le spiego. La sorella della sposa ci ha chiamate all’ultimo
minuto, avvertendoci che la babysitter dei suoi figli non si sentiva bene.
Perciò siamo dovute ricorrere ad una soluzione drastica, alla notizia che anche
i marmocchi avrebbero partecipato all’evento. La ritardataria alla riunione,
ovvero Miss Anderson, si è gentilmente offerta di badare a loro durante la
cerimonia. >> spiegò Jade.
Con un braccio sugli occhi, Juliet usò quello libero per puntarlo
dritto contro l’amica. << Bugiarda. Hai usato la tua tirannia e me lo hai
imposto >>.
La riccia fece spallucce, stirando le labbra per non ridere.
<< Se la vuoi mettere sotto questi termini >>.
<< Hai avuto la tua porzione di torta alla fine, no? Sei
stata ricompensata. >> constatò Allie, ridendo.
<< No…non ricordarmelo. >> sbottò Juliet portandosi
una mano alla bocca e chiudendo gli occhi.
Se solo avesse saputo non avrebbe mai accettato di assaggiarla.
Dieci minuti dopo, Thomas, il più piccolo della tripletta, l’aveva pregata di
andare sull’altalena. Con quegli incantevoli occhioni marroni, a Juls si era
stretto il cuore e non aveva saputo dirgli di no. Il bambino l’aveva invitata a
sedersi, poi si erano uniti anche gli altri due, e tutti insieme avevano
cominciato a spingere Juliet sull’altalena avanti e indietro.
All’inizio lei lo aveva trovato divertente, emettendo qualche
verso d’euforia che li divertisse, poi aveva cominciato a girarle la testa. Per
non spaventare i bambini, si era imposta di non dare a vedere quanto fosse impallidita
e sul punto di rimettere. Grazie a dio, qualche minuto d’inferno e poi i
bambini erano stati richiamati dalla nonna.
Che fosse maledetta se avesse permesso al suo organismo di
ingoiare altro.
Provò un pesante senso di colpa nell’evitare la lasagna della signora G, ma come
poteva dirle che nel pomeriggio aveva rimesso l’anima e che il suo stomaco era
ancora in subbuglio? Era sicura che le sue amiche non avessero notato niente di
anomalo in lei. Nat non aveva fatto domande sul perché si fosse trattenuta così
a lungo nel bagno, e Jade aveva semplicemente scelto come cavia Juls, perché
era arrivata in ritardo.
Fine della storia.
Ma non poteva certo rifiutarla, sapeva che Grace l’aveva cucinata
principalmente per lei. Doveva trovare una soluzione…ma certo!
<< Signora G? Ho una gran fame, ma sono sicura che anche
Louis non abbia messo niente sotto i denti, stasera. Crede che potrei
incartarne un pezzo e portarlo a casa così da mangiarlo insieme a lui? >>
fu la sua gentile domanda.
Si trattava di una mezza verità in fondo: era più che certa che
Louis la stesse aspettando. Odiava che lo facesse, perché era solita rincasare
molto tardi dagli eventi, ma sotto sotto il suo comportamento la lusingava.
Grace annuì, con un sorriso premuroso a fior di labbra. <<
Va bene, ragazza. Non voglio che il tuo fidanzato sia pelle e ossa. Torno
subito con una bella porzione. >> detto questo si allontanò.
Nat si schiarì la gola, teatralmente. << In realtà lo è
>>.
Juliet fulminò la rossa con lo sguardo. << Louis non è pelle
e ossa. È in gran forma…sotto ogni aspetto. >> alzò il mento sfidandola a
dire il contrario, stringendo gli occhi.
L’amica alzò le mani in segno di resa. << Calma Catwoman,
stavo scherzando. Non era mia intenzione arrecare danno all’ego del tuo
ragazzo. Cos’é soffri di sindrome premestruale? >> la stuzzicò
amabilmente.
Juliet si accigliò, mostrando i denti.
<< Lo prendo per un sì. >> sorrise divertita Nat.
Scuotendo la testa, Juliet si alzò con un mezzo sorriso che stava
a significare che aveva già perdonato la rossa. << A che ora è l’incontro
con i nuovi clienti domani? >> chiese poi a Jade.
La riccia corrugò la fronte. << Come? Te ne sei dimenticata?
Ne abbiamo parlato per ore stamattina >> le fece notare.
Juliet si diede mentalmente della stupida. In realtà non aveva
prestato la benché minima attenzione. Di solito si cimentava al massimo nelle
riunioni, ma oggi sembrava avere altro per la testa. Non era per niente da lei
questo genere di mancanza, e doveva immediatamente scendere dalle nuvole, se
non voleva dare nell’occhio.
<< Hai ragione. Ti spiacerebbe rinfrescarmi la memoria?
Forse è il mal di testa che mi gioca brutti tiri >> la buttò lì.
Jade la scrutò, circospetta. << Alle cinque e un quarto del
pomeriggio >>.
<< Giusto giusto. Mentre alle sette arriverà Alex per la
scelta dell’abito da sposa >> si ricordò Juliet, facendo mente locale.
Prese un bel respiro, esibendo un sorriso. << Si è fatto
tardi ragazze. È meglio che vada, buonanotte. >> Diede un bacio sulla
guancia ad ognuna, poi dopo aver ringraziato la signora G e preso la confezione
contenente la lasagna, raggiunse la sua Lamborghini nel vialetto.
Durante il viaggio verso casa, accese lo stereo per tenersi
sveglia optando per della musica rock. Maledì Nat per aver messo mano nella sua
compilation. Detestava i Green Day, ma le loro 'urla' l’avrebbero aiutata a
tenerla con gli occhi aperti sulla strada.
Sbadigliando, Juliet notò il display del suo cellulare illuminarsi
nel buio della macchina. Qualcuno la stava chiamando alle undici di sera. Chi
poteva mai essere? Probabilmente si trattava di Louis.
Infilò gli auricolari, e continuando a guidare accettò la
chiamata.
<< Pronto? >> esordì, abbassando di qualche tono il volume della
musica.
<< Juliet, tesoro. Disturbo? >> suonò una candida voce,
che lei riconobbe come Bethany.
<< Certo che no, mamma. >> sorrise Juliet, contenta di
sentirla. << Sono in macchina. E prima che tu possa rimproverarmi
sul fatto che un guidatore non debba parlare al telefono perché
è rischioso, sto
guidando come una lumaca e porto gli auricolari. Perciò sono al
sicuro, a meno
che la polizia non mi fermi facendomi una multa perché guido
come una vecchia
di novant’anni. >> la precedette, ridendo.
Bethany si lasciò andare ad un sospiro soddisfatto. << Brava
bambina, ti ho insegnato proprio bene >>.
<< Vero. >> concordò Juls. << Come stai?
>>.
<< Me la cavo. Senza di te, vivere con tuo fratello è una
noia. È sempre fuori con Phoebe, e usa ogni tipo di scusa per non vedere un
film con me. >> mugugnò Beth fingendo un tono addolorato e offeso.
<< Oh povera mamma... >> le diede corda lei,
soffocando una risata. << Prometto che in questi giorni verrò a trovarti e
passeremo uno dei nostri pomeriggi madre-figlia a base di popcorn e commedie
idiote. Mi dispiace che in questi giorni non abbiamo avuto la possibilità di
vederci, ma… >>.
<< Tesoro, lo so che sei stata male. Non devi assolutamente
giustificarti. Sono tua madre, è la prima cosa che desidero è che tu stia bene.
>> Percepiva un dolce sorriso nella voce di sua madre che non fece altro
che ricordarle quanto bene Juliet le volesse. << A proposito, come va con
Louis? Ti tratta bene? >>.
<< Anche troppo. È peggio di te! >> esclamò Juls in
tono scherzoso.
<< Sono felice che sia così. >> sentenziò Beth, stando
al gioco.
All’improvviso Juliet si rese conto che sua madre non fosse a
conoscenza della telefonata di Linda.
Era quello il momento giusto per parlargliene? A differenza di
David, Bethany faticava ad accettare Linda, anche se non lo dava a vedere. Si
era sempre posta gentilmente nei suoi riguardi, ma sua madre non vedeva di buon
occhio quella donna, Juls se n’era accorta fin da piccola, quando Linda le
aveva proposto di andare via con lei, Bethany le era quasi saltata addosso
contrariata.
<< Mamma? >>. Era giusto che lo sapesse, in fondo non
c’era niente per cui Beth dovesse preoccuparsi.
<< Sì? >>.
<< Qualche giorno fa, ho ricevuto una chiamata da Linda. Si
sposa di nuovo. E mi ha chiesto se mi andasse l'idea di passare le vacanze natalizie tutti
insieme…io le ho detto che non potevo parlare in quel momento, il che era vero
perché ero a lavoro, ma anche perché ho ritenuto che prima avessi dovuto
parlarne con te. Mamma, sai come la penso, io non voglio che tu creda che
possa… >>.
<< Preferire lei a me? Piccola mia, so benissimo che non è
così. Io appoggerò ogni tua decisione, l’ho sempre fatto e non me ne sono mai
pentita. Dimmi, cos’è che ti preoccupa sul serio, invece. Non è solo questo,
giusto? >>. Il tono di sua madre era dolce e rassicurante, privo di
rabbia o di un altro sentimento che non fosse preoccupazione materna.
Giusto…oh mamma come
vorrei che le cose fossero più semplici.
Quando arrivò a destinazione parcheggiò di fronte casa, spegnendo
il motore. Decise che il migliore amico che potesse trovare in quelle
circostanze fosse il buio, perciò spense tutte le luci della macchina poggiando
stancamente il corpo al sedile, poi rispose a Bethany: << Io sto cercando
di buttarmi il passato alle spalle, mamma. Non voglio che le mie paure
ostacolino il rapporto che ho con Louis. Ho paura che queste possano avere la
meglio su di noi, dividendoci. >> Non fu facile per Juls buttarlo così
tutto d’un fiato, ma sapeva che parlarne con sua madre le avrebbe giovato in
qualche modo. << Voglio fare ordine nella mia testa, e per farlo devo
prendere una decisione. Ho…ho pensato che forse perdonare Linda sia la cosa
migliore e che dopo questo potrò procedere per la mia vita più serenamente. Con
ciò non sto dicendo che voglio dimenticare, non potrò mai farlo. Vorrei
soltanto che metà di quel casino che mi porto dietro sparisse e che non
domini le mie scelte di adesso. Cosa ne pensi? >>.
<< Non hai bisogno del mio parere, lo sai >>.
<< Non è vero. Tu
sei mia madre, e per me conta sempre quello che pensi. >> replicò Juliet.
<< Tesoro, hai un gran cuore pieno d’amore da dare alle
persone che ti stanno vicino, ma non vuoi ammetterlo a te stessa. Potrai
riservare una parte di esso a Linda, ne sono sicura. Non è la mia benedizione
che ti serve per questo. Ci sarò se avrai bisogno di me perché sono tua madre.
Ma piccola, guarda dove sei arrivata adesso. Gestisci una famosa impresa
matrimoniale con le tue amiche, e questo è frutto delle tue scelte. E hai un
uomo che ti ama, e tu ricambi, so che è così. Perciò suppongo che se tu sei
arrivata a questa decisione è perché senti che è la cosa più giusta da fare
>>.
Juliet si passò una mano tra i capelli, sospirando pensierosa.
<< Ti voglio bene, mamma
>> Ci mise tutto il suo amore nel pronunciare quella parola, che sperò
arrivasse forte e chiaro a Bethany.
La sentì sorridere nella voce, quando disse: << Anch’io
bambina mia, tanto. Ora va da Louis, che è tardi. Ci sentiamo domani >>.
<< Sì, a domani mamma. Buonanotte. >> e mise giù.
<< Louis? >> Juliet entrò in casa, chiudendosi la
porta alle spalle con un calcio, reggendo con le mani il vassoio della signora
G.
Udì un frastuono proveniente dalla cucina, che le fece aggrottare
la fronte. Raggiunse con passo felpato il luogo da dove aveva origine quello
strano schiamazzo.
Quando mise piede dentro la cucina, e accese le luci, non fu per
niente preparata allo spettacolo che le si parò davanti.
Piccole impronte inchiostrate di fango pullulavano sul pavimento,
il rumore che aveva sentito poco prima era sicuramente dovuto ai
bicchieri che
cadendo a terra si erano frantumati in mille pezzi. C’erano
piccoli petali di rose
bianche posti in maniera disordinata su una tovaglia rosso cremisi, e
due
coperti. Ma la cosa che più d’ogni altra la lasciò
attonita fu la figura di
Louis travestito da carota gigante, che cercava spasmodicamente di
acciuffare
qualcosa. Intravide una cosa rossiccia e affusolata, ma con
quell'enorme coso arancione davanti agli occhi era impossibile saperlo
con certezza.
Sbatté le palpebre, sconcertata da quello spettacolo.
Perché a me? Non
poteva semplicemente aspettarmi come un normale fidanzato?
<< Ehm…posso sapere cosa sta succedendo qui? >> chiese
timidamente.
<< Oh! Ehi Juliet ciao! >> Louis si alzò di scatto,
ma non prima di essersi assicurato di aver chiuso nel mobile qualunque
cosa fosse. Le sorrise, un’espressione imbarazzata stampata in
volto. << Sei tornata! >>.
<< Ah-aha. >> Solo allora si rese conto del puzzo che
aleggiava in quella stanza. Si tappò il naso con le dita prima di continuare.
<< Non che tu non sia libero di vestirti come vuoi, eh. Ma posso
chiederti se per caso l’allegra fattoria sia passata di qua? >> fece una
smorfia disgustata.
<< No…in un certo senso. Per favore siediti. >> la
invitò Louis, togliendosi la parte superiore del travestito dalla testa e
facendo per prendere una sedia.
Juliet scosse forte la testa in segno di diniego. << Ah no
ti ringrazio, ma preferisco vivere. Ti aspetto di là >>.
Finalmente poté riprendere aria quando sviò per il soggiorno.
Stava diventando blu per lo sforzo di resistere all’impulso di vomitare.
Louis la raggiunse, frustrato che i suoi piani erano andati a
farsi fottere a causa di quella bestiolina.
<< Piccola, davvero mi dispiace tanto per tutto quel casino
>>. Quanto doveva sembrarle ridicolo conciato in quel modo? Troppo dal
modo in cui Juliet non riusciva a staccare gli occhi dal vestito. << C’è
un’ottima spiegazione a tutto. >> assicurò assumendo una posa dignitosa.
<< Ne sono certa. >> ridacchiò lei, incrociando le
braccia al petto.
<< Aspetta qui, torno subito >> disse Louis,
scomparendo in quella che Juliet soprannominò come la stanza del letame.
Si sedette sul divano, incuriosita da tutta quella
situazione. Non poté resistere dallo scoppiare a ridere, quando riportò alla
memoria il modo in cui Louis aveva sculettato con quel vestito da carota
gigante addosso. Doveva essere molto difficile camminarci.
Udì una specie di mugolio provenire alle sue spalle e una mezza
imprecazione di Louis.
Accigliandosi si volse, rimanendo a bocca aperta. Un cane di media
taglia e sporco di fango sulla maggior parte del pelo e sotto le zampe,
trotterellava vivacemente nel salotto ignorando le proteste
di Louis di stare fermo.
Juliet aveva già visto quel cucciolo di husky dal pelo rossiccio
prima. Era lo stesso che aveva preso in braccio quella volta al parco
con Louis, in cui avevano incontrato Matt, l'allevatore di cani di
razza, e vecchio amico di famiglia. Solo che adesso era cresciuto, e
non credeva che l'avesse rivisto.
<< Non ci credo… >> mormorò. << Ehi bello!
>> fischiò come faceva sempre quando doveva richiamare Maya.
Il cagnolino tese le orecchie, spostando lo sguardo su di lei.
Juliet batté due volte una mano sul ginocchio. << Vieni qui. >>,
e lui ubbidì scodinzolando la coda.
Louis sbuffò alzando le braccia al cielo. << Tutto qui? Un
fischio e avrebbe fatto quello che gli dicevo? >>.
Juliet rise, prendendo in braccio il cucciolo sporco. <<
Devi saperti imporre. E poi conciato così neanch’io ti avrei preso sul serio.
>> lo beffeggiò ammiccandogli.
Lui si avvicinò, sedendosi di fianco a lei e scuotendo la testa.
<< Matt non è stato magnanimo con me per averlo. Non ha voluto neanche un
centesimo, ma ha approfittato della mia bella faccia per sponsorizzare un suo
amico che ad una decina di passi di distanza da lui alleva animali da
fattoria...tra cui conigli. >> alzò un sopracciglio, << Cos’hai da ridere? >>.
<< Io? Oh niente >> fece spallucce fingendo un tono
disinvolto. << Allora mister bella faccia, hai aiutato
l’amico di Matt
per avere questo piccolino? >> Juliet guardò prima il cane
e poi Louis
con un’espressione meravigliata e affascinata insieme.
<< Ho pensato quanto deve mancarti Maya. So quanto lei significa
per te e con che sforzo tu l’abbia dovuta lasciare quando hai deciso di
trasferirti qui. Mi hai detto che era meglio così e che fosse una buona cosa
che restasse con tua madre a farle compagnia. Poi mi sono ricordato di quella
volta che al parco avevamo incontrato Matt. Questo cucciolo non aveva avuto la
fortuna di trovare una casa. Oggi una consegna prevedeva un mazzo di fiori, e
quando ho capito che si trattava della moglie, sono andato personalmente per
vedere se il cucciolo che ti aveva colpito fosse ancora lì. Non voglio che
questo rappresenti per me una sorta di sostituto di Maya. Ma desidero che tu
stia bene in questa casa e ho pensato che questo regalo potesse essere un modo
per ambientarti al meglio.>> spiegò Louis, accarezzando il pelo
dell’animale dietro l’orecchio. << Solo non pensavo potesse essere un
tale malandrino. Avevo preparato tutto affinché fosse una sorpresa per quando
fossi tornata, ma questo terremoto ha rovinato tutto rifiutandosi di lavarsi e
di restare nella scatola. >> rise. << Non ha smesso un solo istante
di rotolarsi nel fango >>.
<< Louis… >> sussurrò Juliet con il volto coperto dai
lunghi capelli castano chiaro.
Respirò abbondantemente per frenare quell’attacco di pianto che
stava per investirla, ma nulla toglieva che aveva gli occhi lucidi. Juliet si
morse il labbro alzando lo sguardo ambrato per incontrare quello color del mare
di lui. << …grazie. >> fu tutto quello che riuscì a dire, con la
voce rotta.
Era stato così dolce. Si era travestito in quel modo per lei,
accettando qualsiasi condizione di Matt soltanto per renderla felice. Come
poteva amarla fino a tal punto? Poggiando il cagnolino a terra, sorridendogli
teneramente, Juliet si sporse per potersi sistemare sulle gambe di Louis. Gli
allacciò le braccia dietro al collo, tenendosi stretta ignorando
quell’ingombrante coso arancione.
<< Non dei ringraziarmi. Farei qualsiasi cosa per te, tigrotta. >> le
mormorò Louis nell’orecchio, colpito da come Juliet era rimasta commossa da
quel gesto. Per lui non era che un altro modo per farle capire quanto tenesse a
lei. Non pensava che potesse reagire tanto intensamente per un regalo.
Lei non parlava, aveva gli occhi lucidi di lacrime e il volto
incastrato nell’incavo del suo collo. Louis sentiva il suo alito accarezzargli la pelle, interrotto da
dei respiri corti, e la strinse di più tra le braccia. << Neanche ti
avessi regalato un diamante >> scherzò, baciandole dolcemente una
guancia.
La sentì tirare su col naso. << No, è molto meglio. Scusami,
oggi sono più sensibile del solito. >> mugugnò.
<< Tranquilla…sono felice che ti piaccia >>.
<< Lo adoro da morire. E anche se puzzi incredibilmente, non
vorrei far altro che stare tra le tue braccia. >> confessò lei, con un
ghigno sbarazzino. << Baciami mia sexy carota gigante >>.
Louis rise. Cogliendola di sorpresa la baciò piano, premendo le
labbra sulle sue, e gustandosi il femminile e sensuale sapore di Juliet sulla
lingua. Le catturò il labbro inferiore tra i denti, mordendolo e accarezzandolo
con il pollice.
Lei gli sorrise passando con le morbide dita la mandibola sbarbata.
<< Ti ho portato la cena sai? La famosa lasagna al forno della signora G
con pomodoro e doppia mozzarella. >> Quasi avesse ascoltato un fatto degno di importanza, il cagnolino
dal pelo rossiccio e gli occhi color ghiaccio mugolò entusiasta, roteando su se
stesso. Juliet disse, ridendo: << Vedi? C’è qualcuno che muore di fame
qui. Perché non mangiamo in salotto e facciamo una cenetta a tre? Io, te e Carota >> propose allegra,
allungando un braccio per dare una grattatina sotto il muso al cucciolo.
<< Prima però una doccia per tutti >> arricciò il naso.
A quanto pareva, la sorpresa di Louis aveva stimolato anche il suo
appetito, poiché la sua pancia stava reclamando del cibo e non sentiva più
sintomi di malessere. Era una buona cosa, perché aveva proprio voglia di un bel piatto di lasagna al
forno.
Louis assunse un cipiglio divertito. << Carota? >>.
Juliet gli rivolse un gran sorriso. << Esatto. Ti piace come
nome? Mi sembra appropriato visto tutto quello che è successo. >> vagò
con il dito al suo vestito e al cucciolo.
<< Mmh…sono d’accordo. Benvenuto a casa, Carota >>
esordì poi Louis, e il diretto interessato abbaiò saltando sul divano
lasciandovi piccole impronte di fango rappreso.
All’alba del giorno seguente, Louis stirò il corpo dalla sua parte
del letto, con un sorriso rilassato sulle labbra, desideroso di sentire il
corpo di Juliet a contatto con il suo per iniziare una nuova giornata.
Di solito le piaceva addormentarsi rannicchiata contro la sua
schiena, anche se lui preferiva sentirla respirare languidamente contro il
petto, e svegliarsi con l’aroma delle viole selvatiche dei capelli morbidi di
lei nelle narici.
<< Tigrotta… >> mugolò lui, muovendo la mano in cerca
di lei.
Ma non la trovò. Aggrottò la fronte nel sentire dei bruschi
e frenetici movimenti, e un gemito a stento trattenuto.
Aprì di scatto gli occhi, trovando Juliet quasi in posizione
fetale che camminava carponi verso il bagno.
<< Juliet! >> Louis balzò in piedi, destreggiandosi
nell’oscurità per raggiungerla. << Piccola! Cos’hai? Non stai bene? >>
chiese frenetico.
Lei riuscì a sibilare un << N-no >> sconnesso dai
tremiti che le stavano contorcendo il corpo. D’impeto si lanciò verso il bagno,
adiacente alla camera da letto, alzando la tavoletta.
Si concentrò nell’individuare la causa di quell’agitazione che
l’aveva pervasa nel sonno.
Ma invano, poiché un conato di vomito la travolse, facendola
piegare in due. Ebbe un sussulto, sentendo una mano afferrarle piano i capelli
e un’altra accarezzarle la schiena.
<< Ssh piano piccola, è tutto a posto… >> la blandì
Louis con un mormorio rassicurante.
<< Io…dio, vattene! >> sussurrò Juliet, in preda a
forti crampi allo stomaco, odiando di farsi vedere in quello stato di
vulnerabilità.
Sentiva le sue membra intorpidite, la fronte imperlata di sudore
freddo. Non ne poteva più di sentirsi in quello stato senza sapere da cosa
fosse procurato. Sperava soltanto che Louis non la incubasse in casa un'altra
volta, conoscendolo non si sarebbe arreso facilmente.
<< Non se ne parla nemmeno Juliet. Appoggiati a me, adesso
>> disse deciso lui, dopo che Juliet ebbe finito di vomitare.
<< Sto bene. >> esordì, producendo qualche
ansimo per lo sforzo di alzarsi in piedi.
In silenzio, Juliet sospirò sentendo la frescura del dentifricio
alla menta in bocca. Si sciacquò la bocca, accigliandosi quando si sentì
barcollare.
In un batter d’occhio, Louis la prese per la vita, facendole
passare un braccio sotto le ginocchia e tirandola lentamente su.
<< Non ce n’é bisogno davvero! >> obiettò Juls in tono
fiacco.
<< Ho sbagliato a credere che potessi ritornare a lavorare,
ieri. >> fu la dura constatazione di Louis, mentre l’adagiava di nuovo sul
materasso.
<< Se voglio andare a lavorare è una mia scelta, tu non
c’entri niente >>.
<< Ah no? Non ho voce in capitolo quando si tratta della mia
ragazza? >> sbottò, guardandola dall’alto, mentre camminava avanti e
indietro per la stanza.
<< Non volevo dire questo. Diamine Louis, forse sono
soltanto i postumi della febbre passata, ma… >> ripeté nuovamente lei.
Lui le rivolse uno sguardo truce. <<
Evidentemente non hai ancora recuperato tutte le forze. Cosa ti fa pensare che
tu sia guarita completamente se un attimo fa eri in bagno a vomitare? >>.
Il tono di voce era tranquillo, ma celava un senso d’irrequietezza e impotenza.
<< Non posso lasciare il lavoro un’altra
volta. Oggi ho un incontro con dei nuovi clienti e un incontro con una sposa.
>> fu la risposta pacata di Juliet.
Louis alzò gli occhi al cielo, bofonchiando.
<< Cristo, Juliet non pensi mai un po’ a te stessa?! >>.
Lei non volle rispondergli, punta sul vivo.
Nessuno dei due proferì altro per un bel pò. Stufa di quella situazione, per di
più alle sei e mezzo del mattino, si alzò uscendo dalla camera da letto.
<< Dove stai andando? >> tuonò
Louis seguendola con grandi falcate.
A
cercare risposte, avrebbe voluto gridargli lei.
Nessuno ne era a conoscenza…ma Juliet aveva
cominciato a nutrire nel suo intimo un certo presentimento a detta di quei sintomi. Ma non riusciva a capacitarsene
neanche sotto forma d’ipotesi, per quanto fosse impossibile.
<< In bagno. >> rispose secca.
<< Non aspettarmi oggi. Andrò a far visita a mia madre dopo il lavoro. >>
sperò che Louis in qualche modo accettasse quella risposta, perché non era
proprio in vena di discutere con lui.
Non quando albergava in lei quello strano presentimento.
Sicuramente non è
quello che penso…non può…
<< Pensi che ignorarmi servirà a qualcosa? >> ribatté
stizzito Louis sbattendo furioso una mano sullo stipite della porta.
Juliet sobbalzò, ma tenne lo sguardo fisso su di lui. << Non
voglio che tu stia male. Sto solo dicendo che adesso ho molte cose da sbrigare.
>> una in particolare <<
Ne parleremo in un altro momento. >>. Juliet fremeva dalla voglia di
abbracciarlo, di fargli capire che non era sua intenzione ferirlo. Ma non
voleva metterlo a corrente di qualcosa, quando lei stessa non n’era sicura.
Louis la guardò pieno di disapprovazione, ma non disse nulla.
Le diede le spalle deciso ad andarsene, ma poi sembrò cambiare
idea. Si volse parzialmente, ma senza incrociarne lo sguardo, mormorando: <<
Mi fido di te >>, poi la lasciò sola.
Juliet si morse il labbro, sentendosi una merda nel vederlo così e
la colpa era sempre e solo sua.
Per quanto ancora Louis avrebbe perso il suo tempo con lei? Se
fosse stata in lui, Juliet si sarebbe mandata al diavolo. Se lo sarebbe
pienamente meritato, e Louis avrebbe capito che non era di lei ciò di cui aveva
bisogno. In quel momento vide Carota provenire dal salotto per correre da lei.
Lei si chinò per accarezzarlo. << Aah…piccolino. >> sospirò tetra.
<< Qualsiasi cosa succeda, tu devi stare con lui, va bene? >>. Il
cane mugolò chinando le orecchie, mentre Juliet si alzava per poi chiudersi la
porta del bagno alle spalle.
Non sai farti i conti?
Quand’è stata l’ultima volta che hai avuto il ciclo?
Dannata vocina maledetta che non la smetteva di tormentarla da
quando si era messa in macchina.
Scosse la testa. La sua vocina si sbagliata di grosso questa
volta. << Non sono in…incinta. È soltanto un periodo no, c’è una bella
differenza. >> disse, guardandosi allo specchio. Era lo stress che le
faceva tardare il ciclo, nient’altro. Le era già successo durante gli anni di
liceo, quando era morto suo padre. Aveva ritardato per ben tre settimane.
Va bene. Allora
tornatene al lavoro e rifiutati di chiederti perché cominci a sentirti male. Dai
la colpa allo stress. E quando perderai il bambino perché non ti sarai presa
cura di te, vedremo.
<< Perdere il bambino! >> Juliet sussultò
violentemente sul posto di guida. La paura la pugnalò. Spalancò gli occhi.
No! Mai.
Ma come faceva a pensare alla possibilità di portare in grembo un bambino, quando prendeva la pillola?
Dovette stringere forte gli occhi per porre freno alla serie
d’immagini che le passarono involontariamente davanti agli occhi,
immagini di lei con il ventre
rigonfio, mentre Louis la baciava appassionatamente mormorandole
nell’orecchio il suo amore e quanto fosse entusiasta al pensiero
di una famiglia insieme a lei.
Inaspettatamente Juliet si sentì invadere da un mare di
emozioni, che le scavarono una fossa nell'anima. Alzò gli occhi,
deglutendo alla vista
dell’imponente centro ospedaliero di Londra. L’ultima volta
che ci era stata,
l’aveva accompagnata Louis, ma adesso era sola e doveva essere
coraggiosa.
Sta calma…presto saprai
la verità.
L’attesa per scoprire se era incinta fu interminabile.
Niente test di gravidanza a casa per Juliet Anderson, aveva bisogno
di sentire la notizia da un medico, qualunque essa fosse.
Dopo aver fornito un campione di urina e uno di sangue, Juliet si
mise a battere il piede a terra e rimase seduta, in tensione, nella sala
d’attesa affollata. Si sentiva i nervi a fior di pelle, si sventolava con ogni
giornale che trovava, nonostante il rigido clima invernale. Camminava su e giù,
stringendosi nelle spalle, e assicurandosi che la segretaria sapesse che era
ancora viva.
La donna la guardava male ogni volta che le passava davanti e Juls
sospettava che la credesse un po’ fuori di testa. Quando aveva chiamato
l’ambulatorio qualche ora prima, aveva insistito nel farsi visitare
immediatamente, e la segretaria l’aveva informata in tono brusco che l’agenda
della dottoressa Caroline era al completo.
Ma Juliet aveva uno stretto rapporto con la dottoressa, poiché il
Quartetto aveva organizzato il suo matrimonio qualche anno prima, perciò alla
notizia che si trattava di Juliet al telefono, Caroline era stata più che lieta
di accontentarla.
<< Si sieda, per favore >> sbottò la segretaria,
esasperata, mentre lei continuava a strisciare i piedi sul pavimento.
<< Sta facendo innervosire gli altri pazienti >>.
Juliet la guardò dritto negli occhi, dandosi un pizzicotto sulla mano per
resistere dal risponderle con un << Ma che vuoi che me ne freghi!
>>. Invece chinò il capo mostrando un sorrisino di scuse, e mettendosi
a sedere.
Si guardò intorno, finché non notò con sollievo un’infermiera annunciare
il suo nome per essere ricevuta.
Finalmente.
Le sue mani cominciarono a sudare, stringendo il tessuto del
cappotto con forza. I suoi piedi sembravano essersi fatti di marmo, ma continuò
a procedere verso lo studio della dottoressa con decisione.
Entrò, salutando Caroline con un gentile cenno della mano.
<< Grazie Caroline per avermi ricevuta. Ti chiedo scusa se… >>.
La dottoressa si alzò da dietro la scrivania, gli occhi nocciola
la guardavano gentile, il viso grazioso incorniciato in un caschetto di capelli scuri.
L’abbracciò con affetto, << Non preoccuparti Juliet. Spero tu non abbia
dovuto aspettare troppo. Come stai? >>.
<< Sinceramente? >> Juliet si lasciò andare ad una
risatina isterica. << Penso che abbia bisogno di sedermi se non ti
dispiace, prima che tu mi dica il responso degli esami >>.
Caroline annuì, comprensiva. << Certo, siedi pure >>.
<< Grazie >>. Juliet si accomodò, ma non riuscì lo stesso a
mettersi a proprio agio.
Il sangue le formicolava nel cervello, aveva la vista annebbiata
dall’ansia, e un sudore freddo imperlarle la fronte.
Non ricordava di aver mai provato niente del genere prima, e si
sentì venir meno.
<< Juliet? Santo cielo è evidente che non ti senti bene. Vuoi un
bicchiere d’acqua? >> le propose Caroline poggiandole una mano sulla
schiena.
Lei le fece un cenno di diniego con la mano. << No. No. Ce
la faccio >>.
Si passò una mano tra i capelli, poi lentamente alzò il viso verso
la dottoressa, che aveva preso una cartellina e stava pazientemente attendendo
il suo consenso.
<< Allora?
>> disse Juliet, in qualche modo l’atteggiamento paziente della
dottoressa non fece altro che aumentare la sua impazienza.
Caroline andò a chiudere la porta, poi si sedette di fronte a lei
con un’espressione professionale dipinta sul bel volto ovale.
La risposta che seguì dopo che ebbe valutato i risultati sulla
cartella clinica, lasciò Juliet senza fiato.
Oh mio dio.
Dopo la visita, Juliet sentiva il disperato bisogno di passare del
tempo a casa di Bethany. Non era certa di poter sopportare altro per quel giorno.
Aveva la sensazione di poter scoppiare da un momento all’altro.
Le tremavano le mani, e non riusciva a pensare a niente se non
alle parole che le aveva detto la dottoressa Caroline. Continuavano a sostare lì,
nella sua testa, a caratteri cubitali.
Non pensò ad altro, mentre guidava meccanicamente verso dove la
portava l’istinto, là dove aveva vissuto per tanti anni della sua vita, il suo
porto sicuro.
Lasciò l’auto nel vialetto, correndo in un atto inconscio verso la
porta.
Bussò più volte, ma nessuno rispose al campanello.
Aveva mandato un messaggio a sua madre, avvertendola che avrebbero
pranzato insieme quel giorno, e lei aveva acconsentito subito.
Dov’era finita allora?
Prendendo le chiavi dalla borsa che Bethany aveva cocciutamente
stabilito che Juliet non dovesse restituirgliele, per qualsiasi necessità
avrebbe potuto tenere, aprì.
Una volta dentro, respirò a pieni polmoni la fragrante aria di
quella casa piena di ricordi. Si lasciò cadere sulla porta, chiudendo gli occhi
per cercare di svuotare la mente e di calmarsi. Doveva trovare quel poco di razionalità
che nell’arco degli ultimi giorni era andato a farsi fottere.
Nonostante il pulsare del battito cardiaco che le rimbombava
feroce nell’orecchio, Juls riuscì a scorgere Maya scendere le scale. Allungò
una mano in un gesto di richiamo, e subito la sua fedele amica si apprestò a
raggiungerla.
Maya si accoccolò sulle sue gambe, e Juliet l’abbracciò come
faceva sempre quando aveva bisogno di sentirla vicina, facendo riaffiorare in
lei il ricordo di quando David gliel’aveva regalata.
Passarono infiniti minuti, prima che riuscisse a riprendere
contatto con il mondo intorno a lei. << Louis… >> fu il
destinatario di quel flebile sussurro roco. << Ooh… >> si portò una
mano al petto, gli occhi vitrei ancora increduli.
Deve saperlo…
Come avrebbe reagito?
Dio lei stessa non sapeva neanche dare un nome a tutto ciò che
stava provando in quel preciso momento.
Era certa che non sarebbe stato facile. Accarezzando il soffice
pelo grigio di Maya, Juliet prese la cartellina dalla sua borsa.
Esitando un istante, l’aprì per guardarne lei stessa i risultati.
Lasciandolo cadere sul pavimento, si toccò timidamente il ventre.
Sospirando, piano piano un piccolo sorriso incurvò le sue labbra.
<< Allora?
>>.
<<
Congratulazioni Juliet. Sei incinta. >> fu la risposta di Caroline,
rivolgendole un caloroso sorriso.
Juliet deglutì, non
del tutto conscia di quello che aveva appena detto la dottoressa.. <<
In-incinta? Oddio…non fraintendermi Caroline, ma com’è possibile? Io prendo la
pillola >>.
La dottoressa annuì, dissipando
quell’unica piccola certezza con una chiara domanda. << Hai preso altri
farmaci in questo periodo? >>.
Lei aggrottò la fronte,
ripensando ai giorni in cui era stata malata. << Ho preso degli
antibiotici in queste settimane, perché sono stata male, ma…oh. >> Juliet
smise di parlare quando capì.
<< Il tuo medico
di base, avrebbe dovuto avvertirti che riducono gli effetti della pillola. >>
spiegò Caroline. << Ad ogni modo, spero che per te sia una buona notizia
>>.
<< Sì…sì lo è
>>.
Aspetto un figlio da
Louis!
Juliet non se lo seppe spiegare, ma un improvviso moto di felicità
e speranza le invase il cuore, all’idea di avere un figlio che fosse anche suo.
Quella piccola creatura sarebbe cresciuta per nove mesi nel suo ventre…e lei desiderava
che rappresentasse un nuovo inizio nella sua vita con Louis. Ma non poteva riporre
tutte le proprie speranze su quell’innocente creatura. Si sarebbe presa ogni
responsabilità, perché mai e poi mai avrebbe permesso che suo figlio soffrisse
a causa sua.
D’un tratto le orecchie di Maya si rizzarono e lei capì il motivo.
Il rumore di un’auto che parcheggiava portò Juliet ad alzarsi in
piedi.
Non voleva aspettare che sua mamma entrasse, perciò si precipitò
fuori dalla porta con un sorriso entusiasta sulle labbra.
<< Mamma! >> gridò. << Devo dirti una cosa! >>.
Si fermò quando vide un'auto a lei sconosciuta, parcheggiata vicino alla sua.
Era un’Audi bianca, e non era di nessuno che Juliet conoscesse.
Scendendo i gradini del portico, si diresse verso l'alta figura che
stava apparentemente osservando con sguardo vago casa sua. << Mi
scusi, posso sapere chi…? >> Ma le parole le morirono in
gola,
lasciandola con gli occhi sbarrati, quando incrociò lo sguardo
con quello di una
donna dai lunghi capelli scuri. Era poco più alta di lei per via
dei
vertiginosi tacchi a spillo, probabilmente firmati come il resto degli
abiti.
<< Oh non credo ci sia bisogno di dirti chi io sia. >>
rispose con un sorriso, facendo risaltare i denti bianchi dal rosso del
rossetto che portava sulle labbra carnose. << Non è vero figlia mia? >>. Nel momento in cui si tolse
gli occhiali da sole, Juliet si sentì raggelare dalla testa ai piedi,
schiudendo la bocca, sgomenta.
I tratti del viso, quegli occhi dalla penetrante tonalità ambrata…
Quella donna non era Bethany. No, non era sua madre.
Era l'ultima persona che si sarebbe mai aspettata di vedere, e l'ultima
di cui aveva bisogno in quel momento. L'unica capace di infiammarle lo
sguardo di rancore. Strinse forte la mano a pugno, lasciandolo ricadere
lungo il fianco, incapace di distogliere lo sguardo da quella donna
così fisicamente simile a lei.
Era colei che dopo anni della sua vita aveva deciso di metterci
di nuovo piede senza preavviso.
<< Linda >>
sussurrò.
Note dell’autrice
Juliet incinta...e chi se lo aspettava?? Bè naturalmente dai sintomi voi lo avete capito subito, soltanto che quando una donna prende la pillola è difficile pensare che possa succedere, ecco spiegato la riluttanza di Juliet a crederci :) Non vorrei che vi facciate di lei un'idea sbagliata descrivendola come una paranoica. Sebbene sia felice di aspettare un bambino, conoscete il suo passato movimentato e credo sia normale che la principale preoccupazione sia quanto possa essere all'altezza di questo compito. La sua vera madre l'ha abbandonata e questo segna un figlio in maniera atroce, e Juls non vuole che questo possa accadere a suo figlio. Ha paura di non essere all'altezza di diventare madre...riuscirà a trovare quella fiducia in se stessa persa tanto tempo prima e ad aprirsi con Louis? A proposito di sorprese...ve lo aspettavate la comparsa di Linda?? Come credete che reagirà Juliet a questo incontro? Ah dimenticavo, diamo il benvenuto al nuovo elemento della famiglia di The dress of seduction: Carota!! Un nome un pò bizzarro ma adatto alla scena xD
Concluso il monologo LOL vi ringrazio per esserci sempre mie splendide ragazze...Spero di ricevere qualche considerazione in merito al capitolo, sempre se volete e se non vi scoccia troppo, sapete come ragiono U.U Scusate l'eventualità di alcuni errori!
Vi ho trascinate nella lettura dello spazio autrice, anche perchè ho pubblicato una OS dedicata agli sposini Natasha e Zayn. Non so quanto possa interessarvi, ma ci terrei a sapere la vostra opinione in merito alla loro luna di miele, vi lascio il link:
The dress of seduction: Happy Ever After
Alla prossima. Un grande abbraccio dalla vostra Ella :*