Science
can be just what is, not what it could be.
Capitolo 17
Becky si stropicciò gli
occhi,sentendo i raggi del sole attraversare le sue palpebre ancora
chiuse.
-Aprite o no questa
porta?Avete pagato fino alle nove e sono le dieci e un quarto-.
La ragazza si stiracchiò
tappandosi le orecchie,infastidita dai colpi alla porta provenienti
dall’esterno.
-Ma che diavolo succede?-
borbottò Louis tappandosi le orecchie con il cuscino a
fiorellini viola del
motel.
-Dobbiamo lasciare la
camera- spiegò Becky legando i capelli arruffati in una cipolla disordinata.
-Ci penso io,usa prima tu il
bagno- disse il professore lanciando le coperte ai piedi del letto e
alzandosi.
Becky si
incamminò nell’altra
stanza rimanendo in silenzio,con
gli occhi sbarrati.
Le aveva appena dato del
tu,e non se l’era immaginato o sognato,le aveva dato proprio
del tu.
Un sorriso ebete si dipinse
sulle sue labbra secche dal sonno,e quando si ricordò del
bacio della sera
precedente il sorriso si allargò ancora di più
mentre il sangue fluiva
velocemente verso le guancie,rendendole rosse.
Nonostante non avesse chiuso
occhio per pensare e ripensare alla situazione,non sapeva ancora come
comportarsi.
Quella situazione era
assurda e troppo complicata ma nonostante questo Becky credeva che
magari
sarebbe potuto nascere qualcosa tra i due.
Infondo nelle favole
l’amore
trionfava sempre no?
La ragazza si lavò alla
svelta faccia e denti e ritornò nella stanza, ritrovando il
professore steso
sul letto a pancia in giù con la testa immersa nel materasso.
-Signor Tomlinson,è
tutto
okay?- domandò preoccupata ricevendo un mugolio
incomprensibile in risposta.
Becky alzò le
spalle,cominciando a cercare le poche cose che aveva,sparse per la
camera.
Louis sospirò -Dobbiamo
parlare- la voce era attutita dal cuscino,in cui ancora affondava la sua faccia.
-Lo so,ma ora deve vestirsi
e dobbiamo andarcene da qui- rispose Becky,lanciando la giacca
dell’insegnante
sul suo petto.
Il viso provato dal sonno
del ragazzo riapparve dal cuscino e con un balzo agile si
alzò chiudendosi in
bagno.
Becky aspettò che il suo
professore uscisse,sedendosi sul davanzale della finestra della stanza.
Il grigio del parcheggio e
il marrone del terreno arido erano i colori dominanti del noioso
paesaggio che
la mora osservava sospirando.
La porta del bagno si
aprì e
Louis apparve in tutto il suo splendore.
Anche con la barba incolta e
i capelli in disordine era perfetto e Becky non sapeva proprio come
avrebbe
fatto a resistergli.
-Andiamo?- chiese il
professore,aprendo la porta mentre qualche pallido raggio oltrepassava
la
soglia.
Becky annuì,uscendo
dalla
camera affiancata da Louis che non riusciva a staccarle gli occhi di
dosso
nonostante ce la mettesse tutta.
In silenzio entrarono nel
piccolo bar dell’aria di servizio.
I tavoli erano quasi tutti
liberi,fatta eccezione per qualche camionista ubriaco già
alle dieci di mattina
e qualche straniero munito di macchina fotografica e cartina.
La mora sorrise,mentre la
cameriera le correva in contro eccitata -Becky!Che bello rivederti!-
urlò la bionda
sventolando le mani all’aria.
-Patty- salutò pacata
Becky
regalandole un sorriso.
-Lui deve essere il tuo
‘amico’-
ammiccò la bionda indicando Louis,mimando le virgolette con
le dita.
-Si- rispose confusa la
mora.
-Io sono Patty- squittì
la
ragazza stringendo la mano di Louis.
-Prendete un
tavolo?Scegliete quello che più vi
piace..C’è quello vicino alla finestra che
è
il più illuminato,o quello vicino al jukebox dove si sente
meglio la musica,e
quello vicino ai bagni dove,beh,no quello è meglio non
prenderlo- spiegò in un
solo fiato la cameriera,indicando i tavoli.
-Grazie,ne prenderemo uno
qualsiasi- tagliò corto Louis,trascinando Becky verso un
tavolo nell’angolo più
appartato dove si sedettero
in silenzio
uno di fronte all’altro.
Il professore continuava ad
osservare intensamente Becky,che sentendosi in imbarazzo
aprì il menù,nascondendoci
la testa dietro.
Louis si schiarì la
voce,cercando il modo giusto di iniziare quel discorso che nessuno dei
due
voleva affrontare.
-Becky,io- cominciò il
ragazzo,prima di essere interrotto dalla cameriera.
-Che cosa vi porto?-
domandò
con la sua voce
squillante,impugnando
saldamente penna e blocco per gli appunti.
Louis sbuffò,lanciando
una
veloce occhiata al menù –Un caffè
macchiato e un brownie-
disse,prima di rivolgere uno sguardo
alla ragazza di fronte a lui.
-Un muffin ai mirtilli e una
spremuta d’arancia- rispose Becky,sorridendo a Patty che
annuì prima di
saltellare fino alla cucina.
Louis tentò ancora una
volta,ma di nuovo fu interrotto dalla bionda con le loro ordinazioni
tra le
mani.
Quando finalmente la
cameriera scomparve dietro alla porta Louis sigirò verso
Becky beccandola a
fissarlo.
-Dobbiamo parlare-
ripetè il
ragazzo,giocando con la forchetta del loro tavolo.
Becky annuì
soltanto,aspettando che fosse il professore a cominciare.
-Ieri sera abbiamo fatto
entrambi un errore e uhm, credo..credo che non si debba ripetere
più- spiegò il
ragazzo –Insomma,se qualcuno lo scoprisse io finirei per
ritrovarmi senza
lavoro e lei si troverebbe a ripetere
l’anno-.
Becky inghiottì un
boccone
di muffin a fatica annuendo.
-Infondo era solo un gesto
dettato dall’attrazione fisica del momento,non ha significato
nulla per me-
disse Louis,bevendo un sorso del suo caffè.
Becky tossì,mentre
sentiva
tutto intorno a lei sgretolarsi.
Non era significato nulla
per lui.
Lo aveva definito un
‘errore’,mentre
lei si era costruita un muro di illusioni grande quanto una casa.
La ragazza allontanò il
suo
piatto,alzandosi dal tavolo.
Allungò verso
l’insegnante
una banconota da dieci sterline –Per pagare il conto,io non
ho fame,l’aspetto
nel parcheggio- balbettò velocemente.
Corse fuori dal
ristorante,ignorando la cameriera che la salutava,mentre qualche
lacrima le
sfuggiva.
Si sedette sul ciglio del
marciapiedi,stringendosi le ginocchia al petto come faceva sempre
quando stava
male.
Quella non era una maledetta
favola,quella era la realtà.
Un colpo di clacson la
avvertì che era ora di ritornare a casa.
Becky si asciugò le
lacrime
con la manica della sua maglietta,entrando in auto.
Il viaggio proseguì in
silenzio
fino a quando,in pomeriggio inoltrato, la casa del professore apparve
oltre la
collina.
Louis appese la giacca
all’attaccapanni,controllando
la casella dei messaggi del telefono di casa che segnalava un messaggio.
‘Ciao Louis,sono la
mamma’.
‘e ci siamo anche
noi’
aggiunse un coro di voci femminili seguito da qualche risata.
‘Ricordi di quella cena
per
vedere come ti sei sistemato li? Finalmente tuo padre è
riuscito a prendersi un
giorno libero dal lavoro. Le tue sorelle non vedono l’ora di
essere li e
conoscere i tuoi nuovi amici. Arriveremo domani sera verso le cinque.
Mi raccomando
prepara le camere e fai una spesa abbondante. Ti vogliamo
bene’.
Il ragazzo sorrise
dolcemente,contagiando anche Becky,che però si ricompose
subito.
-Posso fare una doccia o le
serve il bagno?- domandò la ragazza.
Non aveva nessuna voglia di
parlare con il professore,ma era pur sempre casa sua.
Louis annuì,dandole il
permesso di usare il bagno.
-Potrei avere anche una
maglietta?Non ho nulla di pulito- domandò ancora la ragazza.
Il professore salì le
scale
seguito dalla sua alunna e le lanciò una maglietta rossa.
-Grazie,domani mattina
parlerò
con Harry o Holly per sapere se possono ospitarmi per un po’
e toglierò il
disturbo- disse la mora dirigendosi verso il bagno.
-No- disse il professore,
facendo voltare la ragazza -Resti,non posso affrontare da solo mio
padre-
implorò Louis.
Becky si schiarì la voce
–D’accordo-
sussurrò,prima di correre in bagno.
Salve
bellissime..
Vi
chiedo scusa per il ritardo e per il capitolo brutto e noioso.
Mi
dispiace se ho deluso le vostre aspettative ma purtroppo i due non
possono
strare insieme (per il momento uou)
Grazie
per le recensioni,anche se sono davvero poche ma lo
capisco visto che ormai la storia è
diventata noiosa.
Boh
spero di riceverne almeno un paio,anche negative,perché
possono aiutarmi a
migliorare.
Ci
vediamo al prossimo aggiornamento,che spero
sarà
presto cc
Much
love,
Anto.