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Autore: Clairestory    08/04/2013    0 recensioni
"Silvia ricordava che quando la porta della classe si apriva, lei era intenta ad annerire gli spazi bianchi delle lettere del libro di matematica, annoiata. In quell’istante alzò lo sguardo e vide comparire, vicino alla cattedra, un ragazzino biondo. Era inspiegabilmente vestito molto elegante, aveva un completo maschile forse un po’ troppo corto per lui. Sì, perché era altissimo. Silvia lo squadrò, sperando che lui non se ne accorgesse. Sembrava a disagio, forse, pensò Silvia, si vergognava perché era accompagnato da sua madre, una presenza immancabile. Non sembrava particolarmente felice o impaurito, Silvia indovinò che, nonostante cercasse di nasconderlo, si sentiva un pesce fuor d’acqua. Gli occhi del ragazzo, stranamente scuri, evitavano lo sguardo della professoressa, che spostava la sua attenzione dalla classe al nuovo arrivato ogni pochi secondi"
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Al centro della sala c’era un corpo magro e slanciato che si muoveva, a ritmo di una musica lenta e coordinata. Il corpo magro vestiva una lunga veste di tessuto morbido e leggero, che fluttuava intorno al corpo della ballerina come un immenso alone dorato. Da un’estremità della veste spuntava un collo estremamente magro, sul quale ricadeva una folta coda di capelli castani. La ballerina si muoveva armoniosamente, ma non aveva nulla di umano. Sembrava una creatura intoccabile e sacra, con quei lineamenti duri, ma allo stesso tempo incredibilmente morbidi confrontati alla stranezza del suo volto.                                                            
Sì, perché Silvia l’aveva appena vista in faccia.                                                                                   
Quella figura sciolta ed atletica altri non era che Giuditta.
La reazione di Silvia fu inaspettata e orribile. Con l’espressione di chi ha appena fatto un collegamento logico che l’ha sconvolto, Silvia richiuse la porta e ricominciò a correre. Sì, a correre, a correre verso la porta. Non è possibile, continuava a dirsi Silvia. Quella creatura, quella ballerina così leggiadra era la stessa persona che ogni giorno, in classe, si rotolava in terra e rideva da sola, la stessa persona che tutti emarginavano perché era diversa, perché era sporca, perché era … se stessa. Ma allora … qual’era la vera Giuditta? Quella che ballava come un cigno la musica della sua vita, o quella che si rotolava nella polvere come un maialino nel fango?
Silvia non si fermava. Aveva voglia di andare a casa, di andare in camera sua e di liberare tutto ciò che aveva sempre tenuto nascosto agli occhi dei suoi genitori, di aprire quel maledetto cassetto strapieno di disegni e di tappezzare la casa con i suoi disegni. E chi se ne importa se i suoi genitori non li apprezzavano?! Lei non era solo la Silvia studiosa che legge tutto il giorno, ma anche la Silvia che disegnava e colorava la sua vita con pastelli, matite e acquarelli …
  
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