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Autore: Ary Granger    08/04/2013    3 recensioni
Chi potrebbe mai amare una bestia?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Capitolo 4

 
Quella sera tutti i domestici del maniero erano in gran fermento per l'arrivo di una ragazza nel castello, anche se la notizia era stata accolta dapprima con stupore ed incredulità.
“C'é una ragazza nel castello!” urlò la piccola tazzina entrando nelle cucine reali.
La teiera, che coordinava i movimenti di pulizia delle stoviglie la riprese “Firin! Quante volte ti ho detto di non dire bugie? Non sei ormai troppo grande per queste cose?”
“Ma c'è davvero una ragazza nel castello! Non è una bugia!” rispose la tazzina con risentimento.
“Basta bugie ed ora dentro la tinozza!” e così dicendo lo spinse dentro la grande bacinella piena d'acqua e sapone soffocando le proteste del piccolo.
“C'è una ragazza nel castello!” entrò gridando uno spolverino tanto che spaventò tutte le stoviglie e meravigliando così la lucida e stupefatta teiera.
La tazzina, risalita in superficie spruzzando un fiotto d'acqua, commentò con felicità “Cosa ti avevo detto? C'è davvero!”
“Oh cielo! E' incredibile! Sarà meglio andarsi a presentare! Forza, Firin asciugati e vieni con me!”disse la porcellana ricolma di thé fumante mentre si apprestava a percorrere gli ampi corridoi della reggia.
 
Hermione, rinchiusa nella camera singhiozzando copiosamente sulle preziose coperte del letto, venne riscossa dai suoi pianti  da un  lieve bussare alla porta.
In fretta si asciugò le lacrime ed avvicinandosi alla porta l’aprì: non vide nessuno e stava per richiuderla quando sentì una voce chiamarla da terra e con estremo stupore notò una fine teiera che le sorrideva seguita da una piccola tazzina che la guardava con occhi luminosi.
“Mia cara, non spaventarti, io sono Zura, la responsabile delle cucine e delle stoviglie Miss!” disse con voce dolce la domestica.
La ragazza si coprì la bocca con la mano: non conosceva nessun incantesimo capace di rendere gli oggetti viventi e dotati di proprio pensiero.

“Non ho mai visto mai nulla di simile!” bisbigliò stranita la ragazza sedendosi sul letto stupefatta.
“Ragazza mia non spaventarti, non siamo oggetti di magia nera e per quanto possa valere siamo solo semplici servitori. Per qualsiasi problema o richiesta può rivolgersi a me Miss!” rispose inchinandosi
La strega riavutasi dallo stupore rispose con dolcezza “Non intendevo nulla del genere, ma ero soltanto sorpresa da tutto questo, comunque la ringrazio infinitivamente Zura e soprattutto mi chiami Hermione!”
“Come desideri Hermione! Gradisci una tazza di thé? Non ti farà che bene vedrai!!!” disse l'altra versando il liquido nella tazzina.
“E tu piccolino come ti chiami?” fece la fanciulla prendendo in mano la tazzina.
“Io sono Firin!” disse con allegria il piccoletto “Hermione vuoi vedere un trucchetto?”
Il piccolo soffiando nella tazza cominciò a far apparire mille bolle che fecero sorridere per la prima volta la strega dopo il suo arrivo lì.
“Firin non fare il maleducato!” esclamò la teiera.
“Ops…scusa!” mormorò il piccolo arrossendo per l’imbarazzo.
“Avanti rientriamo in cucina! C'è una cena da organizzare!” disse risoluta Zura dirigendosi verso la porta seguita dal piccolo che salutò veloce Hermione.
All'improvviso il possente armadio di ciliegio della camera prese vita spaventando nuovamente la ragazza.
“Ah mi scusi miss! Sono Galdrine, la guardarobiera del castello! Ho sentito parlare di una cena importante e non ho saputo trattenermi!!! Deve andare a cena con il padrone eh? Vediamo un po' cos'ho qui dentro!” disse aprendo le ampie ante che fecero svolazzare una miriade di  farfalle. “Oh Dio che vergogna! Mi scusi ma sa, è da tanto che non davo aria ai miei splendidi vestiti! Comunque vediamo un po’…Mmmh… Oh ma guardi che bello! Questo ti starà un incanto!” disse estraendo un meraviglioso vestito con un corpetto color borgogna con una gonna in tulle in tinta.
Hermione la fermò però immediatamente “Mi dispiace ma io non scenderò a cena.”
L’armadio restò basito e scandalizzato dalle parole della giovane “Come non scenderà a cena? Il padrone non gradisce la disubbedienza!” esclamò tremando già all’idea di ciò che sarebbe potuto succedere in tal evenienza.
“Se per questo neanch'io gradisco esser qui come sua prigioniera ma non posso far nulla per cambiare le cose!” rispose di rimando la strega incrociando le braccia sul petto.
“Ma il padron...”
La piccola discussione venne però interrotta dal maggiordomo Resgon che, bussando ed entrando nella stanza, annunciò che la cena era servita.
 
Nel medesimo istante, nella sala da pranzo la bestia girava furiosa per la stanza “Ho mandato Resgon per ordinarle di scendere. Come mai ci mette tanto? Le ho dato un ordine!” rispose con furia malcelata il padrone.
“Signore la ragazza è molto spaventata e forse si sente a disagio, in fondo ha perso tutto. Le dia un po’ di tempo…” rispose Goblin cercando di calmare la rabbia della bestia.
“Tempo? TEMPO? IO LE HO ORDINATO DI SCENDERE E LEI DEVE SCENDERE E CENARE CON ME!”
“Non ha pensato che lei potrebbe essere colei che potrebbe spezzare l’incantesimo?” si intromise Zura.
“Lei? Ma è solo una mezzosangue!”
“Ci pensi! La rosa ormai sta sfiorendo e forse lei è l’unica speranza!” disse speranzoso Goblin
“Anche se fosse, lei non vedrebbe mai che un mostro in me!” rispose sottovoce il padrone.
“Signore la ragazza saprà riconoscere il cuore nascosto che è in lei! Ma lei dovrebbe imparare a controllare le sue reazioni.” rispose Zura.
La porta del salone intanto si aprì lentamente e la bestia alzò immediatamente la testa trattenendo il fiato.
Resgon scivolò all’interno della sala cercando di trattenere il tremito delle piccole gambe
“La ra-ragazza ha deciso di…di…cioè…” sussurrò con voce flebile “di…di non scendere a cena.”
“COSA? COME OSA DISUBBIDIRMI?” urlò il padrone correndo verso le stanze degli ospiti inseguito dai servitori tremanti per la reazione del loro signore.
Giunta al’ingresso della stanza della ragazza, bussò con forza alla porta ruggendo.
“LE AVEVO ORDINATO DI SCENDERE PER CENA!”
All’interno Hermione rispose “Non ho fame!”
“Padrone stia calmo! Provi a chiederlo nuovamente con gentilezza!” sussurrò la povera teiera.
La bestia, prendendo fiato e stringendo le nocche delle mostruose zampe  disse allora con finto controllo “Mi farebbe la gentilezza di scendere con me a cena…”
“Le dica per favore!” bisbigliò al suo fianco il candelabro.
“…Per favore?” concluse con malcelata rabbia nella voce.
La ragazza però, con la stessa precedente risolutezza esclamò “No grazie!”
“Ma dovrà pur mangiare!” esclamò il padrone.
“Ho detto che non ho fame!”
Sbattendo con furia la porta chiusa urlò con furia “ALLORA MUOIA PURE DI FAME!!!”
Si volse verso Goblin “Non farla uscire dalla sua stanza! Per nessuna ragione dovrà toccare cibo!” così dicendo tornò verso il salone.


Passarono diverse ore ed era ormai notte inoltrata quando Hermione schiuse la porta della sua stanza e mise un piede fuori avviandosi alla ricerca delle cucine.
Goblin, che si era da poco appisolato, si risvegliò quando ormai la ragazza era in fondo al corridoio  e tremante per la possibile reazione del signore la inseguì.
Nelle cucine intanto, il cuoco del palazzo, una splendida cucina in acciaio magico, si lamentava sbattendo i coperchi delle pentole.
“Guarda che delizia che ho preparato qui!” disse sollevando un coperchio ed esalandone il profumo “un capolavoro del tutto sprecato!” esclamò sbattendo nuovamente il coperchio con rabbia.
“Certo che la ragazza poteva pur fare uno sforzo e scendere a cena! In fondo aveva detto anche per favore!!!” rispose con stizza Resgon asciugandosi le mani in uno strofinaccio e lanciandolo nel cassetto.
La teiera che impartiva ordini per rassettare la cucina rispose di rimando “Oh avanti Resgon! La povera ha perso la famiglia e tutto quello che aveva di più caro! Ha sacrificato la sua libertà”
“Beh però…” borbottò tra sé l'altro
“Scusate se vi disturbo…” disse Hermione che era riuscita a trovare la strada per le cucine.
Resgon balbettò “Ma lei è…è uscita!”
Goblin nel frattempo entrò in cucina e con il fiatone “Anf…la ragazza…anf.. è uscita!”
Resgon , incrociando le piccole braccine al petto esclamò “Ah davvero? Non me ne ero reso conto!”
Zura rivolgendosi alla ragazza le rispose con gentilezza “Mia cara in cosa posso esserti utile?”
“Oh beh…ecco…io avrei un po’ di fame…” disse con imbarazzo la giovane.
“Ha fame? Avete sentito tutti? Ha fame! Avanti attizzate il fuoco e preparate la tavola! Abbiamo un ospite da servire!” così dicendo l’intera cucina riprese vita.
Resgon basito dalla reazione degli altri servitori disse “Ma il padrone ha detto..”
“Oh non mi interessa! Non ho alcuna intenzione di lasciarla morire di fame!”
“Ma…oh va bene! Un pezzo di pane e un bicchiere d’acqua andrann..”
Goblin interruppe l’amico “ Un bicchiere d’acqua e pane? Ma non è mica una prigioniera! Organizzeremo più di quanto siamo mai riusciti a fare!”
“Fate piano! Il padrone se ne accorgerà!” bisbigliò alle pentole e ai bicchieri e che per la contentezza tintinnavano tra loro e quasi danzavano.
Dopo una sublime cena, intervallata dagli schiamazzi felici dei servitori e dai frequenti “Sssssshh!” del povero Resgon, la ragazza si complimentò con il cuoco e con tutti i servitori ringraziandoli tutti.
“Questa è stata la serata più bella della mia vita! Non credo che riuscirò a dormire!” esclamò con gioia Hermione rivolta verso Goblin.
“Oh beh io credo che sia proprio l’ora di andare a letto!”
“Io vorrei visitare questo castello invece! Quando mi capiterà di visitare nuovamente un castello colpito da una maledizione”disse raggiante la giovane.
“Maledizione? Chi le ha detto che c’è una maledizione?” tentennò l’orologio girando nervosamente le lancette “ Stupida cera da strapazzo sei stato tu eh!” così Resgon si lanciò sul candelabro cercando di sferrargli un pugno.
“Non sono stato io! Piuttosto tu orologio smollato!” replicò l’altro cercando di tirargli le viti dell’ingranaggio.
“Ragazzi basta!” cercò di dividerli Hermione “Non me l’ha detto nessuno. Non ci vuole molto a capirlo da soli!” disse sorridendo.
I due interruppero immediatamente la zuffa e si ricomposero immediatamente.
“Mi sa che lei” fece la giovane rivolgendosi a Resgon “sa dirmi tutto di questo castello e delle sue origini! Magari potrebbe accompagnarmi per questa visita?”
Il servitore gonfiando il petto di legno, gonfio d’orgoglio asserì con fermezza “Beh, modestamente posso dire di conoscere l’intera storia di ognuna di queste pietre del palazzo!” e così  dicendo, con Goblin ,si avviò alla visita del maniero prolungandosi in storie infinite sugli archi barocchi che adornavano le volte della struttura.

La ragazza, assetata di sapere si dirigeva lungo i corridoi e le sale  seguita dal candelabro e dalla sua “guida” personale. Giunta ai piedi di un’ampia e lunga scalinata venne bloccata dai servitori.
“Cosa c’è là in cima?” chiese con curiosità crescente.
“Lì? Oh niente di bello da vedere nell’ala ovest!” Risposero all’unisono i servitori.
“Allora è questa l’ala ovest!”
“Oh ma è solamente piena di polvere e abbruttita dal tempo!”
“Se è solo piena di polvere allora perché è proibita?” replicò la ragazza.
“Ecco…perché…perché….ma perché non andiamo a vedere qualcosa di più interessante! Ci sono un sacco di antichi arazzi nella sala est che risalgono ai tempi del 1300!” rispose Resgon.
“Credo possano aspettare ancora un pochino, voglio solo veder…” avanzando un altro piede verso la scalinata.
“Ci sono…ci sono magnifici giardini in stile italiano che aspettano di essere visitati!”
Ma la ragazza non si lasciò incantare dalle parole del povero orologio decisa soltanto a visitare la zona proibita.
“Abbiamo una…ecco…una biblioteca!” esclamò infine Goblin.
Hermione si volse verso il candelabro con un ampio sorriso.
“Una biblioteca?”
“Oh si! Un’enorme biblioteca! Piena di libri!” fece Resgon, felice di aver distolto l’attenzione della ragazza dalla temuta ala ovest.
“Stracolma di libri!”
“Ripiena di libri! Libri mai visti! Libri che non sono mai stati letti!”dissero abbracciandosi i servitori facendo strada alla ragazza che, dapprima fece alcuni passi nella loro direzione ma che poi ritornò indietro verso la scalinata dell’ala.
Saliti velocemente i gradini di marmo si ritrovò in un corridoio che sembrava abbandonato da tempo,  tempestato da statue terrificanti e da macerie, come se fosse stato al centro di una lunga e burrascosa battaglia.
Le sedie ed i mobili  erano ridotti a pezzi e le ragnatele e la polvere regnavano sovrane.
Una fioca luce proveniva da una porta in fondo al corridoio. Con passi decisi si avvicinò alla porta e coraggiosamente entrò all’interno della stanza.
La stanza era completamente distrutta. La moquette di seta bianca e smeraldo che adornava le pareti era stata strappata e pendeva straziata sui muri. Le sedie di velluto erano state sventrate e ridotte in macerie. L’unico punto di luce proveniva dalla luce della luna che entrava dal balconcino in pietra, contornato da tende in brandelli  e che si affacciava sui giardini del castello. Un quadro però attirò la sua attenzione.
Era un piccolo ritratto, squarciato da un cruento graffio al centro del viso.
Vi era dipinto un bellissimo giovane: i capelli, di un biondo quasi argenteo, erano tirati dietro alla nuca e la bocca era delineata da labbra sottili. Ciò che però più colpì la ragazza furono gli occhi: erano grigi e tempestosi, quasi color ghiaccio, ma nonostante l’impressione di freddezza che davano al primo sguardo, osservandoli meglio lei li trovò estremamente passionali e vivi.
Mentre si accostava al ritratto per toccarlo, una flebile luce rosata la indusse a voltarsi verso un piccolo tavolino circolare in legno di ciliegio.
Una splendida e luminosa rosa vi era posata sopra, protetta da una piccola teca di cristallo.
Come incantata, si avvicinò al fiore e con delicatezza sollevò la teca per scoprire il fiore.
Sollevò una mano per sfiorarlo.
“NO!” urlò la bestia che corse a proteggere nuovamente il fiore con la teca e con il proprio corpo.
Si voltò verso Hermione ruggendo “COSA CI FAI QUI? COSA VOLEVI FARE?”
“Mi dispiace…non sapevo…ecco io non volevo…”
“NON SAI COSA SAREBBE POTUTO ACCADERE!!!” disse con furia la bestia”vattene!”.
“Ma io non…” cercò di giustificarsi la strega.
“HO DETTO VAI VIA DAL MIO PALAZZO!” ringhiò lanciando con forza una sedia al muro.
La fanciulla, spaventata, percorse le scale velocemente ed uscì frettolosamente dal palazzo.
Si diresse veloce verso le stalle e recuperato il suo frisone, montò in sella e percorse il viale lasciando dietro di sé i poveri servitori e le loro speranze.
Cavalcò lungo la foresta senza trovare il sentiero poiché completamente coperto di neve.
Un ululato risvegliò la paura del povero Peter e quella della strega sprovvista di bacchetta.
In poco tempo vennero circondati dai lupi e nella corsa le briglie del cavallo si impigliarono nei rami di un albero senza possibilità di liberarli e lasciando cadere la ragazza dalla groppa del frisone.
Rialzatasi afferrò un bastone e cercò di allontanare i lupi che ormai circondavano lei e l’animale.
Un lupo saltò e le spezzò il bastone tra le fauci lasciandola completamente disarmata e senza via d’uscita.
Un lupo stava per avventarsi su di lei quando tra lei e la belva si sovrappose il padrone del castello.
Lui prese il lupo e lo scaraventò contro il tronco di un albero mentre l’intero branco gli si lanciò contro. Uno dei lupi affondò i denti nella carne della spalla creando una profonda e sanguinante ferita, ma nonostante l’evidente dolore, la bestia respinse tutto il branco che alla fine, consapevole di non poter contrastare un nemico più forte, scappò guaendo lungo la valle.
Solo quando tutti scapparono lontani da loro la bestia si voltò verso Hermione che  impaurita era rimasta dietro di lui. La osservò per un breve attimo prima di cadere a terra sfinito.
La ragazza fece per risalire in groppa al cavallo quando si voltò nuovamente verso la bestia e fu colta da un pensiero: “LUI MI HA SALVATO”.
Le aveva salvato la vita. Così si avvicinò alla bestia svenuta e sollevandola con un po’ di sforzo riuscì a sistemarla su Peter, dirigendosi verso il castello.
Giunta all’interno del maniero egli riprese conoscenza e aiutata da Goblin e dai vari servitori riuscì  a sistemarlo a letto.
Preparatasi una bacinella d’acqua bollente ed un fazzoletto di lino si accostò alla bestia per disinfettare la profonda ferita e così bendarla.
La bestia la guardava con astio e quando posò la benda bollente lungo la spalla egli ruggì forte scostandosi da lei.
“Stia fermo!” lo rimproverò Hermione.
“MA FA MALE!” urlò di rimando l’altro.
“Se lei stesse fermo farebbe meno male!” disse afferrandogli il braccio con decisione e posando nuovamente la benda, strappandogli un altro urlo di dolore.
“Se lei non fosse scappata questo non sarebbe successo!”
“Se lei non avesse gridato contro di me io non sarei scappata!”
“E lei non doveva entrare nell’ala ovest!” esclamò ghignando trionfante la bestia.
“E lei invece dovrebbe imparare a controllarsi!” disse con fermezza la fanciulla lasciando interdetto il suo interlocutore e cancellandogli così quel sorriso di vittoria.
“Però…” continuò con dolcezza Hermione a fasciando con delicatezza la ferita e sollevando gli occhi verso il suo viso “Grazie per avermi salvato la vita”.
La belva, sorpreso dalla dolcezza e dalla semplicità delle sue parole, incrociando i suoi occhi nocciola rispose solamente “Dovere.”



Mi scuso infinitivamente per il ritardo, spero però che apprezziate il capitolo!
Un bacio in particolare a Norma!
Al prossimo capitolo!
Ary Granger
  
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