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Autore: heiscodelario    10/04/2013    3 recensioni
Ci sono tante storie d'amore, di ogni genere, corte, lunghe, appassionanti, in cui i protagonisti sono una star e una ragazza normali, o due ragazze, o due ragazzi, ma se questa volta i protagonisti fossero i ricordi?
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo ventitre.

Il pomeriggio prima della festa lo passai al telefono con Liv per una consulenza di moda.
-Allora, metto il tubino nero o il vestito a balze?- chiese nuovamente con un leggero filo di esasperazione nella voce.
Immaginai Liv con i due vestiti e scelsi–Il tubino, ma non mettere i tacchi troppo alti, non ho alcuna intenzione di reggerti-
-Va bene, va bene- sbuffò lei ironica –tu cosa metti?-
-Non lo so- risposi guardando l’armadio ancora chiuso –troverò qualcosa-
-Ti prego, non presentarti in felpa-
Ridacchiai mentre mi alzavo dal letto per aprire l’armadio –Non ti preoccupare, ci sentiamo dopo-
Mi salutò con alcune delle sue solite e noiose raccomandazioni del tipo ‘truccati’ e ‘non metterti e le scarpe da ginnastica’ e poi riattaccò.
Iniziai a perlustrare il mio armadio facendo scivolare distrattamente le mani sulle stampelle e alla fine sfilai un jeans stretto e un top nero, poi aprii la scarpiera e ne estrassi le scarpe delle occasioni speciali.
Quando il campanello suonò annunciando l’arrivo delle mie amiche ero perfettamente pronta. Scesi le scale facendo attenzione a non inciampare sui tacchi, salutai mia madre e uscii.
-Eccoti qui- cantilenò, fuori dalla porta, Cathy muovendo le balze del vestito di pizzo rosa.
-Donna, salta su- urlò Liv dalla postazione di guida di una macchina nera, mentre Holly, salutandomi con un sorriso, apriva la portiera posteriore.
Accennai un saluto con la mano ed entrai in macchina mettendomi comoda e quando anche Cathy ebbe preso posizione davanti, Liv partì.
-Liv dove hai preso questa macchina?-  chiesi ammirando l’interno in pelle nera.
-Diciamo che mio padre si è addormentato e ha lasciato le chiavi sul tavolo, quindi..-
-L’hai rubata?- esclamai.
-Rubata, una parola grossa. Direi più che altro “presa in prestito di nascosto”- disse lei calma mentre Holly, al mio fianco, rideva di gusto.
-Dai non ti preoccupare Amy, ci divertiamo stasera- mi rassicurò Liv.
Diedi poca fede alle sue ultime parole e sprofondai nel sedile. Qualcosa mi diceva che non sarebbe stata una bella serata.
Solo dopo che Liv ebbe parcheggiato tra le numerose macchine lasciate in strane posizioni davanti alla casa e noi fummo scese, riuscì a vedere quanto meravigliose erano le ragazze. Il tubino nero di Liv esaltava il suo fisico magro, mentre Holly si muoveva goffamente in una gonna blu e un top bianco.
Si accorse che la stavo guardando e mi fissò minacciandomi ironicamente con lo sguardo –Non farti strane idee, se fosse stato per me sarei venuta in felpa, è stata Cathy a costringermi-
Scoppiai a ridere e le circondai il collo con un braccio –Non sei l’unica, credimi. Dai entriamo-
Già da fuori la porta si sentiva la musica ad alto volume ma dentro regnava la confusione. Per quanto fosse presto molti ragazzi si reggevano a stento in piedi, altri, arrampicati sui tavoli, urlavano esibendosi in movimenti provocatori nel tentativo di attirare ragazze schiamazzanti, alcuni giocavano a calcio con bicchieri vuoti. In ogni angolo c’era qualcuno impegnato in qualcosa.
-E’ un casino- urlai alle ragazze cercando di sovrastare la musica.
-Andiamo a fare un giro, vediamo di trovare qualcosa di interessante- propose Liv.
Le altre annuirono e Holly mi prese per la mano tirandomi tra la gente.
Dopo numerose spinte e ‘spostati grazie’ o in modo meno fine ‘muovi il culo’, arrivammo in quello che sarebbe dovuto essere un salotto. Bottiglie di birra e alcolici decoravano il tappeto, ragazzi sul divano limonavano con ragazze delle quali, molto probabilmente,  non conoscevano nemmeno il nome, un Dj con dei lunghi dred alternava canzoni ad alto volume su cui molti si scatenavano.
All’improvviso mi sentii piccola al centro di quella stanza. Non conoscevo nessuno e mi sentivo del tutto fuori luogo. Non era la mia prima festa, certo, ma per la prima volta mi sentii inadatta.
-Che dici, andiamo a ballare?- mi chiese Liv porgendomi un bicchiere con dentro un liquido indefinito.
Guardai distrattamente lei e poi la situazione intorno a me –No grazie, vi aspetto là- risposi indicando con il dito un angolo che sembrava vuoto.
Liv mi guardò in modo strano -Sei sicura?-
-Sisi certo, andate a divertirvi, vi aspetto qui-
Lei annui e raggiunse Cathy e Holly che intanto si erano già immischiate tra la gente sulla pista da ballo.
Io raggiunsi  l’angolo che avevo individuato prima e mi poggiai con la schiena contro il muro. Bevvi un sorso dal bicchiere che Liv mi aveva dato e sentii un brivido percorrermi la schiena. Non avevo capito cosa fosse ma era freddo e buono.
Continuando a sorseggiare la bevanda guardai le mie amiche ballare allegramente al centro della camera, sorrisi quando Liv fece girare Cathy fino a farla arrivare tra le braccia di Holly.
Non sapevo per quale motivo non ero anch’io là a ballare e divertirmi, mi sarebbe piaciuto, l’avevo sempre fatto alle altre feste, ma in quel momento, in quell’angolo, stavo solo desiderando di tornare a casa.
Svuotai il bicchiere con un ultimo sorso e feci per andare verso il tavolo delle bevande ma mi bloccai. Di colpo tutto intorno a me sparii, il silenzio si impadronì della casa. Davanti a me, Niall stava entrando con una ragazza dai lunghi capelli neri con indosso un vestito corto e attillato di un rosso acceso, dietro di loro Harry teneva il braccio intorno al collo di quella che doveva essere la gemella della prima. Aveva gli stessi capelli lunghi e lisci tinti, però, di biondo, vista l’evidente ricrescita. Lo stesso opulento vestito della prima, ce l’aveva addosso anche lei ma in versione nero e metteva in evidenza il seno prosperoso. Dove erano andate a trovarle, in mezzo a una strada?
Indietreggiai senza girarmi fino a poggiare la schiena contro il muro. Se prima mi ero sentita piccola, ora sentivo come se anche il mio stupido oggetto di quella camera avesse più importanza di me.
Non tolsi lo sguardo dalle due coppie. Niall aveva preso due bicchieri e si era poi appoggiato con il fianco a un muro della camera, davanti a lei la ragazza schiamazzava in modo patetico.
Dall’altra parte Harry stava di fronte all’altra gemella che con un dito arricciava una ciocca di capelli. Non sembra stessero parlando, ma di certo i loro sguardi comunicavano meglio delle parole.
Senza che me ne resi conto schiacciai il cartone rosso del bicchiere tra le mie mani facendolo poi cadere a terra. Stavo letteralmente arrossando di tristezza, rabbia, delusione. Gelosia anche?  Di sicuro.
Quanto ci avevano messo tutti e due a dimenticarmi? Una settimana, due? Due giorni? Avevo passato le mie ultime settimane con l’aspetto simile a quello di un vegetale appassito, mangiata dai sensi di colpa, dal disprezzo che provavo verso me stessa, chiedendomi se loro due fossero arrabbiati con me, se mi avessero mai perdonata. Invece sembrava che se ne fossero proprio fregati.
Guardai le due ragazze e poi me. Mi sentii così patetica e stupida. Per quanto avessero l’aspetto da sgualdrine, loro due, erano vero oggetto desiderio, un motivo per cui litigare e stare male. Non io. Quale malato di mente sarebbe mai stato male, o comunque avrebbe litigato con l’amico, per una complessata come me? Nessuno.
Guardai Harry. La ragazza sorrideva in modo malizioso mentre lui le accarezzava la guancia.
Qualche settimana prima ero io ad essere accarezzata in quel modo.
Ebbi la tentazione di avvicinarmi a loro, di strappare la ragazza da lui, ma invece scappai. Uscii fuori spingendo chiunque ostacolasse la mia corsa, disinteressandomene di quelli che mi urlavano di stare attenta. Sentivo le lacrime pungermi gli occhi, avevo il fiato corto. Caddi senza forza sul ciglio della strada.
Le lacrime incominciarono a tagliare il mio viso, presi la testa tra le mani e chiusi gli occhi. Volevo sparire.
  
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