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Autore: BecauseOfMusic_    09/04/2013    1 recensioni
Chi l'avrebbe mai detto? Spencer Reid innamorato. Spencer Reid innamorato perso di una nuova collega, che sembra essersi presa a cuore il suo futuro, e si preoccupa molto per lui.
Spencer Reid che perde la testa per una donna che, a quanto pare, ha già un'altro.
Genere: Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi, sono tornata!!
Innanzi tutto grazie, perchè seguite e recensite la storia :)
Anche questo capitolo è dedicato alla mia fantastica ScleratissimaGiu: rimettiti presto tesoro ;)
Chiedo venia se è più corto del solito, ma devo tenervi un po' con il fiato sospeso sennò... (lo so, sono molto cattiva)
Ci tengo a spiegare la frase di Emily, quando si rivolge a Reid nel capitolo precedente, perchè non tutti l'hanno capita.
Emily consiglia a Spencer di parlare con Hotch se avrà una possibilità con Jesse, se si renderà conto che è "diventata una cosa seria"
Effettivamente rileggendo mi rendo conto che è abbastanza difficile da comprendere, perchè non l'ho scritto in modo chiaro, perdonatemi :)
Bene basta chiacchiere, buona lettura! :D

BecauseOfMusic_




POV JESSE

Siamo in viaggio da circa mezz'ora, non so quanto ancora impiegheremo per arrivare, ma sono già tesa come una corda di violino: sto tornando a casa, sto tornando a Camp Point, sto tornando da mia madre...

Buffo il destino: ero entrata alla BAU per allontanarmi definitivamente da quella città, dal mio passato, ed ora il mio lavoro mi ci riportava; mia madre non aveva fatto niente per fermarmi, il giorno in cui avevo ricevuto la lettera di ammissione al college con la borsa di studio, mi aveva semplicemente guardata come se fossi la sua più grande delusione: lei voleva che restassi, per aiutarla con mio fratello Brian. Lo stomaco mi si attorciglia ancora un po': Brian, quel lurido pervertito.

Mamma aveva sposato suo padre tre anni dopo la morte del mio: un uomo onesto e perbene.
Al contrario il suo nuovo marito era un ubriacone perso, che aveva sperperato tutti i liquidi di famiglia in alcolici, e aveva cominciato a picchiare le donne di casa ogni sera: più ubriaco era, più ci pestava. Brian era più grande di me di quattro anni, e anche lui si univa ai pestaggi del papà: pensava che fosse divertente.

Le mie unghie graffiano il bracciolo di pelle bianca con violenza: un giorno aveva deciso di non limitarsi più al pestaggio. Ma, quella volta, la rimpiange ancora oggi.
Ricordo bene le urla, il dolore, il sangue che schizza ovunque, e quella sensazione di pace, di sollievo, come se tutto si fosse finalmente risolto.
Nella mia mente torna un'immagine: la sagoma del mio 'adorato' fratellastro inerme in fondo alle scale, i miei vestiti macchiati di rosso, il sapore ferroso in bocca e le urla di mia madre, accanto a me...

< sbagliato > sibila la mia parte più razionale, ma a dire il vero non provo nessun rimorso: forse sono un mostro e neppure lo so.


La voce di Reid mi richiama alla realtà
“Ehi stai bene Jesse? Hai una brutta cera...”
Scuoto la testa “Si, sono solo stanca...e preoccupata”
Annuisce comprensivo e prende posto accanto a me; non è un buon momento per avere compagnia, ma nei suoi occhi leggo una nota preoccupata, che li rende spenti e tristi: mi intenerisce.

“Stai pensando alle vittime, vero?”
“Anche” ammetto “Non riesco a capire dove le ho viste: insomma si, a scuola, questo è chiaro, ma non riesco a ricordare bene dove. I loro nomi non mi sono nuovi...” sospiro sconsolata
“Vedrai che risolveremo anche questo caso. Comunque si vede che non sei preoccupata solo per quello, devi avere qualche brutto ricordo..sbaglio?”
Lo guardo sorpresa“Come hai fatto a..?”
con un sorrisetto ironico indica il bracciolo del mio sedile, divelto dalle unghie.
Abbozzo un sorriso di rimando, mi sento ancora in imbarazzo per quello che ha visto prima “Colpevole, vostro onore”
“Vuoi parlarne?” mi chiede in tono comprensivo.
“No, grazie, ma davvero non mi va...”
Alza le spalle “Come vuoi tu. Ricorda che l'offerta è sempre valida; noi non siamo solo una squadra, siamo una famiglia, e dobbiamo aiutarci e sostenerci l'un l'altro.”

Sorrido, sperando di sembrare convincente, e torno a guardare fuori: le nubi sono accarezzate dal sole, che dà loro un tono bianco candido, in contrasto con l'azzurro limpido del cielo.

La mia testa continua a spaziare, tra rabbia e ansia, nel silenzio che è calato all'interno dell'abitacolo: Emily dorme, le gambe distese sul sedile di fronte a lei, Hotch e Rossi continuano a confabulare, e ogni tanto mi guardano di sottecchi, mentre JJ, Garcia e Morgan chiacchierano allegramente.
Reid è ancora seduto accanto a me, ogni tanto lo sorprendo a fissarmi con uno sguardo che, però, non so decifrare: sto tornando a Camp Point, è vero, ma forse questa volta non avrò brutti ricordi da portare via.

 

POV MORGAN

 

Siamo arrivati da poco, ma Jesse è già tesa.
Un po' la capisco, è il suo primo, vero caso: fino ad oggi è sempre rimasta a Quantico, con Garcia, e ci dava le sue opinioni durante le conferenze telefoniche; ma così nervosa non l'ho mai vista: si mangia le unghie e si strappa le pellicine a viva forza con i denti.
Mi avvicino a lei: spero di poterla tranquillizzare, mentre JJ risponde ad alcune domande della stampa, circondata dal corpo di polizia della città.

“Tutto bene?”
Annuisce poco convinta, e guarda verso la piccola folla che ascolta la nostra collega.
“Non ti preoccupare, farai una buona impressione, sei sveglia e ragioni molto bene, anche sotto pressione: piacerai sicuramente al capo della polizia”
“C-cosa?” mi chiede spalancando gli occhi.
“Dopo che avrà finito di parlare con la stampa, JJ presenterà la squadra al capo della polizia... dicono che sia uno piuttosto in gamba, con il polso fermo, e che è grazie a lui se il tasso di criminalità qui è comunque molto basso: per questo è furioso per gli omicidi seriali. Ha detto a JJ che è il primo assassino che gli sfugge. Pensa, è in servizio da circa 10 anni...”
“Ma certo” mormora amara, abbassando la testa e nascondendo il volto tra i ricci rossi “ Bronson, come ho fatto a dimenticare..”
Aggrotto la fronte, perplesso “Dimenticare cosa?”
In un attimo si riscuote dai pensieri torbidi in cui è caduta
“Nulla, nulla. Senti io vado in bagno, mi spiace ma non resisto più”
Nello stesso istante JJ congeda i giornalisti e comincia a chiamarci a gran voce.
“Si, no, cosa? Aspetta Jesse! Dobbiamo...” ma è già sparita nell'edificio.

 

POV REID


Ho notato Morgan avvicinarsi a lei, di nuovo, ed ho sentito lo strano impulso di andare da loro, per sentire cosa si dicevano, magari si stavano accordando per un appuntamento dopo il lavoro, in qualche bar < oltre che leggermente schizofrenico sei anche masochista Reid, ma bravo! > mi dico, mentre ci avviamo verso l'ufficio del capo Bronson mi accorgo che Jesse non c'è.

Alla mia domanda muta, Derek risponde fissando insistentemente la porta del bagno: sembra in apprensione, e non è un buon segno.
“Bene agente Hotchner, la sua squadra ha già qualche teoria?” domanda l'uomo seduto dietro la scrivania.
L'arredamento della stanza in cui ci troviamo è tutt'altro che spartano: accanto alla porta c'è un grande appendiabiti, mentre le pareti sono ricoperte da scaffali pieni di libri, rapporti e scartoffie varie; alle spalle della scrivania, che assomiglia molto più ad un tavolo da pranzo, c'è un enorme fotografia, che ritrae tutto il corpo di polizia della città. Le pareti sono di un color ocra spento, e le finestre sono quasi sicuramente in legno di noce, a giudicare dal colore. L'ufficio di Bronson stona notevolmente con il resto della centrale, grigia e spoglia.

Lui è un uomo alto e tarchiato dall'aria viscida, deve avere all'incirca cinquantacinque anni, e quasi sicuramente tinge i capelli: non mi piace neanche un po'.

“No” risponde Hotch, che intanto ha preso dalle mani di un'agente dei fascicoli “Non abbiamo ancora idea di come restringere il campo dei sospettati, ma siamo quasi certi che si tratti di una persona che abita qui, o comunque nella zona.”
Bronson annuisce, e congeda il suo sottoposto con un gesto della mano
“Ma se voi non avete alcuna idea, come posso proteggere i miei cittadini?”
“E' sparito qualcun altro negli ultimi mesi?” domanda Rossi, per evitare una discussione inutile.
“No, le persone spariscono a distanza di una settimana l'una dall'altra, e la povera Daphne è stata trovata solo l'altro ieri...”
“Sta dicendo che le sparizioni hanno un intervallo regolare?” chiede Emily, visibilmente sorpresa.
“Si, ma che importanza ha?”
“Molta” intervengo io “se le sparizioni hanno un intervallo regolare possiamo escludere l'ipotesi di un SI schizofrenico...”
“Sono meno prevedibili e più difficili da individuare” spiega Hotch allo sguardo interrogativo del nostro interlocutore.
“Capisco..” risponde lui, indugiando su di me anche più del dovuto “oh, naturalmente mi sono premurato di farvi avere delle foto delle vittime, e le loro famiglie sono a disposizione se aveste bisogno di fare loro qualunque domanda...”
“Grazie” risponde JJ prendendo la busta che le porge.
Dubito seriamente che abbia preso lui le foto, ha l'aria di essere uno che ama dare ordini e stare a guardare gli altri lavorare per lui. Tengo per me questo pensiero, probabilmente lo penso solo perché non mi piace come persona.
La porta si apre, e Jesse finalmente entra, trafelata. Tiene la testa bassa, e cerca di non guardare in faccia nessuno dei presenti, men che meno Bronson: è nervosa e sobbalza ad ogni suo minimo gesto. Io e Morgan scambiamo un'occhiata preoccupata < che diavolo le prende? >

  
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