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Autore: TheOnlyWay    08/04/2013    8 recensioni
«Ora possiamo parlare?»
«Lo sai, vero, che non puoi saltarmi addosso ogni volta che non voglio ascoltarti?»
«Mi diverto con poco, che vuoi che ti dica? E poi saltarti addosso non mi dispiace.»
Sei arrabbiata con lui, ricordatelo, si ripeté June mentalmente. Eppure, per quanto avrebbe voluto prendere Harry a schiaffi e urlargli di andare al diavolo, non riuscì a non sorridere debolmente.
«Comincio a pensare che tu abbia qualche problema con la coerenza, Harry. Sbaglio o poco fa hai detto che non c’era niente di cui parlare?» gli ricordò, un po’ mestamente.
Harry alzò gli occhi al cielo e le liberò i polsi. Tuttavia, non accennò ad alzarsi.
«Mi fai così incazzare, June, che non ne hai idea.»
«Io? Oh, questa è bella.»
«Ci sto provando, okay?» Harry sbuffò, poi si lasciò cadere di lato e si mise a pancia in su. Fissava il soffitto, ma con la mente era altrove.
June lo osservò per un attimo, cercando di capire cosa gli stesse passando per la testa. Non che fosse facile, perché Harry aveva una mentalità particolarmente contorta, oltre che una testa bacata.
«Voglio che tu ti fidi di me.»
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 11.
 




«Scusa se ti ho chiamata così all’improvviso, ma avevo davvero bisogno di qualcuno con cui parlare.»
June si strinse nelle spalle e rivolse ad Alice, che quel giorno portava un paio di occhiali dalla montatura lilla, uno sguardo di supplica.
Alice le sorrise, tranquilla e mosse qualche passo lungo la stanza, guardandosi intorno. I suoi occhi caddero sulla scrivania, dove erano stati accatastati un paio di peluche dall’aria vissuta.
«Che carina…» cinguettò Alice, intenerita. June annuì, concorde, poi fece le presentazioni.
«Lei è Margherita. Mentre lui è Harold.»
Alice scoppiò a ridere, incredula. Non aveva mai conosciuto qualcuno che desse nomi ai peluche. Era una cosa tenera e al tempo stesso un po’ strana, ma simpatica. Sì, June le piaceva. Sembrava un po’ sciroccata, ma era normale. Probabilmente la sua era solo una fase di stallo. In fin dei conti, ritrovarsi Louis come fratellastro ed Harry come corteggiatore non era certo una cosa semplice da gestire.
Anzi, era strano che ancora non fosse del tutto impazzita.
«Allora, June. Arriviamo al dunque. Qual è il problema?» domandò Alice, improvvisamente seria.
June rifletté per qualche secondo, improvvisamente indecisa. Poteva davvero dire ad Alice la verità? E se poi lei fosse andata a dirla a Louis? O, peggio ancora, ad Harry? Come se le avesse letto nel pensiero, Alice sorrise.
«Quello che mi dirai resterà tra noi due, te lo garantisco.» disse, sincera.
June sospirò, poi si sedette per terra con le gambe incrociate. Era giunta l'ora di parlare, o avrebbe finito davvero con l'impazzire. E non era di certo un bene, per la sua salute mentale.
«Harry.» bastò quel nome, ad Alice, per capire.
«Sai, non ti leva quasi mai gli occhi di dosso.» rivelò.
Non che ci volesse un genio, comunque. Era solo una questione di tempo, per come la vedeva lei. E i casi erano due: o Harry la smetteva di fare lo scemo e diceva la verità, e cioè che era molto interessato a June, oppure Louis avrebbe messo le cose in chiaro e avrebbe tagliato i ponti. Per non parlare di Niall, che non sopportava che June fosse tenuta quasi sotto torchio. Ne avevano discusso il pomeriggio prima e Niall le aveva raccontato un po’ di cose su June e sulla sua storia. Per quel poco che aveva capito, Alice era giunta alla conclusione che alla ragazza servisse davvero un po' di presenza femminile, prima che cominciasse a ruttare come un porco o a bestemmiare durante le partite.
«Mi ha baciata, ieri.» mormorò June, con le guance in fiamme. Alice ridacchiò e alzò gli occhi al cielo: non la stupiva per niente che Harry fosse passato subito all'azione. In sua difesa, c'era da dire che non perdeva neanche un attimo.
«E ti é piaciuto.» concluse al posto di June, divertita. Se non fosse stato vero, June di certo non sarebbe arrossita.
«Harry è troppo per me, Alice.» mormorò, scuotendo la testa con aria un po’ triste. Ci aveva riflettuto a lungo, per tutto il giorno. Era evidente che Harry fosse fin troppo abituato alle attenzioni femminili, che sapesse come corteggiare, come far cadere qualsiasi ragazza tra le sue braccia.
Lo sapeva, che non era fatta per lui. Perché per quanto la sua vicinanza la facesse sentire al sicuro, era certa che per lui, una volta ottenuto quello che voleva, le cose sarebbero cambiate.
E lei non era disposta a rischiare così tanto.
«Posso dirti la verità, tesoro?»
June annuì, anche se aveva la sensazione che quello che avrebbe sentito non le sarebbe piaciuto per niente.
«Questa cosa di Harry che è “troppo” mi sembra un po’ una cavolata. Se lui ti piace, perché non gli dai una possibilità? Ti assicuro che Harry non è così male come credi.» spiegò, tranquilla.
Ecco, appunto. June lo sapeva, che non le sarebbe piaciuto. Ed ora? Come poteva giustificare tutta quell’avversione nei confronti di Harry?
Perché a quel punto, già che aveva iniziato il discorso, tanto valeva portarlo avanti ed essere del tutto sincera.
«Lui… Non mi piace il modo in cui mi fa sentire.»
«E come ti fa sentire?»
«Piccola…» e con quello, June stabilì che non sarebbe andata oltre. Si, voleva essere sincera e pensava di potersi fidare di Alice, ma ancora non era pronta ad ammettere che sentirsi così protetta, in fondo, le piaceva.
Dopo qualche minuto di silenzio, June sospirò.
«Ho un appuntamento con lui, stasera.» rivelò. Alice, che stava pulendo gli occhiali con la manica della maglietta bianca, si interruppe di colpo.
«E che aspettavi a dirmelo? Dobbiamo trovare una scusa per Louis, fino a che non decidi di dirgli la verità e poi, cosa molto più importante, cosa ti metti?»
Alice rimise rapidamente gli occhiali, si alzò dal letto e cominciò a fare avanti e indietro per la stanza, pensierosa.
«A Louis diciamo che esci con me. Chiederò a Niall di reggere il gioco.» sostenne. Afferrò il telefono, digitò velocemente un messaggio e poi annuì con aria soddisfatta. June, che a stento aveva capito cosa stava succedendo, si grattò la guancia, confusa.
«Ed ora, come ti vesti? Non sai dove ti porta?»
«Ha detto solo che passa a prendermi alle otto, cioè tra mezz’ora.»
Alice sbiancò.
«Mezz’ora? Oh, cielo, sarà meglio muoversi, allora. Se passa alle otto, significa che ti porta fuori a cena. Che cosa romantica! Perciò Harry sarà sicuramente elegante. Ci vogliono i tacchi. Posso dare un’occhiata al tuo armadio? Non ti dispiace, vero?»
Un po’ frastornata da tutte quelle chiacchiere sparate a raffica, June ebbe appena la forza di annuire.
«Ecco, questi sono perfetti.» qualche minuto dopo, Alice appoggiò sul letto un vestito lilla e delle decolleté nere. June inarcò un sopracciglio.
«Non se ne parla. Quelle sono per il matrimonio di papà e Jay, mica per uscire con Harry. Lascia stare, metto i jeans e la maglietta grigia.»
«E i tacchi?»
«No, e gli stivali.»
«Ho capito, non vuoi che Harry pensi che ti fai bella per lui. Bella tattica, tesoro. Approvo.»
«Ma no, non è così!»
«Sì, sì. Come vuoi. Veloce, mancano dieci minuti.»
 
Da tempo, June non si sentiva così agitata. Non ne capiva il motivo, visto che quello non era un appuntamento vero e proprio. Più che altro, si trattava di uno stupido ricatto.
E lei odiava i ricatti, perciò doveva essere quello il motivo per cui era così agitata.
E se Harry se ne fosse dimenticato? No, figurarsi, quando si trattava di rompere le scatole a lei, niente l’avrebbe distratto.
Infatti, qualche minuto dopo le arrivò un messaggio in cui Harry le diceva di essere parcheggiato davanti casa.
Arrossì, perché le testuali parole erano “Sono qui sotto, piccola. Non vedo l’ora di stare da solo con te.
Stronzo. Lo faceva apposta, ovviamente e June per un attimo fu tentata di mandarlo a quel paese e rifiutarsi di scendere di casa.
Alice lesse il messaggio, poi ridacchiò.
«Il solito scemo.» mormorò tra sé e sé.
Dopo aver salutato Sam e Johannah, Alice e June uscirono. Fortunatamente, Louis era andato a sbrigare una commissione per la madre, così non ebbe la possibilità di fare domande. June se ne scoprì immediatamente sollevata.
«Mi raccomando, tesoro. Prova a dargli una chance.» le consigliò, prima di avviarsi verso casa.
«Vedrò che posso fare.» mugugnò June, tetra.
Prese un respiro profondo, avvolse meglio la sciarpa intorno al collo e si diresse con calma apparente verso la macchina di Harry.
Ma chi gliel’aveva fatto fare?
«Ciao.» bofonchiò, in imbarazzo, quando Harry le rivolse un gran sorriso e un occhiolino malizioso.
«Ciao, piccola. Tutto bene?»
«No.»
«Bene, vedo che sei di ottimo umore come al solito.» commentò Harry, sarcastico. Sorrise di nuovo, poi mise in moto la macchina e partì.
«Sono di cattivo umore solo quando ci sei tu.» replicò June, diretta.
«Questo perché non mi ascolti. Solo per questa sera, potresti far finta che io ti stia simpatico? Giuro che non ti salto addosso.»
«Non lo so, posso provarci.» concesse June, un po’ in imbarazzo. Tuttavia, forse poteva davvero concedere ad Harry un’occasione. Una sola possibilità. Se poi quella sera si fosse trovata davvero male, gliel’avrebbe detto e avrebbe chiuso ogni rapporto con lui.
«Grazie. Sei bellissima, comunque.» si complimentò Harry, voltandosi a guardarla. June arrossì vistosamente e si voltò verso il finestrino.
«Ci godi, a farmi arrossire?»
«Da matti.»
«E poi ti stupisci se ti rispondo male.» commentò, fredda. Harry ridacchiò.
«Hai ragione. Allora, cosa devo fare per poter parlare con te? Niente complimenti, niente baci e niente battute. Altro?» elencò.
June era certa di aver colto un po’ di sano sarcasmo, ma si costrinse a lasciar perdere – per il momento – e annuì.
«No, basta così.» era già troppo che Harry avesse capito quelle tre cose, non poteva mica costringerlo a tapparsi la bocca. Chissà, forse parlare con lui e conoscerlo un po’ meglio non sarebbe stato tanto male.
«Quanto sei generosa.»
«Lo so. Allora, dove stiamo andando?» domandò, un po’ curiosa. Aveva dato un’occhiata ad Harry ed era vestito abbastanza bene, un po’ più elegante del solito. Aveva abbandonato la felpa e al suo posto aveva messo una camicia bianca e una giacca blu scuro. Aveva dei pantaloni chiari e le sue inseparabili Converse.
Era bello, pensò June.
«A cena.»
«In ristorante?»
«Una specie.»
Cosa voleva dire, una specie? June si agitò un po’, improvvisamente insicura. Forse avrebbe dovuto mettersi il vestito che le aveva consigliato Alice, anziché fare di testa sua e uscire vestita come se stessa andando a fare la spesa.
«Tranquilla, piccola. Sei perfetta, vestita così.»
«Ma dove andiamo? Dai, dimmelo. Dimmelo, dimmelo, dimmelo!» improvvisamente dimentica di trovarsi accanto al ragazzo che meno sopportava al mondo, June cominciò a comportarsi come suo solito.
Harry sorrise, perché era esattamente ciò in cui sperava.
«È una sorpresa.»
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
Buonaseeeeera, fanciulle! Come state? Tutto okay?
Io no, sono in crisi mistica, ma mi succede una volta a settimana, perciò lasciamo perdere.
Ecco qua il nuovo capitolo. So che vi aspettavate subito l’appuntamento, ma non sono così buona, perciò… vi toccherà attendere un’altra settimana, nella speranza che ne valga la pena.
Detto questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto, vi ringrazio tantissimissimo per le recensioni, per le seguite/preferite/ricordate e vi adoro.
Fatemi sapere che ne pensate <3
Un bacio,
Fede.
   
 
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