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Autore: Jewels5    07/04/2013    7 recensioni
Lei era drammatica.
Lui era dinamico.
Lei era precisa.
Lui era impulsivo.
Lui era James e lei era Lily, e un giorno condivisero un bacio, ma prima condivisero numerose discussioni, poiché lui era presuntuoso e lei dolce, e le questioni di cuore richiedono tempo.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: James/Lily
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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*Angolo della traduttrice-maratoneta Giuls*
Già, perchè sento vagamente di aver tagliato un traguardo xD Ce l'abbiamo fatta gente!! Spero che qualcuno si ricordi cos'era successo negli scorsi capitoli -ma tranquille, c'è il recap per rinfrescarvi la memoria :) Come al solito ci scusiamo per il ritardo, ma abbiamo una vita anche noi, capiteci, e comunque dato che la fanfiction originale ha dei tempi di aggiornamento mooolto lunghi, sarebbe inutile postarvi in fretta e furia 35 capitoli per poi farvi aspettare sei mesi per il 36 -che stiamo aspettando anche noi da ottobre xD. Detto ciò, ringraziamo, come al solito, chi ci legge silenziosamente, chi recensisce, e chi ci segue. Grazie, veramente, apprezziamo tantissimo il vostro sostegno! Che altro aggiungere? Speriamo che il capitolo sia di vostro gradimento!
Buona lettura a tutti :D
xx
March_Hare




Recap: Dopo i tentati suicidi di Carlotta, Adam ed un altro studente, l’Auror Lathe è incaricato di investigare ad Hogwarts. Sospettando della famiglia del ragazzo di Lily, indaga al negozio degli Harper, ma lascia la scuola poco dopo senza molte spiegazioni. Logan, il fratello maggiore di Luke Harper, è sospettato di essere un Mangiamorte. Alla festa di Natale Donna beve troppo e crede di essere andata a letto con Miles, il ragazzo di Marlene, e anche se viene fuori che in realtà Donna è andata a letto con un Corvonero, Charlie Plex, Marlene è furiosa con Donna per aver provato a tenerla all'oscuro (così come lo è con Carlotta che ha davvero pomiciato con Miles). Marlene e Miles si lasciano. Sirius comincia a flirtare con la nuovamente single Alice. Come test di fedeltà al Signore Oscuro, a Piton sono state date due settimane per eseguire una Maledizione Senza Perdono su Lily.

 

Capitolo 16

Anatomia di una Rosa Rossa

o

Love is All Around”

 

Il quattordici febbraio, Shelley Mumps si svegliò starnutendo, e non aveva la più pallida idea del perché.

Il gatto non aveva mai infastidito più di tanto le sue allergie, e anche se la finestra era stata lasciata aperta la notte prima, era la metà di Febbraio. La sfortunata strega trattenne il respiro nel tentativo di trattenere un altro rumoroso “Etciù” e scalciò via le coperte. Spinse da parte le tende del letto, proprio mentre non riusciva più a trattenere un altro starnuto.

Etciù!

Chi, in nome di tutto ciò che è ragionevole, sta starnutendo a quest’ora?” la voce roca, appena sveglia di Donna Shacklebolt si lamentò da dietro le sue tende. Shelley, comunque, non rispose; era troppo occupata a stare a bocca aperta davanti all'ambiente circostante del suo dormitorio.

Che cosa diavolo…?” si chiese meravigliata, alzandosi (Etciù!).

La stanza l’intero dormitorio era tappezzato di rose rosse.

Ehi etciù! gente!” disse Shelley a voce alta. “Avanti ragazze svegliatevi! Dovete vederla questa…è …è una cosa è da pazzi!”

Lily comparve per prima. Infilandosi dei vestiti, fissò la stanza, ad occhi spalancati. “Chi potrebbe…?” Una realizzazione venne in mente alla rossa. “È San Valentino, certo,” disse, incrociando le braccia. “Va bene, quale dei vostri dannati fidanzati ha fatto questo?”

Marlene apparve e dopo aver aggiunto le sue esclamazioni di stupore fece notare: “Tu sei l’unica che ha un fidanzato in questo dormitorio, Lily. Dev’essere stato Luke.”

Lily si rese conto che Marlene aveva, ovviamente, ragione…e sembrava il genere di cose che Luke avrebbe fatto. “Cerchiamo un biglietto. Scommetto che ce n’è uno da qualche parte…”

Mary, Donna e Carlotta si alzarono una alla volta, confuse e un po’ impressionate – o, nel caso di Donna, irritate – dallo spettacolo di fronte a loro. Mentre le sei ragazze cercavano, Shelley rimarcò “Potrebbe essere un ammiratore segreto, sapete.”

Mmm,” concordò Mary. “Questa cosa urla decisamente ‘ammiratore segreto’. Probabilmente è stato James Potter.”

Che cosa te lo fa dire?” chiese Shelley velocemente, alzandosi. Donna la guardò freddamente.

Perché Lily è in questo dormitorio.”

Giusto. Oh. Giusto.”

È ridicolo,” negò Lily, controllando i vasi sul mobile della toletta per una qualche indizio sulla provenienza dei fiori. “Prima di tutto, James non mi considera da secoli…e anche all’apice del suo insano esibizionismo, non avrebbe fatto qualcosa di così…banale.”

Luke lo avrebbe fatto,” commentò Donna, guadagnandosi un’occhiata –ma non una smentita- da Lily.

Se è un ammiratore segreto,” continuò Lily, “è probabilmente uno di Mary o di Carlotta.”

Spero che sia per me,” disse Mary francamente. “Ma non sono così fortunata.”

Sì, sono probabilmente per Carlotta,” disse Marlene. “Chissà dal ragazzo di chi vengono.”

Probabilmente dai tuoi,” replicò Carlotta, falsamente dolce. “Oh…aspetta…”

Oh, e dai,” intervenne Lily ad alta voce prima che Marlene potesse fare un altro affondo. “Stavamo facendo un ottimo lavoro a non battibeccare per una volta!”

Con risentimento, Marlene e Carlotta tornarono entrambe alla ricerca del biglietto, con Shelley che starnutì tutto il tempo. Dopo qualche minuto, Donna parlò. “Trovato il biglietto!” dichiarò, alzando trionfalmente un pezzo di pergamena che aveva trovato in un mazzo di fiori vicino ai letti. La strega lo lesse silenziosamente e quindi sospirò. “Sono per Marlene,” annunciò, e, passando il biglietto ad un'impaziente Malrene, partì verso il bagno.

La bionda lesse il biglietto ed il suo sorriso svanì.

Per Marlene Price,

--Mi dispiace e ti amo—

Tuo,

Miles

Sono di Miles,” disse con tono irritato la bionda alle sue compagne. “Quell'imbecille sconsiderato del cazzo.” Marciò verso il bagno.

Etciù!

Lily evocò un fazzoletto e l'offrì a Shelley, che accettò grata, asciugandosi infelicemente il

naso rosso. “Odio Miles Stimpson.”

 

(They Can't Take That Away From Me)

 

La prima differenza tra le adolescenti di sesso femminile e gli adolescenti di sesso maschile sul giorno di San Valentino era che le prima spesso nutriva una serie di desideri romantici e qualche volta irrealistici per il quattrodici di Febbraio, e la seconda tipicamente voleva solo uscirne viva. Adam McKinnon di solito si trovava saldamente piazzato nell’ultima categoria.

Ma non quest’anno. Quest’anno, qualcosa era diverso.

Si era svegliato presto, e non c’erano rose, ma c’era una strana sensazione alla fine dello stomaco, come se oggi… oggi stesse per accadere qualcosa di importante. Sapeva esattamente che cos’era.

Oggi era il giorno.

Oggi, avrebbe detto a Marlene Price la verità.

 

(Unchained Melody)

 

Severus Piton aveva sempre odiato quella sottospecie di festa e oggi più che mai mai. Non aveva dormito tutta la notte. Era semplicemente rimasto sdraiato silenziosamente nel dormitorio, fissando in alto e senza vedere niente. Oggi era il giorno.

Perché non diamo al Signor Piton fino a…fino al quattordici febbraio…?...La tua maledizione senza perdono…lo eseguirai su Lily Evans…”

Vogliamo essere sicuri che tu stia prendendo questa cosa seriamente, Severus,” aveva continuato Malfoy, in replica alle lamentela di Piton sull’ingerenza.

Ma la stava prendendo seriamente. Severus sfiorò con le dita la bacchetta distesa accanto a lui sul letto. La stava prendendo molto più seriamente di qualsiasi cosa prima d'ora. Aveva bisogno di farlo non c’era più scelta ormai: una sola strada si spianava di fronte a lui e non importava come guardasse le cose, quella era la sua direzione.

Oggi era il giorno.

(I Only Have Eyes For You)

 

Odio Miles Stimpson.”

Lily mise un confortante braccio sulle spalle di Marlene mentre la coppia si faceva strada per andare a colazione quella mattina (un sabato). “Lo so, cara.”

Voglio dire, come ha potuto farlo? Dopo tutto, come, in nome di Dio, ha potuto sentirsi giustificato a ….bah. Come ha fatto poi ad entrare nel dormitorio? È così frustrante!”

Ignoralo e basta,” le consigliò Lily. “Alla fine ti lascerà stare.”

Ma non riesco semplicemente ad ignorarlo,” argomentò l’altra. “Non so perché, ma per qualche ragione, io… non ci riesco e basta.”

Lily lanciò a Marlene uno sguardo significativo. “Stai considerando l’idea di riprendertelo, Mar?”

Cosa? No. No, certo che no. Cosa te lo fa pensare?”

Qualcosa riguardo al modo in cui sei ossessiva,” replicò seccamente Lily. “E il modo in cui sei stata ossessiva per settimane…e non depressa, cioè ossessiva-in-stile-Alice: nervosa, un’ossessiva del tipo ‘sto-facendo-la-cosa-giusta?’.”

Non è vero.” Fece una pausa. “O sì?”

Lily annuì.

Be',e che mi dici di te?” Ribatté Marlene, incrociando le braccia. “Ti sei ripresa Piton, no?”

È completamente diverso.”

È completamente, esattamente, la stessa cosa.”

No.”

Sì.”

No.”

Sì”

Marlene,” sospirò Lily; “È completamente diverso. Sev era mio amico…c’è una dinamica completamente diversa…un rapporto diverso, di quello che avevate te e Miles.” Quasi ci credette. “E mi ci è voluto un bel po’ per accettare di nuovo Sev…molto dopo averlo perdonato.”

Cosa vuoi dire?”

Be' –sono andata avanti, più o meno. È arrivato un momento in cui non ero più arrabbiata con Sev, ma non volevo ancora averlo indietro come amico. Quello è venuto dopo.”

Perciò pensi che dovrei perdonare Miles?”

Lily ponderò attentamente la domanda. “Dovresti perdonarlo quando sarai pronta, ma questo non significa che deve piacerti e sicuramente non significa che devi uscirci di nuovo…o che dovresti uscirci di nuovo…non-che-io-stia-tentando-di-metterti-pressione-in-un-senso-o-nell’altro,-perché-è-una-decisione-completamente-tua,-e-la-mia-opinione-non-ha-alcun-peso-su-questo-argomento.” Marlene sorrise. “Ma sta attenta.”

Lo sarò.” Assicurò la bionda. “E poi, non voglio neanche uscirci di nuovo con Miles. Sul serio. Quella trovata delle rose è stata semplicemente…stupida.”

Giusto.” Concordò Lily.

Shelley sta ancora starnutendo.”

Vero.”

E’ stata sconsiderata.”

Certo.”

Banale.”

Già.”

Marlene esitò. “Decisamente non romantico?”

Marlene.”

No, no, lo so. Ha pomiciato con un’altra ragazza. Basta. Giusto.” Anche lei ne sembrò quasi convinta. “Ma riguardo a Piton? Voglio dire sei felice di averlo perdonato e tutto il resto, Lily?”

Onestamente? Sì.” Lily aggrottò la fronte con aria pensosa. “Tieni a mente che il caso di Sev e il caso di Miles sono completamente diversi, sono contenta che Sev e io siamo di nuovo amici. Non è facile…” (Pensò a James) “…ma sento che, quando è con me, è diverso rispetto a quando è con le altre presone…specialmente con i suoi amici Serpeverde. È quasi come il vecchio Sev, qualche volta, e penso…Credo che se non fosse qui, a Hogwarts con me, sarebbe completamente perso. Sento che posso aiutarlo, capisci?”

Marlene stette in silenzio per un momento, guardando molto attentamente la sua amica. Poi, timidamente, disse: “Lily, tu stai cercando di salvare Piton, non è vero?”

Cosa?”

È per questo che sei sua amica? Per salvarlo?”

Cosa? No. È un'assurdità. Certo che no. Sev e io abbiamo così tanto alle spalle, questa domanda non ha senso.”

Ha perfettamente senso…Lily, questa cosa non è normale per niente.”

Disse la ragazza che sta pensando di rimettersi assieme con il ragazzo che ha cercato di andare a letto con la sua amica e che c’è riuscito con la sua compagna di stanza!”

Marlene scosse la testa. Avevano raggiunto la Sala Grande: grandi cuori scarlatti che sembravano bolle andavano su e giù vicino alle solite candele. Le due ragazze stettero in silenzio. “Cambiamo discorso,” suggerì la bionda.

Concordo.”

(P.S. I Love you)

Una sigaretta.

James Potter aveva bisogno di una sigaretta.

Era già di cattivo umore, e gli stupidi cuori rossi che ammorbavano la Sala Grande come moscerini non aiutavano molto. Una sigaretta —aveva un disperato bisogno di una sigaretta. L’idea di smettere non era mai sembrata così incredibilmente futile come in quel momento.

Buongiorno” cinguettò Sirius, scivolando al suo solito posto vicino a James. Notò l’espressione del suo migliore amico e cambiò tono: “Oppure…no.”

Credi che potrei denunciare la scuola per costringermi a celebrare una festività senza senso?” chiese James, masticando irritato la sua pancetta.

Celebrare?” gli fece eco Sirius. “Difficilmente chiamerei quello che tu stai facendo celebrare, Prongs, amico mio. In ogni caso, non capisco che cosa ti sconvolga tanto. San Valentino è il giorno più bello dell’anno”.

Non sono d’accordo”.

Sirius si accigliò. “Nominami un giorno più bello.”

Ok, mmm… Che ne dici di uno qualunque degli altri trecentosessantaquattro-giorni-più-sei-ore?”

Sirius scosse la testa. “Il 14 febbraio, Prongs, è il giorno in cui le ragazze sono più disponibili.”

E il 15 febbraio, Padfoot, è il giorno in cui le ragazze sono più appiccicose.”

Remus e Peter arrivarono proprio in quel momento. “Siamo alle solite” disse scherzando il primo, “Voi due mi disgustate. Passatemi il succo di zucca.”

Quindi è questo il tuo piano, no?” chiese James a Sirius con noncuranza. “Con Alice Griffiths. È questo il tuo piano? Un flirt di San Valentino?”

Anche Remus e Peter si bloccarono, aspettando la risposta di Sirius. Lui lanciò loro un’occhiataccia. “Non essere ottuso, Prongs. Alice Griffiths è una ragazza adorabile. Non puoi essere insensibile con ragazze adorabili come Alice Griffiths.”

Peter sembrava scettico. “Quindi non stai pensando di chiederle di uscire?”

Questo non l’ho mai detto questo” protestò Sirius. “Ho solo detto che non si può essere insensibili… Sai, comportarsi da stronzo…”

Il che, per te, è sinonimo di ‘uscire insieme’” borbottò Remus, facendo sorridere James e aggrottare le sopracciglia a Sirius.

Sei così divertente, Moony” disse lentamente Sirius con sarcasmo. “Io non vedo te uscire con qualcuno.”

E non accadrà molto presto” disse Remus con calma.

Non c’è divertimento se non ti offendi” fece notare Sirius. Remus fece un sorrisetto. Sirius si rivolse a Peter. “E che mi dici di te, Wormy?”

Devi proprio chiamarmi Wormy?”

Sì.”

Va bene. Ho chiesto di uscire a Prudence Daly.”

E Prudence Daly ti ha detto di sì?”

Peter sospirò. “No. Ma Sabrina Barbery sì.”

Sabrina Barbery non è poi così male” lo consolò Sirius. “Comunque, probabilmente a Prudence Daly l’aveva già chiesto qualcun altro.” James, tra sé, rimase impressionato dalla generosità del suo amico, ed il suo umore si stava lentamente risollevando, finché non gettò un’occhiata lungo il tavolo e notò Luke Harper avvicinarsi al posto di Lily Evans al tavolo dei Grifondoro. Il Corvonero lasciò una piccola scatola dorata a forma di cuore al posto di Lily, e lei sorrise raggiante, alzandosi per dare un bacio sulla guancia al suo ragazzo. Un istante dopo aprì il regalo, e Harper allacciò allegramente il contenuto –quello che sembrava essere un ciondolo a forma di cuore– attorno al collo di Lily. Lei lo baciò ancora, questa volta sulle labbra, e non appena Harper prese posto al tavolo dei Grifondoro il morale di James precipitò. Si riscosse velocemente per distrarsi.

La posta…grazie a Dio.”

Sirius guardò James confuso. “Aspetti una lettera da qualcuno, Prongs?”

No, ehm…solo il giornale.”

La Gazzetta del Profeta cadde davanti a lui un attimo dopo, e James la srotolò in fretta per evitare altre domande. La prima pagina recava un titolo terribile: tre Auror erano stati uccisi.

Per Agrippa” mormorò Sirius, leggendo da sopra la spalla di James. “Ci sarà l’inferno per fargliela pagare. Tre morti…di sicuro hanno messo fine a qualsiasi simpatia verso i Mangiamorte da parte del Ministero…” Continuò a leggere, elencando nel mentre i fatti a voce alta.

Tre Auror morti, due feriti…i Mangiamorte sospettati sono fuggiti…erano in quattro, con le maschere, proprio come negli attacchi nel Kent e nel Somerset…gli Auror hanno ricevuto una soffiata anonima secondo la quale altri oggetti di magia oscura illegali stavano per essere trasportati all’interno del Paese…hanno tentato di fermare il contrabbando… uccisi durante il processo…e poi ci sono i nomi dei deceduti.” Sirius sospirò. “Che ne pensi, Prongs?”

L’attenzione di James, però, era rivolta altrove. “Guarda questo” disse, indicando un titolo più piccolo nella colonna laterale che aveva catturato il suo sguardo”.

Prima sospetto Mangiamorte, ora ‘Richiesto per interrogatorio’” lesse Sirius ad alta voce. “Quindi?”

Continua a leggere,” suggerì James e Sirius lo fece.

Logan Harper?” chiese Sirius, quando finì. “Qual è il nome di suo fratello? Perciò…sono confuso…non è un Mangiamorte?”

Questo è ciò che dice,” mormorò James, aggrottando la fronte incerto. “Il Ministero non lo sta accusando…vogliono solo che lui risponda a delle domande. Non è in arresto.”

Magari stanno solo cercando di farlo costituire,” suggerì Remus pigramente. “Ancora non si presenta, vero?” Sirius annuì. James riprese il giornale, mentre Sirius tornava alla sua colazione. “Sembra plausibile comunque” rifletté James, rileggendo l’articolo. “Non avendo abbastanza prove, potrebbero voler provare e fargli fare dei nomi. E comunque, una messinscena non sembra nello stile di Lathe.”

Remus alzò improvvisamente lo sguardo. “Lathe? L’Auror? Cosa c’entra?”

È l’Auror che segue il caso,” spiegò Sirius.

Pensavo seguisse il caso di Hogwarts.” Protestò Remus. Sirius scosse la testa.

Sembra che quello sia chiuso,” disse cupamente. “Il Ministero è un po’ un pesce rosso quanto al livello d’attenzione.”

L’ultimo gruppo di Auror a guardia del castello se n’è andato la settimana scorsa” continuò Peter. “È compito di Silente adesso proteggere la scuola.”

L’ha sempre fatto, no?” commentò James sulla difensiva. Gli altri tre annuirono all’unisono, e Prongs si tranquillizzò. “In ogni caso…” espirò e prese un’altra fetta di pancetta. “Questo spiega perché Harper è così di buon umore.”

Anche gli altri tornarono alla loro colazione. “È lui, ora?” mormorò Sirius, prima di aggiungere sottovoce qualcosa che James non riuscì a sentire. Il Capitano decise di non insistere ancora sull’argomento, e, reggendosi il mento con il palmo della mano, lesse il resto dell’articolo sui tre Auror morti. Sì, avrebbe fumato proprio volentieri una sigaretta.

 

(Rescue Me)

 

Donna si era abbottonata male la camicia.

Non se ne accorse finché non raggiunse l’ultimo bottone alla fine della sua camicia, dove scoprì un foro in più e i lembi della sua camicetta verde foresta.

Sei pronta per un altro giro, vero?” chiese una voce sfacciata da qualche parte dietro di lei, e Donna roteò gli occhi, rifiutandosi di girarsi. Fissò con ostinazione in basso, verso i bottoni perlati della sua camicia, senza alzare lo sguardo per timore di cogliere un riflesso nello specchio di fronte a lei.

Non si parla,” ordinò. “È la regola.”

Autoritaria. Mi piace,” replicò la voce. Un Charlie Plex parecchio svestito fece un passo avanti, appoggiando il mento sulla spalla di Donna e tentando di far scivolare le sue braccia attorno alla sua vita. Lei si divincolò subito.

Non si tocca nemmeno”, ordinò la Grifondoro, incrociando le braccia. “Non sono la tua ragazza. Io non coccolo.”

Charlie sembrò ricordare qualcosa all’improvviso. I suoi occhi guizzarono attraverso il suo dormitorio fino alla toletta, dove aveva lasciato il suo orologio mezz’ora prima. “A proposito di questo”, borbottò, fissando l’oggetto al polso, “Dovrei incontrare la suddetta ragazza al villaggio alle undici. Dovrei scendere.”

Donna alzò le spalle. “Potresti volerti mettere addosso una camicia prima, Plex. Aspetta un secondo. Non voglio camminare per la tua Sala Comune da sola. Qualcuno potrebbe…”

È il fine settimana di Hogsmeade” le ricordò Charlie, infilandosi, facendola passare dalla testa, una maglia a maniche lunghe, seguita da un maglione di lana verde. “Non ci sarà nessuno qui intorno a vedere la tua passeggiata della vergogna.”

Donna alzò ancora gli occhi, senza curarsi di ricordargli che “vergogna” era il risultato senza senso di un’insensata concezione sociale che non trovava posto nel suo vocabolario. “Quelli del primo e del secondo anno non hanno il permesso di andare a Hogsmeade, idiota,” gli fece notare.

Andrò avanti per primo per assicurarmi che sia vuoto” replicò Charlie, mentre Donna scivolava nei suoi stivali di cuoio marrone. “E lo sarà… sono tutti al villaggio…” A quel punto, fece un largo sorriso in direzione di Donna. “…Come avrei dovuto esserci io, se non ti fossi messa in mezzo. Credevo avessimo un programma, Shacklebolt.”

Vaffanculo”, borbottò lei, allacciando il secondo stivale. Però era vero. Non aveva in programma di incontrare Charlie quella mattina… in effetti, dopo mercoledì sera, non aveva in programma di “incontrarsi con” Charlie mai più. Non aveva programmato di incontrarsi con Charlie dopo lunedì pomeriggio, o domenica, o il giovedì precedente, o l’altra mezza dozzina di volte. Era semplicemente successo. James Potter aveva detto “trova una via di fuga”, e lei ne aveva trovata una... e quindi, anche se fosse stato un completo idiota? E anche se avesse avuto una ragazza di nome Cassidy? Lei non riusciva nemmeno a distinguere Cassidy da Eve non faceva alcuna differenza per Donna.

Davvero.

Non si sentiva in colpa… quella sarebbe stata soltanto un’altra emozione irrazionale che lei aveva eliminato così abilmente da sé stessa.

Non si sentiva colpevole.

Davvero.

Allora perché hai deciso di venire a farmi visita?” continuò Charlie, tentando di non guardarla o di darle l’impressione di essere interessato, mentre si metteva il mantello. “Non riuscivi a resistermi?”

Mai in un milione di anni Donna avrebbe confessato a Charlie la vera ragione per cui ci era andata… non gli avrebbe mai detto che si era arrabbiata così tanto per uno stupido litigio con Marlene a colazione (a proposito di Miles e di quello che era successo o non era successo a Natale… come sempre), che aveva bisogno di fare qualcosa… qualsiasi cosa, pur di far tacere quella voce nella sua testa che le diceva che avrebbe già dovuto scusarsi e basta… fare pace con Marlene, perché avrebbe dovuto dirle di Miles… che lei aveva torto.

Ma parlare di queste cose non era lo scopo delle sue visite a Charlie Plex.

Te l’ho detto,” disse Donna, alzandosi in piedi e afferrando il mantello e la sciarpa. “Non si parla.”

Charlie alzo semplicemente le spalle. “Tornerò qui, se il campo è libero” e, con un ultimo, compiaciuto sguardo, si girò e uscì dal dormitorio dei ragazzi Corvonero del sesto anno. Donna si legò la sciarpa e si avvicinò allo specchio. Il suo riflesso serio la fissò di rimando. Passò una mano tra i suoi riccioli neri, sistemò il mantello, e fece un respiro profondo.

No, non si sentiva assolutamente in colpa.

 

 

(Love Will Keep Us Together)

 

La neve aveva quasi cominciato a sciogliersi, anche se una densa fanghiglia bianca era rimasta ai lati della strada e sulla cima delle case di Hogsmeade. Le strade erano affollate, piene di persone che compravano e vendevano, tutti imbacuccati contro il freddo tagliente di febbraio. Nastri rosa e rose rosse adornavano i negozi, ed un suono che assomigliava vagamente allo stile musicale di Celestina Warbeck si diffondeva ovunque da una porta aperta in fondo alla strada.

Lily prese la mano inguantata di Luke nella sua, standogli vicina mentre camminavano lungo la strada principale. “Non mi importa se San Valentino è una scusa ridicola per un giorno di vacanza, nato per diffondere gli stereotipi femminili e per fare sentire in colpa i maschi e a spingerli a comprare di tutto,” disse, raggiante. “A me piace.”

Luke guardò sopra la sua spalla verso la ragazza con le guance arrossate al suo fianco. La stava valutando, lei se ne accorgeva, e improvvisamente si sentì a disagio: non si era vestita bene, proprio per niente. Un cappotto grigio nascondeva la parte più colorata del suo vestiario (un maglione rosato). In più, indossava guanti lavorati a maglia, una sciarpa color giada, e una gonna di velluto nero abbinata con calze nere di lana e stivali neri. Non molto Sanvalentinesco, e Lily attese con curiosità la conclusione di Luke. Lui fece un sorriso largo e sincero. “Sei incantevole, sai, Flower.”

Oh, grazie” tubò Lily, sorridendogli di rimando. “Anche se non è assolutamente vero. I miei capelli probabilmente stanno cominciando a seccarsi, il che significa caos in quel reparto, e i miei guanti non sono appaiati.” Sollevò le mani, una delle quali era ancora intrecciata a quella di Luke, per mostrare due guanti diversi, dello stesso tipo, ma con diversi colori (verde foresta e viola scuro, rispettivamente). Luke inarcò un sopracciglio, inquisitorio. “Non sono riuscita a trovare l’altro guanto verde” spiegò Lily. “E il pollice sull’altro guanto viola ha un buco. Quindi…problema risolto.” Sorrise con soddisfazione della sua decisione, e Luke la baciò sulla guancia.

Sei adorabile”, fece notare di nuovo.

Mmm, però non dovresti dirlo” insistette l’altra con tono petulante. “Definisce uno standard, e a quel punto sento di dover essere sempre carina tutto il tempo.”

Ma tu sei semp…” Luke si fermò all’improvviso, e Lily notò che non incrociava più il suo sguardo…qualcosa sopra la sua spalla aveva catturato la sua attenzione. La Grifondoro si guardò intorno rapidamente, ma non vide nulla tranne una tipica, affollata vetrina.

Che c’è che non va, Luke?” chiese Lily, rivolgendo nuovamente lo sguardo verso il suo ragazzo. Lui sbatté gli occhi alcune volte, poi scosse bruscamente la testa.

Niente. Credevo di aver visto qual…qualcosa di strano…. non… non importa.”

Lily non si convinse affatto, ma l’umore di Luke – che era stato assolutamente tetro negli ultimi due mesi –continuò a mostrare uno spiccato miglioramento nel corso della mattinata (senza dubbio grazie all’articolo sul giornale di quella mattina che parlava di suo fratello). La coppia fece una sosta in diversi negozi, facendo una serie di acquisti insignificanti, e flirtando nel modo dolce e romantico che Luke ispirava di continuo.

In sintesi, Lily sperava che sarebbe stato sempre così tra loro… mai una cosa seria o carica di tensione: solo… rassicurante. Felice. Quasi immediatamente, comunque, Lily si sentì in colpa per la slealtà di simili pensieri, e li scacciò dalla propria mente. Era appena prima di mezzogiorno, quando Luke le chiese dolcemente se le sarebbe piaciuto fare un salto ai Tre Manici di Scopa per una burrobirra calda, e Lily accettò volentieri.

 

(Teenager in Love)

Alice Griffiths, stai bevendo da sola?”

Alice sollevò lo sguardo dal proprio bicchiere e sorrise alla sua nuova –lo stranamente solitario Sirius Black. Be' –solitario nel senso più ampio del termine: gli onnipresenti altri tre occupavano varie aree lungo tutto l’affollato bar dei Tre Manici di Scopa, dove James, senza pudore, stava tentando di abbordare Madama Rosmerta. E, naturalmente, l’intero pub era animato da studenti, ma anche da non-studenti. Sirius, nel frattempo, si era appoggiato al tavolo con la sua consueta grazia sbadata.

È solo burrobirra”, lo rassicurò Alice, in risposta al tono in qualche modo allusivo che aveva usato; “quindi non farti strane idee”.

Non mi faccio nessuna idea”, le disse Sirius; si invitò da solo a sedere di fronte a lei. “È questo a rendermi così sorprendentemente unico.”

Come fai a immaginarlo?”

Be', tutti hanno idee, no? Piani, pensieri, considerazioni –io no. Le cose, semplicemente, succedono, e io semplicemente le lascio succedere…facendo qualcosa di tanto in tanto, ma sempre in un modo che non ho pianificato.”

Niente è mai totalmente non pianificato”.

Tutto quello che io faccio lo è.”

Alice alzò gli occhi al cielo, ma sorrise. “Posso farti una domanda, Sirius?” gli chiese, in modo più serio.

Lasciando stare l’ovvia risposta ‘me l’hai già fatta’: sì.” Le fece un grande, affascinante sorriso.

Perché sei così buono con me?” gli chiese.

Oh, questa è un luogo comune alquanto sbagliato nei miei confronti – io sono buono con tutti.” Alice gli lanciò uno sguardo tagliente. Sirius tentò di nuovo di rispondere, più sinceramente, ma ancora immerso nella sua leggerezza: “Mi piaci, Alice Griffiths.”

Ti piaccio” gli fece eco lei. “Ti piaccio come?”

Sirius analizzò la domanda. “Nel solito modo, immagino.”

Sirius”.

Mi piaci…” cominciò lui, iniziando ad alzarsi dal tavolo, “abbastanza da prenderti una burrobirra in questo momento.”

Ho già una burrobirra.”

Ah, ma è quasi finita.”

Alice non se n’era accorta, ma un’occhiata al suo bicchiere le disse che il Malandrino aveva ragione. “Oh. Be', in questo caso…”

Mi segua, signorina Griffiths.”

Lo seguì fino al bancone, dove due dozzine o quasi di altri studenti attendevano di essere degnati di qualche attenzione dai baristi infastiditi.

Ci vorrà un po'”, osservò Alice. Sirius le sorrise e scosse la testa.

No, non ci vorrà molto. Vieni, ti mostro una scorciatoia.”

(Some Kind Of Wonderful)

Ti ho già detto 'grazie'?” chiese Marlene, fermandosi di fronte ad un negozio di abbigliamento per esaminare la vetrina. Adam, che era al suo fianco sul viale ricoperto di neve, sorrise.

Almeno sedici volte, ma chi le conta?”

Marlene rise. “Mi dispiace! Sono solo molto grata – non penso che avrei potuto sopportare di rimanere da sola e imbattermi in Carlotta Meloni” – pronunciò il nome con eccezionale disgusto–“e il suo magnifico ragazzo del settimo anno.”

Alcuni ragazzi non sono schizzinosi,” disse Adam con una scrollata di spalla. C'era uno scintillio di divertimento nei suoi occhi, tuttavia, e Marlene incrociò le braccia – sorridendo comunque un po'.

La tua disonesta lealtà è molto apprezzata,” disse. “Che ne pensi di queste scarpe? Quelle blu?” La bionda indicò un paio di scarpe con il tacco in vetrina.

Spero che tu non stia chiedendo la mia opinione su dei capi di abbigliamento, Price,” replicò Adam. “Perché nel caso potrei dovermi impiccare.”

Marlene rise di nuovo. “Non me lo sognerei mai,” disse. “Come se non fosse già abbastanza brutto che ti abbia chiesto di passare la giornata con me quando avresti potuto uscire con una ragazza...intendo un'altra ragazza: non mi sognerei mai di chiedere la tua opinione sull'abbigliamento!” Posò di nuovo lo sguardo sulle scarpe. “Ma penso che in fin dei conti entrerò a vedere il prezzo...mi ci vorrà solo un minuto – vuoi venire o aspetti qui?”

Adam inarcò le sopracciglia. “È una scelta difficile,” disse sarcasticamente, “ma penso che aspetterò fuori.”

Mi sembra giusto. Torno tra un minuto.” Marlene scomparve all'interno del negozio, e Adam vagò nella direzione della vetrina accanto. Alcuni secondi passarono, poi una voce chiamò il nome del Grifondoro, strappandolo alle sue distratte riflessioni.

McKinnon!”

Lui alzò lo sguardo. Miles Stimpson era appena dietro la sua spalla sinistra. “Ehm...invasione dello spazio personale?” borbottò Adam, spostandosi verso destra. “Come posso aiutarti, Stimpson?”

Stai con Marlene?” sbottò Miles. Non aveva un bell'aspetto, notò Adam – i suoi capelli castani erano spettinati e la sua pelle sembrava un po' pallida, considerando il freddo. Per il più breve degli istanti, Adam ebbe compassione per il mago...chiaramente, il Corvonero non stava prendendo la rottura bene come Marlene. Niente di tutto ciò, tuttavia, cambiava le ragioni della rottura, tanto per cominciare, e la compassione di Adam venne, di conseguenza, fortemente limitata.

Non al momento –è dentro,” replicò il Grifondoro.

Non giocare con me,” scattò Miles. “Rispondi alla dannata domanda. Tu e Marlene state insieme?”

E tu e Carlotta?”

Miles mostrò i denti. “Bastardo,” abbaiò, avvicinandosi minacciosamente, “mi sono sempre fidato di te anche se eri un così 'grande amico' di Marlene...passavi tutto quel tempo con lei, ma non ho mai detto una parola...ho pensato fosse solo giusto che lei avesse un amico della sua stessa casa, ma per tutto il tempo, tu stavi solo aspettando di farti avanti e...”

Incredibile, detto da te,” interruppe Adam. “In effetti, trovo piuttosto soddisfacente il fatto che abbia l'aspetto di un relitto... sei finalmente rinsavito, non è vero? Ti sei reso conto che Marlene o qualunque ragazza che abbia rispetto per se stessa è diecimila volte superiore a te?”

Tu non dire una parola su Marlene.” Estrasse la bacchetta. Adam non se ne preoccupò.

Hai intenzione di affatturarmi, Miles?” chiese, quasi pigramente. “Proprio qui –nel bel mezzo della strada? Giusto –è un modo fottutamente brillante per perdere il privilegio di visitare Hogsmeade per tutto il resto dell'anno.”

Miles si accigliò, ma fece tornare la bacchetta nella sua tasca. “Marlene Price non ti vedrà mai come qualcos'altro che una spalla su cui piangere, McKinnon,” sputò.

Che motivo dovrebbe avere per piangere, ora che tra voi due è finita?” ribatté Adam calmo.

Guardati le spalle.” Miles scivolò via nel trambusto del villaggio appena pochi secondi prima che Marlene uscisse dal negozio.

Be', mi sento ufficialmente povera,” annunciò lei allegramente. “Cinquantadue galeoni, per Agrippa! Immagina avere quella somma di soldi per... qualcosa non va, Adam?” Notò l'espressione di lui, e Adam si affrettò a cambiarla. Lui sorrise e scosse la testa.

No, no, non c'è niente che non va,” le disse. “Che ne dici? Negozio di dischi? C'è questo nuovo gruppo che dovrebbe essere geniale. I Fresh Bloods, mi sembra...”

Marlene annuì. “In effetti sono geniali. Lily ha ricevuto il disco per il suo compleanno.”

Mi tieni nascoste le cose ora, Price?”

Le mie più sincere scuse. Mi farò perdonare però –flirterò con il venditore. Abbassa sempre i prezzi per me.”

Adam inarcò le sopracciglia. “Dovrei accompagnarti a fare shopping più spesso.”


 

(Hold Me, Thrill Me, Kiss Me)

Sirius Black utilizzava il termine 'scorciatoia' piuttosto liberamente, come si rese presto conto Alice Griffiths, quando lui la trascinò verso il retro del pub, dietro al bancone, fino ad uno stretto arco che conduceva in un lungo corridoio scarsamente illuminato.

Che cos'è questo posto?” chiese Alice alquanto nervosamente. Non aveva nessun motivo di essere in ansia, tuttavia. Il pub era affollato e rumoroso; nessuno aveva prestato loro alcuna attenzione.

Be', tutte quelle sale lì –zone private,” replicò Sirius, accennando agli archi celati da tendine che punteggiavano il corridoio; “E infine laggiù...” Indicò una porta di legno alla fine della parete... “Conserve giornaliere.”

Alice incrociò le braccia. “Non ho intenzione di rubare della burrobirra.”

Bene, nemmeno io,” rispose Sirius allegramente. “Pagherò Rosie quando si sgombra la zona.” Poi, allo sguardo scettico di lei, aggiunse: “Promesso. Forza.” E ancora una volta le prese – gentilmente – il polso e la guidò, questa volta fino alla fine del corridoio. La porta era chiusa a chiave, ma Sirius se ne occupò velocemente con un coltellino da tasca di un tipo che Alice non aveva mai visto prima. Non poté fare a meno di rimanere un po' colpita quando il lucchetto scattò e la porta si spalancò per rivelare una camera illuminata da torce piena di scaffali e scaffali di casse di Burrobirra e vari altri articoli che Alice riconobbe come parte del menu usuale dei Tre Manici di Scopa.

C'è una cantina per le conserve più a lungo termine,” spiegò Sirius, afferrando due bottiglie di Burrobirra da uno scaffale. “Questo è solo ciò che ci si aspetta di servire per un giorno o due.”

Come l'hai scoperto?” chiese Alice, meravigliata. Prese la bottiglia offertale, e Sirius chiuse la porta alle loro spalle.

La maggior parte dei negozi a Hogsmeade hanno disposizione simile,” replicò lui con una scrollata di spalle. “Pr–James e io stavamo ficcanasando in giro per Chortle's Chocolate1 al quarto anno e l'abbiamo capita...l'impostazione non è molto diversa qui. Ehi, aspetta un attimo.” Lei si fermò mentre era in procinto di lasciare il corridoio e rientrare nella sala principale. C'era un luccichio malizioso negli occhi grigi di Sirius. “Ti va di origliare?” sussurrò.

Cosa?”

Nelle sale private,” elaborò lui. “Ho scoperto di un test a sorpresa che la Professoressa McGranitt stava pianificando di farci fare, una volta.”

Sirius.”

Vivi un po', Alice,” la prese in giro il Malandrino, facendole l'occhiolino. “Qui...” Si avvicinò ad un muro, sporgendosi così che il suo orecchiò andò a toccare la tendina di una delle sale private. “Mmm... due uomini d'affari a quanto sembra... apparentemente, Bartley sta per essere licenziato.”

Chi nel nome di Agrippa è 'Bartley'?”

Non ne ho la più pallida idea...” Sirius si spostò verso un altro separé. “Oi, ci sono degli insegnanti qui,” sussurrò eccitato. Alice si avvicinò di più per sentire. “Quella che sta parlando deve essere la McGranitt...” rifletté il giovane mago. “E... quello è l'insegnante di Rune Antiche...sta parlando con...'Kelley'. Chi è 'Kelley'? Oh, l'insegnante di Aritmanzia, giusto?”

Shh,” lo zittì Alice. “Sto cercando di sentire!”

Che ribelle.”

Chiudi il becco.” Ma stava sorridendo.

Qualcuno dovrebbe parlare con Silente,” stava dicendo il Professor Babble, l'insegnante di Rune Antiche, suonando preoccupato, “non credo che abbia ancora fissato alcun colloquio.”

Ora, Angus,” venne la voce della McGranitt, “non siamo ancora neanche certi che sia necessario. Potremmo non aver bisogno di nessuno fino all'anno prossimo...

Lo stesso, avremo bisogno di qualcuno l'anno prossimo,” una nuova voce – il Professor Vitious, a giudicare dal tono acuto – osservò tristemente. “E potrebbe servirci qualcuno anche prima, dato quello che ha detto il Guaritore Holloway. Potrebbe accadere da un giorno all'altro, ormai.

Potrebbe anche essere tra un anno, però,” disse il Professor Kelley. “Silente non vuole che Alphard si senta come se lo si stia forzando a lasciare il posto.

È stato da irresponsabili assumere Black in primo luogo,” disse il Professor Babble. “Ed è ancora più da irresponsabili nasconderlo agli studenti.

Nessuno aveva idea che le condizioni di Black fossero così serie in Settembre,” ribatté freddamente la McGranitt. “Perfino lui non ne era a conoscenza, e lo stesso, ha fatto cose molto positive quest'anno.”

Ti riferisci ai suoi nipoti,” disse Kelley, nessun dubbio nel suo tono. La risposta della McGranitt –se effettivamente rispose– fu inudibile. “Forse ne ha beneficiato uno di loro, ma temo non l'altro. Regulus, credo, è finito in un gruppo insalubre.

Qualcuno sbuffò –probabilmente Babble, visto che fu lui il prossimo a parlare. “E che tipo di bene farà Black ad entrambi se sarà morto prima di Pasqua?”

Alice trattenne il fiato, toccando inconsciamente il braccio del compagno. “Oh, Sirius,” mormorò. Era diventato molto pallido. “Sirius...”

Ma prima che potesse dire anche solo una singola parola di condoglianza, Sirius liberò il braccio dalla sua stretta, camminando a passo svelto verso l'uscita. Alice si sforzò di tenere il passo, ma le sue gambe corte non potevano competere con le lunghe falcate di Sirius. Lui si spinse a forza attraverso il pub affollato, ignorando le suppliche di Alice di aspettarla un momento, finché non raggiunse la porta. Fuori in strada, il Malandrino si mise a correre.

Sirius! Dove stai andando?” gli urlò dietro Alice. Lui rallentò per poi fermarsi diversi negozi dopo, dando il tempo ad Alice di raggiungerlo. Quando lei lo fece, l'espressione di lui era irriconoscibile. Non c'era nessuna malizia né umorismo nei suoi occhi, nessun fantasma di un sorriso sul suo bel volto. C'era solo vuoto. “Sirius, aspetta, devi pensare...”

Sirius spinse la bottiglia di Burrobirra che aveva sgraffignato nella mano libera di Alice. “Devo andare,” disse, quasi calmo, cosa che la spaventò.

Be', veng...”

No, Alice, resta qui,” la interruppe Sirius. “Per favore, non...resta qui e basta, e...qualunque cosa tu faccia, non...non dire a nessuno...non dire con nessuno quello che hai sentito.”

Sirius...”

Ma se n'era già andato, dirigendosi verso il castello lasciando Alice da sola nel bel mezzo della strada affollata e nevosa.

(Sea of Love)

Flower,” mormorò Luke, premendo le labbra sui capelli di Lily, “Sei bellissima.” Sedevano fianco a fianco ad un tavolo dei Tre Manici di Scopa, entrambi sorseggiando Burrobirra.

Anche tu,” deviò facilmente Lily. “Hai degli occhi marroni così fantastici. Sai, gli occhi marroni possono essere davvero banali e piatti, ma io sono piuttosto invidiosa dei tuoi. E il blu è un colore che ti dona davvero molto. Ti ho mai visto indossare questo maglione prima?”

Non penso. È un regalo di Natale da parte di mia madre. Ti piace?”

Molto.”

La conversazione fu interrotta da uno scoppio di risate provenienti dalla zona del bancone, dove James Potter e un gruppo di studenti stavano causando un certo trambusto. Lily si chiese che cosa stessero combinando (frattanto riflettendo che anche James stava bene nel suo maglione con la zip di cashmere blu). Luke, d'altronde un maturo studente del settimo anno, alzò gli occhi al cielo.

Gentaglia,” mormorò. “Non mi piace quel James Potter.”

È a posto,” replicò Lily vagamente. “Immaturo e detestabile, certo, ma non completamente pessimo.” Il mago in questione procedette a fare dei giochi di prestigio con i sottobicchieri. “Sì...decisamente immaturo.”

Luke annuì concordando. “Hai fame? Non abbiamo ancora mangiato – potrei andare ad ordinare del cibo, se tu...”

In effetti,” ammise Lily. “Sono piuttosto affamata.”

Luke si allontanò, alzandosi in piedi. “Che cosa vuoi, allora?”

Non vuoi che venga con te?”

Ci sarà un bel po' d'aspettare,” replicò Luke, sempre galante. “Non c'è bisogno che ci scomodiamo entrambi.”

Ma...”

Sciocchezze, Lily. Qualcuno deve restare a occupare il tavolo. Che cosa vuoi da mangiare?”

Lily cedette. “Non saprei – ehm, fish and chips2, suppongo.”

Perfetto.” Luke si allontanò. Lily studiò l'interno del suo bicchiere pieno per tre quarti di Burrobirra, canticchiando la canzone che suonava in sottofondo. Rimase da sola per quasi cinque minuti, prima che una voce distogliesse la sua attenzione.

Belle gambe, Snaps.”

Poteva essere solo James Potter.

Lily alzò gli occhi al cielo –improvvisamente consapevole delle sue gambe coperte da calze e stivali accavallate sotto il tavolo– mentre il mago stesso appariva, sedendosi a metà sul tavolo.

Ciao, James,” disse lei, un po' stancamente.

James non sembrò curarsene. Allungò un braccio e sgraffignò il suo bicchiere di Burrobirra, prendendo un sorso del liquido color rame.

Lily lo guardò irritata. “Mi hai rubato la bevanda.”

Non è vero, invece.” James la mise giù di fronte a lei, sorridendo. “Allora, dov'è il Principe Azzurro?”

Luke sta ordinando da mangiare.” Lily fece cenno verso il bancone, dove Luke stava aspettando in una fila piuttosto lunga e disordinata.

Gli ci vorrà un bel po',” osservò James. Scivolò giù dal tavolo sulla sedia di fronte a lei.

Che ci fai qui?” gli chiese Lily sospettosamente.

Che ci faccio qui? Che ci faccio qui?”

Sì, che ci fai qui?”

Che domanda.”

È abbastanza semplice, credo.”

Lo crederesti, non è così?”

James.”

Sì?”

Stai facendo l'evasivo.”

E come starei facendo l'evasivo, Snaps? Non so neanche che cosa vuol dire quella parola.”

James.”

Un secondo, Snaps, sto cercando di rispondere alla tua domanda.” Lily alzò gli occhi al cielo. James si sporse in avanti, incrociando le mani sul tavolo. “Sono qui con i miei amici... a bere Burrobirra... a farmi una risata... a godermi la mia gioventù. Passa così velocemente.”

Lily inarcò un sopracciglio. “Nessun appuntamento?”

Nessun appuntamento.”

La mancanza di una spiegazione –o scusa– spinse Lily a continuare: “Perché no?”

Perché non ho invitato nessuna.”

E perché non hai invitato nessuna?”

James si limitò a sorridere enigmaticamente e ad allungare un braccio, afferrando la sua Burrobirra e facendo un altro sorso.

Potresti smetterla?” chiese Lily, riprendendosela. “Seriamente. Dovresti andare. Luke sarà qui tra...”

Circa un secolo,” concluse James per lei, “a giudicare dalla lunghezza di quella fila e dalla sua reticenza ad ingannare le persone affinché lo lascino passare avanti.”

Luke è un uomo d'onore; non imbroglia le persone,” difese Lily freddamente. “E non apprezzo il fatto che tu insulti il mio ragazzo. È davvero molto scortese.”

Davvero-molto-scortese,” canticchiò James. “E sul serio, Snaps? Un uomo d'onore? Se questo tipo diventa ancora un po' più eccitante, dovrei proprio uscirci io! Uomo d'onore, di buone maniere...davvero. Entusiasmante. Gli viene tutto naturale, o si regolarizza con una buona dose di Distillato della Tediosità?”

Lily gli lanciò un'occhiataccia. “Ma vuoi proprio che ti butti fuori dalla finestra, Potter?”

James ignorò la domanda. “Ti ha regalato lui quella collana, vero?” chiese. La rossa lanciò automaticamente uno sguardo al gioiello, visibile ora che si era tolta il cappotto e la sciarpa al tepore dei Tre Manici di Scopa. Consisteva in un pendente di cristallo a forma di cuore appeso ad una catenina dorata, calato di qualche pollice sotto la sua clavicola. Era davvero molto carina, sebbene non si abbinasse con gli orecchini che aveva indossato quel giorno (cerchietti bianchi).

Sì, è così,” rispose lei, momentaneamente distratta nel suo proposito di districarsi dall'avere altre conversazioni con il mago. “Carina, non è vero?”

Sicuro.” James si strinse nelle spalle, rubando un altro sorso di Burrobirra. “Se ti piacciono le cose prive di gusto.”

Lily si riprese indietro la sua burrobirra ancora una volta, fumando. “James.”

Oui?”

Lei rifletté brevemente su quello che avrebbe dovuto dire ora che aveva la sua limitata e vagante attenzione. “Che cosa ci fai qui?”

Ho già risposto a questa domanda.”

No,” disse il prefetto fermamente. “Voglio dire, che cosa ci fai qui? Al mio tavolo. Facendomi venire il desiderio di suicidarmi.”

Scommetto che non è l'unica cosa di cui ti sto facendo venire voglia.”

Be', anche l'omicidio è sul piatto.”

Non ti stai godendo lo scherzoso battibecco, Snaps?”

Rispondi alla domanda, James. E smettila di chiamarmi così.”

Non ti ho mai chiamato 'Così'.” Piuttosto impersonale e vago... nessuno capirebbe mai di chi sto parlando.”

James.”

Sì, Così?”

Se non fosse stata così furiosa, Lily avrebbe anche potuto ridere. “Sei irritante,” sbottò invece. “Per favore vattene.”

Ma non ho ancora risposto alla tua domanda!”

E di chi è la colpa?”

Tua.” James cercò di rubare un altro sorso di Burrobirra, ma Lily gli schiaffeggiò la mano. Strofinandosi afflitto la mano ferita, lui elaborò: “Sei tu quella che continua a distrarmi con soprannomi immaginari e con le tue fantasie su di me. Sto cercando di dirti che cosa ci faccio qui, ma tu non me lo lasci fare. Non ti mentirò: è un po' frustrante, in effetti.”

Lily si morse il labbro per impedirsi di imprecare. Divenne furiosa nel vedere che il rossore di rabbia che si era diffuso sulle sue guance faceva sorridere James.

Ad ogni modo,” continuò lui colloquialmente, “ho qualcosa di piuttosto serio da discutere con te, in realtà.”

Perché ne dubito?”

Non saprei; perché?”

Vai avanti, James.”

Il Capitano fece spallucce. “Hai letto il giornale?” chiese.

Lily alzò gli occhi al cielo. “James, questo che cosa c'entra con...” Poi s'interruppe, rendendosi conto di quello che l'altro stava cercando di dire. “Intendi il pezzo su Logan Harper?” James annuì, legittimamente serio ora. “Non è un Mangiamorte. Lo vogliono solo in veste di testimone o qualcosa del genere.”

Be', questo è quello che dice il giornale,” rispose James, appoggiandosi allo schienale della sedia e incrociando le braccia. “Se ci credi o no, è un'altra storia, ma non è questo quello di cui sto parlando.”

Ma pensavo...”

Hai letto l'articolo, o hai solo ascoltando il resoconto del Principe Azzurro?” la interruppe James.

Io l'ho letto,” ribatté Lily.

E hai afferrato la parte su Lathe?”

Sul fatto che è stato lui ad emettere la dichiarazione secondo cui Logan non è un Mangiamorte?” chiarì lei, sconcertata.

Esatto.”

Esatto cosa?”

Esatto questo. Non capisci che cosa significa? Se Lathe sta seguendo il caso su Logan...”

Non è più sul caso di Hogwarts!” concluse Lily, sorpresa che non avesse considerato prima questa implicazione.

James, tuttavia, scosse la testa impaziente. “No, no. Questo è quello che ho pensato anch'io all'inizio. Ma, e se fossero lo stesso caso? E se Lathe ha lasciato Hogwarts per andare a cercare Harper, perché è lui il responsabile dei quasi non-suicidi?”

Ma Logan Harper non è un Mangiamorte.”

Il Capitano di Quidditch agitò una mano sprezzante. “Quel che sia. Anche lavorando sotto il sospetto di questa premessa...” (Lily si accigliò) “...magari ha nascosto quella robaccia senza sapere che cosa fosse, o...”

Nascosto quale robaccia?” interruppe Lily.

La robaccia che ha fatto venire desideri di morte a Carlotta, Adam e a quella Tassorosso,” spiegò James, come se fosse piuttosto ovvio. “'Oggetti magici Oscuri' o come cavolo li ha chiamati il Guaritore Holloway. Ricordi?”

Certo che me lo ricordo.”

Si credeva fossero nel magazzino degli Harper, no?”

Sì...”

Ed io ho incontrato i signori Harper... hanno la stessa probabilità di essere dei Mangiamorte di Frank Paciock.”

Lily aggrottò la fronte. “Hai incontrato i signori Harper?”

Io ho incontrato tutti,” spiegò James, indifferente. “Il punto è, qualcuno ha dovuto metterceli, e chi avrebbe potuto accedervi se non Logan Harper...?” Lily aprì la bocca per ribattere, ma James aggiunse: “Anche se è stato un incidente. Anche se non sapeva cosa stesse nascondendo, o per chi la stesse nascondendo. Magari ha pensato...” James si fermò di colpo.

Che c'è?” chiese l'altra, confusa.

Mi è appena venuta un'idea,” disse lui.

Considerami sorpresa.”

Divertente. No seriamente, è buona.” Lily aspettò, le sopracciglia inarcate. “E se,” continuò James, “gli oggetti magici nella cantina degli Harper sono quelle stesse cose apparse sui giornali? Sai, le 'sostanze illegali' riportate sulla Gazzetta... i contrabbandieri che si pensa siano Mangiamorte ma che non si riesce a catturare...”

I contrabbandieri che hanno ucciso tre Auror ieri,” aggiunse Lily cupamente.

James annuì. “C'era un carico enorme di oggetti,” continuò poi, cercando di ricordare quello che aveva letto; “pozioni, alcuni artefatti maledetti di cui i maghi hanno dovuto sbarazzarsi secoli fa, per impedire che i Babbani finissero affatturati quando profanavano e razziavano le piramidi...”

Ed alcuni degli oggetti pericolosi sono stati rubati l'estate scorsa,” concluse Lily. “Il Ministero pensava fossero una parte di ciò che i Mangiamorte stavano portando nel Paese, giusto?”

Perché preoccuparsene?” si chiese James pigramente.

Gli antichi avevano maghi e streghe molto potenti,” replicò Lily. “Avevano molti incantesimi potenti, insieme a parecchia magia oscura potente, che scommetto...” esitò, “...su cui scommetto a Voldemort non dispiacerebbe metter mano.” Rimasero entrambi in silenzio, poi Lily alzò lo sguardo sul suo compagno di classe dall'altro lato del tavolo, mordendosi un labbro, ma questa volta per concentrarsi mentre cercava di decifrarlo. “James, perché sei...?”

Ehilà, Harper,” interruppe improvvisamente e vivacemente James. Lily alzò lo sguardo e vide il suo ragazzo avvicinarsi al tavolo.

Potter,” replicò Harper con molto meno calore. “Credo che quello sia il mio posto.”

James scosse la testa. “No. Eri seduto vicino a Snaps, se non ricordo male.”

Luke guardò interrogativamente Lily. “Snaps?”

È il modo speciale di James per farmi venir voglia di ucciderlo,” disse Lily, sorridendo in modo falsamente gentile al Capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro. Lui sorrise di rimando, prima di esaudire il desiderio di Luke alzandosi dal tavolo. “Ad ogni modo, è stato bello parlare con te, Snaps. E mi dispiace di aver rifiutato la tua offerta, ma non mi apparto con ragazze che hanno il fidanzato.”

Luke divenne molto rosso in viso a questa affermazione, sembrando pronto a dare un destro a James, così Lily afferrò velocemente la sua mano. “Certo che no, James,” scherzò lei. “Tu limoni solo con i fidanzati.” Un sorriso sghembo cominciò a formarsi sulle labbra di James, e avrebbe risposto, quando lei lo interruppe: “Per favore va via.” C'era un accenno di supplica nel suo tono, e James annuì.

Mi sembra giusto,” disse. Luke scivolo di nuovo nella sedia accanto a Lily, e James cominciò ad andare via.

Aspetta,” disse Lily all'improvviso, causando gli sguardi sorpresi di James e Luke su di lei. “James,” cominciò, fissandolo intensamente senza osare lanciare uno sguardo con la coda dell'occhio a Luke. “Perché sei venuto a... perché mi hai detto quelle cose che... mi stavi dicendo?”

James ponderò la domanda. “Consideralo un avvertimento,” disse alla fine. “Stammi bene, Harper.” Facendo un cenno di saluto con la mano, ritornò dai suoi amici lungo il bancone. Luke si voltò verso Lily.

Che cosa intendevi dire ora? Di che cosa stavate parlando?”

Lily sospirò e scosse la testa. “Non era...niente. Solo qualcosa di stupido su...sul volo. E...il Quidditch.” La rossa si lamentò delle sue scarse capacità nel mentire e si risolse baciando dolcemente Luke sulle labbra. Lui fu sufficientemente distratto.

Nel ritornare dai suoi compagni di classe, intanto, James si diresse direttamente verso Remus e Peter, che stavano ridendo per una barzelletta che il Tassorosso Liam Lyle aveva appena raccontato. Sirius era sparito qualcosa come una ventina di minuti prima, sebbene non sapessero dove era andato. James trascinò i due Malandrini presenti via dalla folla.

Qualcuno di voi due ha portato il Mantello?” chiese in un tono sommesso.

Remus scosse la testa. “Wormtail ce l'aveva per ultimo.”

James guardò Peter, il quale scosse la testa anche lui. “Scusa, Prongs, è su in dormitorio. Perché ti serve?”

Ho un'idea,” mormorò l'altro, distrattamente. “Penso che andrò un po' a curiosare in giro nel negozio abbandonato degli Harper.”

Remus sembrò scettico. “Non penso che sia una buona idea, Prongs,” disse, scuotendo la testa. “Un'intera squadra di Auror non è riuscita a trovare nulla –dubito che tu possa avere più fortuna di loro. Ad ogni modo, è pericoloso.”

Io vado,” disse James fermamente. “Voi due venite o no?”

Remus e Peter si scambiarono un'occhiata. “E va bene,” disse Remus alla fine. “Tu vai al castello a prendere il Mantello; non aspettiamo qui.”

James annuì. Prese mantello e sciarpa, e con un'ultima occhiata a Lily e Luke, il Malandrino si fece strada fuori dal pub.


 

(Sweet Caroline)

"Oh mio Merlino."

"Lo so, vero?"

"Oh, mio Merlino."

"Lo so."

"Oh, mio Merlino."

"Ho capito!"

"Oh, mio ..."

"Adam. Piantala."

Adam obbedì con riluttanza all'ordine di Marlene, facendo invece scorrere gli occhi sul disco che aveva appena acquistato appena i due uscirono dal negozio. Teneva l'articolo come un oggetto sacro in pericolo di rottura.

"Questo è il più grande album del decennio," disse lui. "No, questo è il più grande album del secolo. Anzi no, questo è il più grande album del..."

"Adam". Ma c'era giocosità sul suo viso. "È un bel disco, non è vero?"

"Mi ha cambiato la vita!"

Marlene rise. "Ne hai sentito solo la metà. Vuoi andare su al castello e ascoltare il resto?"

Adam ci pensò su. “No” rispose alla fine. "Penso che avrò bisogno di tempo per questo... sai, diverse ore, notte fonda, cibo... erudizione."

Marlene scosse la testa. "Tu sei pazzo, ma sta a te decidere. Cosa vuoi fare adesso? Siamo già stati da Zonko e ai Tre Manici di Scopa ..."

"Che cosa vuoi fare tu?" chiese Adam, infilando il nuovo disco sotto il braccio con cautela.

"Non so. Sono aperta a qualsiasi proposta, davvero."

"Che noia", affermò il mago, guadagnandosi una pacca giocosa sul braccio dalla sua compagna. "Scherzi a parte, Marlene. Se potessi fare qualsiasi cosa in tutto il mondo in questo momento, che cosa sarebbe?"

Marlene sospirò. "Coca Cola. Mi piacerebbe da morire bere una Coca Cola in questo momento."

"Una bevanda babbana?" chiese Adam, e lei annuì. "Mmm...bene. Mi pare giusto. Che altro?"

Marlene sembrava scettica. "Che cosa vuoi dire?"

"Che altro vuoi fare? Qualsiasi cosa, andiamo."

Pensierosa, la bionda si prese un po' di tempo per rispondere. Alla fine, disse: "Mi piacerebbe volare. Il cielo oggi sembra bello. Ma ovviamente..”

"Facciamolo".

"Cosa?"

"Volare. Il campo sarà vuoto tutto il pomeriggio.”

"Ma il villaggio..."

"... Sarà qui tra due mesi, quando avremo la nostra prossima visita. Se vuoi volare, questo è quello che faremo."

"Non voglio farti sprecare il tuo fine settimana a Hogsmeade, però," protestò debolmente Marlene. "Solo perché lo voglio io, non significa ..."

"Io ho il mio disco. Sto bene così. Sul serio". Adam sollevò l'album per convincerla, e la sua espressione fece ridere Marlene. "E dai —così puoi allenarti per quando giocherai nella squadra l'anno prossimo."

"Non ci sarà nessun posto vacante della squadra del prossimo anno," gli fece notare Marlene, ma col sorriso sulle labbra. "Sei—sei sicuro?"

Adam si accigliò. "No."

"Cosa?"

"Sto scherzando, certo che sono sicuro. Ora andiamo, prenderemo la prossima carrozza per il castello."

"Mi devo cambiare", disse Marlene, lanciando uno sguardo alla sua gonna e alle sue calze, un vestiario non molto pratico per il volo. "Ed io non ho una scopa."

"Useremo una delle scope del capannone. Tutti i membri delle squadre delle Case hanno la parola d'ordine per entrare. Andiamo." La guidò su per la strada verso le carrozze per il castello.

"Ma sei...?"

"Se mi chiedi ancora una volta se sono sicuro o no, Marlene Price, non ti lascerò prendere in prestito questo disco letteralmente mai." Raggiunsero la carrozza più vicina e lui l'aiutò a salire, prima di prendere posto a sedere di fronte a lei.

"Salgo al castello a cambiarmi, allora” disse Marlene, "e tu nel mentre puoi prendere un paio di scope dal capannone. D'accordo?"

"D'accordo."

Lei tese la mano, e lui la prese, sorridendo. Si strinsero le mani, come a suggellare un accordo importante, ma, come lui la liberò dalla sua presa, Marlene sentì qualcosa di strano alla bocca dello stomaco... una sensazione di agitazione e turbolenza che somigliava stranamente a farfalle.

Ma...no. Quello...è solo... no. Questo era Adam. Certo, si era un po' abituata al fatto che il suo stomaco facesse salti mortali quando se ne usciva con i suoi modi di farla ridere, o quando aveva quel sorriso “solo per lei”, o quando indossava la divisa da Quidditch, o...be'... o la maggior parte delle volte in cui avevano qualsiasi tipo di contatto... ma era perché lei era felice di vederlo... perché lui la rendeva felice... perché erano amici... perché... perché...

L'attenzione di Adam si spostò verso il finestrino, da cui stava guardando pigramente il cielo pomeridiano, ma Marlene era nel bel mezzo di una rivelazione e non poteva prendersi anche la briga di distogliere lo sguardo dal suo compagno. Avrebbe dovuto essere scioccata —spazzata via dall'improvviso attacco di quell'emozione precedentemente non categorizzata, ma niente di tutto ciò sembrava molto sorprendente a dire il vero. Sembrava naturale. Sembrava avere un senso. Sembrava starci bene. Sembrava giusto.

Quando la carrozza raggiunse la scuola, i due si separarono—Adam verso il campo di Quidditch e Marlene, portando con sé il disco di Adam, verso il castello.


Era quasi divertente, pensò Severus Piton, come quei pezzi dalla forma strana andavano facilmente a posto. Era quasi divertente come l'idea relativamente vaga nella sua mente era stata modellata in qualcosa di solido—qualcosa di concreto, che ora poteva manipolare per funzionare correttamente.

Era stato come risolvere un puzzle, quando aveva visto il suo bersaglio uscire da un negozio di Hogsmeade, avvolta nei suoi abiti invernali e accompagnata dal suo ragazzo, entrambi sorridenti ed allegri, niente di più che oggetti per lui. Piton non riuscì a capirlo col senno di poi, perché era sempre stato così per lui. Oggetti.

"Aspetta un attimo," ordinò il Serpeverde al suo compagno, Hester, che aveva insistito nel seguire Severus per tutto il giorno, pronto a gongolare se avesse portato a termine la prova, e di riportare agli altri se avesse fallito. Hester fermò la sua pigra camminata per la strada principale e lanciò uno sguardo curioso in direzione di Piton.

"Cosa? L'hai vista?"

"Ho un'idea," fu tutto ciò che disse Piton. Mosse il capo in direzione del vicolo più vicino, una indicazione ad Hester a seguirlo, e —con gli occhi discretamente puntati sulla ragazza di Grifondoro, che chiacchierava e rideva con il suo compagno— Piton lo condusse lì. Nel vicolo, Hester incrociò le braccia.

Che cosa c'è, Piton? Non ho visto la mezzosangue..."

Ma prima che un'altra parola potesse essere pronunciata, Piton tirò fuori la bacchetta e, con un semplice gesto, inchiodò Hester contro il muro di mattoni. Quest'ultimo venne disarmato prima ancora che pensasse di raggiungere la sua bacchetta, e Piton si avvicinò, puntando la bacchetta alla gola di Hester.

"Che diavolo pensi di fare, Piton?" abbaiò l'altro, ma si bloccò, non per sua scelta, ma per la forza di un altro incantesimo di Severus. Ansimante e con il fiato corto, Hester socchiuse gli occhi.

"Vado a fare quello che devo fare, sai," disse Piton freddamente. "Ma non credere che abbia dimenticato il tuo ruolo in questa faccenda, Hester. Voglio che tu lo sappia: ho intenzione di vendicarmi. E potrebbe potrebbe volermici molto tempo per avere questa opportunità, e potresti anche pensare che me lo sarò dimenticato per allora, ma non lo farò. È chiaro? "

"P-P-Piton..."

Piton spostò la sua bacchetta dal collo di Hester alla sua fronte. "Confundo," mormorò, e subito, i tratti dell'altro mago si rilassarono. I suoi occhi si spensero, e Piton si avvicinò ancora, sussurrandogli in un orecchio.

Entrambi i Serpeverde emersero dopo pochi minuti, camminando fianco a fianco, come se nulla fosse accaduto. Il viso di Hester non era ancora tornato alla normalità però: la sua espressione era troppo tranquilla per essere del tutto naturale. Erano in strada solo da pochi secondi, comunque, ed il suo volto cambiò di nuovo, gli occhi scuri illuminati per l'eccitazione. Vide la strega, il bersaglio, proprio come Piton aveva fatto prima, anche se era ora qualcuno la stava aiutando a salire su una carrozza per tornare a scuola.

"Lì, Piton," disse Hester allegramente; "Sta tornando al castello... la metà del personale e la maggior parte degli studenti è qui... è perfetto. Questo è il momento."

Piton annuì. "Va bene," disse con calma. "Prendiamo una carrozza."

E così fecero. Il loro mezzo di trasporto arrivò pochi secondi dopo la prima carrozza; camminando sull'umido sentiero sterrato fuori dal castello, Piton ripassò il piano nella sua testa.

Avrebbe usato la Cruciatus. Sembrava giusto, e avrebbe decisamente convinto gli altri della sua lealtà. Hester avrebbe guardato, lui sarebbe stato il testimone perfetto, perché non avrebbe mai voluto ammettere che Piton aveva fatto il suo lavoro. Poi, avrebbe cancellato la memoria della ragazza... un colpo di spugna, in modo che non avrebbe mai saputo chi l'aveva attaccata o che lo stesso attacco aveva avuto luogo... Lily non avrebbe mai dovuto sapere.

C'era anche uno scopo pratico per questo. Se uno studente avesse dichiarato di essere attaccato con la Cruciatus, anche se non fosse stato in grado di identificare l'aggressore—le cose avrebbero potuto complicarsi, e Malfoy aveva dato ordini contro le complicazioni. Almeno per ora.

Hester, nel frattempo, si impegnava nel suo compito di guardia. Vide, chiaramente, Lily Evans allontanarsi dalla carrozza di fronte a loro, separandosi dal suo compagno da qualche parte nel viaggio verso il castello. Mentre i due Serpeverde la seguivano a breve distanza, Hester vide camminare la bella rossa— che saltellava leggermente—attraverso la Sala d'Ingresso vuota e la scalinata di marmo. La vide salire diverse rampe di scale, finché alla fine, giunse in un corridoio deserto che aveva bisogno di attraversare per raggiungere la sua destinazione— qualsiasi essa fosse.

"Non ci sono ritratti qui; dovremmo essere al sicuro," sussurrò Hester a Piton, che annuì.

Hester sentì un brivido, come sentì Piton gridare: "Lily!" E poi, quando ella si voltò, la sua gioia non ebbe il tempo di svanire dai suoi occhi prima che Piton continuasse a parlarle mormorando un: "Crucio!"

Hester vide—e lo avrebbe giurato in un secondo momento—cle gambe di Lily Evans piegarsi sotto di lei, mentre la ragazza cadeva a terra per l'insopportabile dolore.

Tuttavia, ciò che vide Hester, e quello che vide Piton (che era, in verità, la realtà) erano molto diversi. Hester non riuscì a comprendere la strana sensazione di stordimento che aveva avuto in quel momento, e non vi prestò ulteriore attenzione. Non ricordava niente del vicolo, e mentre lui vide Lily Evans cadere in agonia, Severus Piton vide Marlene Price.


La porta dell'ufficio del professor Black era aperta, e Sirius non bussò. La aprì, e subito notò suo zio vicino al fuoco levitare con la bacchetta un bollitore fumante verso una tazza di porcellana.

"Sirius," salutò il mago più anziano, sorpreso ma non dispiaciuto dalla comparsa improvvisa del nipote. "Non vai al villaggio oggi? Ti andrebbe una tazza di tè, for...?" Si interruppe, notando per la prima volta l'espressione sul volto di Sirius. "C'è qualcosa che no...?"

"Stai morendo," lo interruppe bruscamente Sirius. Black lo fissò per qualche istante, scioccato, prima di riprendersi, posare il bollitore e sedersi lui stesso.

"Perchè non ti siedi, Sirius?"

"No, no che non mi siedo!" gridò l'altro. "Potresti essere morto da un giorno all'altro, e non me l'hai mai detto? Me l'avresti mai detto, o avrei dovuto capirlo quando avrebbero mandato un sostituto per la classe di Difesa?!"

"Sirius..."

"No! Smettila! Smettila di parlarmi come se avessi sei anni, va bene? Smettila di trattarmi come se fossi un bambino!"

"Non è mai stata mia intenzione," cominciò seriamente Black. "E non so dove hai ottenuto queste informazioni ..."

"Lo stai negando, allora?" sbottò Sirius.

Black si prese un po' di tempo per rispondere. "È un po' più complicato di così, Sirius. Sono malato. A parte questo, i Guaritori non sono d'accordo su quando precisamente..."

"Ma morirai?"

"Be'," rispose il professore con un sospiro, "sappiamo tutti che moriremo un giorno."

"Sì, ma la maggior parte della gente non sa cosa la spedirà nella fossa."

"Sirius, potrei avere fino a sei mesi ..."

"Sei mesi?" gridò Sirius, la rabbia di nuovo in aumento. "Io ho sentito un anno... cosa diavolo vuol dire 'sei mesi?'"

"Il Guaritore Holloway ha effettuato un altro esame di tre giorni fa,” disse Black con calma. "Sei mesi è l'ultima stima. Sono nuove informazioni. Non l'ho ancora detto al personale..."

"Chi se ne frega del personale!" urlò Sirius. "Non l'hai detto a me! Lo sapevi da tre giorni! L'altro giorno abbiamo parlato per venti minuti dopo le lezioni a proposito della lettera di Andromeda, e non hai detto una parola! Di' la verità: me l'avresti mai detto? "

"Volevo farlo," rispose Black. "È vero, lo volevo fare. Sono stato vigliacco, e ..."

"Oh, stai zitto!" lo interruppe il mago più giovane. Non gli importava di avere un suo professore, suo zio, o una persona più anziana davanti. Era stato preso in giro... era stato ingannato facendogli credere che suo zio sarebbe stato lì per lui... "Mi hai mentito! Mi hai lasciato credere di avere veramente una persona fidata che non era stata fatta saltare dal dannatissimo arazzo di famiglia! Hai provato a farmi fare pace con Regulus —per quale cavolo di motivo? Così avresti avuto la coscienza pulita quando saresti crepato la settimana prossima? E non hai avuto nemmeno il coraggio di dirmelo! Che cosa? Credevi che non sarei stato in grado di sopportare la notizia? "

"No, Sirius, certo che no..."

"E allora perché?"

"Perché," cominciò il professor Black, "Non volevo che mi ritenessi un'altra persona che ti aveva abbandonato."

Sirius occhi grigi si scurirono. "Oh, capisco", mormorò, "eri preoccupato per i miei problemi. Come sei stato premuroso. Dannatamente cortese." Scosse la testa, ridendo amaramente. "Be', non stare a disturbarti, zio. Non sarai più obbligato a coccolare il povero piccolo Sirius con la sua sindrome da abbandono. Me ne vado ora." Sirius si avviò verso la porta. "E stai alla larga da me." Sbatté la porta dell'ufficio alle sue spalle.


 

(Blue Moon)

James si affrettava lungo il corridoio del secondo piano, maledicendo la sua scarsa lungimiranza nel dimenticare il Mantello dell'Invisibilità. La carrozza lo aveva riportato al castello decisamente più velocemente di qualsiasi passaggio segreto, ma—ugualmente— i quindici minuti necessari gli erano sembrati un'eternità. Era ardentemente desideroso di tornare giù al villaggio e dare un'occhiata al negozio abbandonato degli Harper.

James accelerò il passo. Tuttavia, forse sarebbe stato più saggio se non l'avesse fatto, dato che nel girare l'angolo, voltandosi troppo bruscamente, andò a sbattere contro un'armatura.

Figlio di puttana!” imprecò ad alta voce James, tenendosi il polso, che aveva sbattuto contro l'armatura in un angolo infelice. Con una smorfia, James indietreggiò per darsi una sistemata. “Per Agrippa” mormorò, “Avrei giurato che questo stupido coso non c'era prima!”

Aveva ragione, in realtà. L'armatura, insieme ad altre sparse nel castello, era stata incantata il giorno in modo da seguire gli studenti del primo anno, come parte di un elaborato scherzo. L'incantesimo si era esaurito proprio in quel punto del secondo piano, e Gazza, notando la grande armatura in mezzo al corridoio, l'aveva spinta lungo il muro, forse un po' troppo vicina all'angolo.

E chi erano i responsabili per lo scherzo agli studenti del primo anno?

James Potter e Sirius Black.

Quindi, guardando le cose da un punto di vista etico, si potrebbe dire che James se l'era meritato.

Avrei giurato che questo stupido coso non c'era prima!” stava dicendo James, sfregandosi il polso dolorante e zoppicando un po' più lentamente lungo il corridoio. Aveva ricominciato a camminare normalmente in prossimità dell'altro angolo, che girò decisamente con più attenzione.

Tuttavia, ciò che vide una volta girato l'angolo liberò la mente di James dal Mantello dell'Invisibilità, dal negozio degli Harper, dall'armatura, e da qualsiasi sensazione simile al dolore che provava ancora. A poca distanza da lui, la figura di una persona —una strega dall'aspetto— giaceva raggomitolata per terra. Stava singhiozzando.

James accelerò di corsa verso la ragazza, e dovette arrivare circa a metà strada prima di rendersi conto di chi fosse.

Marlene!” gridò quasi lui, sbandando un po' nella frenata una volta raggiunta la ragazza. Gli occhi di Marlene erano ben chiusi, le guance pallide rigate dalle lacrime e i capelli color caramello sparsi a ventaglio sul pavimento. James si inginocchiò in un secondo, alzandole la testa dal suolo per guidarla in una posizione seduta. Il viso di Marlene era bianco come la morte, le pupille stranamente dilatate, il respiro corto, rapido e irregolare. “Marlene, stai bene?” insistette James, cercando di controllare se stesse sanguinando. Ma sembrava integra —i suoi abiti, almeno in apparenza, erano intatti, e non riusciva a vedere tagli o lividi su di lei.

Eppure, la sua espressione era distrutta. Mentre James le teneva la testa, i suoi occhi azzurri si richiusero, il suo respiro si fece più irregolare, e la ragazza ricominciò a piangere.

"Marlene, stai bene?" James continuò. "Cosa è successo? Chi ti ha fatto questo?"

Marlene si aggrappò al davanti delle vesti di James, tirandosi su. Lui l'aiutò, facendo scivolare una gamba dietro la sua schiena per farla sedere. Marlene tentò di ricomporsi.

"Cruciatus," riuscì a mormorare lei. James sentì improvvisamente molto freddo.

Qualcuno ha usato una Maledizione Senza Perdono?” urlò quasi. “Chi...? Marlene, chi ti ha fatto questo?”

La strega si prese un momento per ricomporsi. Si asciugò via le lacrime con il dorso della mano e ponderò attentamente la domanda. “Non lo so,” disse alla fine. “Io non—non penso di averlo riconosciuto.”

Era un ragazzo, però? Sei sicura?”

Non —non del tutto... Non sono molto sicura di niente.” Il viso della ragazza si contorse mentre si sforzava di trattenere altre lacrime, e James realizzò che doveva essere ancora molto sofferente.

Ti porto in Infermeria,” affermò lui risoluto.

"No, James, star..."

"Quanto tempo?"

Quanto tempo cosa”? Alzò rapida una mano sul viso, asciugandosi il sudore freddo e le lacrime.

Quanto tempo sei stata sotto maledizione?” insistette James.

Non —non saprei dire,” rispose alla fine lei. “È stato tutto... ma se dovessi... Cioè, penso, forse... forse cinque o... forse dieci minuti?” Subito, James passò un braccio sotto la piega delle sue ginocchia, attirandola tra le sue braccia e —con qualche difficoltà— si alzò barcollando in piedi. “James, per favore, io...”

Devi andare in Infermeria” disse lui con decisione. “Ora. E io devo trovare Silente... qualcuno ha usato una Maledizione Senza Perdono... è una cosa importante. Questo non è...”

Per favore,” lo interruppe Marlene, inaspettatamente lucida. “Ti prego non dirlo a nessuno...”

Il Guaritore Holloway dovrà denunciare comunque l'accaduto,” fece notare James.

No”, disse Marlene, tirando su col naso. “Lo so questo. Ma... nessun altro... gli insegnanti sicuramente, ma... nessun altro. Ti prego.”

Marlene, stai vaneggiando.” James sospirò. “Calmati ora. Andrà tutto bene, siamo quasi arrivati.”

James...” Ma raggiunsero le porte dell'Infermeria proprio in quel momento.

Era troppo confuso. Scuotendo la testa, James acconsentì: “Va bene. Okay, va bene. Aspetterò che tu dica loro tutto quanto. Forza.” Spinse le porte dell'Infermeria e le aprì, sostenendo Marlene mentre zoppicava all'interno.

Che sta succedendo qui?” chiese il Guaritore Holloway, che stava accanto ad una fila di letti, cambiando le lenzuola con la magia.

È stata maledetta,” rispose subito James. Marlene gli artigliò con forza il braccio, mentre Holloway si avvicinava.

Maledetta come?” borbottò lui. James esitò, guardando Marlene. La ragazza rimase in silenzio per un momento, e Holloway li fissò entrambi. “Allora?”

Cruciatus,” sussurrò Marlene alla fine. Holloway trasalì. James non aveva mai visto il vecchio

mago esprimere così tante emozioni. Afferrò Marlene e la guidò su un letto.

Tu, Potter,” abbaiò Holloway, “Trova la Professoressa McGrannitt. Ora.”

James annuì, affrettandosi fuori Infermeria per assecondare l'ordine. Al di fuori, si fermò, tirando fuori dalla tasca del mantello la Mappa del Malandrino. "Giuro solennemente di non avere buone intenzioni." Scrutò la mappa cercando nelle vicinanze qualcuno che potesse essere il responsabile, ma la zona era pulita. Imprecando sottovoce, James cercò la McGranitt, e la trovò nella sala professori... quest'informazione gli avrebbe fatto risparmiare tempo nella sua ricerca. Ma prima...

James ripiegò la mappa e la infilò di nuovo nella tasca delle sua vesti, prima di tirare fuori dall'altra tasca un piccolo specchio rotondo. Fissò la superficie e disse: "Sirius Black". Non accadde nulla. "Sirius Black," ripetè James. Anche in questo caso, non ci fu risposta. Ripeté la richiesta più e più volte, ma con gli stessi insoddisfacenti risultati. James imprecò e rimise lo specchio in tasca. Si fermò per qualche istante a pensare fino a quando gli venne in mente un'idea.

Istintivamente, James analizzò nella sua mente l'immagine della struttura del castello. Se avesse preso il passaggio segreto dietro l'angolo (quello dietro l'arazzo di Boris il Basito), sarebbe arrivato in Guferia in meno di tre minuti e giù in sala professori in cinque. James partì in direzione dell'arazzo di Boris il Basito. Come previsto, raggiunse la Guferia in pochi minuti.

Senza perdere tempo, James si diresse verso il tavolo sospeso lungo la parete est della stanza, dove v'erano penne, inchiostro e pergamene per gli studenti. Scarabocchiò una nota, chiamò a sé il gufo più vicino, e legò il suo messaggio alla zampa dell'animale.

Sapeva quello che aveva detto a Marlene, ma veramente—lei avrebbe voluto che i suoi amici lo sapessero. "Remus Lupin ai Tre Manici di Scopa", il capitano della squadra di Quidditch diede così disposizioni al gufo, un volatile bianco neve. James uscì dalla stanza prima di lui.


"Esattamente dove prova dolore?"

"Ed è sicura di non averlo visto in faccia?"

"Sta provando intorpidimento?"

"Ma è sicura che fosse un maschio?"

"Quanto è durata la maledizione?"

"Quanto è durata la maledizione?"

Nè il Guaritore Holloway né la Professoressa McGrannitt sembravano mostrare molta compassione per il dolore di Marlene alla testa, che pulsava terribilmente mentre i due adulti la bombardavano di domande. Già in uno stato mentale parecchio confusionale, Marlene scosse la testa, massaggiandosi la fronte con aria stanca.

"Per favore," supplicò la bionda, chiudendo gli occhi per la concentrazione. "Per favore, datemi solo un attimo. Risponderò alle vostre domande, solo... solo una alla volta. Per favore."

La McGranitt capì subito le ragioni della richiesta. Guardò il Guaritore Holloway e annuì, indicando che avrebbe potuto interrogare la malcapitata strega per primo. Holloway si fece avanti. "Esattamente dove sente ancora dolore, Signorina Price?"

Marlene, che era seduta su un letto dell'Infermeria con Frank Paciock e James Potter in piedi non molto lontano, così come l'insegnante di Trasfigurazione e il Guaritore della scuola, ponderò la domanda. "Qui, per lo più." Si strofinò il petto—appena sotto la clavicola— con cautela, prima di aggiungere: "E alla testa, e un po' alle gambe."

Holloway annuì, esaminando ogni punto da lei indicato. "E sta provando intorpidimento?" Marlene rispose negativamente, prima di aggiungere che era stata sotto la maledizione per un lasso di tempo tra i cinque e i dieci minuti, se si poteva far affidamento alla sua memoria.

Poi la McGranitt si fece avanti e cominciò lei ad interrogare Marlene. Dall'altra parte della stanza, James e Frank erano seduti a colloquio. Il primo aveva incontrato il Caposcuola sulla strada per andare a prendere la McGranitt, e quest'ultimo aveva poi insistito per seguirlo in Infermeria.

"E tu non hai visto proprio nessuno?" chiese Frank in tono sommesso; James scosse la testa.

"Chiunque sia stato era già andato via quando sono arrivato," rispose l'altro. "Ho anche setacciato la..." si trattenne, "l'area... nessuno era in quel piano."

"Ma saranno in grado di dire chi era rimasto al castello", insistette il Caposcuola. "Voglio dire, la maggior parte delle persone erano scese giù al villaggio in quel momento. Oltre quelli del primo e secondo anno, non potevano esserci stati molti studenti a scuola".

"Tu c'eri", fece notare James. Frank arrossì.

"Non mi sentivo molto di fare festa a Hogsmeade," mormorò. Ciò fece venire in mente un'idea a James.

"Senti, torno subito." Frank annuì, mentre James usciva di soppiatto dall'Infermeria, chiudendosi la porta alle spalle. Non c'era nessuno nei paraggi, e ancora una volta tirò fuori la Mappa del Malandrino, appellandone il contenuto con la solita formula. C'erano ancora meno puntini che vagavano per i corridoi oggi—la maggior parte degli studenti più giovani erano fuori, in biblioteca o nelle Sale Comuni. Sirius Black era in riva al lago (Solo Godric sapeva il perché, e non rispondeva nemmeno allo specchio ...), mentre Lily Evans, Remus Lupin, Donna Shacklebolt, Mary Macdonald, e Alice Griffiths stavano avanzando rapidamente verso l'Infermeria —a quanto pare Moony aveva ricevuto la sua lettera e aveva seguito le istruzioni. Ma non c'erano molti altri studenti più grandi lì intorno.

Quasi istintivamente, gli occhi di James si spostarono sulla Sala Comune dei Serpeverde, e poi verso i loro dormitori. Due puntini sedevano in uno di essi: Saul Hester e Severus Piton.

Passi e forti voci precedettero l'imminente arrivo dei compagni Grifondoro di James, e il Malandrino immediatamente cancellò e nascose la mappa, proprio mentre Lupin e le ragazze giravano l'angolo.

È...?” iniziò Mary timorosamente.

"È con la McGranitt e Holloway ora," disse James. "Cosciente e tutto, non ti preoccupare. Ti spiegherà lei." Mary, Donna, Lily e Alice entrarono tutte in Infermeria immediatamente, ma James fermò Remus con uno sguardo. "Posso parlarti un attimo?" Remus annuì, e James chiuse ancora una volta la porta dietro di lui. "Marlene è stata attaccata con la Cruciatus," disse con urgenza; gli occhi di Remus si spalancarono. “Non ha visto chi l'ha attaccata, ma ho cercato sulla mappa qualcuno nel castello che avrebbe potuto farlo... è successo quasi un'ora fa, ma indovina chi è seduto nei dormitori maschili Serpeverde in questo momento."

Remus inarcò un sopracciglio. "Piton?" tentò. James annuì. "Non so, Prongs... se attaccassi qualcuno, non rimarrei in giro in attesa che qualcuno mi venga a prendere. Andrei in qualche posto affollato—mi creerei un alibi, sai..."

"Non è da solo," disse James rapidamente. "Quell'idiota di Hester è con lui. E nessun altro è in giro."

"Ma come hai detto tu, è stato quasi un'ora fa. È un tempo più che sufficiente per uscire dal castello... magari tornare giù al Villaggio." James gli lanciò un'occhiataccia. "Non sto dicendo che ti sbagli, ma non abbiamo alcuna prova."

"Hmpf.. Si tratta di Piton. Di che prove hai bisogno?"

"Non vorrai mica schierarti dalla parte della legge, Prongs?"

"Molto divertente."

"Andiamo." Remus mosse la testa verso la porta dell'Infermeria. "Andiamo a dare un'occhiata a Marlene."

Rientrando nella stanza, fu subito chiaro che Mary aveva già cacciato le ragazze dal capezzale di Marlene, dato che si erano spostate in un angolo della stanza e stavano parlando a bassa voce. James e Remus, nel frattempo, si avvicinarono a Frank.

Che ci fa Alice qui?” chiese subito il Caposcuola.

"Stava parlando con Lily quando l'ho trovata", spiegò Remus. "È voluta venire con noi."

"Con Lily? Pensavo che sarebbe stata con Sirius." Era stata la nota più vicina al disprezzo che James avesse mai sentito nella voce di Frank Paciock. Avrebbe anche potuto offendersi, se non fosse stato irritato anche lui con il suo migliore amico, in quel momento.

"Ho provato a mettermi in contatto con Sirius," disse James a Remus in modo criptico, e Frank seppe di non dover mettere in discussione il linguaggio vagamente enigmatico che usavano i Malandrini. "Nessuna risposta."

"Dov'è?" chiese Remus.

"In riva al lago, l'ultima volta che ho controllato."

"Ha..." Remus fece una pausa, cercando di capire come formulare la domanda. "Ha preso tutto quello di cui aveva bisogno questa mattina?" James sapeva che si riferiva allo specchio, e annuì.

"L'ho visto prendere tutto io stesso."

"Credi che stia bene?"

James sospirò. "Stava bene poche ore fa. Probabilmente è solo in modalità di 'angoscia esistenziale'." In quel momento aveva molta poca comprensione nei suoi confronti. "Dov'è Pete?"

"Non c'era abbastanza spazio in carrozza" disse Remus. "Così ha deciso di aspettare la prossima. Dovrebbe essere qui a momenti."

"Attenzione a tutti", disse improvvisamente la Professoressa McGranitt a gran voce, richiamando gli studenti al silenzio, "La signorina Price dormirà per un po'. Non c'è motivo per il resto di voi di rimanere mentre..."

"Ma non ci è stato ancora permesso di parlare con lei!" protestò Mary. La Professoressa McGranitt guardò in modo accorato il Guaritore Holloway, che si limitò a stringere le spalle.

"Possono stare, se vogliono..." bofonchiò. "Ma sarà una lunga attesa. La farò dormire per qualche ora; questo dovrebbe diminuire gli effetti permanenti."

"Molto bene," sospirò la McGranitt. "Potete aspettare che la signorina Price si svegli, o potete tornare ai dormitori." Lanciò a tutti loro uno sguardo significativo, prima uscire fuori dalla stanza.

"Credete che il Ministero verrà ad indagare?" si chiese Remus ad alta voce. Frank scosse il capo.

"Qualcosa di simile è accaduto durante il mio primo anno", disse loro. "Nessuno ha usato una Maledizione Senza Perdono, ma qualcuno ha utilizzato un grosso incantesimo di magia oscura... è saltato in aria un pezzo enorme del corridoio del terzo piano. Nessuno ha scoperto chi è stato, però, così il Ministero ha inviato qualche esperto, e tutta la scuola si è dovuta sedere a sentire un seminario abbastanza disinformativo sul perché non dovremmo usare la magia nera. "

"Tutto qui?" chiese James. Frank annuì.

"Che altro potevano fare?"

Il Guaritore Holloway, che se era andato nel suo ufficio in cerca di un sonnifero, tornò. Le ragazze si erano riunite tutte intorno al letto di Marlene e furono di nuovo costrette a spostarsi fuori. Prima di prendere la sua pozione, Marlene si rivolse a James.

"Avevi promesso che non l'avresti detto", l'accusò lei.

"Ho pensato che avresti voluto che i tuoi amici lo sapessero," rispose James onestamente. Lei sospirò, ma il suo cipiglio si spianò un po', mentre svuotava la fiala che le aveva fornito il Guaritore Holloway. Si distese di nuovo sul suo cuscino, e si addormentò in una questione di minuti.

"Non svegliatela," avvertì Holloway, prima di tornare nel suo ufficio. James sospirò pesantemente e si sedette su un letto libero. Con sua grande sorpresa, però, Lily si sedette accanto a lui.

"Puoi dirci cosa è successo?" chiese piano il prefetto . Era seduta molto vicino, ma i suoi occhi erano fissi su Marlene.

"L'ho vista solo dopo che era finita," ammise James. "Ma ho sentito qualcosa di quello che ha detto a Holloway e alla McGranitt. È stato attaccata da qualcuno —lei pensa che sia stato un ragazzo, e poi è stata sotto maledizione per... per un po'."

"Quella può fare cose pericolose alla testa" mormorò Remus cupamente.

"Sembrava stare bene," intervenì subito Mary. "Voglio dire, non sembrava... impazzita."

Starà bene," affermò Lily. "Deve stare bene. Ma chi avrebbe potuto farlo? Perché qualcuno dovrebbe attaccare Marlene? Lei è... lei non ha mai fatto del male a nessuno."

James la guardò, desiderando molto dirle quello che sapeva e credeva su Piton. Ma non avrebbe dovuto parlarne ora... non con tutti i presenti. Avrebbe dovuto aspettare. Lily si morse il labbro mentre guardava la figura dormiente della sua amica. Mary andò a sedersi accanto a Alice su un altro letto libero sull'altro lato del letto di Marlene, mentre Donna stava in piedi, appoggiata al muro con le braccia conserte, insolitamente silenziosa.


Era ora di cena quando Sirius arrivò in Infermeria. La disposizione dei posti era cambiata in modo significativo. Mary e Alice erano sedute in un angolo, dove avevano mormorato ininterrottamente per ore. Lily adesso era sul pavimento, la schiena contro il muro, ma si era addormentata sulla spalla di un Remus altrettanto dormiente. Peter, che era arrivato ore prima, sedeva con Frank, e giocavano a carte su uno dei letti. Donna ora sedeva dove era prima, ma la sua fredda, illeggibile espressione rimaneva invariata.

Quando Sirius entrò, la confusione sul suo viso, James attraversò la strada per andargli incontro. "Dove sei stato?" chiese James con la voce sommessa. "Ho provato a chiamarti con lo specchio, ma non hai risposto."

"Sono andato a fare una passeggiata," rispose Sirius sgarbatamente, ignorando la domanda. "Cosa stanno facendo tutti qui, comunque?"

"Non lo sai?"

Padfoot scosse la testa. "Ho pensato che avrei dovuto controllare… tu e Moony e Wormtail non vi siete presentati a cena… il dormitorio era vuoto, e ho pensato che uno di voi potesse essersi fatto male o qualcosa del genere… che sta succedendo?"

"Qualcuno ho usato la Cruciatus su Marlene Price."

Le sopracciglia di Sirius scattarono in alto. "Davvero? Come sta?"

"Dorme."

"Quindi cosa state facendo tutti qui?"

James alzò gli occhi al cielo. "Le persone si preoccupano, Padfoot. Comunque, c'è qualcosa che voglio chiederle quando si sveglia. Penso di poter avere un idea su chi l'abbia attaccata, e voglio vedere se lei pensa che la voce possa…" Notò l'espressione scettica del suo amico. "Che c'é?"

"Niente," disse Sirius. "Assolutamente niente. Che ci fa Alice qui?"

James si stava irritando. "Era con Lily ed ha voluto accompagnarla."

"Oh. Lei ha… ehm… ha detto qualcosa?"

James incrociò le braccia. "Mi ha chiesto se ti avevo visto," ribatté. "Per Agrippa, mi stai davvero chiedendo questo ora? Sirius, Marlene è in un sonno indotto perché ha passato diversi minuti sotto la Maledizione Cruciatus. Holloway spera che non ci sia un danno permanente. Uno studente è –con tutte le probabilità– il responsabile. E tu te ne stai lì, a chiederti se la tua ragazza pensa a te?"

Sirius rimase in un silenzio ammutinato, accrescendo l'irritazione di James.

"Per una volta, non si tratta di te, Sirius," continuò animatamente. "Sei hai intenzione di essere egocentrico, puoi anche andartene."

"Va bene," ribatté l'altro. "Non voglio rovinare la tua piccola eroica parata un momento di più." Si voltò e lasciò l'Infermeria. James tornò al suo posto con Frank e Peter, riprendendo la mano di carte che aveva tenuto in precedenza. Alice si unì a loro pochi secondi dopo.

"Sta bene?" chiese.

James si accigliò. "Egocentrico e idiota come al solito," mormorò il Malandrino, non nell'umore per romantici discorsi a cuore aperto. "Perché non dovrebbe stare bene?"

"Lui–lui non ti ha… detto niente su qualcosa… che lo preoccupa?" continuò Alice.

"No. Di che stai parlando?"

"Bene," si stizzì la studentessa del settimo anno. "Benissimo. Sul serio… maschi." Con ciò, anche lei lasciò l'Infermeria. James si strinse nelle spalle.

"Be', io ho finito," annunciò Frank, posando la sua ultima coppia di carte.

"Alcuni ragazzi hanno tutte le fortune," grugnì Peter, che stringeva ancora circa una dozzina di carte in mano.

Il Caposcuola scosse la testa. "Non esattamente."

--

"Sirius, per favore, aspetta!" Gridò Alice al Malandrino per la terza volta, e alla fine il ragazzo si fermò mentre attraversava il corridoio. Lei lo rincorse, tirandogli braccio e costringendolo ad affrontarla. Sirius aspettò che lei parlasse, mentre lei studiava il suo viso con cautela. "Hai parlato con tuo zio?"

Lui annuì silenziosamente.

"E?"

"Ha sei mesi nella migliore delle ipotesi," rispose con un sorriso mesto. Gli occhi di Alice si illuminarono di compassione.

"Oh, Sirius, mi dispiace così tanto."

Lui scosse la testa. "Non importa."

"Certo che importa!"

"No, invece." Non continuò. "Dovresti tornare dagli altri."

"Perché non lo hai detto a James?" chiese Alice, ignorandolo. Sirius guardò in direzione dell'Infermeria. "È il tuo migliore amico."

"Era troppo occupato a giocare al detective. Comunque, non voglio parlarne."

"Ma Sirius…"

"Alice, smettila, ok?" La sua mano era rimasta sul suo braccio, e lui si scansò improvvisamente. "Smettila, ok? Mi dispiace per… be', mi dispiace, va bene? Sei una ragazza carina; lo sei davvero. E io sono… io sono troppo complicato."

"Ma…"

"Non vado bene per te… e c'è un ragazzo che è… che è pazzo di te, e di cui tu sei pazza, e tutto il resto… tutto il resto è solo te che prendi in giro te stessa. Quindi vai, per favore–non hai alcun dovere verso di me, e…"

"Sirius Black," sbottò Alice. "Mentre sono grata per il tuo modo più che leggermente gentile per piantarmi, non sono qui per te perché sto cercando una relazione, ok? Sono qui perché hai appena scoperto che tuo zio ha sei mesi di vita, e credo che tu abbia bisogno di qualcuno."

"Oh."

"E so di non essere la tua migliore amica o altro, ma parlando da persona che ha a cuore i tuoi migliori interessi, per favore parla a James. È il tuo migliore amico, e non puoi –non dovresti permettere che la tua tristezza ti renda arrabbiato, o che ti faccia allontanare dai tuoi amici."

"Non sono triste," disse Sirius. "Non lo sono. Non mi piace che mi si menta… non da tutti, e…" Si fermò. "Non voglio parlarne. Per favore lasciami solo."

Alice sospirò pesantemente. "Va bene," disse. "Ma non fare nulla di stupido.”

Sirius non rispose. Invece, si voltò e continuò ad arrancare lungo il corridoio. Alice tornò all'Infermeria; alla porta, i suoi occhi volarono verso Frank, che sembrava essere fuori dal gioco, ma era occupato in una conversazione con i suoi compagni Malandrini. Scuotendo la testa, Alice si sedette accanto a Donna.

"Cosa succede a Black?" chiese la studentessa del sesto anno in maniera apatica.

"Una brutta giornata credo," rispose Alice. "Come stai? Sei orribilmente silenziosa."

"Sto bene."

"Non sembri star bene."

"Be', sto bene."

"Sei sicura?"

"Sei sicura di voler continuare a fare domande stupide?"

"Sì."

"Be'…" tagliò corto Donna. "Mi sento in colpa," disse inaspettatamente. "Non è colpa mia. Razionalmente, lo so. Non avevo niente a che fare con questo. Non avevo letteralmente niente a che fare con questa cosa. Ma Marlene ed io abbiamo litigato –più del solito –e non ho chiesto scusa, e avrei dovuto scusarmi e basta, e ora lei è in Infermeria, e non è nemmeno che stia morendo, perciò è molto stupido, ma per qualche ragione, mi sento in colpa." Terminò e guardò ad Alice. "Non dirlo a Lily. Gongolerà."

Alice diede delle pacche sulla spalla di Donna goffamente. "Lei non sta morendo, Donna. Puoi ancora chiedere scusa."

"Lo so… ma probabilmente non lo farò."

Alice annuì. "Sì, credo che andrà così."


Che cosa li stava trattenendo così a lungo?

Piton percorreva il suo dormitorio nervosamente, la bacchetta stretta forte fra le sue dita, nell'eventualità che qualcuno decidesse di aggirare Silente e visitare il dormitorio di Serpeverde per conto proprio. Anche se quello non era ancora successo, il ragazzo si aspettava qualcosa. Tre ore e nessuno aveva nemmeno bussato sulla porta del dormitorio dei Serpeverde del sesto anno. Era possibile che il suo Incanto Confundus applicato frettolosamente avesse davvero funzionato su Marlene Price? Non sembrava probabile –aveva provato a cancellare il suo viso dalla sua memoria, ma Hester era andato in un panico tale dopo aver sentito qualcuno nel corridoio accanto, e ne era stato distratto… certamente lei ricordava l'attacco stesso… il dolore della Cruciatus (era stato tanto elettrizzante esattamente quanto il libro aveva promesso) era ancora scritto nella sua mente quando i due Serpeverde si erano allontanati. Certamente avrebbe detto a Silente o alla McGrannitt o a qualcuno che era stata affatturata per dimenticarsene, e non avrebbe richiesto molto lavoro da parte dello staff per ricostruire la sua memoria.

Eppure, erano passate tre ore, e Piton era ancora solo… be', non proprio. Severus lanciò un occhiata irritata oltre la sua spalla dove Hester giaceva addormentato su un letto. Era tutta colpa sua, davvero… era impazzito al rumore –aveva cominciato a correre via e aveva provato a trascinare Severus con lui. Severus aveva avuto bisogno di concludere velocemente con tutto quel subbuglio che il suo stupido compagno stava facendo, e aveva reso l'esecurzione approssimativa.

Nella loro ritirata al dormitorio, Piton non aveva saputo cos'altro fare con Hester. Un secondo incanto Confundus era servito ad assicurarsi che l'altro non avrebbe ricordato nulla del suo assalto e quanto bastava dell'attacco di Piton a Marlene (che lui credeva ancora essere Lily) così che sarebbe stato in grado di testimoniare per Malfoy. Poi, poiché si era stancato del chiacchiericcio innaturale di Hester, Piton gli aveva lanciato un veloce incantesimo del sonno e lo aveva levitato fino al letto più vicino. Hester si sarebbe svegliato ignaro in poche ore, ma Piton non aveva dubbi che per allora, il suo soggiorno ad Hogwarts sarebbe terminato.

Non aveva diciassette anni, ancora, e non aveva ucciso nessuno. Non potevano mandarlo ad Azkaban, ma sarebbe stato espulso per certo.

Finché non fosse diventato di dominio pubblico che Marlene Price–non Lily Evans–era stata attaccata, a Severus non importava così tanto… Non sarebbe tornato a casa. Si sarebbe unito ai Mangiamorte, a tempo pieno. Avrebbe servito il Signore Oscuro… avrebbe avuto ore illimitate per studiare le Arti Oscure, risorse illimitate per espandere il suo valore… sarebbe andato tutto secondo il suo piano preesistente, escluso che avrebbe avuto tutto prima.

Solo una cosa tratteneva Sev nei dormitori di Serpeverde allora. Era la sola ragione per la quale non era già fuggito ad Hogsmeade per evitare le formalità dell'inevitabile visita di Silente (della sua inevitabile espulsione). Era la sola ragione che gli provocava esitazione sul lasciare Hogwarts–l'unica cosa a cui si aggrappava ancora.

Lily.

Ed era irrazionale, lo sapeva, perché dopo questo, sarebbe passato lungo, lungo tempo prima che Lily avrebbe accettato di rivederlo. Lui non sapeva quanto a lungo–quanto potente avrebbe dovuto essere per riconquistarla–ma sapeva che sarebbe stata una questione di anni, non mesi. Quindi, anche se Piton sapeva che poteva andarsene–quella sarebbe stato l'ultima occasione per vedere Lily molto prima che lei avrebbe visto lui–il ragazzo riconobbe similmente che sarebbe stato difficile, arduo, e che aveva davvero bisogno di vederla un'ultima volta.

Pregò che lei non avrebbe avuto alcuna opportunità per lanciargli un triste, sguardo deluso. Odiava quello sguardo.

Piton si agitò a disagio al pensiero. Costruì una scena nella sua immaginazione… il suo essere condotto fuori da Hogwarts, il rimprovero negli occhi della maggior parte degli idioti lì… lo sguardo furioso, bellissimo di Lily… la sua rabbia, ma non il suo odio (no, mai il suo odio). Il vero odio poteva essere stato il frequente compagno di Sev, ma era un compagno improbabile per Lily Evans. Di quello, Piton era certo.

Si fermò, pensando di aver sentito passi sulle scale fuori, ma dopo un minuto di silenzio realizzò che anche questo doveva essere stato un prodotto della sua immaginazione. Piton ricominciò a camminare.

Poteva sostenere la situazione. Poteva sostenere l'espulsione ed il rischio… era l'attesa che lo uccideva.

Che cosa lo stava trattenendo così a lungo?


Gli occhi di Marlene si aprirono interno alle sette. Donna se ne accorse per prima. "È sveglia," disse ad alta voce, alzandosi e attraversando la stanza fino al lato del letto di Marlene. Gli altri seguirono immediatamente.

"Come stai?" chiese Lily per prima; "ti fa ancora male qualcosa ? Perché ho letto molto sull'argomento, e se non smette, potrebbe significare…" Si fermò. "Scusa. Continua."

Marlene si sedette nel letto. "Mi sento meglio," disse. "Intorpidita, ma… non mi fa male niente. Sto bene."

"Cosa è successo?" chiese Remus. "Voglio dire, James ci ha detto qualcosa, ma… non hai davvero nessuna idea di chi abbia potuto farlo? Non hai ricevuto minacce di morte che hai solo –non so– dimenticato di menzionare?"

Marlene scosse la testa. "E qualcuno di voi ha saputo nulla? Dalla Professoressa McGranitt o qualcuno?" Non avevano sentito nulla. "Spero che non l'annuncino… Preferirei che il minor numero di persone possibili sapesse che sono stata attaccata."

"Perché?" volle sapere James.

"È imbarazzante, tutto qua. Gli sguardi, le domande… non voglio essere 'la ragazza che è stata attaccata.'"

"Be', noi non lo diremo," le assicurò Alice. "Qualcuno dovrebbe andare a chiamare il Guaritore Holloway." Donna si allontanò per farlo, e Marlene cominciò a spiegare cosa era successo.

"Non c'è molto da dire," confessò. "Stavo camminando e poi qualcuno… qualcuno mi ha chiamata–era una voce maschile. Mi sono girata, ma… prima che dessi una buona occhiata, sono stata colpita con la prima… la prima Maledizione Cruciatus. È durata per un po', e poi si è fermato, e poi è cominciato di nuovo… e poi si è fermato, ma potevo ancora sentirlo, sapete? Poi la persona se n'è andata, e… poi ho sentito la voce di James che chiamava il mio nome. Non posso nemmeno essere sicura di quanto tempo sia passato, solo… Mary, stai piangendo?"

"Sì!" singhiozzò miseramente Mary. "Non posso farne a meno! Sei la mia migliore amica, e non te lo dico abbastanza, e…!"

"Mary, non sto morendo," Fece notare Marlene.

"Lo so, ma… ma…" Lei non finì, lanciando invece le braccia al collo di Marlene in un umido abbraccio. Marlene sorrise mentre dava delle pacche sulla schiena di Mary, e gli altri guardarono, divertiti malgrado tutto. In quel, il Guaritore Holloway arrivò con Donna.

"Spostatevi un po'," grugnì lui, e loro liberarono il passaggio affinché lui potesse esaminare Marlene. "Senti ancora dolore? Qualsiasi tipo di dolore?"

"No."

"Hmpf. Torpore? Mancanza di respiro?"

"No."

"Disorientamento?"

"No."

"Vertigini?"

"No."

"Qualcosa di inusuale?" Marlene scosse la testa. "Molto bene," disse Holloway. "Ti farò alcune semplici domande, giusto per essere certo della tua sanità. Qual è il tuo nome completo?"

"Marlene Katharine Price."

"Compleanno?"

"Dodici luglio."

"Casa scolastica e colori."

"Grifondoro, rosso e oro."

Holloway continuò in questo modo per diversi minuti, chiedendo tutto dal dolce preferito agli animali d'infanzia. Lei rispose a tutte abbastanza chiaramente e senza esitazione, finché alla fine Holloway sembrò soddisfatto. "Va bene, allora," disse, incrociando le braccia, come se preferisse non ammetterlo: "Sembri essere ristabilita. Ma devi venire immediatamente, se dovessi sentire qualcosa di strano nel prossimo paio di giorni, capito?"

"Sì."

"Dovrò compilare un resoconto," continuò il Guaritore, "E ti porterò una pozione per dormire, o sarai sveglia metà della notte dopo quel pisolino. Aspetta qui."

Lui si allontanò, e mentre lo faceva, Remus fece un passo avanti. "È bello vedere che stai bene, Marlene. Sto andando giù alle cucine adesso–vuoi che ti prenda qualcosa?"

"No, grazie lo stesso."

"Vengo anch'io," disse Peter.

"Anche io," disse Frank.

"Vieni, James?" chiese Remus, avviandosi alla porta.

"No, ci vediamo in dormitorio," disse James. "C'è qualcosa di cui voglio parlare con Marlene prima."

Remus annuì e se ne andò con gli altri. "Dovrei andare anche io," disse tristemente Alice. Abbracciò Marlene con un solo braccio. "Chiedi se c'è qualcosa di cui hai bisogno, ok?"

"Grazie," disse di nuovo Marlene, e anche Alice se ne andò.

"Sai," disse Mary, sedendosi sul bordo del lettino di Marlene. "C'è una sola cosa che non capisco. Perché non eri al villaggio? Cosa stavi facendo nel castello tanto per cominciare?"

Improvvisamente, la bionda strabuzzò gli occhi. "Merda," imprecò. "Adam! Me ne sono completamente dimenticata. Deve…"

Proprio in quel momento, la porta dell'Infermeria si aprì, e –come se chiamato dal suono del suo nome– apparve Adam McKinnon.

"Mi dispiace così tanto…!" cominciò a dire Marlene, ma Adam la interruppe.

"Stai bene? Sirius non mi ha detto molto, eccetto che eri qui, e…"

A quel punto, James smise di ascoltare. Entrando proprio dietro Adam, apparve Sirius. Inizialmente, il Malandrino mantenne lo sguardo sul pavimento, ma guardò dopo poco in alto, incrociando lo sguardo con James. Non dissero nulla, ma James annuì leggermente, e Sirius inclinò la testa, ed entrambi capirono.

"Marlene!" urlò una nuova voce improvvisamente.

"Miseriaccia, è come la stazione di Kings' Cross qui dentro, con tutti che vanno e vengono!" borbottò Donna, incrociando le braccia irritata. L'ultimo arrivo, comunque, era considerevolmente meno benvenuto. Miles Stimpson corse al capezzale di Marlene, e piantò le sue labbra fermamente su quelle di lei, facendo sentire tutti gli altri presenti come se non dovessero essere lì.

"Miles!" urlò Marlene, spingendolo via. "Cosa stai facendo? Come hai scoperto che ero qui?!"

"Girava voce che qualcuno era incosciente nell'Infermeria," spiegò il Corvonero frettolosamente. "E tu non eri a cena, quindi ho pensato che magari… Marlene, sono così dispiaciuto! Avrei dovuto essere stato lì per te! Questa cosa è così stupida, e mi dispiace, e io ti…"

"Miles!" Lo interruppe Marlene bruscamente. "Possiamo parlarne dopo? Sto bene. Non sono morta… non ci sono nemmeno vicina. Parlerò con te dopo!"

"No, Marly, non vedi? Quando ho pensato che tu potessi essere ferita gravemente, ho realizzato qualcosa–sono stato molto stupido, lo so, e non posso chiedere scusa abbastanza, davvero! Ma prima–non ero davvero pronto! Non ero pronto per stare completamente con te, e quindi mi sono comportato da coglione! Ma ora sono pronto! E sarà diverso! Davvero, Marly, ti amo, e voglio essere il tuo ragazzo."

Tutti rimasero scomodamente silenziosi. Marlene sbatté le palpebre due volte. "Scusami?" disse lei alla fine. "Sei pronto adesso? Cosa diavolo hai fatto negli ultimi due anni e mezzo? Se non eri 'pronto' per avere una relazione con me, perché la avevamo?"

"Ma, Marly…"

"No!" Marlene era molto vicina all'urlare. "Tu hai detto che volevi parlarne adesso–parliamone adesso! Sei un coglione, e un traditore, e un bugiardo, e non mi hai mai ascoltato! Come quando ti ho detto che odio il soprannome 'Marly.' Sì, l'ho detto! Un centinaio di volte! Eri un ragazzo terribile, e indipendentemente dal fatto che tu sia 'pronto' adesso, Miles Stimpson, tra te e me è ora e sarà sempre finita!"

"Mar–Marlene…!"

"Ho già rotto con te una volta, Miles! Devo farlo di nuovo?"

"Marlene, sei stanca, e…"

Incapace di contenersi, la bionda prese la scatola di fazzoletti dal comodino e la lanciò a Miles, che la scanso facilmente, ma riemerse con un triste espressione fra l'imbarazzato e il furioso. Senza dire una parola, si voltò e uscì dall'Infermeria.

Un lungo, imbarazzante silenzio, seguì.

"Mi chiedo," cominciò Sirius alla fine, "come pensava che quella conversazione sarebbe finita. Immagino che non includesse i fazzoletti."

"No, decisamente senza i fazzoletti," concordò James.

Lily, Mary, Donna, e Adam lo trovarono divertente, ma soffocarono inefficacemente le risate mentre Marlene nascondeva la faccia tra le mani. "Buon Dio, fai che questo giorno finisca," pregò lei, ma anche lei stava sorridendo–seppur debolmente–quando allontanò le mani dalla faccia per spingere indietro i capelli. "Ho una tale emicrania…"

E questo, sfortunatamente per Marlene, fu il preciso momento in cui il Guaritore Holloway decise di riapparire. "Un'emicrania?" chiese, affrettandosi al suo fianco. "Quanto severa? Quanto a lungo l'hai avuta?"

"No, no, no," protestò Marlene velocemente. "Non è così! È solo che, il mio ex era qui, e ho dovuto rompere con lui di nuovo, e…"

Ma Holloway non le avrebbe creduto. Insistette affinché Marlene restasse per la notte per un ulteriore controllo, e, dopo grandi proteste, lei si arrese. "Tutti fuori," ordinò Holloway bruscamente; "Farò portare la cena su alla signorina Price, ed il resto di voi può tornare ai propri dormitori adesso. Ha avuto abbastanza compagnia."

Le loro proteste furono ugualmente ignorate, e mentre Holloway arrancava al suo ufficio per compilare i moduli di Marlene, gli altri furono lasciati a salutarsi.

"Marlene," cominciò Donna un po' insicura, "Ascolta, solo… volevo dirti che io…" Non incontrò gli occhi di nessuno. "Solo… sai, ehm… è che, io…"

"Già," interruppe Marlene. "Anche io."

Donna annuì, sorridendo flebilmente. "Ci vediamo domani."

"Ciao, tesoro," disse Lily, sorridendo caldamente a Marlene. "Sono orgogliosa di te, sai."

"Per essere stata attaccata?" domandò la bionda, confusa.

Lily sorrise e scosse la testa. "Per aver lanciato una scatola di fazzoletti in testa a Miles."

"Ti voglio bene, cara," disse Mary, abbracciando la sua amica. "Non morire inaspettatamente durante la notte, se puoi."

"Farò del mio meglio."

Le tre ragazze se ne andarono stancamente via, e James si avvicinò al letto. Non gli importava se Adam e Sirius–gli unici rimasti lì adesso–origliassero cosa doveva dire a Marlene. "Senti, so che sei stanca, ma c'è qualcosa che devo dirti." Lei annuì. "Con il finesettimana a Hogsmeade, non c'erano molte persone nel castello quando sei stata attaccata."

"Giusto…"

"Una delle poche persone che era al castello… che è… be', non importa come lo so, ma… solo… c'era solo uno studente più grande. Pensi che la voce che hai sentito… che ti chiamava, prima che fossi attaccata… pensi che potesse essere Severus Piton?"

La faccia di Marlene sbiancò. Lei non rispose per diversi secondi, e guardò nel vuoto, mentre pensava molto profondamente sulla sua risposta. "No," disse lei alla fine. "Penso di no."

James aggrottò la fronte. "Ma non puoi esserne sicura?"

"Non penso che fosse lui, James."

"Ma non lo sai, e…"

"James, lascia perdere. Non era Piton."

"Come lo sai, se…?"

"So solo che non era lui," insisté la strega. "La voce non è giusta."

James si addolcì un po'. "Sei sicura?"

"Non lo direi se non ne fossi sicura," replicò Marlene.

"Va bene allora." James annuì lentamente. "Spero che tu ti senta meglio."

Lui cominciò ad andarsene, ma Marlene lo richiamò. "Grazie," disse lei. "Per esserti preso cura di me, e per avermi portato qui e… per averlo detto a tutti i miei amici, anche se ti avevo chiesto di non farlo."

James ghignò leggermente. "Di niente." Se ne andò con Sirius, e Marlene e Adam erano soli.

"Mi dispiace così tanto," ripeté lei seriamente. "E sai, penso di aver fatto cadere il tuo disco nel corridoio."

Adam sorrise. "Non sono molto facile da convincere, Mar, ma quando la tua scusa per avermi dato buca è che sei stata attaccata con una Maledizione Senza Perdono… anche io ti darò tregua, a questo punto." Marlene provò a sorridergli, ma invece, la sua faccia si distorse stranamente, come se stesse per piangere. Adam si avvicinò a lei. "Cosa c'é?"

"Ho fatto qualcosa di terribile," mormorò Marlene, tirando su col naso. "Non penso neanche di poter riparare."

"Di cosa stai parlando? Non hai fatto niente di sbagliato! Certamente non Miles…"

"No." Lei scosse la testa velocemente. "No, non Miles. È qualcos'altro… Non posso spiegarlo." La strega guardò in alto e incrociò lo sguardo di Adam. "Sai che significhi molto per me, vero? E–prima oggi, pensavo… ma… adesso… adesso ho solo bisogno di un amico. Ho solo–solo bisogno di qualcuno che mi dica che andrà tutto bene."

Adam rimase in silenzio per un po'. "Andrà tutto bene," disse alla fine, ma la sua voce si incrinò un po'. Si sedette sul bordo del suo letto, e fece scivolare un braccio attorno a lei. Lei poggiò la testa sulla sua spalla.

"Grazie." Marlene chiuse gli occhi, permettendo alle lacrime trattenute a lungo di scorrere lungo le sue guance. Adam non disse nulla, ma l'attirò più a sè, così che lui riuscisse a poggiarsi al muro, le lacrime di lei che cadevano sul davanti della sua maglia. Lei cominciò a piangere veramente, le spalle che tremavano mentre singhiozzava, ma lui non disse nulla, e– dopo un po'– quando il Guaritore Holloway passò e vide i due ragazzi addormentati, anche lui non disse nulla.

 

(Some Enchanted Evening)

 

Remus e Peter sapevano sempre cosa prendere dalle cucine, rifletté James, mentre i Malandrini banchettavano nel loro dormitorio quella sera. Senza nemmeno chiedere, i due avevano portato su quello che poteva essere solo descritto come il pasto perfetto, e così, con prosciutto e patate e crostata e torta di melassa e un'ampia varietà di pane, pudding e bevande, i ragazzi si sedettero sul pavimento, parlando di cose che non importavano.

Avevano appena finito di ridere ad una storia che Sirius aveva raccontato loro, calmandosi un po' e prendendo dell'altra Burrobirra, quando Peter parlò: "Qualcosa sembra diverso, non è vero?"

James alzò le sopracciglia. "Diverso come?"

"Non lo so," disse l'altro. "Solo… diverso. Maledizioni Senza Perdono ad Hogwarts… non era che l'unica cosa di cui dovevamo aver paura erano… 'Levicorpus' e fatture gambemolli?"

Gli altri rimasero in silenzio, prima che Sirius dicesse allegramente: "Non ti preoccupare, Wormy. Se sei spaventato  dai grandi e grossi Serpeverde, assumeremo delle ragazze di Tassorosso per proteggerti!"

Peter arrossì, gli altri risero, e nulla di più fu aggiunto sull'argomento. Più tardi, mentre Remus puliva i resti della cena, Sirius e James si mossero all'angolo del dormitorio.

"È stata una cosa davvero buona quella che hai fatto," disse James, "trovare Adam McKinnon, intendo."

"È un po' più difficile trovare qualcuno senza la mappa," concordò Sirius, ghignando.

"Mi dispiace di aver detto che eri egocentrico."

"Mi dispiace di essermi comportato da coglione con te."

Entrambi annuirono.

"Allora me lo dirai?" chiese James, e sotto lo sguardo curioso di Sirius, continuò. "Mi dirai cosa è successo? Cos'è che Alice sa su di te che io non so? Me lo dirai?"

Sirius esitò. "Lo farò," replicò. "Ma… non ancora. Non… non voglio parlarne adesso."

James annuì. "Be'… sarò nelle vicinanze."

"Sì. Grazie."

--

Era come una brutta battuta.

Stancamente, Lily entrò nel dormitorio quella notte, e la stanza si illuminò per rivelare centinaia di rose rosse. Lily aveva dimenticato completamente i fiori, ed eccoli lì, una ridicola presa in giro di qualunque cosa avevano dovuto rappresentare all'inizio di quella lunga e stancante giornata. Stavano su quasi ogni superficie disponibile del dormitorio, esattamente come quella mattina, eppure sembravano diversi.

In un primo momento, le rose erano sembrate così romantiche, poi un po' tristi, poi irritanti, e ora erano qualcosa di oscuramente ironico.

Lily stette in piedi circondata dai fiori, troppo stanca per reagire, con il mantello e la sciarpa ancora in mano per diversi minuti, prima che la porta si aprisse alle sue spalle, ammettendo un egualmente esausta Mary.

"Miseriaccia, avevo dimenticato," mormorò la bruna, lanciando il suo mantello su una sedia mentre cercava di farsi strada verso il bagno. "Oh, e, Lily, Luke è fuori la Sala Comune che ti cerca."

Questo riportò Lily alla realtà immediatamente. "Merda," imprecò, "avevo completamente dimenticato. Grazie, Mare…"

Mary annuì vagamente in risposta, mentre Lily sfrecciava fuori dalla porta, giù per le scale, e attraverso la Sala Comune. Fuori nel corridoio, Luke stava camminando avanti e indietro lungo un piccolo percorso davanti al ritratto della Signora Grassa.

"Per Agrippa, mi dispiace," disse Lily, affrettandosi verso il suo ragazzo. "Non avevo intenzione di scappare in quel modo, ma Marlene era in Infermeria, e tu eri fuori, e non ho nemmeno pensato con…"

"Non importa," interruppe Luke; era molto pallido, e Lily dubitò che avesse sentito una parola delle sue scuse. "Ho bisogno del tuo aiuto, Lily. Non posso rispondere alle tue domande, e non posso spiegare, ma ho bisogno che ti fidi di me e vieni con me. È molto importante."

Per la prima volta, Lily notò la borsa appesa sulla spalla del suo ragazzo. Notò l'urgenza nei suoi occhi marroni e l'intensità della sua voce.

"Luke, devi dirmi qualcosa di più di quello."

Il Corvonero annuì lentamente. "Tutto quello che posso dire è… è… una questione di vita o di morte. Ti prego, Lily."

Negli anni a venire, Lily non avrebbe mai distintamente ricordato di aver detto 'sì', tuttavia suppose di aver concordato in qualche maniera. Non avrebbe neanche mai ricordato il viaggio attraverso i corridoi del castello, giù per la scala di marmo, attraverso la Sala d'Ingresso, e fuori. Non avrebbe mai ricordato come Luke riuscì a convincere Gazza a fargli prendere un'ultima carrozza per il Villaggio, o cosa fosse stato detto durante quel viaggio.

Avrebbe, comunque, ricordato di essere scesa dalla carrozza e nella strada principale, affollata con coppie di San Valentino, approfittando dell'atmosfera per una serata romantica. Avrebbe ricordato il silenzio di Luke mentre lo seguiva ad un altamente familiare edificio di legno chiuso–il vecchio negozio degli Harper–e come il trambusto del mondo esterno era evaporato mentre Luke chiudeva la porta alle loro spalle. Avrebbe ricordato com'era tranquillo in casa–tranquillo, ma non proprio silenzioso.

Molto consapevole dell'esatta posizione della sua bacchetta (nella tasca della sua giacca), Lily seguì Luke su per le scale della casa chiaramente abbandonata. A metà strada lungo le scale, Lily divenne consapevole del fatto che la casa non era completamente deserta–c'era il suono di un fuoco scoppiettante, e brevemente, lei poté vedere una leggera luce arancione riflettersi su di un muro.

Gran parte del corridoio del secondo piano era buio quando la coppia raggiunse il pianerottolo; tutte le porte erano chiuse, ma mentre molte erano completamente nere, la fessura sul pavimento di una rivelava una striscia di luce arancione del fuoco. Lily guardò il suo ragazzo, la sua mano chiusa attorno alla bacchetta nella sua tasca.

"Non devi aver paura," mormorò Luke, come se avesse sentito i suoi pensieri. Egli condusse la strada lungo il corridoio verso la stanza illuminata. I due raggiunsero la porta, e Luke fece per afferrare la maniglia, ma non l'aprì immediatamente. "Fidati di me: non hai niente di cui aver paura," ripeté lui. "Ho bisogno del tuo aiuto. Se non puoi aiutarmi, non so proprio cosa fare."

Lentamente, Lily annuì.

Luke aprì la porta.




Note di traduzione

  1. "Chortle's Chocolates" è un negozio inventato dall'autrice, ecco perchè non è tradotto.
  2. "Fish and chips" non è tradotto perchè il nome del piatto è stato importato in lingua originale nella cultura italiana.
  
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