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Autore: disastermadewithlove    09/04/2013    0 recensioni
-Appena sceso dall’aereo ho preso un taxi, mi sono precipitato qui e mi son detto: conto fino a dieci, se non arriva me ne vado.-
-E a che numero sei arrivato?-
-Duemilasettecentonove, ma potevo continuare.-
-E se io non fossi mai arrivata?-
-Sarei stato qui a contare per sempre, avrei preferito morire aspettandoti piuttosto che morire non avendo neanche provato a riaverti.-
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Volevo solo dirvi che le parti in corsivo sono scene del passato che la protagonista ricorda.
Le parti normali sono scene del presente dal punto di vista della protagonista.
 

Us against the world.

 
Chiuse la porta dietro le sue spalle con un tonfo.  Sospirò sconsolata.
La casa era così silenziosa, così vuota. Nessun rumore, a parte il suo respiro, era udibile in quell’appartamento in centro. Niente sembrava essere come prima, prima che lui se ne andasse. Neanche le urla dei bambini, appena usciti da scuola, sembravano felici. Gli uccelli, che si fermavano sul davanzale, non cinguettavano più gioiosamente. Perfino il vecchio quadro, che avevano dipinto insieme, sembrava aver perso il suo colore, una volta molto vivace. Adesso spento, come se il suo colore fosse andato via insieme a lui quel maledetto giorno. Si sdraiò sul divano e cominciò ad immergersi nel passato, in quei momenti felici che adesso sembravano così lontani.
 
-Louis, vieni qui. Ho avuto un’idea.- grido dal mio studio a Louis. Sento i suoi passi farsi sempre più vicini fin quando non arriva. Rimane leggermente confuso alla vista di quell’enorme foglio sul pavimento con accanto tanti bidoncini di colore, tutti diversi.
-Cos’hai in mente di fare, Rebecca?- domanda facendo spuntare un sorriso sulle sue labbra. Mi avvicino a lui, prendo un suo braccio mettendomelo sulle spalle, e comincio a spiegargli l’idea che ho avuto.
-Adesso, tu ed io, ci togliamo le scarpe, immergiamo i piedi nel colore e cominciamo a camminare sul grande foglio che vedi qui a terra. Si può usare tutto ciò che si vuole: mani, piedi, tutto. Ci stai?- vedo Louis fare un sorriso malizioso ammiccando verso il mio seno.
-Possiamo usare anche loro?-
-Louis!- gli do un colpo sulla spalla, spingendolo via. Scoppia a ridere divertito, per poi togliersi silenziosamente le scarpe e immergere i piedi nel colore, il rosso per essere più precisi. Lo imito immergendo, però, i piedi nel verde. E cominciamo così una battaglia di colore, ridendo e scherzando felici.
 
Un sorrisetto non poté fare a meno di apparire sulle labbra di Rebecca, che aveva lo sguardo immerso nel vuoto. Vuoto, come la sua vita da ormai sette mesi. Ancora non si spiegava come Louis, il suo Louis, avesse potuto farle una cosa del genere. Si amavano, anche tanto. E le mancava, ogni giorno di più. Le mancavano le sue battutine di prima mattina, quando aveva dimenticato di struccarsi e sembrava un panda.
Le mancavano le canzoni che le canticchiava quando non riusciva a prendere sonno.
Le mancava il suo respiro pensante, vicino al suo orecchio, quando dormivano abbracciati.
Semplicemente le mancava Louis Tomlinson e non sapeva cosa fare, dove andare per riuscire a dimenticarlo. Per riuscire a dimenticare quel maledetto giorno che sogna tutte le notti. Un incubo, il peggiore.
 
-Louis, sono a casa!- appese il suo cappotto all’entrata, gettò la borsa in un angolo indefinito dell’entrata e, non ricevendo alcuna risposta da Louis, lo chiamò di nuovo.
-Louis, dove sei?- si avvicinò silenziosamente alla porta della loro camera aprendo la porta. Non c’era. Il suo sguardo si posò sul portatile di Louis posto sulla scrivania difronte al letto. C’era la sua e-mail aperta, il simbolo di un nuovo messaggio lampeggiava continuamente. Ovviamente la curiosità ebbe la meglio su di lei e lo aprì. Non lo avesse mai fatto. Il mondo le cadde addosso.
 
 
 
Da: Eleanor Calder.
“Louis, quando le dirai che stiamo insieme? Ti sembra giusto continuare a prenderla in giro così? E, soprattutto, ti sembra giusto continuare a vivere con lei quando il tuo posto dovrebbe essere qui, con me?”
 
Risposta:
“ Tesoro, ne abbiamo già parlato. Non posso lasciarla così, su due piedi. Non dopo essere stato insieme a lei per due anni. Non mi sento di lasciarla, per lo meno, non ancora. È stata una parte importante della mia vita.”
 
Da: Eleanor Calder.
“ Certo capisco. Senti, adesso devo andare. Ci sentiamo domani.
Ti amo.xx”
 
Pochi minuti dopo uscì dal bagno un Louis in accappatoio, ancora ignaro dell’accaduto, con un sorriso sulle labbra che si spense non appena vide Rebecca e la sua e-mail aperta.
-Io…Rebecca, posso spiegarti.- cercò di allungare le braccia verso di lei, ma si sottrasse al suo tocco, inorridita.
-Cosa c’è da spiegare? Che mi metti le corna? Che mi hai sempre presa in giro? Sai cosa c’è Louis? C’è che mi fai schifo.- cominciò ad urlare contro di lui. Si sentì una stupida, una cretina ad aver creduto a tutte le parole, a tutti i ‘ti amo ’ detti da Louis.
-Rebecca, io davvero…-
-Arrivederci Louis.-
-Non puoi mandarmi via.-
-Non puoi pretendere che io voglia ancora vedere la tua faccia dopo tutto quello che mi hai fatto.-
-Rebecca…-
-Louis, va via.- un sospiro sconsolato, poi una carezza e, senza obbiettare nuovamente, va via. Esce dalla sua vita, chiudendo la porta del loro appartamento alle spalle con un sonoro tonfo.
 
Era così immersa nei suoi pensieri che quasi non aveva sentito il suo cellulare suonare. 
Il nome ‘mamma’ lampeggiava sullo schermo e un piccolo sorriso comparve sulle sue labbra.
-Ehi, mamma.-
-Tesoro, sono così felice di sentirti!-
-Anche io mamma, anche io.-
-A lavoro? Tutto apposto?-
-Si, va tutto a meraviglia.-
-E tu, tu come stai?- sua madre sapeva di tutto quello che era successo e, ogni volta che chiamava sua figlia, la sentiva sempre più triste. Sembrava insoddisfatta della sua vita, senza uno scopo per cui vivere.
-Alla grande.-
-Sicura? Il tuo tono di voce lascia intendere ben altro.-
- Si, sicura. Senti mamma, stavo pensando. La prossima settimana, visto che sono in ferie, potrei tornare a Doncaster. Sempre se per te non è un problema…-
-Un problema? Non aspettavo altro! Ci vediamo la prossima settimana allora. Ciao tesoro!-
Riattaccò il telefono senza neanche aspettare una sua risposta, tipico di sua madre.
Non sapeva se tornare a Doncaster fosse la cosa giusta, ma aveva bisogno di staccare un po’. E cosa c’era di meglio del trascorrere una settimana e mezzo insieme alla sua famiglia?
 
Sentì il portone di casa sbattere e il rumore delle chiavi buttate nella ciotolina all’entrata. Louis era tornato.
-Ehi amore.-
-Ciao Louis.- si avvicinò per dargli un bacio sulle labbra a cui Louis, ovviamente, non si sottrasse.
-Cosa avete fatto oggi?-
-Niente di nuovo. Abbiamo finito le riprese per il nuovo video, un intervista veloce e abbiamo nascosto le merendine al cioccolato di Niall che ha cominciato a sclerare come un pazzo, niente di che.-
-Povero irlandese. Un giorno di questi lo farete uscire pazzo.- ridacchiò divertita.
-Oh non preoccuparti, ha sempre una scorta di cibo in tasca. A proposito, cosa hai cucinato di buono?- disse cingendogli i fianchi con le braccia e poggiandogli la testa sulla spalla sinistra.
 
Ancora non era molto convita sul fatto di tornare a Doncaster, ma sua madre aveva insistito così tanto. E ora si trovava in aereo porto da due ore, ed era seduta nel bar accanto all’entrata, una tazza di the alla sua destra e un libro in mano. Ricordava ancora il prima viaggio con Louis quando hanno festeggiato il loro primo anno insieme. In verità, anche se voleva cancellare tutto quello che riguardava lui, ricordava ogni minima cosa che avevano fatto insieme. Ricordava tutto, e non c’era niente che riuscisse a farle dimenticare tutti i bei momenti che aveva passato con Louis.
 
-Ehi lou.- dico salendo sulla sua Ranger Rover.
-Ciao tesoro. Pronta per festeggiare questo fantastico giorno?- dice tutto elettrizzato dandomi un bacio sulla guancia e mettendo in moto.
-Certo, non vedo l’ora! Dove mi porti?- sono più agitata di lui, ma non lo do a vedere. Oggi è un anno che stiamo insieme.
-Pensavo ad una bella cenetta al tuo ristorante preferito, ti va?-
-Non potrei chiedere di meglio, amore.- dico sporgendomi per stampargli un bacio sulle labbra.
-Allora, come è andata oggi al lavoro?-
-Oh, bene. La signora Jones vuole un altro quadro entro il prossimo mese. Ho già molte idee.-
-Menomale, non avrei sopportato un altro mese di musica classica a tutto volume ad ogni ora per farti venire l’ispirazione.- dice ridacchiando.
-Ogni artista che si rispetti ha la sua tecnica di ispirazione, io…Ehi, ma non dovevi girare da qui?- mi guarda sorridendo divertito. Lo vedo estrarre dalla giacca una busta rettangolare, per poi porgermela.
-Apri.- faccio come mi dice. Apro la busta e dentro ci trovo due biglietti aerei.
-Cosa…Cosa significa?- chiedo confusa.
-Significa che partiamo. Due settimane a Dubai!- dice voltandosi verso di me e facendo un sorriso a trentadue denti.
-O mio dio. Grazie, grazie, grazie, grazie!- dico saltellando sul posto e mettendo le mie braccia attorno al suo collo per poi stampargli una raffica di bacia sulla guancia.
-Ehi, ehi, ehi. Vuoi arrivare sana e salva a Dubai? Lasciami guidare!- ride divertito.
-Ma non dovremmo fare le valige?- chiedo confusa.
-Guarda dietro.- mi sporgo dietro e vedo due enormi valige, una azzurra e una verde.
-Qual è la mia?- chiedo elettrizzata.
-Quella azzurra.- apro il più velocemente possibile la valigia per poi trovare un milione di vestiti.
-Ma questi non sono i miei vestiti.-
-Ti ho rifatto l’armadio. Sorpresa!-
-Louis?-
-Dimmi amore.-
-Ti amo.-
 
Si portò una mano al cuore, svegliandosi di colpo. Si sorprese di sentirlo battere. Lo aveva sognato, di nuovo. Ormai c’era abituata. Ogni sera sognava dei momenti trascorsi con Louis e poi si svegliava di scatto non riuscendo più a prendere sonno. E così, rassegnata all’idea di dover rimanere sveglia, si mise ad osservare le nuvole. Tante, troppe volte le aveva dipinte. Rebecca amava le nuvole erano così libere e potevano vagare nel cielo, azzurro, ininterrottamente. Azzurro come gli occhi di Louis. Quei meravigliosi occhi color cielo che la facevano incantare ogni volta che i loro sguardi si incrociavano. Venne risvegliata dal suo stato di trans da un’hostess, che la informò dell’arrivo. La ringraziò e, dopo aver preso il suo bagaglio a mano, si diresse verso l’uscita dove c’era Harry ad aspettarla. Era rimasta in buoni rapporti con i ragazzi, soprattutto con Harry.
Appena vide Harry mollò tutte le sue valige a terra per poi prendere la rincorsa e saltargli in braccio. Era da tanto, troppo tempo che non lo vedeva e gli era mancato.  
 
-Sei tu la giornalista che dovrà intervistarci?- un biondo, sicuramente tinto, con una brioches in mano e un sorrisone contagioso stampato sul volto, spuntò all’improvviso facendola spaventare.
-Io…emn…credo di si.-
- Benissimo, come ti chiami?-
-R-Rebecca.-
-Piacere Rebecca, io sono Niall.- ora, una persona normale che si rispetti avrebbe stretto la mano ad una totale sconosciuta, ma lui no, ha preferito darmi un caloroso abbraccio per poi prendermi la mano e portarmi dagli altri ragazzi.
-Ragazzi, lei è Rebecca. È lei l’intervistatrice.-
-Ciao Rebecca!- salutarono in coro.
-Su Rebecca, non essere timida, mica ti mangiamo.-
-Non ne sarei così sicura.- rispondo facendo un cenno del capo verso Niall che, finito con la brioches, si era attaccato ad un pacchetto di patatine.
Il ragazzo ride divertito.
-Sei simpatica.-
-Anche tu.- rispose senza riflettere.
 
-Si, anche io sono felice di rivederti e, anche se così sto bene- divento leggermente rossa notando che ha la faccia schiacciata contro il mio petto- dovresti scendere.- dice divertito.
-Oh si, scusa.- dico, se possibile, ancora più rossa.
Prende la mia valigia per poi mettermi una mano sulla spalla e andiamo verso i parcheggi. Durante il viaggio non faccio altro che ridere. Non lo facevo da mesi, Harry è riuscito a farmi ridere. Forse è anche per questo che è il mio migliore amico. Purtroppo non è potuto starmi vicino a causa di tutti gli impegni che si hanno facendo parte di un band, ma non è colpa sua. Harry ha appena parcheggiato davanti a quella villetta familiare con davanti il giardinetto dove, da piccola, passavo il tempo disegnando e osservando le nuvole.
 
-Mamma, mamma!-
-Dimmi tesoro.-
-La maestra mi ha dato da fare un tema parlando di quello che vorrei fare da grande, cosa potrei scrivere?-
-Non so. A te cosa piacerebbe fare?-
-Vorrei volare, saltare da una nuvola all’altra. Trovare il principe azzurro e vivere in un castello.- mamma ride divertita guardandomi amorevolmente e accarezzandomi una guancia.
-Bell’idea. E ora forza, scrivi quel tema che dopo ti porto al parco.-
 
-Pronta per incontrare tutta la tua famiglia al completo?-
-Tutta tutta?-
-Si, tua madre ha chiamato mezza generazione.- dice divertito.
-Oh che bello. Senti Harry…-
-No, non ti preoccupare. Non abbiamo detto niente a lui.- sospiro sollevata e insieme ad Harry entro in casa.
 
-No Rebecca, non ce la posso fare. Perché non torniamo un altro giorno? Andiamo, abbiamo tutta la vita davanti.-
-Louis, guardami. Tu adesso ti calmi, entri in quella casa, conosci mia madre e mio fratello e poi torniamo a casa nostra. Semplice, no?-
-Lo dici solo perché tu non hai ancora conosciuto i miei e non sai come ci si sente a stare dalla mia parte, stronza.-
-Forse. Ma ehi, anche io un giorno dovrò farlo e credimi, ti capisco perfettamente. Ma sono solo mia madre e mio fratello. Cosa vuoi che ti facciano? Le torture cinesi? Al massimo ti interrogheranno, sarà come fare un’intervista.-
-Un’intervista dici? Ma prometti di stare vicino a me?- annuisco con un sorriso sulle labbra.
-E che quando torniamo a casa…- lascia in sospeso la rase con un sorrisetto malizioso sulle labbra.
-Louis!- scoppia a ridere e mi da un bacio.
Suoniamo, finalmente, al campanello e dopo pochi secondi ecco mia madre che viene ad aprire la porta. Non facciamo neanche in tempo ad entrate che tutti i miei parenti ci inondano.
-Vieni a conoscere mia madre, diceva. Ti divertirai, sarà come fare un intervista, diceva. Cazzo, mi sembra di essere nella giungla!- scoppio a ridere di gusto all’affermazione del mio ragazzo.
 
Era da tanto che non entravo in questa camera. È tutto proprio come lo avevo lasciato. I poster appesi al muro, le foto attaccate nella lavagnetta sopra la scrivania, i libri, tutto.
È così bello essere tornata a casa. Almeno passerò meno tempo sola e non penserò a Louis. Ecco, lo sto già rifacendo. Ma perché diavolo mi ostino a non farlo uscire dalla mia testa? Andiamo, dopo tutto il male che mi ha fatto dovrei odiarlo, desiderare la sua morte ogni secondo della mia vita. E invece mi ritrovo qui, a pensare a lui ogni fottuto secondo. A pensare si suoi occhi, al suo sorriso ad ogni merda di secondo passato insieme. Tutto questo mi sta uccidendo. Indosso il pigiama e mi metto a dormire, spero di non sognarlo ancora una volta.
 
-I said maybe. You’re gonna be the one who saves me? And after an, you’re my wonderwall.-  
Louis mi stava cantando una canzone. Eravamo entrambi al centro del letto, abbracciati, a farci le coccole. Il pensiero che solo pochi minuti prima io e Louis eravamo una cosa sola mi fece sorridere. Avevamo fatto, per la milionesima volta, l’amore. Per la milionesima volta avevo sentito la sua pelle, calda, sulla mia. Il suo respiro affannato su di me, le sue mani e la sua bocca ovunque sul mio corpo. Louis era stato la mia prima volta, in tutto. Il mio primo bacio, la mia prima vera cotta, il mio primo vero ragazzo.
-Sai Lou, mi piace tutto questo.-
-Cosa intendi, amore?-
-Mi piacciono le prime volte. I primi baci, i primi amori, le prime parole, le prime notti.
Mi piacciono le prime passeggiate tenendosi per mano.
Mi piace quell'amore in cui i corpi si appartengono, si uniscono, si amano.
Mi piacciono le prime carezze sul viso, i primi sguardi.-

-Non ti facevo così romantica. Mi piace questo tuo lato.- dice per poi darmi un bacio sul naso.

L’odore di uova strapazzate e bacon mi inebria le narici appena metto piede in cucina. Mi sono mancate le mega colazioni della mamma. Stanotte non ho chiuso occhio quasi per niente. L’ho sognato, di nuovo. Ho sognato la sera in cui avevamo litigato e d’un tratto ci eravamo ritrovati distesi sul letto. Perché ogni volta che litigavamo era così. Ad uno dei due scappava sempre un bacio mentre urlava e finivamo a letto. Ho pensato anche a tutti i ‘ti amo ’ che ci siamo detti. Possibile che abbia potuto essere così falso? Non voglio pensarci più, basta. Finisco la mia colazione e, dopo essermi cambiata, esco per fare un giro.
Vado al parco, quello dove da piccola giocavo sempre. Peccato che adesso sia pieno di coppiette che non fanno altro che slinguazzarsi e ripetersi quanto si amano.
 
-Sai, ieri sera mi sono messo a pensare ad una cosa.-
-Adesso pensi pure? Mi compiaccio Louis.-
-Ah-ah-ah. Spiritosa, molto spiritosa. È una cosa boh, seria?-
-Ok, questa non voglio perdermela, racconta.-
-Hai presente  che in inglesenon si dice "ti voglio bene" o "ti amo", diciamo solo "i love you" in entrambi i casi. Mi ha stupito questa cosa.Ho pensato ad un ragazzo che ad un certo punto si innamora di una sua grande amica, ma non ha il coraggio di dirglielo, e si tiene tutto per sé. E quando lei gli dice "ti voglio bene", lui risponde che anche lui gliene vuole. Ma in inglese no, in inglese lei gli direbbe "i love you". E lui risponderebbe che anche lui, anche lui la ama.-

Tutto di questo posto mi ricorda di lui. Penso che sia peggio stare qui, a Doncaster, che a Londra. Credo proprio che partirò questa sera, mamma capirà e sono sicura che anche i ragazzi lo faranno. Per questo torno a casa e salgo in camera mia prenotando, dal computer, il primo volo possibile per Londra. Faccio le valige di corsa e poi scendo da mamma per spiegargli tutto, sperando che capisca.
-Ehi mamma.-
-Oh, tesoro sei tornata. Sai, stavo preparando il tuo piatto preferito per cena. Sono così felice che tu abbia trascorso del tempo con noi, con la tua famiglia-
-Oh ecco, a proposito di questo…stasera parto.-
-Cosa!? Perché?-
-Mamma, io ci ho provato, davvero, ci ho provato. Ma stare qui è ancora peggio, tutto qui ha un ricordo di lui. E no, non posso continuare così. Ti prego, capisci.-
-Se è questo quello che vuoi…- di scatto l’abbraccio e, dopo aver preso le mie valige e aver salutato tutti prendo un taxi. Destinazione aereo porto.
 
-O mio dio. Non posso crederci. Siamo al concerto di Ed Sheeran, e siamo in prima fila. Ma i biglietti non erano esauriti?-
-Si da il caso che io e Ed siamo grandi amici e che mi abbia dato dei pass per il Backstage. Possiamo seguire il concerto da li. E poi possiamo stare un po’ con lui prima del concerto.-
-Se questo è un sogno vi prego, non svegliatemi.- dico saltando addosso a Louis che ride.
Stringo forte la mano di Louis mentre ci dirigiamo verso Ed, seduto su un divanetto all’angolo della stanza. Non appena ci vede si alza e va incontro a Louis abbracciandolo e la stessa cosa fa con me. Parliamo, scherziamo, Ed è molto simpatico e ti mette a tuo agio. Ma poi lo chiamano, deve andare in scena.
 Ed ecco che Ed esce. Urla, schiamazzi, pianti. Il caos più totale che, non appena Ed comincia a cantare, svanisce. Come se tutti volessero solo ascoltare la sua voce, come se fosse un qualcosa di unico e prezioso. Le urla riprendono alla fine di ogni sua canzone per poi mutarsi, di nuovo, quando comincia a cantare. Ho i brividi, giuro.
Io e Louis siamo stato per tutta la durata del concerto abbracciati. Ogni tanto lui mi sussurrava qualcosa di dolce e io, come risposta, gli stampavo un bacio sulle labbra.
 
 
Sono finalmente arrivata a Londra. Il sole, stranamente, splende alto nel cielo. Non rispecchia per niente il mio stato d’animo. Apro il cancello di casa, percorro il vialetto e tiro fuori le chiavi dalla borsa per aprire la porta.
Il solito silenzio mi travolge non appena entro in casa. È rimasto tutto come lo avevo lasciato. È tutto così triste. La mia vita è triste. Decido di fare una doccia per scacciare via i pensieri. L’acqua, bollente, cade sopra la mia testa. Non faccio caso all’acqua bollente, ormai non sento più nessun dolore. È come esseri morti. Non faccio caso neanche all’aria fredda che mi investe quando esco fuori dalla doccia. Ormai non sento più niente. Decido di andare a lavorare. Non mi interessa se sono in ferie, devo svagarmi in qualche modo.
 
-Dai fermo. Non posso mettere bene la crema se ti muovi!- ridacchio.
-Ma brucia!-
-Se avessi messo la crema solare, come ti avevo detto, o quest’ora non saresti qui a contorcerti dal dolore.-
-Non ho mai messo la crema e non ho mai preso un’ustione in vita mia, non vedo perché avrei dovuto cominciare a metterla oggi.-
-Forse perché siamo a Dubai e il sole non è come nei posti dove sei abituato ad andare tu?-
-Vabbè, adesso non facciamo polemiche. Dai un bacino al tuo povero malato?- rido divertita per poi posare un dolce bacio sulle labbra di Louis che, ovviamente, approfondisce il bacio sapendo come andrà a finire.
 
Sto tornando a casa, ho finito di lavorare. La signora Jones appena mi ha vista è rimasta leggermente confusa e mi aveva detto di tornare a casa ma io ho insistito per restare.
E adesso sono qui, dall’altro lato della strada di fronte casa mia ad osservare un ragazzo che cerca di scavalcare il mio cancello. Ora gliene dico quattro. Attraverso la strada e mi metto proprio di fronte a lui.
-Senti tu…- le parole mi muoiono in bocca quando il ragazzo si volta verso di me mostrando il suo viso.È Louis.
-Ciao Rebecca.-
-Tu…tu…cosa ci fai qui?-
-Mi hanno detto che sei tornata a Doncaster, perché non mi hai avvisato?-
-Se non ti ho detto niente è evidente che l’ho fatto perché non volevo vederti dopo tutto ciò che mi hai fatto, ma scusa per la mancanza. La prossima volta, prima di partire, vedrò di trovare l’indirizzo di Eleanor così vi spedirò una bella cartolina per informarvi. O preferisci un e-mail?!- dico quasi urlando e riprendendo fiato dopo aver finito. Non ho mai parlato così veloce in vita mia.
-Rebecca, io ed Eleanor non stiamo insieme da tempo. Non eravamo fatti l’uno per l’altra, e l’ho capito subito dopo che mi hai lasciato. In Eleanor cercavo la tua sbadataggine, la tua gelosia, la tua testardaggine, cercavo te. E credo, anzi sono certo, di averlo capito troppo tardi perdendo la mia unica ragione di vita. L’unica persona che ho realmente amato. Andiamo, quella di Eleanor è stata solo una sbandata da non ripetere più.-
-Louis per la tua “sbandata”- mimo le virgolette con le mani alla parola ‘sbandata’- sono stata male per mesi. Mi hai delusa, e non poco. E tutti i progetti che avevamo realizzato per il futuro, tutto il nostro amore, tutte quelle bella parole dove sono finite? Sono finite nel cesso, dimenticate, andate in frantumi. E per cosa poi? Per la tua cazzo di sbandata per una cazzo di troia! Mi hai buttata via come si fa con una macchina fotografica usa e getta. Prima ci hai fatto delle belle foto e, quando non ti è servita più, l’hai buttata via.-
- Hai tutte le…- non fa in tempo a finire che riprendo ad urlare.
-Cosa diavolo ci fanno qui le tue valige?!-
-Appena sceso dall’aereo ho preso un taxi, mi sono precipitato qui e mi son detto: conto fino a dieci, se non arriva me ne vado.-
-E a che numero sei arrivato?-
-Duemilasettecentonove, ma potevo continuare.-
-E se io non fossi mai arrivata?-
-Sarei stato qui a contare per sempre, avrei preferito morire aspettandoti piuttosto che morire non avendo neanche provato a riaverti.-
-Non cambi mai, eh?-
-Cosa intendi?-
-Ogni volta che litigavamo tu uscivi con una di queste frasi, io non resistivo e ti saltavo addosso perdonandoti.-
-Significa che i miei giochetti non funzionano più e che questa volta non mi perdonerai?-
-No, significa che non è cambiato molto da allora e che tu riesci sempre a sorprendermi, a far smontare tutte le difese che cerco di alzare su con le tue belle parole. Non so se questo sia un bene o un male ma in questi mesi ho capito che senza di te la mia vita sarebbe vuota, incompleta, senza uno scopo preciso. Odio doverlo ammettere ma ti amo, forse anche più di prima.-
Dico saltandogli addosso e baciandolo.
Sento Louis sorridere sulle mie labbra. È un bacio lungo, intenso, desiderato. Erano mesi che non sfioravo le sue labbra ma sembravano anni. Non poterle assaggiare è stata una vera e propria tortura. Ero completamente dipendente da lui e vederlo da un giorno all’altro andare via è stato veramente difficile da superare. Ma adesso siamo qui, a baciarci ed è come se avessimo dimenticato che all’infuori del nostro bacio ci fosse il mondo, come se io avessi dimenticato tutto il male che mi ha fatto, tutti i brutti momenti passati senza di lui.
-Beh, ti amo anche io. Mi dispiace di tutto il male che ti ho fatto ma desso sono qui per rimediare. Recuperiamo il tempo perso e ricominciamo una nuova vita, la nostra. Solo io e te. Louis e Rebecca, Rebecca e Louis. Noi due contro il mondo. – dice Louis per poi riprendere a baciarmi.
 
 
Louis e Rebecca oggi hanno due meravigliosi bambini, Cole e Caitlyn.
Louis è ancora nei One Direction, Rebecca è una pittrice di successo. Si sono sposati un anno dopo aver fatto pace e da quel momento sono più uniti che mai. Vivono una storia come quella delle favole tanto che se ve la raccontassi vi annoiereste a morte.
 
 
 
 
 
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Rieccomi con un’altra OS. Per scriverla ci ho messo una settimana circa. Non mi convinceva molto, ho cambiato e ricambiato alcuni pezzi almeno un milione di volte. Ma adesso devo dire che mi piace. È un po’ diversa dalle altre, ma spero che vi piaccia comunque. Fatemi sapere in una recensione c: Vorrei davvero sapere se è quantomeno accettabile, non ci metto niente ad eliminarla dal pianeta xD
Alla prossima!  cc:
Rebecca
  
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