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Era questo che continuavo a ripetermi da un mese
circa sentendo i miei genitori litigare per l’ennesima volta.
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La voce di mio padre era vicina…troppo vicina ero sicura che avrebbe irrotto nella mia stanza da lì
a poco…forse per farmi una ramanzina del perché non aiutavo la mamma in casa…
Neanche a dire che ce ne fosse bisogno; avevamo
tre domestiche per farlo ed elle facevano uno
splendido lavoro nonostante la casa fosse grande. E grazie tante con quello che
le pagavamo!
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Anche la voce della mamma era vicina…chissà per
quale futile motivo stavano litigando…forse per
qualche bolletta dimenticata e non pagata…
<
Mistero risolto papà aveva perso nuovamente una
delle sue cartelline che gli servivano a lavoro quelle piene di documenti di
vario genere che un’adolescente come me non poteva
capire…chissà dove l’aveva messa questa volta…
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Robaccia? Robaccia non era per niente un termine
appropriato! Anzi non ci azzeccava proprio visto che con
quella “robaccia” facevamo una vita da re…
Tutto era cominciato da un mio bis, bis, bis, bis
nonno che quando era giovane era entrato nelle grazie
di una nobile e antichissima famiglia che l’avevano in un certo senso adottato
e fatto sposare con la propria figlia diventando poi un bravissimo affarista.
Così furono tramandate casa, ricchezze e mestiere di generazione in generazione
finendo con mio padre che è poi diventato il miglior
affarista del mondo!
<
Mio padre, come avevo previsto irruppe nella mia
stanza…il viso paonazzo e uno sguardo furibondo che per un istante mi mise
paura…
Cominciò a frugare tra le mie cose…possibile che credesse che la sua dannata cartella fosse tra le MIE cose??
Mi alzai di scatto dal letto per cacciarlo via
dalla mia stanza e dalla mia roba ma mia madre mi precedette
<
La sua voce stranamente calma tradiva una nota
divertita. La guardai e lei mi accennò un sorriso
<
Continuò a sbraitare lui fulminando, Gabrielle,
mia madre con lo sguardo
<
Rimasi un po’ scioccata dal comportamento di mia
madre come mai tutta quella fretta a fare uscire papà dalla mia camera?
La guardai nuovamente ma
lei continuava a fissare mio padre con le braccia conserte…era giunto il
momento di intervenire nella discussione
<
Il viso di mio padre s’ illuminò, segno che non ci
aveva pensato
<
Gli sorrisi ma ero
inorridita alla sola idea di mettere a soqquadro casa per cercare una
cartellina che, molto probabilmente aveva lasciato in ufficio o nello studio.
<
Fece mia madre indicandogli la porta per uscire
dalla stanza
<>
Disse mio padre dandomi un bacio sulla fronte
prima di uscire dalla camera…
Rivolsi lo sguardo sulla mamma che chiuse la porta
dietro Jack e mi si avvicinò sorridendo mentre io mi
rimettevo a sedere sul letto
<
Cominciò sedendosi vicino a me. Prese le mie mani
e mi guardò come solo una mamma poteva guardare la
figlia
<
Ecco il perché di tutta quella fretta doveva
parlarmi del viaggio…la zittii con un sorriso
<
Ecco avevo
toccato il tasto dolente…non voleva che io partissi lo avevo capito guardandola
in quegli occhi tristi…
<
Disse stringendomi forte le mani
<
Le spiegai per farla tranquillizzare e funzionò
<
-A me no!- Pensai subito…io e
Angelica non ci sopportavamo proprio era una di quelle
ragazze perfettamente odiose…
<
Mi sorrise rassicurata prima di uscire dalla mia
stanza…
Io mi precipitai a chiudere la porta a chiave e mi
buttai sul letto pensierosa. Presi da un cassetto del
comodino il lettore cd e m’infilai le cuffie nelle
orecchie, schiacciai il pulsante “Play” e cominciai a sentire il cd della mia
vita…
Chiusi gli occhi e affondai la faccia nel cuscino
per poi addormentarmi da lì a poco…
********
Mi svegliai, guardai l’orologio sul comodino erano
le 4:30 di domenica mattina! Sbuffai per l’orario,
sapevo che non mi sarei più addormentata…mi stropicciai gli occhi e mi accorsi
d’avere ancora le cuffie nelle orecchie ma, avevo
fatto volare il lettore cd per terra dall’altra parte della camera. Accesi la
luce dell’abat-jour e mi alzai, ero ancora
completamente vestita con tanto di scarpe!
Me le tolsi e infilai le pantofole, andai a
raccogliere il lettore, che per fortuna non era né rotto né graffiato…lo riposi
nel cassetto con le cuffie che mi ero appena tolta e cominciai a svestirmi mi sarei fatta una bella doccia per distendere i nervi…
Entrai nel bagno. Avevo un bagno personale…di
quelli attaccati alle stanze da letto degli alberghi…ma
il mio con quello degli alberghi non centrava affatto…
Era grande e spazioso avevo una doccia e una vasca
da bagno gigantesca fatta di marmo con una forma stranissima, uno specchio
enorme con una mensola sempre di marmo con sopra svariati profumi e candele…adoravo le candele, il bagno n’era pieno! Ce n’erano sopra
il bordo della vasca, sul lavandino, vicino il wc, sopra il
porta rotoli di carta igienica, su altre mensole…su tutto
insomma…perfino la mia camera n’era zeppa avevo candele d’ogni genere, dalle
forme più strane ai profumi più rari; ma quella che prevaleva in assoluto era
la candela al profumo di rosa…eh sì la rosa era il fiore che preferivo in
assoluto…
Accesi delle candele e m’infilai nella doccia. Un
profumo intenso invase le mie narici mentre aprivo il
rubinetto per far uscire l’acqua calda cominciando a rilassarmi.
Rimasi sotto l’acqua calda per parecchio tempo
tanto da finirla e farla diventare freddissima…uscii dalla
doccia presi un asciugamano e mi ci avvolsi dentro, strizzai i capelli e
mi posi davanti allo specchio per asciugarli.
Mi guardai nello specchio mentre
con la spazzola mi pettinavo i capelli. Avevo i tratti
di mia madre; gli occhi di un azzurro intenso quasi blu, le labbra carnose di
un bel rosso acceso e il naso sottile, fine; ma i capelli erano come quelli di
mio padre, neri corvino, li avevo lunghi fino a metà
schiena e lisci. Anche la carnagione pallida l’avevo
presa da lui…
Finito di spazzolarmi mi tolsi l’asciugamano di
dosso e cominciai a vestirmi. Avevo un pranzo importante con i miei genitori
quel giorno e quindi mi dovevo vestire piuttosto bene. M’infilai una maglietta
elegante a maniche lunghe bianca con un’ampia scollatura a “V” che lasciava
intravedere la mia candida e morbida pelle, un pantalone attillato nero e degli
stivaletti in pelle…lasciai i capelli sciolti con una
mollettina a forma di stella dorata tra essi e mi truccai in modo piuttosto
leggero: matita nera per gli occhi mascara e lucidalabbra…
Quando uscii dal bagno
erano passate le 6:40 ero stata quasi due ore l’ha dentro…andai ad accendere la
luce del lampadario e spensi quella dell’abat-jour a quell’ora le domestiche
erano già in piedi a preparare la colazione. Spuntai un altro girono dal calendario che avevo attaccato alla parete sul
quale contavo i giorni che mancavano alla partenza…e domani finalmente sarei
partita!
Cominciai a passeggiare avanti e indietro
misurando la camera, non avevo il permesso di scendere ed andare in sala da
pranzo fino alle 7:00 così, decisi che era meglio
cominciare a preparare la valigia…non mi sarei portata molto, di questo ne ero
sicura, avrei fatto shopping non appena arrivata a Londra…
Bussarono alla porta e io stupita alzai gli occhi
dal vestito che stavo piegando e infilando
nella valigia per guardare la radiosveglia: le 8:20?
Neanche me ne ero accorta!!
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La voce della mamma si fece strada nei miei pensieri
<
Andai a girare la chiave nella serratura della
porta per aprirla e fare entrare mia madre in tutto il suo splendore. I capelli
biondi raccolti in un elegante chignon, un abito lungo rosa pallido con un paio
di fiocchi hai lati dello stesso colore, un rossetto
rosa sulle labbra con sopra un po’ di lucido trasparente, gli occhi leggermente
truccati di rosa, una matita leggera e mascara. Era bellissima, anziché ad un
pranzo sembrava stesse andando ad una cena di qualche
riccone.
<
Esclamai prima che lei dicesse qualcosa
guardandola con tanto d’occhi
<
Mi sorrise dolcemente
<
Disse divertita guardandomi, io le sorrisi
<
Dissi io a mo’ di scusa
<<Si ma adesso fila
giù altrimenti non ti faccio fare colazione ed, aspetterai per mangiare fino
l’ora di pranzo quando saremo al ristorante!>>
Non me lo feci ripetere due volte…mi precipitai fuori dalla stanza, percorsi l’enorme corridoio del secondo
piano fino alle scale che presi. Hai piedi delle scale c’era
Martien il mio pastore maremmano di tre anni. Appena mi vide cominciò a
saltare, scodinzolare ed abbaiare…
<<Ciao Piccola>>
L’accarezzai e la coccolai per un po’ sperando che
papà non passasse da quelle parti in quel momento, non
gli piaceva che toccavo troppo Martien “dopotutto è un animale” mi diceva ogni
volta. Per farmela prendere avevo dovuto pregarlo! Poi mi diressi in sala da
pranzo…Una di quelle enormi sale da ricevimento con un
gran tavolo, tre sedie due a capotavola e una da un lato dove normalmente
sedevo io, un vaso di rose poggiato al centro, fiori da tutte le parti, grandi
tende dorate per una gran vetrata che dava al giardino, mobili antichi e di
valore…
Sopirai e mi sedetti al
mio solito posto, presi la campanellina che era poggiata sul tavolo e la scossi leggermente. La campanellina emise un dolce
tintinnare e una delle domestiche Sandy, quella più mingherlina e con una
simpatica faccetta da elfo arrivò subito con una tazza di cioccolato caldo su
un piattino, dei biscotti per la colazione una
scodella con dello zucchero e un paio di cucchiaini
<
Dissi con un sorriso guardandola mettermi lo zucchero nella cioccolata e avvicinandomi un paio
di biscottini, ma era un gesto inutile, sapeva che non li avrei toccati, odiavo
i biscotti!
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Disse con tono un po’ severo ma ugualmente dolce.
La guardai con faccia tipo “devo-proprio?” E le mi fece cenno di si…
Presi uno dei biscotti…perfetto erano anch’essi di
cioccolato! Li guardai un po’ schifata e sotto lo sguardo vigile di Sandy ne addentai un pezzo che quasi mi andò di traverso. Bevvi un
po’ di cioccolata per riprendermi
<
Esclamai guardandola i biscotti non mi piacevano proprio
<
Disse lei ironica togliendo quei “cosi” dalla mia vista
<
Chiesi io con faccetta d’angelo
<
Mi guardò severa, poi la sua espressione si
addolcì andò a posare i biscotti e a prendermi la brioche, lasciandomi lì
impalata fino al suo ritorno
<<Senta facciamo
una cosa…>>
Disse entrando nuovamente nello stanzone
<
Mi sorrise e mi accarezzò
il viso
<
La supplicai guardandola negli occhi
<
Disse dandomi un buffetto in guancia, ed uscì
dalla sala chiudendosi la porta alle spalle…
********
Era passato mezzogiorno i miei ed io eravamo seduti al tavolo di uno di quei ristoranti alla moda
con dei colleghi di papà, che parlavano allegramente del lavoro e di…me…
Eh già ero diventata l’argomento
principale della conversazione, io e la mia partenza…Ma perché questa gente non
si faceva i cavoli propri? Sbuffai infastidita quando
l’argomento andò a cadere sui ragazzi…abbassai lo sguardo sul piatto e
cominciai a mangiare quello che mi capitava a tiro facendo finta di non
ascoltarli anche se mi facevano domande piuttosto inopportune per quel momento…
uff perché invece di pensare a loro si impicciavano degli affari miei?
Quel dannato pranzo sembrava volesse durare in eternità mentre quei signori continuavano a fare domande le
quali rispondevo con un cenno, anche perché ero troppo educata e rispettosa
verso i miei genitori per rispondergli quello che volevo rispondergli
realmente. Mentre immaginavo svariati modi per fare mangiare ad ognuno di loro
le cravatte che avevano al collo, mio padre tirò fuori il vero argomento del
giorno, quello per cui eravamo usciti di casa ed
eravamo andati a quello stupido pranzo.
Continuarono a parlare degli affari per quasi
tutto il giorno, tanto che usciti dal ristorante, verso le 13:47
eravamo andati in una specie di locale ed avevano continuato lì.
Finalmente tornammo a casa ed io imbruttii mio padre prima di filare in camera mia, chiudermi dentro,
appoggiare la schiena contro la porta e sospirare. Mi lasciai scivolare a terra, chiusi le gambe tra le braccia e sprofondai la
testa tra di esse. Ecco un altro motivo per “scappare” di casa, niente più
stupidi pranzi o cene sarei stata benissimo in quei sei mesi di lontananza da casa…
L’indomani sarebbe stato il giorno tanto atteso da
me, lunedì, il giorno della mia partenza per la sconfinata Londra! Il giorno in
cui avrei fatto a meno di tutte quelle regole, di tutti quei soffocamenti e di
tutti quei modi impeccabili che dovevo assumere ogni
giorno appena mi svegliavo a quando andavo nuovamente a dormire da nobile
fanciulla quale ero. Avrei partecipato anche io un po’ a quella meravigliosa e
stupenda follia che in molti chiamavano libertà, e di cui alcune ragazze di
“rango inferiore” –come diceva mio padre- mi parlavano tanto, mi sarei
divertita anche io un po’ come desideravo da parecchio tempo, certo senza
eccedere troppo, senza usare quei modi e parole scurrili e presuntuosi che
utilizzavano molti ragazzi, sempre con il massimo rispetto verso tutto e tutti
e sempre con i miei modi altezzosi ma in ogni caso mi sarei divertita ne ero sicurissima.