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Autore: xjavaadsbotilia    07/04/2013    5 recensioni
Erano lì, erano venuti.
Non mi sarei mai aspettata di vederli davvero là.
Erano vestiti di nero, come tutti del resto, con uno smoking che stava alla perfezione a tutti e cinque.
Il mio sguardo e il suo s’incrociarono, ora aveva un ciuffo biondo che lo rendeva ancora più bello del solito.
Faceva male vederlo dopo tanti mesi. E in una situazione non molto bella. Anzi. Davvero pessima.
Vidi che tutti e cinque si avvicinavano a me, mia madre, Blain, Diana, Meg e Johnny.
Tremai vedendolo arrivare dritto verso di me. Blain mi circondò la spalla e mi rassicurò attraverso il suo abbraccio caloroso.
Piansi.
- Ehi - mi disse piano. La sua voce era un colpo al cuore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 SIATE CLEMENTI,
CI METTERETE 163848 h PER LEGGERLO,
PER QUESTO MOTIVO NON L'HO RICONTROLLATO,
SE TROVATE QUELCHE ERRORE ME NE SCUSO IMMEDIATAMENTE!

 

capitolo diciassette:
 Erano lì, erano venuti.
Non mi sarei mai aspettata di vederli davvero là.
Erano vestiti di nero, come tutti del resto, con uno smoking che stava alla perfezione a tutti e cinque.
Il mio sguardo e il suo s’incrociarono, ora aveva un ciuffo biondo che lo rendeva ancora più bello del solito.
Faceva male vederlo dopo tanti mesi. E in una situazione non molto bella. Anzi. Davvero pessima.
Vidi che tutti e cinque si avvicinavano a me, mia madre, Blain, Diana, Meg e Johnny.
Tremai vedendolo arrivare dritto verso di me. Blain mi circondò la spalla e mi rassicurò attraverso il suo abbraccio caloroso.
Piansi.
<< Ehi.>> mi disse piano. La sua voce era un colpo al cuore.

QUATTRO MESI E MEZZO PRIMA:


Niall e quella sua boccaccia!
Non avrei dovuto dirgli che avevo corso quel rischio, ma d’altronde mi fece piacere vedere ancora scritto un ‘ti amo’ da parte sua, ma rendeva il mio cuore ancora più infranto. Lo spaccava ancora di più, un vaso caduto dall’ultimo piano di un grattacielo newyorkese.
Ovviamente, come ad ogni suo messaggio, lo ignorai. Anche se avrei voluto rispondergli con tutte le mie forze.
Passarono i giorni, l’ultima settimana di libertà prima dell’inizio della scuola.
Non vidi i miei amici prima di allora, troppo occupata ad andare in giro con mia madre a cercare posti dove poter fare un corso di fotografia.
Quando avevo fatto a mia madre la proposta ideata da Meggie riguardo al corso, lei ne fu entusiasta.
<< Ho sempre detto che tu hai un talento per la fotografia!>> aveva quasi le lacrime agli occhi.
Mia nonna ci aiutò a cercare, aveva conoscenze che avevano conoscenze che avrebbero potuto farmi fare un corso prestigioso di fotografia.
Ero stupita con quanto entusiasmo tutti appoggiavano questo mio piccolo progetto per il futuro.
Trovai un piccolo corso base a mezz’ora da casa, sarebbe iniziato alle cinque per poi finire qualche ora dopo, non costava molto quindi avrei potuto pagarne una parte con i risparmi che avevo messo via lavorando a Londra da Pete.
Ero entusiasta, finalmente avevo trovato qualcosa a cui dedicarmi, qualcosa che mi piacesse davvero, qualcosa per cui valeva la pena lottare.
Una nuova cosa, visto che quella vecchia era andata via. L’obbiettivo era stato fallito.

Avevo messo la sveglia alle sei e mezza, era traumatizzante svegliarsi a quell’ora dopo un’estate passata a svegliarsi quando capitava.
Mia madre mi accompagnò a scuola in macchina, aveva severamente vietato l’utilizzo del motorino. E io l’appoggiavo pienamente, non l’avrei più toccato. Avevo una paura spropositata.
Entrata in classe trovai Meg e Johnny già seduti nei banchi. Mi avevano riservato un posto davanti a loro.
<< Ehi scolaretti.>> dissi sorridente.
<< Ogni riferimento alla scuola è severamente bandito. Penso che andrò a lavorare, quest’anno sarà terribile con la maturità.>> disse Johnny mettendosi, poi, la testa tra le braccia.
<< Mi ha chiamata ieri sera. Lo fa praticamente sempre da quando sei andata via.>> mi disse Meg spiazzandomi. << Mi ha detto di non dirti nulla, ma a me sembra giusto che tu lo sappia.>>
Per qualche istante non riposi, poi dopo un po’ elaborai e inspirai. << Che ti ha detto?>>
<< Detto nulla, mi chiede di te, come stai, se stai male, tutte queste cose qua. Sta male quanto te, gli ultimi concerti non ha dato il meglio di se, questo me l’ha detto anche Harry. Perché non lo chiami? Almeno parlate un po’…>>
Ero stupita da quella sua affermazione. Non riuscivo nemmeno a dire o a pensare il suo nome che stavo male, figurarsi sentire la sua voce. << Non se ne parla nemmeno. Io non lo voglio nemmeno vedere.>>
<< Pensa di venire con Harry un week and, più avanti.>> lo disse sottovoce per paura di una mia reazione troppo eccessiva. << Vuole vederti e parlarti.>>
<< Digli di non farlo. Non accetterei nulla da lui. E questo argomento è…>>
<< Reyes girati. Smettila di parlare con la tua amichetta d’avventure. Quest’estate avete già fatto troppo scalpore sui giornali di gossip, non voglio che lo facciate anche a scuola. Soprattutto nella mia ora.>> la professoressa d’italiano c’interruppe.
Tanto meglio. Avrei smorzato io l’argomento immediatamente. Mi faceva troppo arrabbiare e stare male.

Lui non venne i week and.
Il mio messaggio era stato ricevuto forte e chiaro.
Una piccola parte di me, però, sperava lo stesso che Lui si presentasse alla porta di casa mia con un bel mazzo di fiori pronto per chiedere scusa. Ma era solo una piccola parte. Minuscola. Quasi invisibile.
I mesi passarono, l’inverno arrivò precocemente e troppo bruscamente.
Mi piaceva l’inverno, stretti al caldo nelle copertone, bianco ovunque, clima di felicità e Natale.
Per fotografare, i paesaggi erano perfetti.
Quando iniziai il corso migliorai nettamente come fotografa.
L’insegnante si era accorta che avevo un vero talento per la fotografia, cercava in tutti i modi di farmi prendere qualche lezione in più per migliorare ulteriormente, mi consigliava corsi a college americani, che, sosteneva lei, erano migliori rispetto a quelli italiani.
Ma per quel momento a me stava bene frequentare corsi in Italia.
I professori avevano iniziato dal primo giorno a pressare con il fatto della maturità e tra scuola e il corso di fotografia non avevo tempo per pensare e per stare più di un paio d’ore con i miei amici.
E questa cosa mi aiutò parecchio a tenere la mente occupata e impegnata per evitare che ripensassi costantemente a Lui.
Le vacanze natalizie furono ben accolte, un po’ di respiro da tutto doveva esserci, avrei rischiato d’impazzire.
L’ultimo giorno di scuola mia madre mi venne a prendere in macchina, azione ormai abituale da quando la mia repulsione per i motorini era apparsa.
<< Ho sentito la nonna e zia Lucy.>> disse emozionata. << Andiamo a Londra a festeggiare il Natale!>>
Aspettavo la conferma di quella notizia da mesi. Finalmente avrei potuto rivedere la zia e magari anche Blain.
<< Aspetta, ma quindi andiamo tutti insieme?>> chiesi emozionata all’idea che venisse anche la nonna.
<< Certo! Ci sarà anche Blain.>>
Mi fermai un attimo a pensare. << Quindi ci sarà anche Diana?>>
<< Si, ma in un modo o nell’altro riusciremo ad andare d’accordo. Magari in questi giorni ci sarà un chiarimento.>> sopirò speranzosa.
<< Quando partiamo?>> speravo presto, molto presto.
L’Italia non mi era mai piaciuta, non per monumenti e paesaggi, perché da quel punto di vista era stupenda, ma non lo trovavo un paese dove si riesce a prendere il volo, pensavo che fosse un posto dove si fosse liberi fino a un certo punto.
Il resto del mondo era tutto da scoprire.
Volevo viaggiare tanto, scoprire culture nuove e nuovi modi di fare. Ma il mio sogno era sempre stato andare a New York, fare la fotografa là sarebbe stato il massimo.
<< Domani pomeriggio. Così riusciamo a fare le valigie.>>
Quel pomeriggio chiamai Niall, avevo voglia di sentire la sua voce e il suo accento irlandese.
- CHARLIE! – gridò.
- Ehi irlandese! – la sua voce mi sciolse il cuore.
- È la prima volta che mi chiami dopo… - non sapeva trovare le parole. – ti ho sempre cercata io. Ti fai troppo desiderare.
Risi. – Come state?
- Noi bene. Sei tu che devi dirci come stai.
- Meglio di prima, sai dove vado a Natale?
- Dimmi!
- Londra, dalla zia! Ci vediamo?
- Oh no… non posso… io sono a Mullingar in questo periodo…
- sembrava davvero dispiaciuto, e lo ero anch’io.
- Fa niente irlandese! Facciamo un’altra volta, non ti preoccupare.
-È davvero lei? Fammici parlare.
– sentii la Sua voce di sottofondo. – Charlie? Pronto? Ti preg…
Pronto? Ti preg…
Misi giù.
Non volevo sentirlo, quella sua piccola frase mi aveva fatto già troppo male.
Come ogni cosa di quell’argomento, chiusi dentro a un cassetto infondo infondo al mio cuore.
Feci le valigie e telefonai a Meg e Johnny per avvisarli della mia partenza.

*ZAYN*

Pensavo che Niall stesse facendo qualche scherzo di poco gusto quando aveva detto il suo nome al telefono, pensavo che stesse inventando una conversazione immaginaria, pensavo che stesse scherzando.
Ma quando aveva messo il vivavoce per farmi sentire cosa diceva, il mio cuore era stato distrutto. Ancora una volta.
Mi ricordo quella sera di quasi quattro mesi prima.
Non avrei dovuto dirglielo, non sarebbe andata via, non avrei rotto la sedia dell’albergo, non avrei fatto schifo al concerto la settimana dopo e di certo non avrei sofferto e fatto soffrire lei così tanto in quei mesi.
Era stato un shock sapere che Charlie aveva rischiato di rimanere incinta. Era stato quello che voleva dirmi quella sera?
Non lo sapevo e non volevo sapere, sarebbe stato troppo doloroso.
<< E’ davvero lei?>> chiesi quando mi resi conto che Niall non stava scherzando. Lei sarebbe venuta a Londra per il Natale, un buon modo per incontrarla. << Fammici parlare.>> Niall si oppose fortemente con lo sguardo, ma riuscii a prendergli di mano il cellulare a Niall. << Charlie? Pronto? Ti prego non riattaccare…>> troppo tardi.
Mi spezzava il cuore non poterle parlare e dirle che l’amavo, mi faceva male sapere che mi odiava così tanto da non volermi parlare.
Ripassai l’I - phone a Niall e andai in camera mia sbattendo la porta.
Non sapevo cosa fare. Non volevo invadere eccessivamente i suoi spazi e Liam mi aveva consigliato di darle tempo, ma erano passati quasi quattro mesi. L’attesa peggiorava le cose, ne ero certo.
Ripassai i contorni del tatuaggio che ci eravamo fatti insieme col dito, passando più volte sulla ‘c’.
Mi mancava, non c’era che dire.

*CHARLIE*

Meg e Johnny erano contenti della mia partenza, dissero che mi avrebbe fatto bene tornare da Blain e la zia, mi sarei distratta un po’. I loro occhi, però, dicevano tutt’altro, dicevano che erano preoccupati, infondo era sempre l’Inghilterra, Zayn abitava in Inghilterra, e non sapevano se mi avrebbe fatto davvero bene.
Il giorno dopo ci trovammo con mia nonna in aeroporto, lei quasi più eccitata di me.
Lei e zia Lucy erano state grandi amiche quando lei era qui, tutt’e due aiutarono mia madre a crescermi.
Per mia nonna avere un’amica era stata una benedizione, non aveva ancora superato la morte di mio nonno avvenuta qualche anno prima che nascessi, Lucy aveva portato una ventata d’aiuto per tutti.
Per questo era così amata nella nostra piccola famiglia.
Quando atterrammo cercai i capelli arancioni di Blain, sapevo che c’era lui a prenderci all’aeroporto anche se quel posto non gli piaceva.
Finalmente vidi un braccio con la pelle chiara e dei capelli rossi un po’ trascurati alzarsi e sventolare una mano.
Sentii chiamare il mio nome.
<< Mamma è Blain!>> dissi emozionata.
Lei mi prese le valigie e mi spinse verso di lui.
Gli corsi incontro e una volta visualizzato bene, gli saltai addosso in un abbraccio stupefacente.
<< Sorellina! Finalmente! Mi sei mancata tanto.>> disse dandomi un bacio.
<< Anche tu fratellino, ci sono un sacco di cose che ti devo raccontare.>> dissi pensando al corso di fotografia e a Lui.
<< Penso di sapere già qualcosa. Un paio di mesi fa ho incontrato Zayn a Bradford e mi ha raccontato tutto…>> sentire di nuovo il suo nome mi fece male, non lo pronunciavo o lo sentivo da un bel po’ di tempo. << Mi dispiace così tanto Charlie, non puoi capire.>>
Mi sembrava davvero sincero quando parlava, la sua cotta per me, evidentemente, era passata.
Mi abbracciò e mi confortò finché mia madre e mia nonna non arrivarono.
<< B, ti presento mia nonna, grande amica di zia Lucy.>> dissi enfatizzando la parola ‘grande’.
I due si strinsero la mano e si scambiarono occhiate cordiali.
Salutò mia madre e ci avviammo verso una macchina.
<< Mi dispiace il tempo dei taxi è finito. Ora ho la patente.>> disse sorridente.
Mi venne naturale ricordare una scommessa fatta tra Lui e Blain tempo prima, Blain a quanto pare, l’aveva battuto. Aveva vinto la scommessa.
Andai nel posto vicino al guidatore, quella macchina era comodissima, notai.
<< Me l’anno regalata i parenti di mia mamma e la mamma, invece la patente l’ho pagata una parte io e una parte la zia, voleva contribuire anche lei.>> spiegò.
Accese la radio. Avevo voglia di musica.
Bene, adesso un gruppo famoso in tutto il mondo, un nuovo singolo del loro nuovo album che uscirà a breve. Gli One Direction con Live While We’re Young.” Disse lo speaker della radio non sapevo nemmeno che avessero fatto un altro album. Ma perché diavolo non me l’avevano detto Meg e Harry? Sarei stata felice per loro.
Spalancai gli occhi, non era possibile. Lui mi stava perseguitando. Mi perseguitava nell’ambiente inglese, nella musica, in Blain. Non sarei riuscita a dimenticarlo tanto presto con quell’andamento.
Mi guardarono tutti subito per vedere la mia reazione. << Adesso spengo.>> disse Blain frettoloso.
Lo bloccai, infondo ero curiosa.
Volevo sentire quella canzone.
La musica partì, era orecchiabile, iniziai subito a muovermi con le parole che stava cantando Liam, e mi bloccai per sentire meglio che parole diceva, quando Lui iniziò a cantare.
La voce meravigliosa sembrava felice e allegra, ma qualcosa mi diceva che lui era un bravo attore.
O almeno lo sperai, non potevo sopportare l'idea che io stavo ancora male mentre lui aveva superato la rottura da un bel pezzo tanto da essere felice e pimpante.
La canzone era gioiosa, diceva di vivere questo momento perché eravamo giovani.
Mi piaceva, ma nonostante questo mi lasciò un vuoto.
Avevo risentito per davvero la Sua voce dopo tanti mesi attraverso la radio.
Sentii la mano di Blain sulla mia gamba e accarezzarmi.
Dopo un po’, quando arrivammo, scesi dall’auto. Avevo una sensazione strana, come essere osservata da lontano.
Lasciai perdere e mi avviai verso l’ingresso.
Quando la zia aprii la porta e mi vide mi abbracciò fortissimo e sinceramente preoccupata per il mio stato d’animo, evidentemente Blain non aveva tenuto la bocca chiusa, perché ero circondata da zabette senza una vita propria?
Quando la nonna e la zia si videro, fu un momento semplicemente bellissimo, di pura tenerezza.
Un’amicizia, quand’è vera, dura per sempre. Anche dopo anni e anni.
Dopo aver salutato bene la zia, salii al piano superiore per andare nella mia stanza.
Ma mi bloccai quando vidi i nomi sulle porte delle camere dei ragazzi.
Sorrisi ricordando quei quattro giorni con loro, erano stati bellissimi e intensissimi, non avrei mai potuto pensare che potesse accadere una cosa del genere, un’amicizia e un amore creato in così pochi giorni, ma con un’intensità tale da rimanere storditi.
Sfiorai con lo sguardo tutte le camere, mi mancavano quei momenti.
Prima o poi, avrei dovuto sfiorare con lo sguardo anche la Sua camera, ma le gambe decisero di andare verso quella porta marrone che temevo scoppiasse di ricordi felici e dolorosi.
Mi fermai per guardare la mia scritta disordinata sul cartoncino.
Zayn <3
L’aprii e rimasi sorprendentemente delusa quando la trovai vuota e in ordine.
Sfiorai la scrivania, dove c’era la sua montagna di vestiti, camminai piano sul pavimento, dove c’era il giro dell’oca fatto di bottiglie aperte di gel e pantaloni.
Poi arrivai al letto, mi ci sedetti sopra ricordando i suoi baci gentili, che chiedevano il permesso di volere qualcosa di più.
Qualcosa che ottenne, qualcosa che ci fece unire più di quanto non lo fossimo già.
Una lacrima scese per l’ennesima volta.
Non era stata una buona idea andare a casa della zia, avrebbero potuto benissimo venire loro in Italia.
<< Fuori da questa camera carotina!>> Blain era apparso sulla soglia della porta e aveva lo sguardo severo.
Tirai su col naso. << Si, stavo andando via, stavo solo vedendo una cosa…>>
<< Certo. Ti fa solo male stare qui, lo vuoi capire o no?>>
Annuii. Mi alzai e uscii. Blain mi chiuse la porta alle spalle e decisi che non l’avrei più aperta.

*ZAYN*

L’avevo vista.
Non mi piaceva l’idea di averla spiata, ma era stato l’unico modo per vederla, di persona non avrebbe mai accettato di incontrarmi.
Era diventata ancora più bella, i suoi capelli rossi erano diventati ancora più lunghi e mossi, la sua pelle era ancora più chiara, ma i suoi occhi… erano diversi. Erano spenti.
Mi rattristii sapendo che il motivo di quei occhi così spenti ero io.
Ma era bella, e non averla vicino a me, faceva male.
Decisi che me ne sarei andato immediatamente, non potevo spiarla, ero ridicolo.
Le dissi ‘ti amo’ col pensiero e mi diressi verso il taxi che mi stava aspettando.

*CHARLIE*

La cena passò in fretta, mamma e Diana erano state chiuse in una delle stanze dei ragazzi per più di un’ora a parlare, io e Blain avevamo paura che solo una delle due sarebbe uscita illesa, ma quando uscirono avevano un espressione serena e pacifica stampata sul volto.
Fu una cena davvero piacevole e con un clima caloroso.
Mi dimenticai per tutta la serata la mia tristezza e mi concentrai sulla gioia natalizia.

Feci foto all’albero di Natale, alla lieve neve bianca che corniciava il tetto, il cortile e i dintorni. In quel momento, quel posto mi sembrava il posto più bello sulla terra. Londra era fatta per essere addobbata a tema natalizio, decisi che le foto che avrei fatto nel corso della vacanza, le avrei mostrate al mio insegnante.
 
Come ogni Natale che si rispetti, ci furono regali.
Con mia grande sorpresa, ricevetti da parte di tutti dei soldi per prendere la patente, e se fossero avanzati, magari fare un viaggio quell’estate.
La persona che mi diede più soldi fu la zia, e ne rimasi sorpresa.
Blain, invece, ricevette un bracciale d’oro, sempre da parte della zia.
Anche lui fu molto sorpreso da quel regalo, immaginai che anche lui stesse pensando la stessa cosa che stavo pensando io, cioè che le era stato costato un sacco di soldi.
Dopo aver finito il giro dei regali, Diana attirò la mia attenzione e quella di Blain.
Ci porse una scatoletta nera, non impacchettata.
Quando Blain l’aprì rimase sorpreso.
Tirò fuori il contenuto e scoprii che era un orologio.
<< Era di Patrick. C’è un particolare che ho appena notato…>> disse Diana facendo un mezzo sorriso.
Blain lo guardò bene e si fermò su un particolare dietro il quadrante e sorrise.
Lo rigirò tra le dita e me lo porse.
Io lo presi curiosa di sapere che cosa aveva visto.
I cinturini erano neri, sbiaditi col passare del tempo, il quadrante, invece, era oro e in buone condizioni, le lancette affusolate erano ferme sulle 6.20.
Quando girai il quadrante per vedere che cosa aveva notato Blain, rimasi sorpresa.
Notai due lettere: ‘B’ e una ‘C’, scritte in corsivo, incise.
Rimasi sorpresa, non mi aspettavo di vedere l’iniziale del mio nome sull’orologio di mio padre.
La cosa mi fece piacere, e come poco prima Blain, sorrisi.
Porsi l’orologio a lui e gli dissi: << Tienilo tu. Manca più a te che a me…>>
Lui mi sorrise sincero e si avvicinò a me per darmi un bacio sulla guancia.
Andammo a dormire, eravamo tutti stanchi e distrutti, nonostante il Natale fosse piacevole, era estremamente pesante.

Il pomeriggio del giorno dopo arrivarono Meg e Johnny, la zia aveva insistito affinché venissero.
Blain era andato a prenderli in aeroporto, io, invece, ero rimasta a casa per preparare loro le stanze.
<< Amori miei!>> li accolsi gridando sulla soglia della porta di casa.
Li tirai dentro e li abbracciai fortissimo.
Vennero tutti quanti ad accoglierli, e dopo il solito rito del tè, riuscii a portarli nella mia camera.
<< Avete portato qualcosa di rosso per Capodanno?>> chiesi sedendomi sul letto.
<< Certamente. Delle mutandine.>> disse maliziosa Meg.
<< Si, calzini. Eccitante.>> rise Johnny. << Tu?>>
<< Della lingerie. L’ho comprata l’altro giorno a Londra, mamma e nonna mi hanno aiutata a scegliere.>> mi allungai verso il comodino dove giaceva un sacchetto e tirai fuori il completino.
<< Sexi.>> commentò Johnny ridendo.
Io arrossii, non ero mai stata una ragazza così sfacciata e sexi, come lo era Meg, io ero sempre stata quella ragazza un po’ timida su certi argomenti, preferivo non affrontarli per paura di restare in imbarazzo.
Ricacciai il completino dentro il sacchetto che nascosi sotto il letto quando sentimmo la nonna chiamarci per cena, decisi che fino a Capodanno non l’avrei più tirato fuori.
Blain era già a tavola, seduto al suo posto, mi stava tenendo libero il posto vicino a lui.
La cena fu ancora più divertente e chiassosa con l’ulteriore aggiunta di gente italiana.
Alcune volte Meggie faceva esclamazioni in italiano lasciando stupiti Diana e Blain che non capivano.
Finimmo tardi di mangiare, eravamo rimasti a tavola più a lungo del solito.
Diana e Blain andarono via quasi subito dopo aver finito di sparecchiare e di mettere in ordine la cucina, non avevano voluto fermarsi a dormire visto che si erano aggiunti Meg e Johnny, e loro, sostenevano, avrebbero creato solo più scompiglio.
Contrariati, li lasciammo andare.
Mi sentivo finalmente, dopo tanti mesi a piangermi addosso per la Sua perdita, abbastanza bene da non fare un sorriso finto.
Prima di andare a letto la zia mi chiamò dalla sua camera.
<< Si zia?>> chiesi entrando.
Sentii il suo profumo invadermi, vaniglia. Amavo quell’odore.
<< Vieni qua. Ti devo fare l’ultimo regalo.>> disse picchiettando con la mano sul suo letto matrimoniale, nel posto vuoto accanto al suo.
Andai, un po’ preoccupata per non so cosa.
Era una sensazione, qualcosa che m’infastidiva.
Una volta seduta comoda verso di lei, mi rivolse il suo sorriso, quello che solo lei sa fare.
<< Ti voglio regalare questa.>> aprì la mano, qualcosa di scintillante, d’oro e attorcigliato catturò la mia attenzione.
Una catenina con un ciondolo ovale apribile erano raggomitolati nella sua mano scheletrica, quella era la sua catenina d’oro con ciondolo ovale. I suoi occhi m’incitavano a prenderla, così feci.
<< Aprila, ho inciso una frase di recente.>> disse sorridente.
Dentro c’era scritto ‘Keep the Hope’.
<< Ti piace?>> chiese con la speranza negli occhi.
Annuii violentemente. Non capivo perché me la stesse regalando. << Si zia, ma…>> mi fermai.
<< E’ perché tu hai bisogno di qualcuno che ti faccia riprendere la speranza, spero che io e questo ciondolo te la facciamo riprendere almeno un pochino per vederti sorridere in modo normale.>> mi diede un buffetto sulla guancia.
<< Grazie!>> le lacrime di gioia stavano iniziando a scendere, l’abbracciai fortissimo e le diedi un bacio.
<< Prego nipotina mia, so che sarai di nuovo felice.>> disse stritolandomi, era incredibile di quanta forza era capace quella vecchietta.
Disse quella frase: “So che sarai di nuovo felice” come se lo sapesse per certo.
<< Lo spero tanto.>> dissi sospirando e chiudendo gli occhi.
<< Keep the Hope.>> ripeté. << Sempre. Ricordatelo. Me lo prometti?>>
<< Te lo prometto, zia. Ti voglio bene>> dissi sincera.
Lei strinse ancora di più l’abbraccio. << Anch’io te ne voglio. E ora fa’ un ultimo piacere alla tua zia.>>
L’ascoltai.
<< Va’ a prendermi un bicchiere d’acqua.>>
Le diedi un ultimo bacio e andai in cucina per riempirle un bicchiere.
Mentre mi avviavo mi misi la collanina.
Dovevo mantenere la speranza. Lo avrei fatto. Quel semplice regalo, quella semplice frase incisa su un semplice ciondolo aveva creato quella piccola speranza che avevo promesso alla zia di alimentare.
Riempii il bicchiere e mi avviai velocemente verso la camera della zia.
<< Ehi eccoti l’acqua.>> dissi sedendomi sul suo letto.
Non mi rispose.
<< Ti sei addormentata?>> risi.
L’accarezzai.
Stava facendo un bel sogno, sorrideva.
Le dissi ‘buonanotte’ all’orecchio, sapevo che aveva il sonno leggero, infatti mi stupii non vederla svegliare.
La guardai bene, il colorito era cambiato.
Le presi il polso per verificare.

*ZAYN*

- SEI ANDATO A SPIARLA?- gridò Niall al telefono.
- Si, quando ho saputo che tornava a Londra non ho resistito. Dovevo vederla. – confessai.
- Zayn stai esagerando. Non avrei dovuto mettere il vivavoce…- anche se Niall era in un altro stato e stavamo parlando al telefono, seppi che stava scuotendo la testa.
- E’ ancora più bella, sai? I suoi capelli, il suo viso… - mi persi per un secondo nel ricordo. – Ho anche intravisto i suoi occhi.
- E…?- m’incitò a continuare.
- Erano diversi, spenti…
- Lo so, Harry ha detto che sta uno schifo. Quando va da Meggie la va sempre a trovare.
- Lo so… devo fare qualcosa, non posso più starmene con le mani in mano.
- Senti, fa’ quello che vuoi, ora devo andare, ci vediamo domani per le prove del concerto di Capodanno, okay? Saluta tutta la tua famiglia.
- Okay, biondino, anche tu.
Riattaccai.
Ripensai di nuovo alla canzone del nuovo album.
Summer Love.
Immaginavo me e lei quando la cantavo.
Nessuno dei due voleva rimanere solo il ricordo di una bella estate, volevamo stare insieme anche una volta finita.
Ma non era andata come avremmo voluto, niente va come si vorrebbe.
Mi chiesi che cosa stesse facendo in quel momento.

*CHARLIE*

Erano corsi tutti sentendomi urlare come una disperata dalla camera della zia.
La accarezzavo ancora quando Johnny, dopo aver verificato, mi portò via. Mi lasciai trasportare, non avevo le forze per ribattere, anche se avrei voluto.
Aveva capito che stava per andarsene e mi aveva chiesto dell’acqua. Non voleva morire di fronte a me.
Come avrei fatto senza di lei?
Mi sdraiai sul mio letto e iniziai a piangere. Ora piangevano tutti.
Non sapevo cosa dire o che pensare.
Sapevo solo piangere e inzuppare il cuscino azzurro.
Non poteva capitare a me. Non potevo soffrire ancora così tanto per la perdita di un’altra persona cara.
Perché dopo la sofferenza passata in quei mesi per colpa Sua, doveva capitarmi questa cosa? Perché lei era morta? Era troppo buona e gentile per morire. Non c’era una spiegazione normale che mi potesse dare conforto.
Una vocina dentro di me, mi disse: In un prato fiorito, coglieresti un bel fiore colorato, pieno di petali, che ha vissuto una vita intera, o un fiorellino appena sbocciato con pochi petali?
La zia era il primo tipo di fiore, e io, ovviamente, avrei colto quello. Senza dubbio.
Ma la mancanza di quel bel fiore nell’enorme prato del mondo,  metteva parecchia tristezza e un senso di vuoto incolmabile.
Presi con rabbia il cuscino e lo scaraventai contro la finestra.
Sentii una mano sulla testa, che mi accarezzava.
Quando alzai lo sguardo vidi che era Blain, anche lui evidentemente era stato informato, aveva i suoi occhi azzurri gonfi e rossi a causa del pianto.
Quanto tempo era passato da quando era andata via? Da quanto tempo ero sdraiata su quel letto a piangere?
Non lo sapevo e nemmeno m’importava. Rivolevo solo la zia accanto a me in quel momento.
Mi sentivo la persona più infelice al mondo in quell’istante.
<< Vieni qui.>> disse Blain aprendo le braccia e sedendosi sul mio letto.
Mi ci tuffai dentro.
Sperai che col suo bellissimo accento inglese mi dicesse: << Ehi! It’s only a joke! Calm down!>> e che alla fine mi sorridesse.
Ma, sentii solo i suoi singhiozzi e le sue braccia strette intorno a me.
Quella notte nessuno dormì, passammo tutto il tempo nella camera mortuaria.
I più grandi stavano decidendo il giorno e l’ora del funerale, io non volevo entrarci in quelle cose, volevo solo rivivere quell’estate, il periodo più felice della mia vita.
Quando tornammo a casa erano ormai le quattro della mattina seguente. Ormai non c’era più l’atmosfera di prima, perché regnava in tutta la casa la consapevolezza che la zia non sarebbe più tornata.
Avevo sempre inteso il concetto di casa come le persone che abitano dentro l’edificio, che ti fanno sentire accolta e protetta, non come l’edificio in sé, ma in quel momento non c’era nulla là dentro che richiamasse in me quella sensazione.
Sdraiata, senza sonno, nel mio letto iniziai a pensare.
Lei sapeva che se ne stava andando.
Era una cosa abbastanza inquietante ma anche infinitamente triste.
Mi sentii sprofondare.
Non so come aveva fatto a saperlo, forse lo aveva sentito. Il tutto rimaneva un mistero.
Mi confortò il fatto che se ne fosse andata con il sorriso.
Avrei tanto voluto sapere che cosa stesse pensando in quel momento. Magari alla sua vita passata, quando era ancora giovane, oppure a una sua vecchia fiamma, all’Italia, a Blain… a me.
Mi sarebbe piaciuto davvero tanto.

La mattina seguente quando mi alzai per andare a mangiare, vidi mia mamma, Diana e la nonna che parlottavano indaffarate.
<< Che state facendo?>> chiesi cauta.
<< Stiamo organizzando il funerale.>> disse la nonna triste.
Io annuii. << Posso fare qualcosa?>>
Si girarono di scatto tutt’e tre, sorprese. << Davvero? Noi pensavamo che tu non volessi…>> disse la mamma.
<< Voglio, invece. La zia lo avrebbe fatto per me.>> abbassai gli occhi.
Mia madre mi abbracciò. << Brava amore.>>
<< Se vuoi ti puoi unire ai ragazzi, stanno informando i parenti e li stanno informando del funerale, puoi fare qualche chiamata, anche ai a quei vostri amici, se volete, infondo anche loro, se non mi sbaglio, si sono affezionati tanto a lei…>> disse Diana.
Guardai i miei amici e mio fratello in sala che parlavano al telefono sottovoce e con gli occhi gonfi.
Decisi che mi sarebbe andato bene, quello sarebbe stato il minimo.
Per il fatto dei ragazzi, si, li avrei invitati.
La zia aveva fatto molto per loro, e loro le avevano voluto bene.
Andai in sala e aspettai che Meg finisse di parlare con un parente.
<< Meg, puoi chiamare Harry e dirgli del funerale, digli di fare il passaparola con gli altri. Io chiamo Niall e faccio lo stesso.>> dissi una volta che lei ebbe finito.
Annuì e compose il numero di Harry, che ormai sapeva a memoria.
Io mi appartai e composi quello di Niall.
- Charlie! – gridò al mio orecchio.
- Ehi, ti disturbo? – chiesi cauta.
- Tu non disturbi mai. Dimmi tutto.
- Vedi, ieri sera, è successa una cosa… - la voce mi si ruppe in un singhiozzo.
- Charlie? Tutto bene?
- La zia è andata via… - fu tutto quello che riuscii a tentennare.
- In che senso? Partita? – sapevo che aveva capito in che senso la zia fosse andata via, ma sapevo anche che stava cercando un altro significato.
- No Niall, ora lei è un angelo.
Non ci fu risposta dall’altra parte del telefono, non sentivo nemmeno più i suoi respiri, e la cosa mi preoccupò. Pensavo che fosse svenuto.
- Niall…? Ci sei?
- Si, ci sono, scusa.- tirò su col naso. – Charlie, mi dispiace così tanto! Se possiamo fare qualcosa per te, noi ci siamo, sappilo.
- Grazie Niall. Volevo dirvi che dopodomani c’è il funerale alle tre, se siete in zona e ce la fate a venire…
- la mia voce era spenta e bassa, appena udibile.
- Siamo già in Inghilterra, io vengo.
- Grazie, è molto importante per me, sai?
- Immagino… lo dico agli altri. Ah, lo dico anche a Lui?
– Niall sapeva che non volevo sentire quel nome, non volevo che entrasse nella mia testa, non volevo che lui fosse presente più di quanto non lo fosse già.
- Si, ovviamente.
Ringraziai e riattaccai.
I due giorni successivi li passammo ad organizzare il funerale e a comprare le cose necessarie.
Sembrava che ogni minuto passasse a rallentatore.
Ma io mi facevo forza e cercavo di andare avanti.
Era difficile, ma dovevo farlo.

La chiesa era piena di gente, non vedevo traccia di loro, mi imposi di smetterla, sarebbero venuti quando gli sarebbe parso, io ero lì per mia zia.
La celebrazione fu lunga ma non molto pesante, quasi alla fine della celebrazione chiesi il permesso al parroco se potevo dire due parole sulla zia. Non avevo idea di cosa mi stesse passando per la testa, dovevo farlo, sentivo il bisogno di dire a tutti quanto speciale fosse stata la zia.
Salii sull’altare e mi diressi verso il microfono.
Guardai la gente senza soffermarmi su nessun viso in particolare, mi schiarii la gola e iniziai:
<< Il primo ricordo che ho di lei, seppur molto confuso, è di quando ero più piccola, mi aveva insegnato a fare il castello di sabbia in una spiaggia italiana, mi ricordo quel giorno come molto felice, io ero felice. Mi ricordo che avevo provato a fare quel castello di sabbia centinaia di volte, senza riuscirci, allora lei arrivò vicino a me e disse che ero una bambina molto tenace, e poi mi insegnò una filastrocca per non farlo crollare, e magicamente, non crollò.>> tirai su col naso e sorrisi al ricordo. << Quando, sei mesi fa mia madre mi spedì qui a Londra dalla zia, pensai che non c’era punizione peggiore non volevo andare da qualche altra parte che non fosse con i miei amici, non volevo stare da una persona che ricordavo a malapena, ma poi, col passare dei giorni, ricordai che lei era una persona stupenda, buona e adorabilmente svampita. Stette sempre con me quando andai all’ospedale, voleva che mi rimettessi al meglio, fu un colpo al cuore lasciarla quell’estate, mi sarebbe mancata moltissimo. L’ultima sera che mi parlò mi chiese di promettere una cosa: Keep the Hope. Manterrò sempre la speranza. Mi ha aiutata tantissimo in questo periodo, la sua presenza nella mia vita è stata fondamentale per me. Le voglio bene, le vorrò sempre bene, e le sono eternamente grata per quello che ha fatto per me e per tutti. >>
Mi asciugai le lacrime e mandai un bacio lassù nel cielo, da lei dove mi stava guardando.
Ci fu un applauso generale, quando scesi dall’altare Blain mi venne in contro e ci abbracciammo forte, come un fratello e una sorella.
Sapevo che da quando avevamo scoperto di avere lo stesso padre, lui aveva smesso automaticamente di provare qualcosa per me. E io ne fui sollevata, ora potevamo volerci bene normalmente.
Uscimmo tutti fuori dalla chiesa per vedere la macchina con dentro la bara andare via.
Fu in quel momento che li vidi.


Erano lì, erano venuti.
Non mi sarei mai aspettata di vederli davvero là.
Erano vestiti di nero, come tutti del resto, con uno smoking che stava alla perfezione a tutti e cinque.
Il mio sguardo e il suo s’incrociarono, ora aveva un ciuffo biondo che lo rendeva ancora più bello del solito.
Faceva male vederlo dopo tanti mesi. E in una situazione non molto bella. Anzi. Davvero pessima.
Vidi che tutti e cinque si avvicinavano a me, mia madre, Blain, Diana, Meg e Johnny.
Tremai vedendolo arrivare dritto verso di me. Blain mi circondò la spalla e mi rassicurò attraverso il suo abbraccio caloroso.
Piansi.
<< Ehi.>> mi disse piano. La sua voce era un colpo al cuore.


<< Ehi.>> dissi guardandolo.
<< Mi dispiace tanto.>> disse. Vedevo che anche lui era in difficoltà, non sapeva se stringermi la mano o abbracciarmi.
<< Anche a me.>> accettai il suo fazzoletto di stoffa e mi asciugai gli occhi.
<< Tienilo, tranquilla.>> mi fece il suo mezzo sorriso e io mi sciolsi ancora di più, quanto mi mancava.
<< Basta piangere, okay?>> mi prese il mento e mi costrinse a guardarlo, non poteva fare così, mi faceva ancora più male. << Lei sarà sempre con te.>>
Annuii.
<< Hai fatto un discorso bellissimo, Charlie, le vorremo tutti bene. Per sempre.>> mi strinse le braccia intorno e sentii le sue labbra leggere sulla mia testa.
Accettai il suo abbraccio e il suo quasi bacio, non potevo rifiutarli, sapevo che poi avrei subìto gli effetti collaterali di quei gesti, ovvero respiro affannato e irregolare, pressione al petto, sensazione di vuoto assoluto, ma nonostante questo, non mi staccai da lui, il suo abbraccio mi era mancato più dell’aria nei polmoni, mi sentivo bene tra le sue braccia.
Sentimmo tossire.
<< Charlie, ci sono anche gli altri che ti vorrebbero parlare.>> era Blain.
Lo guardai e annuii, asciugandomi le lacrime.
Mi staccai da Zayn e andai dal resto dei ragazzi.
A turno gli abbracci calorosi dei ragazzi mi riportarono ad avere come un minimo sapore di casa, e mi confortarono.
Amavo i loro abbracci e amavo stare con loro.
<< Ehi carotina, devi stare tranquilla, okay? Ci siamo qui noi!>> disse Liam abbracciandomi.
Risposi al suo abbraccio e cercai di tranquillizzarmi.
Sentivo lo sguardo di Zayn addosso, avrei voluto saltargli addosso per abbracciarlo e dargli il bacio che tanto avevo sperato di dargli in tutti quei mesi passati senza di lui.
Ma quel pizzico di orgoglio e la rabbia che ancora avevo m’impedivano di farlo.
<< Forse ora è meglio che andiamo, dobbiamo fare un sacco di prove per Capodanno.>> disse Louis.
NO! Non potete andare, mi sentirò di nuovo persa senza voi! No, no, vi prego.
Il mio sguardo era evidentemente allarmato.
<< Tranquilla carotina, ci vediamo presto.>> disse Louis stringendomi le mani.
Ci abbracciammo per l’ultima volta tutti quanti, anche io e lui, abbraccio che desideravo più di ogni altra cosa al mondo, e li vedemmo andare via in una macchina nera con i vetri oscurati.
Mi sentii di nuovo vuota.
Tornai a casa con i miei amici, nonna, mamma e Diana, invece, andarono a vedere il seppellimento, probabilmente, se avessi assistito avrei potuto vomitare e scoppiare a piangere contemporaneamente, cosa non molto piacevole.
Mentre mi toglievo il cappotto e i tacchi riflettei su cosa aveva detto Louis prima di andare via.
<< Meg, cosa voleva dire Lou prima con quella frase?>> chiesi.
Lei mi guardò per un attimo prima di realizzare che cosa intendessi. << Ah… boh… probabilmente verrà un week and con Harry da noi… sai com’è fatto quel ragazzo, spara tante minchiate. Lascia stare.>> disse togliendosi con fatica gli stivaletti.
Io la guardai bene, non mi stava dicendo tutta la verità, la conoscevo troppo a fondo, sapevo quando mentiva, e questo era un caso.
Lasciai perdere, in quel momento non volevo avere la testa occupata da ulteriori problemi, non volevo pensare a nulla, volevo solo scattare fotografie, inoltre quello era un buon modo per distrarmi dal dolore che mi stava assalendo, il dolore che conoscevo benissimo, quello che aveva scatenato Zayn abbracciandomi. La pressione al petto si stava facendo sentire, e il respiro accelerato mi aveva accompagnata tutto il viaggio dalla chiesa fino a casa, e in quel momento sembrava voler essermi nemico non mollandomi per un secondo.
Salii al piano superiore.
La camera con il balcone più grande e la vista migliore era in camera della zia, avrebbe fatto male rientrare lì, ma non m’importava, mi sarei tappata gli occhi e avrei raggiunto il balcone, non mi sarei voltata indietro per vedere la camera, avrei guardato solo avanti.
Feci una breve tappa in camera mia per prendere la macchina fotografica e andai di fronte alla porta della camera.
Charlie, sei sicura di volerlo fare?, era quella stupida vocina che parlava sempre nei momenti meno opportuni.
Si che lo voglio fare, e ora taci.,   la mia risposta così fredda e decisa mise a tacere quella voce fastidiosa.
Chiusi gli occhi, feci un respiro profondo d’incoraggiamento, aprii la porta e avanzai lentamente per paura che qualcosa intralciasse il mio cammino al buio.
Picchiai il ginocchio contro qualcosa, aprii un occhio per vedere se quel qualcosa era tutto intero e: si, il comodino con sopra una valanga di cose, era tutto integro.
Mi ricomposi e continuai il mio tragitto fino alla finestra.
L’aprii e il vento gelido mi sopraffò.
Appena guardai il panorama dal balcone mi sembrò di vedere tutto il mondo.
Era un insieme di bellezza e magia, Londra vista da lontano era un incanto.
Si vedevano gli alberi spogli e ricoperti di neve, l’unica strada innevata, il parco, anch’esso bianco.
Scattai per paura che quel momento non mi sarebbe più ricapitato.
Scattai a ogni cosa che mi scatenava delle emozioni positive, mi liberai, mi scaldai e mi spensierati.
Sapevo che se un giorno avessi smesso di fotografare non sarei mai più stata spensierata e distratta.
Stavo per fare un’altra foto quando sentii bussare al vetro della finestra.
Gridai per lo spavento. << Oh mio Dio! Chi è?>>
Mi voltai di scatto e vidi Johnny e Meg appiccicati al vetro che sorridevano.
Aprirono la finestra ed uscirono con me.
<< Mamma mia Charlie, ma si muore di freddo qui! come fai ad avere un misero vestitino?!>> chiese Meg apparentemente sconvolta.
<< Non ho freddo, sono troppo concentrata in altro.>> scattai una foto a una Meg tremolante e col naso rosso.
<< Ti abbiamo disturbata? Blain se n’è andato e noi non sapevamo che fare…>> chiese Johnny.
<< No, tranquillo, stavo per rientrare. Ho finito i soggetti da fotografare.>> sorrisi.
<< Dai, allora entriamo.>> mi mise una mano sulla schiena e mi spinse dentro.
Chiusi gli occhi anche quella volta, solo il suo profumo nell’aria mi faceva venir da piangere.
Andammo in salotto e ci sedemmo sul divano.
<< Che facciamo a Capodanno?>> chiesi, volevo distrarmi da tutto quello che stava succedendo, non avrei sopportato tutto quel dolore un giorno di più.
<< Boh, non ne ho la più pallida idea…>> disse Meg.
Cercai di trovare qualche cosa da fare spremendo le meningi, avrei osato fare di tutto in quel momento. << Potremmo andare in Italia a Rimini o Riccione, ci portiamo dietro Blain, infondo lì c’è sempre un sacco di movimento, ci possiamo fermare a casa di Johnny lì…>>m’interruppi vedendo gli sguardi dei miei amici.
<< I biglietti costeranno un occhio della testa in questo periodo, lo sai vero? E poi mia madre non mi lascerà mai la casa.>> disse bruscamente Johnny.
<< Grazie Jay!>> lo guardai male, innervosita dal fatto che avesse smontato così bruscamente la mia idea.
<< Senti carotina, ma se restassimo qua? Ci troveremo qualcosa da fare o andiamo in centro per mischiarci alla baldoria, ti va?>> chiese cauta Meg.
Sospirai. << Come volete. Di certo da sola a Riccione non vado, quindi, rimaniamo qui.>> guardai altrove. Ma come facevano ad aver voglia di rimanere lì? In quel clima di tensione e tristezza? Era diventato tutto irrespirabile dalla morte della zia, stavo soffocando, e nessuno sembrava volermi dare dell’ossigeno per scampare alla morte.
Le altre tornarono a casa tardi, dissero che si erano fermate dal notaio per sapere cosa fare della casa.
<< Ha detto che non essendoci un testamento, tutto va ai suoi parenti più prossimi.>> disse Diana a cena. << Quindi a Charlie e Blain.>>
Io e lui ci guardammo. << Quindi?>> chiese lui.
<< Quindi vi dividete la casa e il resto dei beni materiali.>> spiegò la nonna.
Rimasi a bocca aperta, quindi quella casa e tutti i beni là dentro, erano miei e di Blain.
<< Wow.>> fu tutto quello che riuscii a dire per esprimere il mio stupore.
<< Già, wow.>> mi imitò Blain.
Non sapevo più che dire, ero stata presa in contropiede.
<< Be’, puoi venire a vivere qui ora!>> mi disse Johnny eccitato, sapevo che lo stava facendo per sdrammatizzare la situazione, ma le occhiatacce che gli rivolsero mia madre e mia nonna non lo aiutarono.
La cena finì immediatamente, dopo aver sparecchiato il mio posto, trascinai Blain in salotto, dovevamo parlare su cosa avremmo dovuto fare.
<< Be’, potremmo provare a vivere qui insieme…>> propose lui.
Soppesai un pochino su quell’idea, mi piaceva infondo. << Potremmo, ma devo finire la scuola prima. E anche tu!>> feci notare.
Blain sbuffò e si morse il labbro inferiore. << Potrei vivere qua io, e poi tu puoi venire tutte le volte che vuoi.>> mi guardò come per chiedere conferma.
Ci poteva stare, insomma, per il momento non avevo intenzione di lasciare lo studio, avrei fatto gli esami, e dopo un piccolo viaggetto, avrei potuto trasferirmi lì. << Va bene, abbiamo alternative?>>
<< Non penso.>> Blain sospirò e mi sorrise.
Ero felice di andare a vivere con lui dopo l’estate, inoltre quella di vivere a Londra era una buona occasione per cercare di fare carriera lì come fotografa.
<< Io mi trasferisco qui subito. Voglio provare a rendermi indipendente.>> aveva l’aria decisa, ma sapevo che dopo che noi se ne sarebbe andato, sarebbe resistito due giorni da solo, oppure Diana si sarebbe presa la briga di portargli da mangiare tutte le sere.
Scossi la testa rassegnata e abbozzai un mezzo sorriso.
Però , non sarebbe stata la stessa cosa vivere in quella casa senza la zia, sarebbe cambiata tutta l’atmosfera, un po’ magica e un po’ misteriosa, che era caratteristica di quell’abitazione.
Io e lui ci guardammo capendo che avevamo avuto lo stesso pensiero. Gli buttai le braccia al collo, d’istinto.
<< Andrà tutto per il meglio sorellina, okay?>> mi tranquillizzò.
Non sapevo se sarebbe andato davvero per il meglio tutto quanto, ma dovevo mantenere viva la speranza.
<< Si, lo spero…>>
Ancora abbracciati ci sedemmo sul divano e accendemmo la televisione in cerca di qualche distrazione.
Blain trovò un quiz televisivo, ero troppo stanca mentalmente per seguirlo davvero, sentivo tutta la tristezza di quei mesi e di quei giorni, era stancante essere tristi, mi lasciai andare completamente a me stessa.
Chiusi gli occhi e ispirai profondamente per stabilizzare il respiro che si era fatto sempre più irregolare da quando Zayn mi aveva abbracciata, cercai di scacciare via anche la pressione dal petto, che piano piano si stava facendo sempre più pesante.
La mia testa era un groviglio di pensieri indisciplinati a cui non riuscivo imporre la mia autorità per fargli smettere di fare tutto quel casino.
Ma a furia di sforzarmi, la stanchezza diventava anche fisica e non riuscii più a fare un ragionamento sensato nella mia testa.
Così mi addormentai sulla spalla di Blain e vissi di nuovo l’abbraccio di Zayn, caloroso e desiderato, e il suo ciuffo biondo che lo faceva diventare ancora più sexi.

<< Oddio Jay aiutami!>> lo scatolone di Blain era pesantissimo, stavamo scaricando la sua roba dalla macchina. Non avrei mai immaginato che un ragazzo avrebbe potuto possedere tanta roba. Non finivamo più di scaricare scatoloni e roba varia.
Appena Johnny mi vide in difficoltà, scoppiò a ridere.
<< Smettila di ridere e vieni a darmi una mano, deficiente!>> lo sforzo mi toglieva il respiro.
Lui schizzò da me ancora ridente e mi tolse con facilità lo scatolone dalle braccia.
<< Forse è meglio che porti quel quadro. Ce la fai?>> rise.
Io lo guardai in cagnesco. << Forse è meglio se la smetti di prendermi per il culo.>>
<< Se no?>> mi provocò. Tra me e Johnny c’era sempre stato un rapporto d’amore e odio, più amore che odio, ma spesso ci capitava di imbatterci in piccoli battibecchi stupidi interrotti subito da uno scoppio di risa o dall’arrivo di Meggie.
<< Se no, ti mordo il tuo bel nasino.>> dissi sventolandogli il dito davanti alla faccia.
Lui rise e si voltò per entrare in casa.
<< E per la cronaca, non sono così debole, è che là dentro c’era un mucchio di roba!>> gli urlai dietro.
<< Ovvio!>> sempre di schiena, Johnny alzò il pollice all’insù e sentii la sua risata sinceramente divertita.
Scocciata, andai a prendere il quadro, qualcuno, comunque, avrebbe dovuto portarlo su, così approfittai e lo portai io.
Mentre salivo le scale diretta in camera di Blain, marcai i passi per far notare che ero seccata.
<< Dai carrots, non fare così! Sai che ti vogliamo bene!>> disse Johnny tra le scale.
Io imitai la sua voce alzandola di un’ottava.
<< Sei antipatica, lo sai? Ma ti amo.>> rise e mi diede un bacio.
Risi divertita, sembravamo dei bambini, infondo lo eravamo, non eravamo mai cresciuti del tutto su certe cose.
Ci mettemmo un’altra mezz’ora per finire di portare gli scatoloni, la schiena mi si stava spezzando.
Non ci muovemmo per tutto il giorno, avremmo voluto andare in centro a Londra, ma con la neve e la pioggia che stava iniziando a scendere, la voglia ci passò immediatamente, così optammo per un film e una cioccolata.
Non capii nulla del film, e non mi sforzai nemmeno di capirlo non avevo voglia, ma a giudicare dalle facce di Johnny e Meggie distrutte dal pianto e quella affranta di Blain, non doveva essere un film divertente.
Il giorno dopo mi svegliai tardi, quando andai in cucina per fare colazione la nonna mi disse che i ragazzi erano andati in centro a fare qualche commissione, che mi avevano aspettata per un po’, ma poi se n’erano andati, non volevano svegliarmi.
Ci rimasi male, volevo andare anch’io a Londra, volevo uscire da quella casa. Lasciai perdere, infondo avevo dormito bene, non avrei gradito essere svegliata.
Dopo un paio do’ore, quasi all’ora di pranzo, mi arrivò un messaggio da Meggie:
- Ehi baby, non torniamo per pranzo, siamo ancora in alto mare con delle commissioni, ti passiamo a prendere?
- No, stai tranquilla, mi farò un giro per conto mio. Che commissioni dovete fare?
- Nulla di importante, Johnny doveva fare delle cose… non ho capito. Torniamo nel pomeriggio, kiss.

Sospirai.
Sarei stata da sola quel pomeriggio, non avevo voglia di vedere ancora film, non mi piaceva stare seduta di fronte a uno schermo a fare nulla, preferivo muovermi e andare all’aria aperta.
Mi venne in mente che avrei potuto leggere un libro nella piccola biblioteca personale della zia vicino al salotto.
Aprii la stanzetta e fui invasa dall’odore dei libri.
Amavo leggere, mi piaceva immergermi in situazioni immaginarie e in parte create dalla mia mente.
Cercai un libro la cui trama mi potesse ispirare, avevo già intenzione di andare in veranda con una coperta e della cioccolata calda, cercai qualche libro adatto, ma appena iniziai la mia ricerca, la voglia mi passò immediatamente, i titoli di quei libri non mi ispiravano e mi accorsi, che in quel momento, non avevo voglia di leggere.
Guardai il tempo fuori, aveva smesso di piovere, ma la neve non si era sciolta, avevo l’impressione che a breve, avrebbe ripreso a nevicare.
Pensai un po’ su cosa avrei potuto fare, e decisi che quattro passi fino al locale di Peter, non mi avrebbero fatto male.
Avrei portato la mia Canon dietro, così al ritorno mi sarei fermata lì per fare qualche fotografia alla distesa di neve che aveva preso il posto del prato.
Presi la mia macchina fotografica, mi vestii a strati e avvisai che sarei uscita.
M’incamminai.
Diamine faceva proprio freddo! Mi coprii il volto con la sciarpa fino a lasciar scoperti solo gli occhi.
Quando entrai nel locale una folata di aria piacevolmente calda m’assalii. Vidi Peter alla cassa, Lizzy che volava tra i tavoli, non aveva più la gonna estiva, ma per fortuna dei normali jeans, e Danny, come al solito, dietro al bancone che faceva tè caldi, caffè e cioccolate calde a raffica.
Nessuno si accorse di me, o mi riconobbe, così approfittai e andai a sedermi in un tavolino qualunque.
<< Cosa ordina?>> Lizzy mi si avvicinò, non si preoccupò di guardarmi bene, aveva fare frettoloso e non aveva voglia di perdere tempo.
<< Ehm… una cioccolata e un bel bacio.>> soffocai le risa.
Gli occhi di Lizzy si spalancarono. << Un cosa?>>
Scoprii la faccia e mi aprii in un sorriso. << Un bacio. Posso averlo?>>
<< Charlie!>> anche lei, come me, si aprii in un sorriso enorme.
Mi alzai a l’abbracciai.
<< Come stai dolcezza?>> mi disse stringendomi tra le braccia.
<< Meglio di quando ci siamo viste l’ultima volta!>> risi.
Lei mi diede un bacio e mi trascinò da Danny e Peter.
<< Oddio non ci posso credere! Charlie!>> Peter si scagliò su di me e mi abbracciò. << Quando sei arrivata? Come stai? Meggie? Dov’è Meggie?>>
<< Ehi calma! Vi dico tutto, avete cinque minuti per me?>> chiesi.
<< Per te tutto!>> disse Lizzy.
Ci sedemmo in un tavolino e gli raccontai di quando ero arrivata, della zia e di Meggie che era sparita tutto il giorno.
<< Wow, mi dispiace per tua zia…>> disse Danny.
Feci spallucce. << Anche a me, ma è sempre qui.>> mi indicai il cuore.
<< Ehi, e invece con Zayn? Come va?>> chiese Peter. << E’ ancora romantico come sempre?>>
Io abbassai lo sguardo, la pressione al petto tornò. << Be’, non lo so… io e lui ci siamo lasciati.>>
<< Cosa?! Ma stavate benissimo insieme! Perché lo avete fatto?>> quasi gridò Liz.
<< E’ una storia lunga, e troppo dolorosa, l’ho rivisto al funerale della zia dopo mesi che non ci vedevamo, è stato… strano…>> dissi ricordando sia il disagio che poi, subito dopo, l’amore incondizionato.
Loro annuirono comprensivi. Notai che fra Liz e Danny andava a gonfie vele, si continuavano a lanciare sguardi teneri e carichi d’amore.
Passai lì, poco più di mezz’ora, c’era troppa gente che non amava essere ignorata, promisi che ci saremmo rivisti, salutai tutti e tre calorosamente e mi avviai per il parco.
Era strano ritornare lì, l’ultimo ricordo che avevo era di un prato verde e soleggiato, invece l’ambientazione che mi apparve fu del tutto diversa, il colore che saltava più all’occhio era il bianco luminoso della neve, si rifletteva anche nell’atmosfera creando un colore grigio perlato e una luce incredibile.
Mi inginocchiai nello stesso punto dove mesi prima io e Zayn ci eravamo sdraiati, e scattai.
Avevo molti più soggetti da immortalare lì, che dal balcone della camera della zia.
Stavo scattando, concentrata nel mio lavoro.
Un albero carico di neve, scatto in bianco e nero; la distesa di neve macchiata solo dalle zampette di un coniglietto, scatto normale; gli alberi, le panchine e qualche pupazzo di neve mezzo sciolto, scatto color seppia.
Sentivo delle voci in lontananza, una spiccava più di tutte e diceva: << E’ lei. L’ho vista bene, si. Andiamo a salutarla.>>
Non ci feci caso, non pensai minimamente che potessero parlare di me, non mi soffermai più di tanto, e continuai a scattare.
<< CHARLIEEEEEEEEEE!>> sentii gridare.
Era la stessa voce di poco prima.
Mi girai di scatto per vedere chi mi stava chiamando.
Una figura ancora indistinta si stava avvicinando a me correndo, non riconobbi subito chi fosse, ma appena i contorni si fecero un po’ più nitidi, capii subito. Non ci potevo credere! La mia bambina era lì di fronte a me e mi stava correndo incontro!
<< Safaa!>> allargai le braccia e accolsi la bambina. << Come stai piccola?>>
Era strano riaverla tra le braccia dopo mesi e mesi che non la vedevo, mi era mancata.
Alzai la testa per vedere con chi era venuta, ma nessuno catturò la mia attenzione, anche perché non ci feci molto caso, non volevo farci molto caso.
<< Benissimo! Mi sei mancata tanto! Ho chiesto a Zayn di te, ma lui dice che non siete più amici come prima.>> mi guardò negli occhi, aveva gli stessi occhi stupendi del fratello. << E’ vero Charlie? Non siete più amici come prima?>>
<< No ma ci vogliamo ancora tanto bene e…>> tentai di dire.
<< Safaa! Non scappare più così! Non ho voglia di rincorrerti per tutto il parco!>> era lui, col fiatone. La sua voce mi era arrivata di nuovo diritta al cuore. Chiusi gli occhi e cercai di ricacciare dentro le lacrime che stavano per uscire. << Oh… ciao…>>
Non si aspettava di trovarmi là, nemmeno io mi aspettavo di incontrarli, abitavano lontano.
<< Ciao.>> lo guardai, sentii una lacrima scendermi lungo la guancia.
Ma perché mi faceva quell’effetto quel brunetto? Non volevo piangere come una stupida di fronte a lui.
Mi asciugai velocemente la lacrima e lo guardai dritto negli occhi. << Che ci fate qui?>> chiesi.
<< A Safaa è piaciuto un sacco questo parco quella volta che ci siamo venuti così ogni volta che sono a casa la porto qui.>> spiegò Zayn.
Annuii comprensiva.
<< Zayn! Mi aiuti a fare un pupazzo di neve?>> chiese Safaa staccandosi da me.
<< Inizia a farlo tu, tesoro, io arrivo subito.>> rispose lui con dolcezza.
<< Charlie vieni anche tu?>> i suoi occhi brillavano di speranza.
<< Penso di no, ora vado a casa.>> dissi.
Sentii lo sguardo di Zayn volare su di me. << No ti prego, resta.>>
Lo guardai, e sospirando annuii.
Non riuscii a resistere al suono di quelle parole.
Safaa saltellò dall’eccitazione e andò a correre nella neve.
Io la guardai incantata dalla sua voglia di fare.
Pensai che questo momento avrebbe dovuto rimanere impresso, le scattai una foto mentre saltava.
Sorrisi, il soggetto era bellissimo.
<< Parliamo?>> chiese lui.
Io lo guardai, mi era mancato non vedere i suoi occhi stupendi costantemente. << Okay, di cosa?>>
<< Di quello che è successo, non mi hai mai dato la possibilità di chiarire.>>
Chiusi gli occhi, perché avrei dovuto? Questa conversazione non avrebbe portato a nulla, avrebbe fatto solo tanto male. << Non c’è nulla da chiarire Zayn, quello che hai fatto è stato già abbastanza chiaro.>>
<< No! Senti, lo sai benissimo che io non avrei voluto baciarla. È stata lei! E io avevo bevuto un po’ troppo. Pensi che l’avrei fatto veramente se fossi stato pienamente conscio dei miei gesti?>>
Perché mi voleva ferire così? Lo guardai, sapevo che era uno sguardo pieno di lacrime e dolore.
Vidi formarsi, anche nei suoi occhi, le lacrime.
<< Sei il mio rimpianto più grande, Charlie. Volevo fare qualcosa in questi mesi, volevo bussare alla tua porta e supplicarti, anche in ginocchio se fosse stato necessario. Ma, da quanto mi diceva Harry, stavi male, e io non volevo peggiorare la situazione facendoti un apparizione senza preavviso, magari venendo da te per niente.>> mi guardò.
<< Perché mi stai dicendo tutto questo, Zayn?>> trattenevo le lacrime, non dovevo piangere, non davanti a lui.
<< Per farti capire che ti amo ancora.>> mi prese le mani e me le strinse. << Charlie, per favore, dammi un’altra possibilità.>>
I suoi occhi erano pieni zeppi di lacrime, lui non si sarebbe trattenuto, facendo così avrebbe fatto piangere anche me.
Chiusi gli occhi per non vedere.
Mi stava chiedendo un’altra possibilità, faceva male sentirgli dire quelle parole, avrei voluto gridargli in faccia un ‘si’, baciarlo e stare insieme ancora per molto.
Aprii gli occhi. << Devo andare, scusami. Salutami Safaa.>>
Mi voltai per non vedere la sua reazione, avrebbe fatto troppo male anche quella, presi il sentierino per tornare a casa.
Si era alzato un freddo gelido, mi sfregava il volto e faceva bruciare gli occhi, e questo non aiutava a trattenere il pianto.
Dopo essermi assicurata di esser uscita dalla sua visuale, scoppiai. Stavano emergendo tutte le emozioni fino a quel momento represse.
Non potevo dargli una seconda chance, mi aveva tradita, come poteva pretendere che lo perdonassi? Aveva baciato un’altra persona, altre labbra che non fossero le mie, e faceva male.
Avrei voluto essere il suo ultimo bacio.
Dovevo andare via da quel posto, da quella città a da quello stato.
Era un posto che faceva troppo male.
Per quanto amassi ancora Zayn e per quanto desiderassi con tutte le mie forze stare con lui, non volevo.
Fuggire.
Questa parola mi ronzava in testa, incessantemente, voleva infastidirmi a tal punto di scatenare in me qualche reazione.
E ci stava riuscendo, volevo assolutamente andare via da qual posto.
Cominciai a correre per andare a casa, stavo cercando di ricordare dove avessi messo la valigia, sotto al letto o nell’armadio? No, probabilmente è ancora sulla scrivania.
Non riuscivo a pensare bene, la matassa nella mia testa si stava facendo più grande e aggrovigliata che mai.
Entrai nel vialetto di casa, non feci caso alla nonna che era in giardino, entrai di fretta in casa e corsi sulle scale rischiando, come sempre, di cadere.
Mi fermai per prendere fiato, ero in salvo per il momento, dovevo solo fare la valigia e mi sarei calmata ancora di più.
Entrai in camera mia frettolosamente facendo chiasso.
Mi guardai intorno. Dio c’era una confusione pazzesca in quella camera!
Lascia perdere il disordine e cercai la mia valigia.
Non era né sotto il letto né dentro l’armadio.
Mi guardai intorno. Cosa stavo facendo? Mi sedetti per terra stanca ed esausta di tutto quello. Le parole di Zayn non potevano ridurmi in quel modo. Lui non aveva alcun diritto di ridurmi così.
Mi alzai. La mia decisione di andare via da quel posto, però, non era cambiata.
Mi attorcigliava ancora il cuore vedere il corridoio di casa ricordando l’estate finita, con lui che girava per casa e ricordare che tra quelle mura avevo passato i giorni più felici della mia vita.
La valigia era tra l’armadio e il muro, me ne ricordai improvvisamente.
Presi lo slancio e mi affrettai verso di essa inciampando su dei jeans e cadendo, mi rialzai e continuai decisa.
L’aprii, dentro c’era ancora qualche vestito, meglio, avrei fatto più in fretta a riempirla.
Presi tutto quello che mi capitò sotto mano e lo schiaffai dentro la valigia senza preoccuparmi di piegarli.
I singhiozzi non aiutavano di certo, mi rallentavano, mi facevano mancare il respiro e le lacrime mi appannavano gli occhi.
Non sentii nessuno entrare in stanza, ero troppo presa ad accartocciare i vestiti nella valigia nera.
<< Ehi, ehi! Ferma Charlie! Che stai facendo? Fermati!>> la mano di Johnny mi afferrò la spalla e mi fece voltare verso di lui interrompendomi.
<< Devo finire la valigia!>> singhiozzai.
Mi voltai di scatto, facendomi un male tremendo alla spalla ancora sotto pressione di Johnny, e cercai di continuare il mio lavoro.
<< NO!>> gridò lui togliendomi dalle mani un paio di jeans e qualche maglietta accartocciata. << Perché??>>
<< Non posso più stare qui Jay, non posso!>> ripresi dalle sue mani le mie cose e le cacciai in valigia.
Bene, i vestiti erano a posto, mancava lo spazzolino e la mia spazzola per capelli chiusi la valigia e mi avviai per il bagno, ma ancora una volta, la mano di Johnny mi fermò.
<< CHE VUOI?>> gridai disperata.
<< Voglio sapere che ti prende, Charlie!>> disse stringendomi la braccia e costringendomi a guardarlo.
Ogni secondo che passavo là, ferma, facendo niente, sapevo che mi avrei alimentato la mia ansia nel partire, doveva lasciarmi andare.
<< E’ sempre lui! È sempre colpa sua! Devo andare via!>> gli gridai in faccia con le lacrime che mi bagnavano la bocca.
Sentii la presa sulle mie braccia farsi un po’ meno stretta, aveva capito di chi parlavo.
<< Che cosa vuole ora?>> sussurrava, il suo sguardo era duro, sapevo che cosa voleva dire quello sguardo, l’avevo visto miliardi di volte, lo usava sempre quando qualche compagno lo prendeva in giro per essere gay, era arrabbiato e stufo.
In quel momento, sapevo, avrebbe potuto spaccare qualsiasi cosa.
Mi sedetti sul letto, feci un bel respiro.
Avrei dovuto farlo prima, mi calmai, l’impulsività aveva preso il sopravvento senza lasciarmi ragionare per bene, era stupido fuggire, anche se avessi cambiato continente i problemi mi avrebbero seguita.
La matassa si sciolse un po’, la mia mente iniziò a ragionare un po’ più lucidamente, con più senso.
<< Be’? Ti ho fatto una domanda. Rispondi.>> ora quello che non ragionava lucidamente era Johnny, si sedette di fronte a me.
Feci un altro respiro e gli raccontai, da Safaa all’apparizione di Zayn e dalle sue parole fino a quando ero scappata come un coniglio.
Chiuse gli occhi per il nervoso, vidi la sua mascella irrigidirsi.
<< Gli vado a dire due parole io. Sono stanco di vederti così.>> fece per alzarsi ma io lo bloccai.
<< No, lascia stare, ormai sarà lontano, sarebbe stupido rincorrerlo. E poi non voglio che voi facciate nulla, sarebbe inutile.>> dissi sospirando.
Lui mi abbracciò, mi strinse forte, come faceva poche volte, e io feci lo stesso, mi piaceva essere abbracciata da lui, mi trasmetteva sicurezza.
<< Carotina, io ci sarò sempre, se vuoi che ti faccia da bodyguard, be’, io sarei felice di accontentarti. Okay?>> mi sussurrò all’orecchio.
Io annuii, lo sapevo, lo aveva già fatto in passato anche se con mio grande disappunto, non avevo intenzione di assumerlo per quel ruolo, ma mi faceva piacere sentirlo dire da lui. << Ti voglio bene Jay!>>
Lui mi strinse. << Anche io carotina.>> mi diede un bacio e mollò la presa.
<< Dove sono gli altri?>> chiesi.
<< Giù in salotto, ti stavamo aspettando, poi ti abbiamo vista entrare in casa, sembravi una pazza disperata.>> rise. << Davvero!>>
Io lo guardai ridere, incantata dalla sua bellezza.
<< Poi abbiamo sentito dei rumori e sono corso da te.>> concluse.
Abbassai lo sguardo, conoscendo il seguito.
<< Hai ancora intenzione di partire?>> mi strinse le mani, cercando di incoraggiare una risposta negativa.
<< Si Jay, non riesco a stare qui.>> un’altra lacrima bagnò il mio volto.
Lo sentii sospirare. << Senti, facciamo una cosa. Parti dopo Capodanno, i costi per i biglietti dell’aereo saranno alle stelle, non ti conviene. Poi costringeresti tutti quanti a ritornare con te, e per me non c’è problema, ma pensa a Meggie, questi sono gli unici giorni dove può vedere Harry, oggi siamo stati con lui, dovevi vedere Meg com’era felice!>>
Non mi ero resa conto di quei particolari, ero stata troppo impulsivamente egocentrica per accorgermene.
<< Va bene, ma subito dopo ce ne andiamo, per favore Jay!>> lo guardai supplichevole.
<< Va bene carotina, va bene…>> mi abbracciò un ultima volta e poi si alzò per raggiungere gli altri giù in salotto.
Non pensavo fosse così tardi, il tempo era passato veloce, non avevo fame, mi si era chiuso automaticamente lo stomaco.
Mia mamma, però, venne a chiamarmi per la cena.
<< No, non ho fame, ho sonno, penso che andrò a letto…>> dissi cercando il pigiama.
Lei zitta, si avvicinò a me. << Tutto bene amore?>>
Io la guardai e feci spallucce. << Più o meno…>>
Mi abbracciò e mi diede un bacio sulla testa.
Con semplici gesti mia madre mi aiutava molto, mi confortava e mi faceva stare un po’ meglio. Altre volte ci volevano lunghi e contorti discorsi per rincuorarmi.
La vidi uscire dalla stanza, io una volta trovato, il pigiama me lo misi e entrai nel mio lettuccio caldo.
Non avevo veramente sonno, era un modo per sviare la cena, non mi avrebbe disturbato nessuno così, volevo stare un po’ da sola a pensare lucidamente, non come dopo la conversazione con Zayn, ero fuori di me.
Presi il libro che avevo portato dall’Italia e iniziai a leggerlo, era un libro della saga di Twilight, avevo letto quei libri centinaia di volte, ma non mi stancavo mai.
Dopo una ventina di pagine, il sonno iniziò a farsi sentire per davvero, chiusi il libro e la luce, il sonno peggiorò e in un batter d’occhio mi ritrovai a fantasticare nel mondo degli unicorni rosa volanti e marshmallow per nuvole.

Mi svegliai tardi, come sempre.
Le emozioni del giorno prima si erano leggermente affievolite, e questo mi aiutò ad affrontare meglio il risveglio.
Scesi al piano di sotto a far colazione, sta volta, i miei amici erano in cucina che stavano mangiando e chiacchierando normalmente, non erano andati da nessuna parte senza di me.
<< Ehi Charlie!>> Meg si alzò e mi sorrise quando mi vide entrare nella stanza.
Io l’abbracciai.
Non ci eravamo viste per nulla il giorno prima, mi era mancata.
Mi porse la mia solita tazza di caffè e latte con i miei biscotti preferiti e tornò alla sua colazione.
<< Jay ci ha detto di ieri sera.>>
Quella sua affermazione mi fece bloccare, me lo aspettavo, si, ma avrebbe potuto scegliere un momento diverso per dirmelo.
<< Ti senti meglio?>> Blain mi prese la mano.
Io annuii. << Non voglio parlare di questo, ora. Voglio solo fare la mia colazione in santa pace.>>
Lo capirono, comprensivi, mi sentivo particolarmente acida in quel momento, sapevo che loro volevano solo cercare di capire come mi sentivo per aiutarmi, ma io non volevo essere aiutata. Non volevo che toccassero quell’argomento. Volevo solo distrarmi per non sentirmi più così.
<< Che facciamo oggi?>> chiese Johnny, forse capendo.
<< Io studio, vorrei ricordare che dopo le vacanze abbiamo la simulazione della maturità.>> finii di bere il mio caffè latte e misi la tazza nel lavandino.
Sentii Meg sbuffare. << Ha ragione lei, non abbiamo fatto nulla in questi giorni. Però stasera, ovvero Capodanno, usciamo!>>
Io la guardai strana. << Dove andiamo?>>
<< Be’, sorpresa.>> disse Blain sorridente.
Io li guardai tutti e tre male. Odiavo le sorprese. Odiavo chi faceva il misterioso. Odiavo ciò che non potevo sapere.
<< Stai tranquilla, ti piacerà!>> disse Johnny.
Io annuii. Non ci sarebbe stata nessuna chance di svelarmi il luogo dove avremmo trascorso Capodanno. Ardevo dalla voglia di saperlo.
Andammo ognuno nelle proprie camere per prendere i libri di scuola, anche Blain doveva studiare, era nella nostra stessa situazione.
Ci ritrovammo tutti e quattro in salotto con un malloppo di libri tra le braccia.
<< Come mai mi è improvvisamente venuta voglia di andare a bere una cioccolata da Pete?>> chiese Meg retoricamente.
Risi. << Anche io, ma sai… il lavoro duro ci aspetta.>> dissi picchiettando con la mano sui libri.
Ci sedemmo a cerchio intorno al tavolino e iniziammo a studiare filosofia, due capitoli interi.
Blain ci ascoltava studiare in italiano filosofia, la sua espressione era confusa, come stesse ascoltando la conversazione tra due arabi.
<< Dovresti studiare anche tu.>> dissi.
<< Si ma sono troppo preso a cercare di capire parole che non comprendo.>> disse assorto.
Io sorrisi. << Lo sai che prima o poi dovrai imparare l’italiano?>>
Lui mi guardò come per dire ‘stai scherzando, vero?’. << Non se ne parla, è troppo difficile!>>
Risi genuinamente. << Vabbeh, come vuoi. Ma sappi che visto che hai una sorella italiana, lo dovrai imparare. A costo di pagarti i corsi.>>
Lui scosse la testa e andò sul divano per studiare le sue materie inglesi.
Studiammo tutta la mattina, pranzammo e tornammo a studiare.
Nel tardo pomeriggio ci fermammo.
<< Oddio vi prego basta. Il mio cervello è pieni di informazioni, mi sta scoppiando la testa!>> mi rannicchiai su me stessa e mi tenni tra le mani la testa che mi stava facendo un male assurdo.
Con un sospiro Meg e Johnny chiusero contemporaneamente i libri.
<< Questo è tutto quello che abbiamo fatto oggi.>> Johnny indicò una pila di libri, da filosofia a spagnolo, da latino a scienze.
Io spalancai gli occhi. << Nah… è troppo.>> scossi la testa.
<< Ehi, fermi tutti. Non lo rifaremo mai più, vero? Io non posso sopportare un altro giorno come questo, mi stanno uscendo le regole di latino e le frasi in spagnolo dalle orecchie.>> Meg sembrava sinceramente preoccupata.
<< Tranquilla, se a Charlie viene un’altra volta in mente un’idea del genere, la soffoco.>> Blain chiuse il suo libro di francese e ci raggiunse al tavolino.
Alzai le mani in segno di rassicurazione. << Mia più! Giuro.>>
<< Ah! Meno male! Non vedo l’ora di uscire, fra due ore dovremmo essere già lì.>> Meg guardò il cellulare.
Che cosa ci sarebbe stato alle otto?
Il nervosismo e la curiosità mi stavano facendo impazzire. Dovevo sapere qualcosa in più.
<< Dimmi dove andiamo. O cosa facciamo. Ti prego, ne ho bisogno!>> dissi disperata a Meg attaccandomi al suo braccio.
<< Non se ne parla. Ti dico solo di metterti comoda, di metterti un filo di trucco e di mettere il tuo completino di Capodanno. Su, su, vai in camera a prepararti.>> Meg mi spinse via.
Inspirai ed espirai più volte per rilassarmi e per evitare di sclerare addosso a Meg per obbligarla a dirmi tutto.
Mi alzai e andai in camera mia.
Avrei dovuto mettermi comoda.
Speravo con tutte le mie forze che non avremmo dovuto correre da qualche parte, la pigrizia era la mia migliore amica in quel preciso istante.
Mi tolsi tutti i vestiti di dosso e presi da sotto il letto il sacchetto con dentro il completino rosso fuoco.
Ma perché diavolo l’avevo preso? Era imbarazzante solo l’idea di portarlo, non ero sicura di riuscire a metterlo.
<< Charlie, saprai solo tu che l’hai messo. Nessuno ti prenderà in giro per il tuo goffo tentativo di sembrare sexi.>> mi dissi ad alta voce.
Mi rassicurai, non l’avrei detto a nessuno.
Prima di indossare il completino mi guardai la gamba destra, la cicatrice era quasi sparita, rimaneva solo un vecchio segno un po’ più in rilievo, alcune volte bruciava, ma non era più evidente come prima.
Arrossendo, Dio solo sa per cosa, indossai il mio completino di Capodanno. Sopra misi un paio di jeans, mi mossi per vedere se sarei stata abbastanza comoda con quelli, la risposta fu più che positiva, sopra misi una maglietta bianca a strisce blu, cosa che mi ricordò infinitamente Lou, e una felpa col pelo.
Andai in bagno per finire i compiti che mi aveva dato Meggie e tornai in salotto.
<< Ehi, ci hai messo poco. Brava la mia sorellina che non mi fa aspettare tutto da solo.>> mi diede un buffetto sulla guancia.
<< Si, ma il problema non sono io, è Johnny, lui ci mette un’eternità.>> lo avvisai.
Lui rimpicciolì gli occhi finché non gli diventarono due fessure. << Vediamo se non ci mette poco.>>
Io scoppiai a ridere come una deficiente.
<< Ah, quasi dimenticavo, ieri ti abbiamo preso una cosa a Londra, te la volevamo dare appena tornati a casa, ma non ci siamo visti.>> disse Blain prendendo un sacchettino dentro la giacca.
Lo presi e lo aprii.
Era un cappello beige e col pom – pom con i fili intrecciati.
Lo tirai fuori e sorrisi, era tenerissimo, e mi piaceva un sacco.
<< Allora, com’è?>> mi guardò speranzoso. << L’ho scelto io, spero che ti piaccia, Harry ha detto che ti sarebbe stato alla perfezione.>>
Io gli sorrisi e lo indossai. << Come sto?>>
Lui scoppiò a ridere. << Sei buffissima! Ma sei stupenda…>> mi diede un bacio sulla guancia e mi sorrise.
<< Wow, vedo che Blain ti ha dato il cappello! Sai, non ti sta per niente male.>> disse Meggie scendendo dalle scale.
Sorrisi anche lei e li ringraziai per il pensiero.
<< Ehi, mi sa che ti toccherà mettere in pratica le tue minacce, Johnny ci sta mettendo una vita!>> dissi appoggiandomi sulla parete accanto alla porta d’ingresso.
<< NOO! Ci sono, mi sto mettendo solo la sciarpa. Sono qui… ahhh!>> Johnny scivolò da metà scalinata in giù.
Le sue espressioni di dolore e di aver paura di aver fatto una figuraccia mi ricordarono tempo prima con Meg, anche lei scivolata nello stesso punto.
<< Ahio!>> disse Johnny molto effemminatamente massaggiandosi una coscia.
Noi tre scoppiammo a ridere.
<< Ora capisco cos’hai provato quando hai visto cadere me!>> rise Meg, con le lacrime agli occhi.
Io annuii, avrei voluto dire qualcosa in più, ma non riuscivo a parlare,anch’io per via delle risa.
Spinsi la maniglia della porta di casa e barcollando, mi avviai verso la macchina.
Salii in macchina e aspettai che anche gli altri mi raggiungessero, con Johnny un po’ zoppicante.
<< Allora.>> mi asciugai le lacrime agli occhi. << Dove si va?>>
<< Ancora non si può dire!>> disse Meg. << Ti possiamo solo dire che ci impiegheremo un bel po’, un’ora e mezza. E grazie a Johnny, mi sa che arriviamo in ritardo.>>
Johnny le fece una smorfia e mise il suo bel naso perfetto all’insù. << Ti piacerà… forse…>> fu tutto quello che mi disse lui.
Risi e mi accoccolai sulla sua spalla.
Bene, ci avremo messo un’ora e mezza, mi potevo mettere l’anima in pace, non sapevo dove stavo andando, non sapevo cosa stavo andando a fare e non sapevo se sarei tornata tutta intera.
Presi il cellulare e le cuffie, ne diedi una a Johnny e feci partire la musica.
Lentamente, il cullare accelerato della macchina fece effetto, sentii in quel momento la stanchezza di tutto lo studio fatto in quel giorno, mi addormentai sulla spalla di Johnny e col suo braccio intorno alla mia spalla.

Mi stiracchiai bene, ero tutta contratta, i muscoli mi facevano male.
<< Buona sera!>> mi disse sarcastico qualcuno affianco a me.
Io aprii gli occhi piano e incontrai un paio di occhi verdi che mi fissavano severi.
<< Buona sera!>> risposi a Meg.
<< Siamo arrivati a Bournemouth, scendi!>> mi sorrise sincera.
Io mi stropicciai gli occhi. << A… dove, scusa?>>
<< Bournemouth, centocinquanta km da Londra, stadio, sede di un concerto.>> spiegò.
Io spalancai gli occhi ancora di più. << Concerto. Meg dimmi che non sei seria.>>
Avevo capito tutto quanto. La mia rabbia stava aumentando velocemente.
<< Ehi carotina, stai tranquilla! Vogliamo solo che chiariate una volta per tutte, scappi sempre ogni vota che lui tenta di parlarti, devi affrontarlo prima o poi, non puoi continuare ad odiarlo e ad amarlo. Capisci?>> Johnny mi prese il mento tra le mani e mi costrinse a guardarlo negli occhi.
<< Si, ma perché proprio stasera?>> le lacrime stavano già prendendo il sopravvento.
<< Why not?>> rispose Blain.
Io li guardai tutti e tre. Tutti e tre complici di una cosa fatta contro mio volere, fin ora il mio motto era sempre stato: ‘fuggi da lui finché sei in tempo’, ma era tempo di crescere, avevano ragione, dovevo smettere di evitare i problemi, dovevo smettere di evitare le cose che mi facevano stare male, dovevo smettere di evitare lui.
Sbuffai e annuii.
L’ansia, però, mi stava assalendo, lui sapeva che stavamo andando lì? Cosa mi avrebbe detto? Cosa gli avrei detto? Come ci saremmo comportati?
Dio mio! Avrei voluto tornare a casa.
Mi asciugai una lacrima, inspirai e scesi dalla macchina.
Meg mi raggiunse e mi diede un cartoncino di plastica. << Questo è il pass per il backstage, Harry è riuscito a procurarsene quattro.>>
Io lo presi e lo misi al collo, infilato dentro la felpa.

Entrammo nello stadio, dietro le quinte.
Paul ci aveva accolti nell’entrata secondaria e ci stava facendo strada verso il posto dove i ragazzi ci stavano aspettando.
<< Wow, c’è un gran chiasso la fuori.>> dissi tendendo l’orecchio.
<< Si, hanno fatto sold out in un quarto d’ora, è stato incredibile.>> disse Paul sinceramente strabiliato.
Sentimmo partire una canzone.
<< Siete un po’ in ritardo, i ragazzi sono già sul palco.>> disse aprendo un’ennesima porta.
Vidi Meg che con la coda dell’occhio fulminava Johnny con lo sguardo. << Scusa Paul, ma abbiamo avuto un piccolo contrattempo. Lui ha sospettato qualcosa?>>
<< No. Fortunatamente, sennò questo concerto sarebbe andato da schifo.>> rispose lui.
Io sgranai gli occhi. << Cosa? Nemmeno lui lo sapeva?!>>
<< No, Charlie, ragiona: tu non saresti venuta, avresti preferito passare il Capodanno a casa, lui non avrebbe dato il meglio di se sul palco con la preoccupazione di te.>> Meggie alzò le spalle.
Mi rabbuiai. Non mi era ancora andato giù il fatto che mi avessero fatto quella brutta sorpresa.
‘Ti piacerà’  mi aveva Johnny. Ma come poteva solo pensarlo?
<< Ehi Charlie, fidati che se ti abbiamo fatta venire qui non è per farti stare male e farti arrabbiare. C’è una ragione.>> disse Blain sottovoce.
Io sbuffai. << Si so la ragione. Non volete vedermi più triste, non volete che io fugga dalle situazioni. Storia già sentita. Grazie tante.>>
<< Appunto. Perché non lo vuoi capire?>>
Io mi fermai e feci andare avanti Johnny. << Perché? Lo vuoi sapere davvero?>>
Lui mi guardò e annuì.
<< Be’, perché ogni volta che lo sento per radio, capisco che quella voce non posso più sentirla accanto a me; ogni volta che guardo i suoi occhi, capisco che non possono più guardare me; ogni volta che guardo le sue labbra capisco che non possono più baciare me; ogni volta che guardo lui capisco che non può più essere mio! E fa male. Fa un male da morire, Blain! E tutto questo per colpa sua.>> avevo alzato la voce e mi accorsi che si erano fermati tutti per guardarci.
Lui mi prese le spalle e mi strinse forte. << Appunto per questo Charlie! Puoi risolvere tutto questo. Puoi sentirlo ancora tuo come un tempo. Puoi. Lui lo vuole. Perché tu no?>>
Mi asciugai una lacrima. Quando avrei finito di versarle per lui? << Perché mi ha ferita, B, mi ha fatto malissimo. Io… io… sono solo stanca di stare male.>> scoppiai.
Blain i strinse a sé.
-You’ll never know how to make it on your own
And you’ll never show weakness for letting go
I guess it’s still hard if the seed’s sown
But do you really want to be alone?
-
Sentii queste parole da lontano.
Mi arrivarono dritte al cuore.
Era la sua voce. Era la sua voce che, immaginai, cantasse per me. Quelle parole avevano ragione, volevo davvero rimanere sola, senza di lui?
No.
La risposta automatica mi spaventò. In un altro momento sapevo che avrei risposto: si, non lo voglio più vedere.
Ma in quel preciso istante, dovevo averlo lì con me. Sarebbe stato tutto molto più semplice.
Sentivo il mio cuore iniziare a pulsare più velocemente, la fretta mi stava facendo agitare, dovevo vederlo.
Guardai Paul o lo vidi annuire.
<< Andiamo.>> dissi.
Mi misi affianco a Paul, a passo deciso, volevo andare. Dovevo farlo al più presto.
<< Ehi, vai piano. Tanto quando arriveremo lui non ci sarà, arriverà dopo tre canzoni, è appena la prima.>> mi avvisò Paul.
Io rallentai.
Diamine! Vabbeh, avrei potuto vederlo da lontano.
Arrivammo dopo cinque minuti, tempo che iniziasse la seconda canzone.
Mi sedetti su una sedia, contro il muro, lì non avrebbero potuto vedermi e io non avrei potuto vedere loro.
Iniziai a elaborare un discorso.
Non mi veniva in mente nulla, cavolo!
La musica della terza canzone che partii, mi distrasse.
Era come una melodia rilassante, coinvolgente, bella.
Lascia perdere per un momento i miei pensieri e mi misi ad ascoltare quella canzone.

<< Don’t try to make me stay
Or ask if I’m okay
I don’t have the answer;
Don’t make me stay the night
Or ask if I’m alright
I don’t have the answer;
Heartache, doesn’t last forever
I’ll say I’m fine
Midnight, ain’t no time for laughing
When you say goodbye
It makes your lips: so kissable;
And your kiss: unmissable;
Your fingertips: so touchable
And your eyes: irresistible.
I try to ask myself: should I see someone else?
I wish I knew the answer;
But I know if I go now, if I leave
Then I’m on my own tonight
I’ll never know the answer;
Midnight doesn’t last forever
Dark turns to light
Heartache flips my world around I’m falling
Down, down, down that’s why:
I find your lips: so kissable;
And your kiss: unmissable;
Your fingertips: so touchable;
And your eyes: irresistible;
Irresistible (Irresistible)
Irresistible (Irresistible)
Irresistible (Irresistible)
Irresistible (Irresistible)
It’s in your lips;
And in your kiss;
It’s in your touch;
And your fingertips;
And it’s in all the things and other things
That make you who you are
And your eyes: irresistible!
It makes your lips: so kissable;
And your kiss: unmissable;
Your fingertips: so touchable;
And your eyes: IRRESISTIBLE
.>>

Rimasi a bocca aperta.
Quella canzone era stupenda!
Dalla mia postazione riuscivo a sentire ogni commento fatto dai ragazzi se si trovavano vicino.
Quando la canzone finì, sentii Zayn dire a uno dei ragazzi: << Si, è per lei.>>
Mi voltai di scatto, non so bene verso che cosa. Quella canzone era per me? Mi alzai. Guardai Meg vicino a me. Anche lei aveva sentito il commento di Zayn.
<< Perché ti stupisci tanto? Sai che ti ama ancora.>> disse alzando le spalle.
Mi guardai intorno. Si, ecco la porta.<< Vado due secondi in bagno.>>
<< Veloce, arrivano fra pochissimo.>> mi avvisò Paul.
Annuii. Mi dovevo bagnare i polsi per riprendermi un attimo.
Cavolo, cavolo, cavolo! Le mie reazioni erano confuse.
Non sapevo bene che pensare o che fare. Come avevo potuto prendermela tanto per uno stupidissimo bacio?
Forse se fosse stata un’altra persona avrei potuto accettare di più, chiunque altro. Tranne Perrie.
Entrai in bagno, mi bagnai i polsi, ora vedevo un po’ più lucidamente. Bevvi un sorso d’acqua e mi appoggiai al lavandino.
<< Ehi Meg! Che ci fate qui?>> era la sua voce, erano arrivati.
Mi venne un attacco di panico. Che cosa dovevo fare? Cosa avrei dovuto dirgli? I respiri si fecero affannati e irregolari.
Sentii bussare alla porta. << Ehi carotina, esci?>> era Niall.
La sua voce mi tranquillizzò. Aprii la porta e gli tirai il braccio per farlo entrare nel minuscolo bagno insieme a me.
<< Niall!>> gli gettai le braccia al collo disperata.
Lui per un momento esitò, ma poi ricambiò. << Ehi, tutto bene?>>
Scossi la testa. << Che cosa devo fare? Non ne ho idea.>>
Lui mi accarezzò una guancia e mi sorrise. << Fai quello che ti senti. Se te ne vuoi andare va’ via, se vuoi parlargli, fallo. Basta che non rimani chiusa qua dentro perché non è una soluzione.>>
Annuii. << Bene, usciamo.>>
Aprì la porta e uscì lui per primo.
Prima di seguirlo, però, mi bagnai nuovamente i polsi, mi accarezzai la ‘z’ del tatuaggio e feci un bel respiro d’incoraggiamento.
<< Lei c’è?>> era sempre lui.
<< Si, eccomi.>> uscii dal bagno, le gambe mi tremavano.
Mi guardai intorno. Tutti mi fissavano. Compresi i suoi occhi neri lucenti. << Ciao…>> mi disse.
Tentai in un sorriso, ma ero troppo nervosa.
<< Be’, a questo punto penso che dovremmo lasciarli da soli…>> disse Liam prendendo Niall e Louis per le spalle e allontanandosi.
Io lo guardai andare dall’altra parte della stanza con tutti gli altri.
Non volevo che mi lasciassero, non sapevo che dire. Il tremolio alle gambe aumentò.
<< L’ultima volta che ci siamo visti, sei scappata, Safaa ci è rimasta male…>> disse Zayn facendo un passo verso di me.
Mi imposi di non farne uno indietro. << Mi dispiace, ma dovevo andare via.>> marcai sulla parola ‘dovevo’.
<< Scusami se ti ho fatta soffrire ancora.>> disse lui facendone un altro.
Io feci spallucce. << Ormai…>>
Eravamo tutt’e due un po’ a disagio. Io non sapevo che dire, lui lo sapeva bene, ma aveva paura che io scappassi ancora.
<< Come mai hai acconsentito a venire qui?>> chiese.
<< Non ho acconsentito a un accidente! Non mi hanno detto nulla!>> risposi un po’ nervosa.
Lui alzò le sopracciglia. << E ti dispiace essere venuta?>>
Abbassai lo sguardo. << No, infondo mi sta bene.>>
<< E come mai?>> ma la voleva smettere con tutte quelle domande?
Alzai di scatto gli occhi. << Perché sono stanca di fuggire. Voglio affrontarti. E…>> mi bloccai.
<< E?>> m’incitò.
<< Dirti che mi dispiace di non averti dato la possibilità di spiegarti.>>
Lui fece un altro passo verso di me tanto da riuscire a sentire sulla pelle il mio respiro affannato.
<< Perdonata già da tempo. E tu hai perdonato me?>>
Quella domanda mi spiazzò. L’avevo perdonato? << Penso che probabilmente forse un pochino si.>>
<< Pensi che probabilmente forse un pochino si?>> rise. Quella risata mi diede un colpo al cuore, era bellissima. << E’ già un passo avanti, dai.>>
Sorrisi, ma il mio sorriso si spense quasi subito, prese il suo posto un’altra razione d’ansia. Ispirai e chiusi gli occhi.
<< Tutto bene?>> sentivo la sua voce preoccupata.
Scossi la testa. << Colpa tua.>>
<< E perché?>> la sua mano mi sfiorò il braccio.
<< Perché dopo tutto, mi fai ancora un certo effetto…>> confessai.
Adesso non mi stava più sfiorando il braccio, me lo stava accarezzando. E i brividi aumentarono.
<< Posso?>> chiese.
Lo guardai. << Cosa?>>
Mi prese il mento e nel giro d’un secondo le sue labbra furono di nuovo sulle mie.
Mi stupii, non realizzai subito che cosa stesse facendo, ma poi, quando le farfalle allo stomaco aumentarono, quando le mie labbra risposero senza il mio permesso al bacio, quando tutto questo diventò ancora più bello, sorrisi.
Finalmente! Una vocina parlò dentro di me.
Gettai le braccia al collo del mio brunetto e lo abbracciai, mentre il nostro bacio continuava.
Era il bacio più bello che potessi mai desiderare.
Lo avevo sognato da tanto, lo volevo più della mia stessa vita.
Mentre ci baciavamo, piansi dalla gioia.
Sentii le sue braccia circondarmi e avvolgermi.
Il mio istinto si era sbagliato in passato, la prima volta che avevo abbracciato Zayn, dicendo che quello sarebbe stato l’abbraccio più significativo che avrei mai ricevuto.
No, era quello che stavo vivendo in quel momento l’abbraccio più bello, più desiderato, più pieno d’amore che potesse mai esistere.
Ci staccammo.
<< Ti amo Charlotte carotina Reyes.>> aveva il fiatone.
Sorrisi, accettai quel ‘ti amo Charlotte carotina Reyes’ con piacere. << Ti amo Zayn brunetto Jawaad Malik.>>
Mi diede un altro bacio.
<< Zayn! Dobbiamo tornare sul palco!>> Liam lo stava chiamando.
Annuì e mi guardò. << Mi aspetti vero?>>
Io sorrisi. << Per sempre.>>
Mi baciò ancora e poi andò sul palco.
Mi sedetti per terra, non m’importava se era sporco il pavimento, con un sorriso stampato in faccia.
Gli altri si sedettero vicino a me.
<< Prego…>> rise Meggie.
Io la guardai e sorrisi.
<< Vorrei immortalare questo momento. Sei felice come non lo sei da mesi, e quel sorriso ebete che hai in questo momento non lo avevo visto da quest’estate.>> commentò Blain.
Non sapevo che dire, ero ancora imbambolata, rivivevo il bacio che mi aveva dato. << Ehi non sto sognando, vero?>>
Scoppiarono tutt’e tre a ridere. << Nah… penso proprio di no!>> disse Johnny.
Ogni tre canzoni i ragazzi tornavano dietro le quinte per cambiarsi, e Zayn, ogni volta che tornava mi dava un bacio lungo e pieno d’amore.
Diede il meglio di sé sul palco, era carico e pieno di grinta.
Il concerto durò un’ora e mezza, le fans rimasero soddisfatte, era stato un concerto incredibile, se fossi stata in una delle fan, quello sarebbe stato il giorno più bello della mia vita.
Quando i ragazzi tornarono l’ultima volta, pronti per andare via, erano emozionatissimi e contenti.
<< E’ stato… incredibile! Hai visto là fuori quante ragazzine piangevano?>> Niall stava saltellando mentre s’infilava una maglietta pulita.
<< Si! Rimango sempre stupito. Ma sta volta è stato diverso. Eravamo più… carichi!>> Louis si stava infilando le scarpe, le sue All Star rosse, in tinta con i pantaloni.
<< Io so che cosa mi ha dato la carica giusta…>> Zayn era concentrato ad allacciare la sua giacca da college, ma mi rivolse uno sguardo e un sorriso veloce.
Io arrossii, non mi ero mossa per tutto il concerto dal pavimento e li stavo guardando prepararsi e commentare.
<< Che facciamo adesso?>> chiese Blain.
<< Andiamo in un ristorante magari…>> disse Niall.
Scoppiai a ridere. << Fame, eh?>>
Niall annuii.
<< Io e Louis abbiamo una casa a nord di Londra, ci metteremo un po’ ad arrivare, ma possiamo stare là e mangiare, bere… che ne dite?>> chiese Harry.
Mi sembrava una buona idea. Infondo solo passare con loro il Capodanno a guardarsi negli occhi, mi andava più che bene.
<< Chiamo Els e le dico di venire.>> disse Louis.
Guardai Liam, pensavo chiamasse Danielle ma non disse nulla. << Ehi, e Danielle?>>
Si girarono di scatto tutti quanti a guardarmi.
<< Be’… ci siamo lasciati il mese scorso…>> rispose Liam grattandosi la testa rasata.
Io spalancai gli occhi. Non me l’aspettavo. << Wow, non lo sapevo Liam! Mi dispiace!>>
Lui fece spallucce.
Mi alzai e andai ad abbracciarlo. << Se hai bisogno, io ci sono.>>
Lui ricambiò il mio abbraccio e mi ringraziò con un bacio.
Uscimmo dall’edificio, una valanga di fans ci accolse all’uscita, tanto che le guardie del corpo dovettero accompagnarci un po’ per volta all’uscita secondaria perché non riuscivano a scortarci tutti insieme.
Andai in macchina di Blain con Johnny e Zayn, Meggie gli aveva ceduto il posto per stare con Harry.
Io e Zayn parlammo per tutto il viaggio fino a casa di Harry, mi disse dei concerti che aveva fatto, dei posti che aveva visitato e delle fans, mi disse che a breve avrebbero avuto un concerto a Verona e a Milano.
<< Milano?>> strabuzzai gli occhi emozionata. << Allora te la faccio vedere io, tutta quanta, ti faccio vedere casa mia e tutto il resto!>> sorrisi emozionata già all’idea.
Lui rise. << Va bene. Però ho parlato solo io, dimmi che hai fatto senza me.>>
Gli raccontai di quanto fossi impegnata con lo studio, che avevo la maturità quell’anno, che avevo iniziato un corso di fotografia e che ero migliorata tanto, volevo andare in America a frequentare un college che faceva corsi avanzati di fotografia.
<< Wow, hai portato la tua macchina fotografica stasera? Voglio vedere qualche tuo scatto recente.>> disse.
<< No, mi dispiace… domani se vieni con me a casa te li faccio vedere. Vuoi?>>
Lui sorrise. << Se voglio passare un altro giorno con te? Domanda stupida.>>
Sorrisi io sta volta.
Mi girai verso di lui e lo baciai ancora.
Dopo un paio d’ore arrivammo.
La casa era in un edificio antico, elegante, il loft di Harry e Louis era al secondo piano, era enorme, il salotto era grande quando il primo piano di casa mia a Milano, aveva poltroncine rosse e il pavimento argento, le pareti erano bianco sporco, la cucina era attrezzatissima, come una professionale, immaginavo che non l’avessero mai usata essendo degli impediti a cucinare, c’erano diverse camere, abbastanza per farci stare tutti quanti, i bagni erano due e abbastanza grandi da avere un box doccia a testa.
Rimasi incantata. Era meravigliosa. Mi girai verso Meggie.
<< Mi aveva parlato di una casetta qui a Londra ma non pensavo una così grande!>> si giustificò lei.
<< Ne abbiamo tutti e cinque una così, chi più grande o chi meno…>> disse Liam facendo spallucce.
<< Oh mio Dio.>> dissi.
Quella casa sarà costata un sacco di soldi.
<< Pulisciti la bavetta carotina, e facci l’abitudine. Tu stai con uno che possiede una casa simile a questa.>> disse Johnny in italiano.
<< Si, ma diamine… Wow!>> non sapevo che dire.
Ci guardavano tutti, non stavano capendo una parola. << Grazie per averci reso partecipi di questa vostra conversazione. Ma adesso si mangia?>> chiese Niall.
Scoppiai a ridere.
<< Va bene, chi è bravo in cucina?>> chiese Liam.
Io feci un passo indietro. << Non guardate me. Lei è brava!>> dissi indicando Meggie.
<< Giusto… il sugo italiano! Ancora me lo ricordo.>> disse Louis massaggiandosi la pancia.
Meg sospirò. << Fatemi vedere che cos’avete in frigo e m’inventerò qualcosa.>>
Louis la guidò in cucina e l’aiutò a preparare una pasta veloce.

<< Dopo aver finito di mangiare facciamo un gioco. Ce l’avete da bere qui?>> chiesi.
Harry mi guardò e rise. << Se abbiamo da bere qui?>> guardò Lou che si alzò lasciando per un momento incustodito il suo piatto di pasta e si alzò dirigendosi verso un armadio bianco che non avevo nemmeno notato.
Lo aprii e comparve una parete di alcolici e super alcolici di tutti i tipi.
<< Be’… si, si può fare il gioco.>> dissi ridendo, stupita.
<< Che gioco è?>> chiese Zayn.
Finii il boccone e spiegai. << Ci si mette in cerchio, il primo dice una parola, il secondo deve dire la parola del primo più una inventata da lui, il terzo deve dire la parola del primo, del secondo e una inventata da lui e così via. Chi sbaglia deve bere un goccio di qualcosa. Ci state?>>
Tutti mi guardarono a bocca aperta, tranne Meg e Johnny, con loro avevo fatto quel gioco un sacco di volte.
<< Che c’è?>> chiesi.
<< Nemmeno Zayn che è un Bad Boy, sa questi giochi.>> disse Lou sconvolto.
Risi. << Allora ci state o no?>>
Niall annuì. << Prima prendo un altro piatto di pasta.>>

Si unii anche Els dopo cena, e come gli altri, si stupì sentendo la spiegazione del gioco.
<< Okay, va bene.>> disse ridendo.
<< Inizio io.>> disse Meg. << Efelante!>>
 La guardammo tutti storto. << Efelante?>> chiesi.
<< Si, l’ho inventata ora. Su, continuiamo.>> disse incitandoci.
<< Efelante, ciccione.>> disse Lou.
<< Efelante, ciccione, zuccherato.>> disse Zayn.
<< Efelante, ciccione, zuccherato, morbidoso.>> dissi.
<< Efelante, zuccherato, ciccione, morbidoso… Nah! Ho sbagliato.>> Niall bevve un bicchiere intero di vodka.
<< Efelante, ciccione, zuccherato, morbidoso, irlandese!>> disse Els guardando Niall dolcemente, che ricambiò con uno sguardo un po’ stordito.
Facemmo un giro completo, solo Niall aveva sbagliato.
Nel secondo giro sbagliammo io, Lou e ancora Niall.
A fine del quarto giro la bottiglia di vodka finì, io avevo sbagliato due volte, Zayn tre e Niall quattro.
Stanchi di quel gioco decidemmo di bere normalmente. E normalmente voleva dire una bottiglia a testa di chissà che cosa.
Passammo il tempo fino alla mezzanotte a bere, Lou era uno spasso, se prima era divertente, da ubriaco lo era ancora di più.
Niall era sdraiato sul divano rosso, come la sua faccia, che rideva e parlava da solo.
Quando scattò l’1 Gennaio Harry aprì un’altra bottiglia di vodka.
Mi rifiutai di berla, ero già abbastanza ubriaca.
Presi per mano Zayn e lo trascinai verso il corridoio.
<< Dove stiamo andando?>> mi chiese lui barcollando.
Io lo guardai maliziosa. << A fare un giro per la casa.>>
Lui sorrise. << C’è una tappa precisa?>>
Io alzai le spalle. << Forse. O forse no.>>
Incontrai una porta e l’aprii. Il bagno. La richiusi. << Ti va una doccia?>>
<< No grazie.>> disse lui. Ora mi trascinava lui per un’altra porta.
L’aprì. << Vorresti andare a New York?>> chiese.
Io spalancai gli occhi. << Ovvio.>>
Spalancò la porta e mi fece entrare. << Camera tema NY. Ti piace?>>
Io sorrisi e mi voltai verso di lui. << Si.>> mi sedetti sul letto grigio e lo feci sedere accanto a me.
Lui si sporse verso di me e iniziò a baciarmi il mento, poi il collo e poi le guance.
Sembrava che il tempo non fosse mai passato, mi ricordavo ogni singolo gesto che precedeva ciò che volevamo fare.
Iniziammo a baciarci appassionatamente.
<< Mi sei mancato amore.>> dissi tra un bacio e l’altro.
<< Non puoi capire tu.>> rispose lui.
Ci togliemmo i vestiti e rimasi in completino da Capodanno, arrossii.
Non avevo immaginato che qualcuno, soprattutto Zayn, potesse vedermi con quello addosso. La prima volta che mi aveva vista in completino intimo, quello comprato da Meggie, mi ero vergognata al massimo, come quella volta.
<< Sei bellissima.>> disse baciandomi sul collo.
Io sorrisi.
Il resto della notte lo passammo solo io e lui, in quella camera londinese stile newyorkese.
Quella notte fu l’inizio della nuova storia tra me e Zayn.

Mi svegliai alle undici della mattina seguente, la testa mi faceva un male assurdo.
Feci un gemito quando mi sedetti sul letto, mi ero svegliata troppo velocemente.
Mi guardai attorno, Zayn dormiva ancora. I miei vestiti erano ai piedi del letto con quelli di Zayn.
Improvvisamente mi ritornò in mente tutto quello che era successo la notte precedente e l’imbarazzo m’assalì facendomi diventare tutta rossa.
Mi alzai per prendere le mutandine e il reggiseno e mi avviai verso un armadio.
Lo aprii e vidi un sacco di vestiti da uomo, frugai tra i cassetti e mi comparve ciò che cercavo. Una vestaglia.
La indossai, era corta, mi arrivava fin sopra il ginocchio, ma poco importava, sarei andata un attimo in cucina a prendere due tazze di caffè e sarei tornata in camera da Zayn per svegliarlo.
Lentamente uscii dalla camera per attuare il mio piano, andai in cucina, avevo visualizzato la caffettiera piena., presi due tazze dalla credenza e le riempii.
<< Charlie.>> mi salutò Harry.
Mi bloccai e arrossii. Non doveva vedermi conciata in quel modo.
<< Ehi, quella è la mia vestaglia!>> disse Lou dietro le sue spalle.
Oh merda. Pure Lou.
<< Sei bellissima. Mi dai una tazza di caffè, carotina?>> Niall spuntò dal corridoio massaggiandosi le tempie. << Ma quant’ho bevuto?>>
<< Tanto.>> rispose Lou. << Togliti la mia vestaglia.>>
<< Ora?>> gli chiesi.
Lui mi guardò dritta negli occhi. << Si.>>
<< Sai che non ho nulla sotto?>> dissi ridendo.
Lui spalancò gli occhi e scoppiò a ridere. << Immaginavo. Vestiti e riportami la vestaglia.>>
Gli sorrisi e andai in camera imbarazzata.
Quando aprii la porta della camera, Zayn si era appena svegliato.
<< Ehi amore!>> dissi.
<< Ehi!>> mi sorrise con gli occhi chiusi.
<< Tieni il caffè.>>
Lui lo prese e mi diede un bacio. << Sei andata in cucina vestita così?>>
<< Pensavo non ci fosse nessuno.>> dissi. << Ma mi sbagliavo.>>
Lui scosse la testa e sorrise. << Mi mancava fare l’amore con te.>>
Il caffè che stavo bevendo mi andò di traverso.
Zayn scoppiò a ridere. << Okay, scusa non lo dico più!>>
Lo guardai male e sorrisi timida. << Andiamo a casa?>>
Lui sorrise e annuii.

<< Quando ti deciderai a fare la patente?>> chiese Blain a Zayn. << Sono stanco di scarrozzarti ovunque. E poi mi sembra di aver vinto una scommessa.>>
Zayn lo guardò male. << Quella scommessa non vale più.>>
<< Ah si? E chi l’ha deciso?>>
<< Io, ovviamente.>> rise.
Blain mise in moto la macchina diretto a casa nostra, ci mettemmo poco ad arrivare, casa di Harry e Lou era poco distante dalla nostra.
Imboccammo il vialetto di casa e entrammo.
<< Mamma??>> chiamai.
<< In cucina!>> rispose.
Presi Zayn per mano e lo portai con me in cucina.
<< Zayn? Ciao!>> mia madre fu sorpresa di vederlo con me. Mano per la mano.
<< Ciao Giusy!>> Zayn andò verso mia madre e le diede due baci sulle guance.
Mia madre mi guardò storto. << Che ci fai qui?>>
Lui fece spallucce. << Abbiamo chiarito.>>
Mia madre guardò oltre la mia spalla, erano arrivati anche gli altri.
<< Quanta gente!>> sorrise mia nonna.
Mi venne in mente che mia nonna non aveva conosciuto Zayn in prima persona, un giorno l’avevo beccata a vedere le mie foto con lui sulla mia Canon.
Così mi feci avanti e li presentai.
<< E’ un piacere conoscerla, signora.>> disse Zayn baciandole la mano.
La nonna rimase stupita da tanta gentilezza. << Il piacere è tutto mio!>> gli sorrise. << Ma giovanotto, se fai soffrire ancora la mia bambina, non ho paura ti darti due schiaffi.>> la minaccia di mia nonna spiazzò tanto me quanto lui.
<< Ehm… basta così con le presentazioni. Blain, presenta tu gli altri alla nonna, io vado su con Zayn.>> dissi.
Blain annuii e iniziò.
Ci dirigemmo verso camera mia in silenzio e prima di entrare Zayn si fermò nel corridoio. << E’ bello tornare qui dopo tanto tempo.>>
Sorrisi. << Già… entri?>>
Lui mi guardò e sorrise. << Wow, in questa camera c’è più disordine che nella mia!>>
Scoppiai a ridere. << Non esageriamo, c’è disordine, ma nessuno ti può battere.>>
Mi sedetti sul letto e presi la macchina fotografica.
Lui iniziò a guardare le foto, assorto, ogni tanto faceva qualche sorriso quando la foto gli piaceva particolarmente.
Poi vide la foto di Safaa. << E’… bellissima Charlie! Hai catturato tutta l’essenza di Safaa!>> disse con gli occhi che brillavano.
Sorrisi soddisfatta.
<< Voglio che tu stampi queste foto.>> disse. << Le incorniciamo.>>
Sorrisi, ancora, compiaciuta da quell’idea. << Va bene, voglio dare questa foto a Safaa, le piacerà.>>
Lui mi guardò per un istante.
<< Che c’è? Ho qualcosa in faccia?>> mi toccai il viso per vedere se ero sporca o quant’altro.
Lui scosse la testa. << Ho un’idea.>> mi prese per mano e mi fece scendere in cucina dagli altri.
<< Lou, mi accompagni a casa mia?>> chiese Zayn affacciandosi sulla cucina.
<< A Bradford?>> chiese lui spaventato.
<< No. Qui a Londra.>>
Lou annuii e con fatica s’alzò.
Salutammo e uscimmo di casa.
Arrivammo dopo un quarto d’ora in un appartamento vicinissimo a quello di Harry, anche questo era collocato in un palazzo elegante.
L’appartamento era anche più grande di quello di Harry e Louis, il salotto era il doppio, fatto di colori caldi e accoglienti, la cucina era piccolina rispetto al resto della casa, anche lì c’erano due bagni abbastanza grandi da contenere una vasca con idromassaggio a testa. Le camere erano grandi, e numerose.
<< Wow Zayn. È… meravigliosamente grande!>> dissi con la bocca aperta.
Lui si tolse la giacca e la lanciò sul divano color crema, di pelle.
<< Vedi, qui possiamo mettere tutte le tue fotografie, c’è abbastanza spazio.>> disse indicando un pezzo vuoto di parete. << Staremo comodi, ci sono Harry e Lou come vicini di casa, Blain abita poco lontano da qui, è comodo.>> la sua voce si spense vedendo il mio sguardo confuso.
<< Cosa vuoi dire?>> chiesi.
Lui alzò le spalle. << Vieni a vivere qui?>> chiese.
Spalancai la bocca.
Convivere. Con Zayn. Wow.
Ero stupita, emozionata, felice, spaventata ma felicissima di quella sua proposta. Aprii la bocca per provare a dire qualcosa ma tutto quello che uscii fu un misero gemito.
Cosa dovevo dire? Era una proposta importante, che mi aveva colta alla sprovvista, ma mi aveva resa felicissima e non potevo dire di no.
<< Non rispondermi ora, prenditi tutto il tempo che vuoi, tranquilla!>> disse.
Io scossi la testa.<< No, no. Io… si! Voglio venire qui a vivere!>>
Zayn s’illuminò in un sorriso meraviglioso e mozza fiato. Corse verso di me e mi prese in braccio abbracciandomi.
Decidemmo che sarei andata lì dopo la maturità, non sarei andata a vivere con Blain.
Tornando verso la macchina passammo di fronte a un negozio di animali, i cani in vetrina erano tristi e la cosa mi spezzò il cuore.
Mi fermai a guardarli. << Oh mio Dio quanto siete teneri!>> dissi appoggiando una mano sulla vetrina.
Un cagnolino si avvicinò a me e leccò il vetro.
<< Ti piace?>> chiese Zayn avvicinandosi a me con Lou.
Io sorrisi ancora incantata a vedere quel cucciolo di Labrador color crema.
Lui entrò nel negozio e parlò col venditore.
Ma che stava facendo? Guardai Lou. Anche lui aveva lo sguardo strano.
Il venditore si avvicinò alla vetrina e prese il cucciolo che stava leccando il vetro, gli mise un collare rosa e lo porse a Zayn, che gli diede qualche banconota.
Quando Zayn tornò mi porse il cucciolo. << E’ una cagnolina.>>
Io la presi in braccio e guardai Zayn con gli occhi spalancati. << Ma perché l’hai presa?>>
<< Ti piaceva…>> disse sorridendo.
La cucciolina mi leccò la faccia. << Si ma… Lou! Digli qualcosa!>>
<< Sei fuori, Zayn.>> disse scuotendo la testa.
Zayn sorrise e si avvicinò a me. << Sarà la nostra piccolina. Come la chiamiamo?>>
Ancora un po’ sconvolta mi diressi con Lou e la cagnolina in macchina.
<< Ehi, se quel cane mi piscia in macchina, Zayn mi dovrai pagare tutta la tappezzeria.>> lo avvisò Lou.
Zayn sorrise e acconsentì.
<< Chiamiamola Flo.>> dissi accarezzandole la testa.
<< Flo? Che razza di nome è?>> chiese Louis dal posto di guidatore.
Zayn si sporse in avanti. << E’ un bel nome. A me piace.>> mi sorrise e mi diede un bacio sulla guancia.
Quando arrivammo a casa diedi la notizia della cagnolina, ne furono tutti sorpresi, ma contenti, e quella della convivenza, tutti furono contentissimi, tranne mia mamma e mia nonna, si vedeva dall’espressione che erano preoccupate.
<< Andrà tutto bene, mamma! Stai tranquilla.>> dissi rassicurandola.
Lei inarcò le sopracciglia. << Ma siete così giovani…>>
L’abbracciai. << Non ti preoccupare.>>

Zayn partì due giorni dopo per l’Irlanda, si portò dietro Flo, si era innamorato di quella cagnolina.
Noialtri, invece, partimmo per l’Italia, dovevamo ritornare a scuola e la mamma al lavoro.
Nei mesi successivi Zayn venne con Harry a Milano, ogni tanto veniva anche qualcuno degli altri ragazzi per venire a trovarci, veniva sempre più spesso Niall, forse perché aveva voglia di stare con noi, o forse perché gli piaceva il cibo italiano, oppure perché gli avevo presentato la mia compagna di classe Rebecca.
Io, Meg e Johnny andammo al loro concerto a Milano, fu un successo pazzesco, le fan italiane erano calorosissime, e loro rimasero sorpresi dalla cosa, non se lo aspettavano.
Nelle settimane che precedettero la maturità Zayn si trasferì momentaneamente a casa mia, voleva darmi una mano a studiare e voleva essere presente al mio orale in modo da potermi sostenere.
Mi aiutò parecchio a studiare sapeva essere un insegnante severo. Ma a volte, riusciva a distrarmi alla perfezione quando lo studio sfiancava sia me che lui.
Flo era contenta di stare con noi, era cresciuta parecchio, era ingombrante, ma divertente.
Zayn mi raccontò che mentre erano a fare un concerto a Dublino, l’avevano lasciata a Paul, ma lui non accorgendosene l’aveva lasciata andare ed era finita nel palco mentre cantavano, fortunatamente Paul l’aveva riattratta a sé con un biscotto, da quel momento, non l’avevano più lasciata a lui.
La settimana degli scritti iniziò e prese tutti in contro piede, lo scritto d’inglese mi andò benissimo, lo consideravo una seconda lingua, ormai.
In italiano mi diedero da commentare un articolo sulle religioni diverse, tema perfetto avendo un ragazzo musulmano.
Ebbi l’orale la seconda settimana di luglio, il turno dopo quello di Johnny.
Sentivo la presenza di Zayn, sentivo che mi stava sostenendo mentalmente, gli altri ci stavano aspettando tutti nel cortile, erano venuti tutti apposta per la nostra maturità, pure Els, Danielle e Liam si erano rimessi insieme da poco tempo, nessuno dei due poteva stare senza l’altro, così venne anche lei, Blain aveva finito gli esami la settimana prima, così libero, scese anche lui.
Feci un orale magnifico, parlai della mia tesi, riguardo l’omofobia, la situazione delle donne, e argomenti simili, per un quarto d’ora abbondante, il resto della mezz’ora parlai di argomenti vari, fatti durante l’ano scolastico.
Prima di uscire dall’aula con Zayn, il professore d’inglese si complimentò per il mio scritto, disse che era andato perfettamente.
Sorrisi, ringraziai e uscii.
La paura per gli esami volò via, mi sentii libera e spensierata. Ero solo in pensiero per il voto finale. Quello avrebbe determinato la mia ammissione per l’anno successivo al college inglese.
Avevo scartato il college americano, era troppo costoso e lontano, quello in Inghilterra, invece, era più accessibile e più comodo, avrei potuto vivere con Zayn, accanto ai miei amici e mio fratello.
Dopo l’esame, andammo fuori a cena, si unì a noi anche Rebecca.
Lì, Harry, chiese a Meg di andare a vivere con lui, Louis e Els a Londra. Lei come me si emozionò a tal punto di non riuscire a parlare, ma poi ovviamente accettò.
I risultati uscirono la settimana dopo, io uscii dalla scuola con 95, Meg con 92 e Johnny con 87.
Quando seppi che il college aveva accettato la mia richiesta, iniziai a trasferirmi a Londra.
Quell’estate riuscii anche a prendere la patente e costrinsi anche Zayn a prenderla, sarebbe stato tutto più facile così.
Johnny frequentò con Meg il college di interpretariato delle lingue in Inghilterra, andò a vivere da Blain, ormai eravamo diventati un gruppo unito.
Dopo tre anni riuscii a prendere la laurea in fotografia, trovai lavoro in un agenzia per modelle e modelli, come fotografa, compagnia che lavorò spesso con gli One Direction, Paul mi assunse come fotografa per il suo matrimonio e un anno dopo mi chiese di fare un book alla figlia appena nata.
Io e Zayn stavamo insieme, ormai, da quattro anni, il nostro rapporto col passare del tempo si era rafforzato e solidificato, ci amavamo come non mai, forse più di prima.
Un week and, quando nessuno dei due aveva impegni di lavoro, andammo a San Diego, nella nostra baita, mi era mancato quel posto, notai che non era cambiato nulla da quando, quattro anni prima, ero andata la prima volta.
Quella sera Zayn mi chiese di sposarlo, disse che ero la cosa più bella che gli fossi mai capitata, non voleva altro nella vita che me, il suo sogno l’aveva realizzato, ovvero diventare una star mondiale il cui successo non era ancora finito, ora voleva semplicemente stare con me per tutta la vita.
Con i lacrimoni agli occhi, acconsentii.
Il matrimonio si fece l’anno dopo.


Il vestito era bianco e aderente fino ai fianchi, si allacciava dietro la schiena con dei lacci intrecciati, dai fianchi in giù era morbido, i capelli, ormai lasciati crescere fino alla pancia, erano raccolti in una treccia lunghissima, Meg, la mia damigella d’onore, aveva un  vestito lungo senza spalline color avorio, le stava d’incanto, le altre damigelle, ovvero Dani, Els e Rebecca, avevano un vestito lungo fin sotto il ginocchio con lo stesso color avorio.
Erano bellissime.
Mi accompagnò all’altare Blain.
Ebbi un dejà vu. Io che vado fino all’altare da Zayn, la zia non c’era forse nascosta dietro a Yaser perché non voleva farsi vedere piangere, Safaa cresciuta incredibilmente, ma stupenda, anche Walhia e Doniya erano bellissime, Doniya sempre accompagnata dal suo ragazzo.
Nessuno, però bloccò il mio cammino fino a Zayn.
Lui era bellissimo in smoking bianco e cravatta nera, risaltava con la sua pelle color caffè latte ma con prevalenza di caffè, la cresta incredibilmente alta e incredibilmente stabile non c’era più, si era tagliato i capelli qualche settimana prima, voleva un cambiamento, si era stufato di quei capelli sempre uguali, così si era tolto anche il solito ciuffo biondo.
Sembrava un dio greco, guardai dietro di lui e Liam, Louis, Niall e Harry sembravano degli angeli caduti dal cielo, era un posto sbagliato per loro, il mondo non li meritava.
Ci sposammo. Fu il giorno più bello della mia vita, io e Zayn saremmo rimasti per sempre insieme.
Il momento dei discorsi fu il più divertente, i ragazzi fecero un discorso in quattro, si contraddicevano l’uno coll’altro, uno diceva che voleva diventare zio presto (Liam) e l’altro che era troppo giovane e che così si sarebbe sentito troppo vecchio (Louis), chi rideva a crepapelle (Niall) e chi non riusciva a terminare una frase nel giro di cinque minuti (Harry).
Mia madre, invece, disse che era felicissima per me e Zayn, cantò una canzoncina che mi cantava da piccola, cosa che mi mise alquanto in imbarazzo.
Yaser e Trisha dissero che erano più che contenti di accogliermi nella loro famiglia e che mi avrebbero trattata come una loro figlia.
Quella sera stessa andammo in viaggio di nozze, era come un tour.
Per prima tappa andammo a Parigi, tappa più romantica, come seconda tappa andammo a Barcellona, imparai velocemente il tango, Zayn, essendo un pezzo di legno a ballare, non imparò un accidente, terza tappa Roma, Zayn non l’aveva mai vista e aveva insistito perché ci andassimo, poi andammo alle Hawaii, lì passammo più tempo che nelle altre tappe, era un paradiso naturale.

Prendemmo una casa a San Diego e una a New York, l’agenzia mi mandava spesso  nella grande mela per fotografare qualche modella di stilisti importanti.
Qualche tempo dopo scoprii di essere incinta, Zayn ne fu felicissimo, da come si comportò con me da quando gli dissi della gravidanza seppi che sarebbe stato un bravo papà, ne ero certa.
Al quinto mese di gravidanza, quando andammo a fare un’ecografia, la ginecologa disse che aspettavo due gemelli, la cosa mi spaventò, ma ne fui felicissima, erano un maschio e una femmina.
Zayn disse che gli sarebbe piaciuto che la femmina si chiamasse Chloe, il nome m’incantò immediatamente, mi piaceva anche come suonava: Chloe Malik.
Il nome per il bambino lo scelsi io. Zach. Quando lo dicemmo ai ragazzi Louis si offese. Pretendeva che chiamassimo il bambino con il suo nome. Allora decidemmo che si sarebbe chiamato: Zach Louis Malik.
Questo lo commosse e lo rese felice.
Quattro mesi dopo partorii.
I bambini erano meravigliosi. La loro pelle era color caffè latte, ma con prevalenza di latte, gli occhi di Zach erano azzurri, come i miei, i capelli erano neri, come quelli del padre, invece, gli occhi di Chloe erano neri e luminosi, e i capelli castani.
Zayn sperava che qualcuno dei due bambini prendesse il colore dei miei capelli, ma quando vide i bambini, la loro bellezza e dolcezza, mandò a quel paese i suoi desideri.
I bambini non si assomigliavano molto tra loro, erano un mix tra me e Zayn, nessuno dei due era più simile a me o a Zayn.
Ero contenta di essermi costruita una famiglia.
Ero contenta di essermela costruita con Zayn.
Il nostro amore era iniziato cinque anni e mezzo prima con una semplice spinta in una pozzanghera londinese, una sfuriata e un abbraccio dopo una sbornia in un bagno a Bradford, West Bowling, e sapevo che non sarebbe finito tanto presto.
Sorrisi all’idea e dopo tutta la fatica del parto m’addormenta felice, sognando la zia che mi diceva che sarebbe sempre stata con me per il corso della mia vita, si complimentò con me, avevo mantenuto la promessa, avevo conservato la speranza.
E mantenerla mi aveva portato a tutto questo.
Sorrisi nel sogno e ripetei: Keep the Hope.

 

THE AND



 

spazio autrice:
buonciao c:
dio sono tristissimaaaa t.t
vi giuro che amo questa ff, mi ci sono affezionata un sacco,
e anche a voi!
non so come descrivere quest'ultimo capitolo..penso sia il migliore dei diciassette.
da questo deriva il titolo,ve ne siete accorti?
be'..detto questo..me ne vado.
GRAZIE DI TUTTO DAVVERO.
GRAZIE A CHI HA SEMPRE LASCIATO UN PICCOLO COMMENTO;
GRAZIE A CHI HA LETTO;
GRAZIE A CHI MI HA MESSO LA STORIA NEI PREFERITI/SEGUITI/RICORDATI;
A CHI MI HA SUPPORTATO;
GRAZIE A TUTTI VOI PERCHè MI AVETE SEMPRE INCORAGGIATA A CONTINUARE.
Come negli altri capitoli,mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate..
vi voglio bene!
e chissà..a rivederci con una nuova storia?
<3
- Francesca.

 

 
  
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