One-Shot sull'evasione di Sirius Black da Azkaban.
"Il vento è rumoroso, soffia violentemente contro le pesanti sbarre che mi circondano, producendo un rumore assordante di metallo arrugginito. Riesco a sentire le potenti onde del mare che si increspano contro le mura di questa fortezza e si mischiano alle urla che mi lacerano l’anima. Ansimo flebilmente quando la mia testa va a sbattere contro la fredda e dura pietra alla quale sono appoggiato. Ho gli occhi cavi, privi della comune fiamma umana che dovrebbe accompagnarli. Avverto i sospiri freddi e glaciali dei Dissennatori che sorvegliano la cella e mi impediscono di fuggire. Riesco a malapena a respirare, la mia testa è pesante e i miei arti non accennano a muoversi neanche di un centimetro. Le mie guance sono cave e scavate nell’osso, vittime della fame e del freddo che sto patendo; la mia barba cresce ispida e le mie costole diventano sempre più sporgenti ogni giorno che passa. Ogni minuto che trascorro qui dentro è come un marchio tatuato a fuoco sulla mia pelle grigiastra e malaticcia. Il silenzio è invadente, lugubre e così glaciale da perforarmi il corpo come solo mille coltelli affilati saprebbero fare".