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Autore: Kaimy_11    07/04/2013    1 recensioni
[Era la ragazza più antipatica, viziata, odiosa e saputella che avessi mai conosciuto. Mi batteva nei duelli, era più furba di me. Era migliore di me. Tuttavia, quando capiva di non aver speranza, di aver perso, usava l'arma più crudele, eppure più potente, che conosceva: Le sue lacrime. Anche adesso, io sono qui a dirle che me ne devo andare, che sono un assassino e che non posso stare con lei, ma lei piange. Ed io come faccio a dirle che la amo? Come faccio a dirle che non vorrei lasciarla ma che devo, per il suo bene... Mi basta un suo sorriso per capire che non sono altro che un satellite attratto dalla forza di gravita che esercita su di me il pianete che lei è...] Storia già pubblicata ma cancellata durante un momento di follia. Ovviamente revisionata, spero che vi piaccia rivivere i setti anni ad Hogwarts visti da una ragazza che seguirà la vita di…Draco! Se amate questo personaggio e volete vedere come sono stati i suoi anni a scuola e come ha vissuto la battaglia contro Voldemort…leggete!. (la storia segue i Film e i libri)
Genere: Azione, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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40. Nel buio.

 

 

 

Dopo la spiacevole sensazione di essere scivolata in un tubo decisamente troppo stretto, Areal aprì gli occhi e dovete sorreggersi alla camicia di Draco per recuperare l’equilibrio. Quando la testa finì di girarle, la ragazza si guardò in torno, soffermandosi ad osservare la casa davanti a cui si trovarono.

-Draco, forse abbiamo sbagliato indirizzo- ironizzò lei –Scommetto che è colpa mia, forse non sei abituato a Smaterializzarti con qualcun altro-

Il ragazzo la guardò con un sopracciglio alzato, successivamente guardò la casa e fece un ghignò divertito. –No, nessun errore. È casa mia!-

-Il problema è che questa non è una casa!-

I due giovani erano giunti alla porte di una villa immensa, sembrava un maniero o addirittura un castello con un enorme quantità di giardino che girava intorno alla struttura. Varcato il cancello di ferro, un lungo viale con mattoni e statue di marmo precedeva la possente porta d’ingresso. Al centro del lungo corridoio c’era una fontana, proprio davanti alla casa di mattoncini di pietra. Siepi molto alte sistemate ai confini del terreno proteggevano la casa dagli sguardi dei passanti.

-Mio padre lo chiama il Castello dei Malfoy- Disse Draco, a dispetto della targhetta di ceramica appesa accanto al cancello di ferro, dove c’era scritto chiaramente villa Malfoy.

-Come nome è più appropriato- scherzò Areal, senza smettere di guardarsi in torno, mentre tenuta per mano da Draco, attraversavano il viale.

Areal lanciò uno sguardo alle statue ai loro lati, ed immaginando le ombre che creavano quando scendeva la sera… Rabbrividì.  

Entrando la casa sembrava immensa e leggermente più tetra che dall’esterno. Il parquet in legno scuro, così come i mobili e le pareti, rendeva la stanza antica e prestigiosa. Oggetti d’argento e tappeti pesanti decoravano quella che era chiaramente una sala d’ingresso che avrebbe potuto essere usata come sala da ballo date le misure. Draco la guidò verso il salotto, con i divani neri e bianchi e nella sala da pranzo con il grandissimo tavolo in legno antico al centro della stanza.

-è tutto troppo grande!- commentò Areal, falsamente imbronciata.

Casa sua non era neanche lontanamente così grande, e pensare che era comunque una villa.

Il ragazzo ghignò e la portò nella cucina nei sotterranei dove infuriava un elfo domestico, in seguito al piano superiore dove affacciavano diverse porte e, per finire, nella sua stanza.

-Eccoci qui!- disse Draco aprendo la porta.

Areal sorrise incantata. Al centro c’era un bel letto a baldacchino con le lenzuola bianche, sembravano quelle della sua stanza a Hogwarts. Alle pareti erano appese mensole con stendardi della casa dei Serpeverde e altri vari oggetti dalle forme più svariate. In un angolo c’era la sua scopa volante, in un altro la scrivania strapiena di libri e soprammobili ordinati. La finestra era di fronte alla porta. Bastava una sola occhiata a quella stanza ordinata e decorata per capire che a Draco non era mai mancato nulla.

-E così questa è la tua stanza!- esclamò Areal, andando a sedersi sul letto e accarezzando le lenzuola.

Draco si avvicinò e le si sedette accanto.

Bastò una sola occhiata fra i due per sentirsi entrambi scossi da una scarica di elettricità che attraversava le loro schiene. Si sistemarono al centro del letto, Draco la sovrastò ed iniziò a baciarla con dolcezza. In seguito la passione li avvolse e i semplici baci crebbero in carezze audaci e baci sempre più intensi.

Lasciarono passare i minuti, senza preoccuparsi di dividersi, continuando a baciarsi. Draco le accarezzò una guancia guardandola intensamente negli occhi, il suo sguardo era serio e concentrato, perso in un mondo parallelo come quello di un pianista che cerca di comporre una nuova melodia inseguendo le note nella sua testa.

Areal rimase immobile, le guancie le si erano colorate di rosso così some le labbra. Anche se avesse voluto farlo, scappare sarebbe stato inutile. Non era altro che una preda, una preda felice che il suo cacciatore fosse finalmente giunto a lei.

Un piccolo pulcino nelle spire di un serpente.

Le dita gelide e affusolate del ragazzo salirono la curva del suo ginocchio e assaporarono lentamente la pelle vellutata dalla coscia per poi fermarsi per un solo istante. L’attimo dopo la mano di Draco correva a sollevarle il vestito e corse a percorrerle il fianco, spostandosi sul ventre piatto e tracciando una scia infuocata che la face rabbrividire. Quando quegli occhi di ghiaccio incontrarono i suoi, le labbra di Draco si arricciarono in un ghigno provocatorio.

–Forse è meglio che ti riaccompagni a casa…- Disse. –Non abbiamo tanto tempo, fra poco torneranno…-

Areal sorrise in modo strano e sollevò le mani intrecciandogliele attorno al collo.

-Perché…- Sussurrò sfiorandogli le punte dei capelli. –Per cosa dovremmo avere più tempo?...-

Il guizzò del serpente fu appena visibile, i pensieri di Draco si rifletterono in una scintilla sinistra che aveva attraversato il suo sguardo di ghiaccio. Si chinò su di lei immobilizzandola, lasciandosi attrarre dalle sue mani inesperte che, con improvvisa sicurezza, lo guidavano verso le sue labbra.

Si baciarono intensamente e, quando lei gli morse sensualmente un labbro, Draco dovette staccarsi di scatto per l’improvvisa fitta di dolere.

La tenne sempre ferma sotto di lui, pur sapendo che non si sarebbe mossa e, portandosi una mano a labbro offeso, la guardò sogghignando.

-Dovrò tenerti in astinenza da me più spesso… se sono questi i risultati…-

Areal rise. Rise in quel suo modo infantile e solare, che mai per Draco era stato più provocante. Quegli occhi blu che luccicavano, la voce che ricordava il suono di tanti diamanti che si sfiorano creando un tintinnio ipnotico, il tutto accompagnato dalla consapevolezza che quel sole era tutto suo.

Lei era sua e, saperlo, lo stava facendo piacevolmente impazzire.

Assottigliò lo sguardo e pensò che niente avrebbe più potuto fargli del male, non da quando lei era tornata nella sua vita.

-Lo sai che dovrò cancellarlo con la magia…- Disse il ragazzo passandosi un dito sul labbro inferiore leggermente gonfio.

Areal lo guardò intensamente e poi fece un sorrisino strano, sapeva benissimo che i momenti che stavano trascorrendo insieme dovevano rimanere un segreto.

-Peccato!- Dichiarò.

Lo prese dal colletto della camicia e lo attirò a sé per posare le sue labbra sul piccolo taglio sulla bocca di Draco, in un bacio dolce.

Il ragazzo si staccò con lentezza da lei, le accarezzò i fianchi e rimase fermo a guardarla, immobile sotto di lui. Aveva i capelli neri sparsi sul cuscino, le guancie arrossate e quel corpo perfetto avvolto in un abito bianco e rosso. Il bianco e il rosso, due colori contrastanti, la purezza e il fuoco.

Un angelo tentatore.

Quando il suo sguardo ingrigito si rattristò, diventando profondo e scuro come una notte priva di stelle, il ragazzo sfiorò con le dita una guancia accaldata di Areal.

-Lo sai che per me non sei stata la prima…-

La ragazza piegò leggermente la testa di lato, poi sospirò senza smettere di ricambiare il suo sguardo. Sapeva benissimo che Draco Malfoy era conosciuto ad Hogwarts per essersi fatto accompagnare in camera da diverse ragazzine nei periodi in cui loro due non si frequentavano più. Areal si consolava spesso cercando di convincersi che, almeno in alcuni casi, il ragazzo lo avesse fatto per farle un dispetto o per scoraggiarla ad avvicinarsi nuovamente a lui.

-Si, lo so- Disse. –Ma perché me lo stai dicendo adesso?-

Draco non rispose, continuò a guardarla come se volesse imprimersi nella mente ogni dettaglio di quel viso che amava, per poterlo ricordare anche quando non l’avrebbe più rivisto…

Areal lo sentì tremare, vide i suoi occhi scintillare per la frustrazione e il secondo dopo Draco le immobilizzò i polsi e si gettò su di lei baciandole il collo con rabbia, azzerando totalmente la distanza che c’era fra loro.

Rimasero in quella posizione per qualche secondo, in silenzio, entrambi ad occhi chiusi respirando il profumo del compagno, fino a quando Draco aprì gli occhi e le baciò ancora il collo.

 –Dobbiamo andare- Le disse soffiandole sulla pelle.

Lei capì.

Capì che se c’era un luogo meno adatto per lasciarsi andare era proprio quello; la villa dei Malfoy, adesso tramutata nel quartier generale dei Mangiamorte.

Spinse via Draco mettendogli le mani sul petto ed entrambi si misero a sedere. Areal lo guardò e lui si sentì morire vedendo quegli occhi di cobalto avvolti dalla tristezza e, quando la ragazza poggiò la propria fronte sulla sua, a Draco non rimase altro che restare immobile, senza avere neppure la forza per abbracciarla.

Ma poi qualcosa accadde.

Draco vide Areal staccarsi da lui e fissarlo con uno sguardo alieno, offuscato, non suo. Quegli occhi non erano quelli della sua amata, il freddo e il vuoto che trasmettevano non le apparteneva.

Il ragazzo rimase senza parole quando la vide alzarsi dal letto e scendere le scale senza che lui le avesse detto nulla. A dire il vero provò a chiamala, ma lei non si fermò. Arrivò nella sala d’ingresso e scostando il tappeto, Areal scese nella stanza segreta di villa Malfoy guidata da una forza sconosciuta.

-Areal…- Draco la guardò ad occhi sbarrati poiché la ragazza sembrava ipnotizzata.

E lo era.

Areal si guardò intorno nella stanza, confusa, impaurita, non sapeva cosa stava facendo. Eppure qualcosa la controllava e lei non poteva né voleva sottrarsi a quel richiamo.

Senza neppure farci caso si appoggiò ad una cassettiera sfiorandola appena con le dita.

E successe.

Le sue dita si scottarono e rimasero incollate al mobile, mentre la sua mente venne catapultata in un altro momento costringendola a rivivere una scesa già avvenuta in quella stanza. Conosceva solo Piton, fermo in un angolo con l’espressione indecifrabile. Subito dopo di lui, nel buio della stanza, c’era una donna bionda che cercava di nascondersi dietro la sua schiena. Era la madre di Draco, l’aveva vista in sartoria. E poi, a contorcersi sulle vecchie assi di legno, c’era un ragazzo. Forse era un uomo, era alto, era biondo, ma chi era? Il volto era irriconoscibile, la mani artigliavano i vestiti torcendosi in maniera disumana e la fronte sbatteva contro il pavimento.

Qualcuno, fermo nello stesso punto in cui doveva trovarsi lei, a giudicare dalla prospettiva che aveva della stanza, reggeva in mano una bacchetta bianca e scagliava contro l’uomo irriconoscibile una maledizione senza perdono.

-Fallirai la prossima volta, Draco? Ti mancano altri due minuti…-

Quando Areal capì di chi era la voce che aveva parlato, cioè della stessa persona che reggeva la bacchetta, rabbrividì. Quello accasciato al suolo non sembrava più nemmeno un essere umano, sembrava un insetto a cui avevano mozzato la testa. Si contorceva, urlava in modo raccapricciante e la voce non sembrava neppure la sua. Era irriconoscibile. Quello non era Draco, non in quelle condizioni.

Voleva fuggire, smettere di vedere ma non ci riusciva.

-No!- urlò qualcuno con la voce forte, e delle braccia calde le staccarono a forza la mano dal mobile.

Quando la ragazza perse i sensi, Draco la raccolse fra le sue braccia e si fermò ad osservarle le dita, quelle che erano rimaste attaccate alla cassettiera.

-Ma cosa diamine è successo?- sussurrò sgomento.

Le dita di Areal erano totalmente bruciate, mancava addirittura la pelle dei polpastrelli.

Guardò il mobile, Areal aveva messo le mani nel punto in cui Lui aveva appoggiato una mano mentre con l’altra… lo aveva torturato.

Draco guardò la propria bacchetta, che in quel momento teneva saldamente in mano. Fortuna che era un abile Legiliments, altrimenti non avrebbe mai saputo cosa aveva visto Areal in quel momento di trance, dopo aver toccato lo stesso punto toccato dall’Oscuro Signore.

Ma perché era successo?

 

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

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Grazie a chi ha letto, un saluto a horansprjncess  per la recensione : )

A domani con il prossimo capitolo, baci!

   
 
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