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Autore: Kaimy_11    08/04/2013    2 recensioni
[Era la ragazza più antipatica, viziata, odiosa e saputella che avessi mai conosciuto. Mi batteva nei duelli, era più furba di me. Era migliore di me. Tuttavia, quando capiva di non aver speranza, di aver perso, usava l'arma più crudele, eppure più potente, che conosceva: Le sue lacrime. Anche adesso, io sono qui a dirle che me ne devo andare, che sono un assassino e che non posso stare con lei, ma lei piange. Ed io come faccio a dirle che la amo? Come faccio a dirle che non vorrei lasciarla ma che devo, per il suo bene... Mi basta un suo sorriso per capire che non sono altro che un satellite attratto dalla forza di gravita che esercita su di me il pianete che lei è...] Storia già pubblicata ma cancellata durante un momento di follia. Ovviamente revisionata, spero che vi piaccia rivivere i setti anni ad Hogwarts visti da una ragazza che seguirà la vita di…Draco! Se amate questo personaggio e volete vedere come sono stati i suoi anni a scuola e come ha vissuto la battaglia contro Voldemort…leggete!. (la storia segue i Film e i libri)
Genere: Azione, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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45

41. Importante.

 

 

 

 

-In tutta onestà, Draco, non ne ho idea- Disse l’uomo seduto sulla poltrona del proprio studio.

Lucius Malfoy accarezzava la testa del serpente del proprio bastone, lo sguardo dritto in quello del figlio.

Draco sospirò, spostando il peso del corpo sull’altra gamba. Suo padre appariva ancora provato dalla permanenza ad Azkaban, era più magro, il volto scarno con un graffio sotto il mento non ancora rimarginato, tuttavia, lo sguardo era quello rigido e solido di sempre, solo un po’ meno brillante.

-Ma ha toccato il punto che aveva toccato Lui, e ha visto tutto!- fece il ragazzo allargando le braccia.

Lucius gli lanciò un’occhiata gelida. – E tu perché l’hai portata in quella stanza?-

-Non c’è l’ho portata io, padre, ci è arrivata da sola. Te l’ho già spiegato-

-E non avevate nessun altro posto? Dovevi proprio farle vedere il tuo letto? Alla tua età ero molto più furbo. Ricordo che con tua madre…-

-Va bene, basta! Me ne vado!- Draco era infuriato.

Suo padre non capiva la gravità della cosa, ogni occasione era buona per fargli notare i suoi errori.

-Stai fermo dove sei!-  lo ammonì l’uomo, inchiodandolo sulla porta.

Draco si voltò lentamente e, proprio in quel momento, si udì il rumore di passi pesanti seguiti dal rumore di qualcosa che andava in frantumi. Di sicuro qualcuno dei Mangiamorte che aveva preso a girare per le mura di Malfoy Manor non era stato attento mentre camminava.

Il ragazzo strinse i pugni dalla rabbia.

-Sai benissimo che non avresti dovuto portarla qui- Disse Lucius, in accordo con il rumore che c’era stato.

-Lo so. Ma sapevo anche che in quel momento non c’era nessuno- Dissolse lo sguardo.

Non poteva certo spiegare il bisogno che aveva avuto di portarla lì, di sentire quelle mani tremanti stringersi attorno a lui con la paura di perderlo e il desiderio di non lasciarlo andare. Portarla in quella casa avrebbe ridato a quelle mura un po’ più di valore e di sacralità. Ma questo, naturalmente, non poteva ammetterlo senza aprire sé stesso al padre.

-Ad ogni modo..- Riprese Lucius –hai detto che la ragazza è arrivata in quella stanza dopo uno stato di trance?-

Draco fece un cenno. –Ho dovuto usare la Legimanzia su di lei per capire cosa stava accadendo-

-Quindi ha visto il Signore Oscuro che ti puniva?-

Dalla faccia che fece Draco, mostrando un misto di gelo e di orrore, Lucius capì che era meglio cambiare discorso e che poteva considerare quella reazione come un sì.

-Ci sono stati diversi casi di maghi e di streghe sensitivi…- Spiegò l’uomo.

-Sensitivi? Come la professoressa Cooman di Divinazione?-

Lucius fece un ghigno. –Niente affatto. Non parlo di ciarlatani che necessitano di sfere o foglie di tè per predire il futuro. I maghi sensitivi hanno visioni quando meno se lo aspettano-

-Ma lei non ha mai avuto una visione. Ha toccato quel mobile su cui era appoggiato Lui. Quando l’ho staccata da lì le sue dita erano bruciate!-

-Questo non significa nulla. Forse questa parte della sua magia si è risvegliata a contatto con quella del Signore Oscuro-

Draco abbassò la testa pensieroso, poi guardò il padre. –Pensi sia davvero questa la spiegazione?-

L’uomo ricambiò il suo sguardo. –È l’unica che so darti. Se hai altri dubbi, parlane con Severus-.

 

-Mi dispiace davvero per Emma, spero solo che stia bene- Bisbigliò Erick, seduto sul letto di Emma.

Canni sospirò abbassando gli occhi. La sua stanza nel dormitorio della torre dei Corvonero non era mai stata così vuota e triste. Mancavano le battute sarcastiche di Jude, la sua calma. Mancava Emma e le sue parole confortanti o le sue continue domande.

Ma quell’anno non era sicuro per una Mezzosangue ed una nata Babbana.

-Sono davvero fuggiti in America?- chiese Erick.

-Sì- Rispose Canni –ovviamente nessuno sa dove, e l’America è un continente immenso-

-Ed è vero che tuo zio ha deciso di proteggere anche la famiglia di Jude e che sono fuggiti insieme?-

-Sì, proprio così- Canni abbassò gli occhi e non li rialzò per diversi secondi.

Erick sospirò e si massaggiò la fronte con le mani. Non sarebbe stato affatto un anno tranquillo, fortuna che Jude ed Emma avevano fiutato il pericolo ed erano fuggite. Molti altri maghi dalla discendenza discutibile erano fuggiti, altri no, e di certo non avrebbero avuto vita facile.

-Cosa hai fatto alla mano?- chiese Canni, all’improvviso, quasi spaventata.

Areal, seduta sul suo letto, si osservò le dita fasciate della mano sinistra e fece spallucce. –Mi sono scottata-

-E tua zia non ti ha curato?-

-Sa risanare solo le ferite superficiali, ma questa bruciatura è tosta!-

-Vieni, ci penso io!- Canni si alzò per avvicinarsi all’amica.

Areal la guardò timorosa e ritrasse la mano. –Non è necessario, posso andare in infermeria domani-

Canni fece uno sguardo profondamente offeso, le afferrò la mano e le tolse la fasciatura. Rimase ad occhi sbarrati vedendo la ferita, non essendosi aspettata nulla di tanto grave, ma dopo aver pronunciato una formula la mano tornò perfettamente sana.

Areal sorrise. –Sarai davvero una brava curatrice, da grande-

-Lo so!-

Dopo che Erick ebbe augurato la buona notte alle ragazze, Canni provò a chiedere spiegazioni all’amica sulla sua bruciatura, ma non ottenne risposta.

Durante la notte, Areal pensò a quando si era risvegliata nel suo letto il giorno prima, con la mano fasciata e un bigliettino accanto con scritto: Ci vediamo a scuola. Ricordati quello che ti ho detto e fai attenzione. Per me sei importante.

La ragazza chiuse gli occhi.

Importante.

Draco era importante, e lei lo era per lui.

Era certa che il ragazzo l’avesse riportata a casa, dopo che era svenuta, per non dover discutere di quello che era accaduto. Mai avrebbe dimenticato quella scena né il dolore che le causava. Doveva solo sforzarsi di dimenticare e tutto sarebbe andato bene: lei non avrebbe sofferto e Draco neppure. D'altronde lui era troppo orgoglioso per essere compatito.

La cerimonia di smistamento era avvenuta in silenzio, quella prima sera ad Hogwarts. Non c’era stato un caldo discorso di benvenuto da parte del preside, né risate gioiose. Tutti erano intimoriti dalle due nuove persone al tavolo degli insegnanti e da Piton, seduto al posto del preside. Solo i Serpeverde erano a testa alta.

La voce melliflua e cadente del nuovo preside si era fatta sentire solo per annunciare la fine del banchetto ed invitare tutti a raggiungere i propri dormitori il più in fretta possibile. Ma a quel punto uno dei nuovi insegnanti, quello che Areal riconobbe come Amycus Carrow, si era alzato per prendere parola. Aveva annunciò che avrebbe interrogato tutti gli alunni, ma la ragazza ignorò le parole di quel Mangiamorte che a detta di Draco avrebbe insegnato Arti oscure, al posto di Difesa.

 

Il giorno dopo, alla prima lezione con Amycus, tutti i ragazzi impararono in silenzio un attacco ostile che non avevano mai studiato prima e che di sicuro non avrebbero mai appreso con il vecchio regime. Areal vedeva le ragazze Serpeverde riuscire a primo colpo, ma lei e un’altra ragazza ci misero un po’ di più.

-Signorina Gambell, dopo la lezione si trattenga. Desidero parlarle in privato- disse l’insegnante.

Areal si accorse che la ragazza interpellata l’aveva fissata con disappunto. Se erano andate entrambe male in quella lezione, perché l’insegnante non aveva convocato anche la Corvonero? A fine lezione Areal lasciò la stanza con dei forti dubbi per la testa.

A pranzo, Michaela Gambell, piangeva.

Ciò che più destò l’attenzione dell’intelligente Areal, fu il fatto che per diverse lezioni il professor Amycus chiedesse ad una ragazza sempre diversa di trattenersi. Inizialmente pensò che lo facesse per interrogarle ma perché, allora, erano tutte belle ragazze? Michaela aveva grandi occhi verdi e lunghi boccoli dorati, Alice un viso di porcellana e le labbra carnose. Erano coincidenze? E perché tutte le ragazze uscivano dall’ufficio di Amycus in lacrime o sconvolte?

 

Quella mattina Areal sarebbe dovuta andare nell’ufficio di Amycus per l’interrogatorio. Una fila di studenti attendeva il proprio turno e, quando toccò a lei, si fece avanti. L’insegnante sedeva alla sua scrivania sfogliando alcune carte e non si degnò nemmeno di alzare lo sguardo quando lei entrò e si sedette sulla sedia difronte.

-Sua madre discende dai Nikly? È corretto?-

-Sì-

-E suo padre è uno Foreberth!- costatò con un sorriso compiaciuto.

-Sì-

-Ma… una sua lontana parente, da parte di madre, era una Mezzosangue…-

Areal sussultò. Sapeva di quella prozia lontanissima, figlia di madre Babbana, ma era così lontana da lei che l’aveva dimenticata e, soprattutto, non capiva come avesse fatto quell’uomo a scoprire l’esistenza sulla carta di quell’antenata. Di quanti anni ,o decenni,  andavano indietro nell’esame degli alberi genealogici?.

-Cosa vorrebbe insinuare, professore? Che il mio sangue non è abbastanza puro?- All’instante si spaventò per ciò che aveva detto, ma il timore durò solo pochi secondi, poiché lo sguardo estasiato di Amycus fu più che significativo. Draco le aveva detto di comportarsi come una Purosangue convinta, e una Purosangue non abbassa mai la testa e non permette che qualcuno metta in discussione le sue origini.

-Assolutamente no, signorina Foreberth. Il suo cognome non lascia spazio a dubbi d'altronde-

Areal storse il naso al pensiero che il suo cognome fosse tanto rispettato solo perché aveva visto tutti quelli che lo portavano finire a Serpeverde. Tuttavia, mentre il Mangiamorte le sorrideva esaltato, squadrandola da capo a piede,  Areal pensò che non fosse felice solo perché aveva trovato una Purosangue.

 

Quando Canni uscì dall’ufficio del professor Amycus con un livido sotto l’occhio, dopo che le era stato chiesto di rimanere dopo la lezione, Areal vide avverarsi tutti i suoi peggiori incubi.

-Che cosa ti ha fatto?- chiese all’amica correndo da lei.

Canni si scostò –Cosa pensi che volesse da tutte le ragazze? Quel lurido Mangiamorte allunga le mani!-

Areal le tappò la bocca con la mano. –E tu…?-

La ragazza dai corti capelli biondi e gli occhi ambrati fece una smorfia. –Tutte le altre avevano paura, ma io non gli ho permesso neppure di sfiorarmi-

-Ecco cos’hai guadagnato!- disse Areal riferendosi al livido.

Canni apparve offesa. –Cosa diamine stai dicendo?-

Areal rimase in silenzio. Il peggio era che con quella ribellione Canni aveva firmato la propria condanna.

 

Nei gironi che seguirono Canni fu presa di mira dai fratelli Carrow in maniera impressionante. Ormai era finita, ed Areal lo sapeva. Ma non poteva certo immaginare che, quel pomeriggio, Amycus chiedesse proprio a lei di rimanere dopo la lezione.

Quando tutti furono usciti, Areal tremava di paura. L’insegnante le andò vicino accarezzandole una guancia.

-Sei molta brava, vedo. Hai talento. E sei proprio carina…-

Areal serrò gli occhi disgustata e non si mosse di un millimetro.

-Tu sei amica della signorina Longus, vero? Non vorrai comportarti come lei, spero…-

Areal rimase ancora immobile con i pugni serrati lungo i fianchi.

-Le conseguenze potrebbero essere spiacevoli…- Le sussurrò ad un palmo dal suo orecchio.

La ragazza tremò al pensiero di quello che poteva succedere ma, proprio in quel momento, la porta si spalancò rumorosamente. Areal guardò in quella direzione ed il suo cuore iniziò a battere forte. Draco era lì, avvolto nella sua divisa elegante verde e argento, con l’espressione decisa che a mala pena nascondeva la rabbia.

-Amycus!- Salutò entrando nella stanza e richiudendosi la porta alle spalle.

L’insegnante si raddrizzò e sorrise. –Draco! Come te la passi?-

-Non mi lamento- disse il ragazzo con un ghigno.

Draco si avvicinò ad Areal senza guardarla e la prese per mano. –Con tutte le cose che aveva da fare, mio padre si sarà dimenticato di dirtelo…- era serenissimo. –Lei sta con me-

Amycus tradì un attimo di sorpresa e poi rise sonoramente. –Ma certo, Lucius mi aveva detto che la fidanzatina di Draco era a scuola!- 

Ovviamente Draco fu infastidito da quelle parole, ma sollevò l’angolo della bocca in un sorriso, anche se sembrava una smorfia. Dopo un’alzata di sopracciglia in segno di saluto, il ragazzo trascinò via con sé la ragazza, mentre Amycus cinguettava qualcosa come: ottima scelta!

 

Draco continuò a trascinarla su per le scale, salirono fino ad una delle torri e il ragazzo si fermò vicino la parete di un corridoio appartato.

-Hai avuto paura?- le sussurrò con un misto di dolcezza e decisione, mentre le accarezzava una guancia guardandola negli occhi. Era ancora furioso.

-In effetti… un po’!- ironizzò lei, la testa bassa.

La mano di Draco le sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Si stava sforzando di tornare calmo e si avvicinò alla ragazza facendo aderire i loro corpi, respirandole sul collo facendola rabbrividire.

Areal chiuse gli occhi.

Il ragazzo le passò con bramosia e lentezza il naso lungo la linea del collo, sulle labbra, fino a baciarle la fronte. In un gesto fulmineo e liberatorio la strinse forte, respirando il suo profumo. Aveva bisogno di tenerla fra le braccia, di sentirla debole in balia di lui, di sapere che stava bene e che era sua.

-Non succederà mai più una cosa del genere- sussurrò Draco con voce rauca.

Lei appoggiò la guancia contro la sua spalla, le mani del ragazzo le cingevano con decisione i fianchi, poteva sentire il suo respiro. Lo abbracciò, aveva anche lei bisogno di rimanere protetta in quell’abbraccio ancora un po’, sapendo che Draco lo desiderava.

Ma Draco aveva anche altro a cui pensare.

Era un Mangiamorte e lei era in costante pericolo. Per la prima volta pensò che poteva darle maggiore protezione rimanendole accanto, ma per quanto avrebbe funzionato? Con quel dubbio nella mente, si separò con rabbia dalla ragazza e corse via a testa bassa. Più arrabbiato e ferito di prima.

 

 

   

 

Continua…

 

 

 

*****************************

 

 

 

Grazie a tutti i lettori, spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento, magari fatemi sapere cosa ne pensate con un piccolo commento.

 

Un grazie anche a neige13  per aver recensito lo scorso capitolo :) 

   
 
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