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Autore: gloriabarilaro    07/04/2013    3 recensioni
Dalla storia:
Certo, era premeditato che la nascita di quella piccola avrebbe cambiato la mia vita, ma non mi era importato se in meglio o in peggio quando avevo deciso di tenere il bambino. La strinsi forte nell’abbraccio, chiudendo gli occhi: non mi sarebbe mai importato, perché Betrayal era la miglior cosa che avessi mai potuto avere.
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«Crederai in me, un'altra volta?»
«Sì, lo farò.»
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è una fan fiction che avevo già scritto, ma per vari motivi non ho potuto continuare. Ecco una nuova versione, che spero possa continuare senza intoppi. Ringrazio ancora le mie lettrici per la pazienza, e scusatemi ancora.
Glo.
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo.


 

‹‹Bet, non ti allontanare troppo!›› gridai alla bambina dai lunghi capelli castani che correva spensierata per il gigantesco parco giochi, stranamente deserto. La vidi saltellare qua e là, disubbidendomi come suo solito e mettendo una manciata abbondante di metri tra me e lei, mentre muoveva il legnetto che stringeva in mano come se fosse una bacchetta magica.
Sorrisi inconsciamente, guardandola: era così spensierata e sorridente, come in fondo era gusto fosse una bambina. Viveva nel suo mondo pieno di fantasie, sorrideva sempre nonostante la sua vita non fosse delle migliori. Era così innocente, incosciente.. proprio come suo padre. Scacciai quel pensiero lontano da me, e  con un sospiro mi lasciai cadere sulla panchina di legno lì vicino.
Guardai Betrayalcorrere per il prato lasciando uscire uno sbadiglio. Strizzai gli occhi per qualche secondo, cercando di scacciare il sonno che sentivo addosso; quando li riaprii non mi fu difficile ritrovare la bambina: ringraziai il cielo per essere riuscita a convincerla a mettere quella graziosa gonnellina rossa che le avevo comprato, che svolazzava ogni volta che saltellava o correva, sennò l’avrei persa tra tutti quei tronchi nodosi e imponenti e quelle giostre tutte scrostate e arrugginite.
Mentre la tenevo d’occhio, ricambiando un sorriso che mi lanciava di tanto in tanto quando si voltava verso di me, il cellulare prese a squillarmi in tasca. Lo tirai fuori dalla tasca della felpa che avevo addosso, e senza preoccuparmi di controllare chi fosse, accettai la chiamata, portandomi l’apparecchio all’orecchio.
‹‹Pronto?›› risposi con tono di voce assonnato e sciatto, mentre mi guardavo le unghie: avevo lo smalto tutto rovinato, avrei dovuto rifarmelo.
‹‹Che hai, Kath, di pessimo umore anche oggi?›› mi rimproverò Taylor, scocciata. Sospirai, buttando gli occhi al cielo: l’ultima cosa che mi mancava quella mattina era proprio subire un rimprovero dalla mia migliore amica sul mio stato d’animo. Gonfiai le guancie, scoccando un’occhiata distratta a Betrayal, poco più  in là.
‹‹Scusami, è che stamattina Bet era più capricciosa del solito: si è alzata alle sette pretendendo di voler andare al parco. Ed è Domenica!›› mi lamentai con lei, mentre riguardando la piccola, pochi metri più in là, mi accorsi che stava pasticciando con  una fanghiglia marroncina che si rigirava tra le mani. Feci una smorfia di disgusto, cercando di non pensare che poi avrei dovuto pulirla da capo a piedi.
Sentì Taylor ridacchiare dall’altra parte del telefono, prima di dire: ‹‹Vi assomigliate davvero, Kath: ottiene sempre quello che vuole, proprio come te. Non mi stupisco del fatto che le sfuriate a casa vostra siano fin troppo frequenti.››
Sbuffai rumorosamente, facendola ridere brevemente. Non mi diede il tempo di ribattere, che cambiò subito argomento: ‹‹Senti tesoro, stasera ti va di andare a una festicciola? Almeno ti diverti un po’. Non esci da... quanto? Una settimana?››
‹‹Mi piacerebbe tanto ma... Mia madre stasera non riesce a tenere Betrayal. Credo che per stasera passo.›› dissi a malincuore, alzandomi dalla panchina per sgranchirmi le gambe.
‹‹Ma Katherine, è la stessa cosa che hai detto le ultime volte che ti ho proposto di uscire! Ti prego...›› mi supplicò lei, e quasi la vidi sporgere il labbro in fuori come faceva ogni volta che voleva convincermi a fare qualcosa, sin da quando avevamo entrambe sedici anni. Sorrisi a quel pensiero.
‹‹Non posso! Te l’ho già detto. Se esco con te e Leilah, non ho proprio nessuno a cui lasciarla. E, sinceramente, non mi fido a lasciarla con una baby-sitter. Bet la farebbe uscire fuori di testa. - sentii Taylor ridacchiare mentre lo dicevo - Non c’è altra soluzione, devo rimanere a casa.››
Dall’altra parte sentii solo silenzio. Aspettai che Taylor parlasse, risedendomi sulla panchina. Mossi le dita della mano libera per evitare che il freddo le intorpidisse: per vestire bene Betrayal e evitare così che si ammalasse, mi ero dimenticata di prendermi i guanti prima di uscire.
‹‹Beh, un altra soluzione ci sarebbe, in realtà...›› mormorò Taylor, come se non volesse davvero dirlo. Mi agghiacciai, capendo subito a cosa si riferisse. Stavolta fui io a tacere, infilandomi la mano in tasca. L’atmosfera si fece di colpo più tesa.
‹‹No, - risposi seccamente dopo una manciata di secondi, - quella non la voglio nemmeno considerare.››
‹‹Ma Kath...›› provò a ribattere Taylor, nonostante sapesse che era una battaglia persa. Scossi la testa con forza, anche se non mi poteva vedere. Il mio silenzio la fece innervosire, perché non aspettò neanche che ribattessi seccamente una seconda volta per sbottare: ‹‹Katherine, davvero: da quando è nata quella  bambina, lasciatelo dire, la tua vita è diventata uno schifo. Tutto quello che eri prima, è... andato a farsi fottere! Tu sai qual è la mia idea, il parere che ti do sempre. Per una volta, ascoltami; Dovresti contattare...››
‹‹Non lo nominare!›› gridai, attirando l’attenzione della bambina a pochi metri più in là, che si voltò di scatto verso di me, spaventata dal mio tono di voce. Le sorrisi forzatamente, cercando di farle capire che, stavolta, la sgridata non era rivolta a lei. La vidi stringere le labbra, buttandole dentro alla bocca, per poi tornare a torturare qualche insetto con un bastoncino come se nulla fosse. Se solo fosse stato facile lasciar perdere tutto così anche per me...
Taylor continuò a parlare, alterata dal fatto che avessi alzato la voce: ‹‹Fà come vuoi. Ma dovresti contattarlo e chiedergli di tenere la bambina! In fondo è sempre suo padre, no? Deve prendersi anche lui le responsabilità delle sue azioni.››
‹‹Ma-›› cercai di controbattere, ma Taylor non me lo permise, continuando a parlare. Iniziai a mordicchiarmi il labbro, lasciandomi cadere sullo schienale della panchina.
‹‹Kath, in questi tre anni ti sei sempre fatta in quattro per mantenere quella bambina, hai rinunciato a tutti i tuoi sogni, le tue aspettative per il futuro, anche ad andare al college per stare con lei. Sei passata da un lavoro all’altro solo per poterti permettere i soldi per mantenerla, nonostante ti sfruttassero e ti sottopagassero...›› sentii la voce di Tay incrinarsi e tremare leggermente nello stesso momento in cui la vista mi si appannò: non sapevo neanche perché stavo per mettermi a piangere. Passandomi velocemente il  palmo della mano sugli occhi, scoccai poi un’occhiata a Betrayal, poco più in là alla fontanella: si stava pulendo il visino e le manine sporche, bagnandosi tutto il cappotto, le calze e le scarpine nere che indossava.
‹‹E lui, invece? Lui cosa ha fatto?›› continuò Taylor con voce rotta, ‹‹Lui se n’è infischiato di te, ha continuato la sua vita come se non fosse accaduto niente, come se Betrayal... - la sentii deglutire: le veniva difficile pronunciare quel nome. Ne rimasi colpita anche io, mentre sentivo le prime lacrime scendere: di solito la chiamava con il suo secondo nome, Alexis; Rabbrividii, pensando che, stavolta, Taylor era intenzionata a convincermi davvero. - come se la piccola, per lui, non fosse niente. Capisci cosa intendo, Kath? Non ti ha neanche dato qualcosa per andare avanti, neanche un centesimo, non si è più fatto vivo da quando tutto questo è successo, neanche per vedere come stavi, neanche per vedere sua figlia. Niente.
‹‹Devi chiamarlo, Kath, deve sapere cosa hai passato in questi anni, che sacrifici hai fatto, e deve imparare a saper gestire le conseguenze dei suoi errori. E tu devi prenderti un respiro, tesoro, devi divertirti come fanno tutte le ragazze della tua età, con le tue amiche, con il tuo ragazzo...››
Gemetti di disapprovazione tra una lacrima e l’altra. Avevo perso fiducia in qualsiasi uomo da quella volta, non mi fidavo di loro, avevo paura di loro. Ma Taylor non mi calcolò neanche, perché finita la predica scoppiò definitivamente a piangere; la sentivo singhiozzare dall’altro capo del telefono, e mi ritrovai a farlo anche io.
Cercai di controllare i singhiozzi e mi asciugai le lacrime mentre mormoravo: ‹‹Okay, Tay. Ci penserò.››
Chiusi in fretta la telefonata, prima che non riuscissi più a strozzare i singhiozzi e che scoppiassi a piangere a mia volta.
Betrayal, mia figlia, si sedette silenziosa vicino a me, e mi esaminò per qualche secondo: sapevo che stava guardando le lacrime che mi rigavano il volto, stava ascoltando ogni mio minimo singhiozzo. Mi sentii male solo a pensarci, odiavo situazioni come queste: voltai di poco la testa, in modo che non vedesse più quelle lacrime.
Lei mi accarezzò i capelli con la manina ancora bagnata d’acqua, cercando di calmarmi. La sentii tirare sul col naso. Mi voltai verso di lei, preoccupata, ma lei non fece altro che sorridere, mostrandomi i piccoli denti da latte. Mille brividi mi scossero tutto il corpo: mi ricordava lui ogni volta che lo faceva, era invevitabile. Tese le braccia verso di me, e io la presi, posizionandola sulle mie gambe e stringendola forte. Le sue braccia piccole e esili mi circondarono il collo, ricambiando l’abbraccio.
Certo, era premeditato che la nascita di quella piccola avrebbe cambiato la mia vita, ma non mi era importato se in meglio o in peggio quando avevo deciso di tenere il bambino. La strinsi forte nell’abbraccio, chiudendo gli occhi: non mi sarebbe mai importato, perché Betrayal era la miglior cosa che avessi mai potuto avere.




You're the best thing
that's ever been mine.

[T. Swift, mine]

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Eccomi qui. finalmente, direte voi. o forse no. Beh, non lo so.non so quello che paensate. Forse so solo che siete felici che la storia sia rincominciata, yuppy.
Sono di fretta, quindi sarò spiccia. Spero che il prlogo vi sia piaciuto e che anche questa versione della storia vi piaccia.
Recensioni per dirmi come vi aspettate sarà la storia e se vi è piaciuto questo piccolo prologo? Mi farebbe davvero molto piacere.
Baci,
Glo.
 
Per chi nonmi conoscesse già, il mio twitter è @kidrauhlspiano, contattatemi lì per qualsiasi cosa.

 

   
 
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