2.
There is a ghost deep
in my throat
Shoving it down, speak and you choke
Somewhere between dirty and clean
The truth and the lie, with dirt in my eyes...1
Ha
ricominciato a
sorridere. Non avrei mai potuto immaginare che rivedere quel sorriso
avrebbe
potuto turbarmi tanto.
Mi
sono sentita come
rinascere, un calore sconosciuto che risaliva dalla bocca dello stomaco
fino al
mio viso, passando dal cuore. Ma il piacere si è trasformato
ben presto in
un’altra sensazione, altrettanto estranea ma in qualche modo
più forte.
Gelosia. Perché quel sorriso non era più rivolto
a me.
So
che è stupido,
dannatamente stupido essere gelosa di Annie: lei è
felicemente sposata con
Finnick, sono la coppia più dolce del mondo e di sicuro
Peeta non ha nessuna
intenzione di rovinare tutto questo. Eppure… eppure non
posso fare a meno di
essere gelosa di quello che Annie rappresenta, il candore,
l’ingenuità, la
bontà: qualità che non saranno mai mie.
Quando
Peeta ha
incrociato il mio sguardo non ho potuto fare altro che nascondermi
dietro ad
una tazza di latte, in imbarazzo. Ho intravisto la confusione sul suo
viso, ma
ho fatto finta di niente e ho accolto con forse troppo entusiasmo il
tentativo
di Delly di fare conversazione.
**
Non
sono soltanto
sorrisi. Peeta ha riacquisito la sua migliore qualità:
trovare sempre le parole
giuste, al momento giusto, per far sentire meglio chiunque. Perfino
Johanna.
Lo
osservo di
nascosto aiutare Annie ad uscire da una delle sue crisi e le parole di
Haymitch
tornano vivide nella mia memoria.
“Non
lo meriterai neanche in un milione
di anni”
Ho
sempre saputo che
questa è la verità. Vorrei soltanto ritornare al
momento in cui Peeta non se ne
rendeva conto.
**
Non
c’è più tempo
per allenarsi, non c’è più tempo per
cercare di aggrapparsi ad un passato che
forse non esiste più. E’ arrivato il momento di
attaccare Capitol City. E’
arrivato il mio momento di vendicarmi ed uccidere Snow.
Mi
sento una sciocca
nel mio costume da Mockingjay, vorrei soltanto indossare una semplice
armatura.
Vorrei soltanto essere un semplice soldato.
Per
la prima volta
non sarò nella stessa squadra con Gale, il mio compagno di
caccia non sarà lì a
coprirmi le spalle: il solo pensiero mi fa sentire sempre
più piccola, ma cerco
di fare buon viso a cattivo gioco quando lo saluto augurandogli buona
fortuna.
“Anche
a te, Katnip”
mi sorride lui, scompigliandomi appena i capelli.
Nella
mia squadra
non ci sarà nemmeno Peeta, naturalmente: sarebbe troppo
pericoloso per la mia
sicurezza. Ma non è della mia sicurezza che mi preoccupo:
chi veglierà su di
lui, se io non sarò presente? Chi lo proteggerà?
L’ho perso di vista solo una
volta nell’arena e sappiamo tutti come è andata a
finire. Peeta, nelle mani di
Capitol City.
Cerco
di convincerlo
in tutti i modi a restare nel distretto 13, a non entrare in battaglia.
E’
allora che mi
rivolge un sorriso, e questa volta è tutto per me.
“Stai
ancora
cercando di proteggermi, Katniss?” mi domanda, scuotendo
leggermente la testa,
prima di imbracciare il suo fucile.
“Ti
prego,
ascoltami!” ritento, cercando di suonare il più
convincente possibile “Non è
prudente! Cosa accadrà se verrai catturato di nuovo?
Io… io non posso nemmeno
pen…”.
Mi
interrompe,
poggiando un dito sulle mie labbra: “Non
c’è nulla che tu possa dire per
convincermi Katniss. Hanno ucciso la mia famiglia, voglio esserci
almeno per
proteggere le persone a cui tengo che sono ancora in vita”.
Non
posso trovare
nulla da controbattere, è la stessa ragione che mi muove, o
almeno che ha mosso
i miei passi quel giorno, alla mietitura. La gelosia mi confonde di
nuovo: a
chi si sta riferendo? Chi sono le persone a cui tiene? So di non essere
su
quella lista.
“E
questa volta sono
stato ben attento a non bere assolutamente nulla: non volevo rischiare
che
qualcuno mi rifilasse uno sciroppo per dormire” aggiunge con
una smorfia, per
risollevare un po’ la tensione.
Riesce
a strapparmi
una mezza risata: “Non penso servirebbe a molto, ti
basterebbe partire con un
giorno di ritardo. Però potrei sempre incatenarti da qualche
parte e portare
via la chiave…”.
“Sai
che non sarebbe
ancora sufficiente”.
“Lo
so”.
Rimaniamo
a fissarci
ancora, consapevoli che quella potrebbe essere l’ultima
volta. Vorrei trovare
le parole giuste per un addio, ma sono sempre io, Katniss Everdeen, la
persona
che non imparerà mai a comportarsi nel modo corretto con le
persone.
Le
mie labbra si
stanno schiudendo per formulare un semplice e vuoto saluto, quando
sento le
braccia di Peeta avvolgersi intorno alla mia schiena. Prima incerte,
poi sempre
più strette, portandomi più vicina al suo petto.
Senza
che me ne
renda conto, le mi mani si sono già allacciate dietro al suo
collo e il suo
mento è appoggiato alla mia spalla.
Sento
il suo respiro
caldo sul mio collo.
Chiudo
gli occhi e
desidero che quel momento possa durare per sempre.
“Always”.
Quella
parola, che
ha continuato a risuonare nella mia testa quando ero sotto
l’effetto della
morfina, ha ancora una volta il suono dell’illusione e non
sono sicura di
averla immaginata o di averla sentita davvero uscire dalla sua bocca.
**
Freddo.
Riesco solo
a sentire un freddo terribile, fino al midollo delle mie ossa. Cerco di
stringermi in qualche modo nella coperta da campo, ma non ottengo nulla.
Come
spesso accade,
mi ritrovo catapultata di nuovo nell’arena. Quanto vorrei
accendere un fuoco
adesso! Ma sarebbe troppo pericoloso: non ci sono altri tributi pronti
ad
uccidermi per salvare se stessi, ma nel buio della foresta si nasconde
il
nemico e non posso permettermi di farmi scoprire.
Anche
il calore
corporeo di un commilitone andrebbe bene, ma sono rimasta da sola.
Nessuno dei
miei compagni è rimasto in vita e ho perso notizie delle
altre squadre da
almeno due giorni.
Batto
i denti,
mentre una lacrima solitaria scivola sulla mia guancia: non posso
domandarmi se
Peeta o Gale stiano bene. Deve essere così.
A
quanto pare la
sicurezza dei ribelli di arrivare a Capitol City senza particolari
difficoltà
si è rivelata assolutamente senza fondamento: non so se sia
stato il tradimento
delle talpe nella capitale, o semplicemente il problema è
stato sottovalutare
eccessivamente il nemico. Quel che so è che i nostri
tentativi di bypassare
tutte le trappole si sono rivelati inutili.
Per
caso, per sorte,
sono ancora una volta l’unica rimasta in piedi. Quando anche
l’ultimo dei miei
compagni è morto, per poco non mi sono lasciata sopraffare
dal panico. Ma poi
mi sono ricordata della mia missione, uccidere Snow, e il bisogno di
vendetta
mi ha dato la forza di alzarmi e continuare a camminare. Ora che ho
detto addio
a Peeta, ho chiuso per sempre la porta all’amore e la
vendetta è tutto ciò che
mi rimane.
Siamo
ormai quasi al
confine con Capitol City, un bosco e qualche casa abbandonata sono
tutto ciò
che mi separa dalla fine.
Sono
riuscita
finalmente a prendere sonno, quando lo sento.
E’
come un sibilo,
un suono indecifrabile a cui non riesco dare un nome, ma che mi fa
rabbrividire
ancora più a fondo.
Mi
sollevo di
scatto, già in posizione di battaglia, una delle poche
frecce che mi sono
rimaste tesa nel mio arco. Ma è già troppo tardi.
Una
decina di
ibridi, comparsi letteralmente dal nulla, mi hanno già
circondato. Sono
allibita e sconvolta: questo poteva succedere nell’arena, ma
questo è il mondo
reale, non è vero? Mostri sanguinari non dovrebbero
materializzarsi dal nulla.
Sono
come i lupi
della mia prima edizione degli Hunger Games, ma questa volta sono tutti
uguali:
manto chiaro, quasi biondo, occhi azzurri. Gli occhi di Peeta.
Rimango
pietrificata
sul posto per quelle che sembrano ore, paralizzata dalle implicazioni
di quella
visione: è un messaggio di Snow? Per comunicarmi che, alla
fine, ha deciso di
portarmelo via per sempre? O è semplicemente un trucco per
confondermi e farmi
cedere?
Gli
artigli di uno
degli ibridi sul mio polpaccio mi risvegliano dalla mia trance ed io
capisco
che per poter sopravvivere devo lasciare tutti i miei sentimenti da
parte.
Quello
che succede
in seguito resta confuso, come avvolto da una nebbia spessa nella mia
testa:
riesco ad arrampicarmi sull’albero più vicino,
inizio a scagliare le mie ultime
frecce, le mie ultime speranze.
La
prima freccia
manca il bersaglio, si conficca nella corteccia di un tronco lontano,
ormai
inservibile. Mentre gocce di sudore mi cadono dalla fronte, facendomi
bruciare
gli occhi, scaglio la seconda freccia e colpisco il primo ibrido, che
guaisce
in modo spaventoso e mi rivolge uno sguardo disperato prima di morire.
Mi mordo
le labbra fino a farle sanguinare, cercando di convincere me stessa che
è
soltanto un’illusione.
Pochi
colpi, e le
mie frecce sono terminate; più della metà dei
lupi è ancora in vita. Li ho già
visti saltare e so che non potrò restare su
quell’albero per sempre, prima o
poi riusciranno a raggiungermi.
Stringo
le dita
intorno al coltello che è attaccato alla mia cintura, pronta
a saltare.
Nel
momento in cui
mi lancio nella mischia sento tutto ciò che resta della mia
umanità scivolarmi
via di dosso. Mi aggrappo ancora alla vendetta, a quel senso di
bestialità che
ora mi pervade mentre mi avvento contro un altro ibrido e conficco il
mio
coltello nel suo collo. Penso di aver soltanto sognato il suono degli
spari.
Poi
vedo cadere un
lupo a terra, e poi un altro. Poi sono io a cadere e picchio la testa
contro
una pietra.
Sto
già morendo? Mi
sto immaginando tutto? La mia vista è annebbiata e sento le
forze iniziare ad
abbandonarmi: quando un altro ibrido, morto, mi cade addosso con tutto
il suo
peso, cerco di scrollarmelo di dosso, ma è tutto inutile.
In
un momento di
completa lucidità mi accorgo dell’altro lupo che
si sta avvicinando troppo
velocemente, le sue fauci ormai a pochi centimetri dal mio viso. Serro
le
palpebre: non voglio che l’ultimo ricordo prima di morire
siano gli occhi di
Peeta, iniettati d’odio.
Chiudo
gli occhi e
aspetto la mia fine, mentre dentro di me fallimento e sollievo si danno
battaglia.
Ma
il morso non
arriva: un urlo di dolore, che sembra quasi umano, mi porta aprire gli
occhi di
scatto. Tra me e l’ibrido c’è qualcuno
adesso.
Sono
sicura di
essere morta nel momento in cui riconosco quella schiena e quelle
braccia che
mi hanno protetto dai mie incubi per così tante notti.
Non
posso fare altro
che rimanere immobile, mentre il mio soccorritore combatte contro il
lupo.
Un
altro guaito. E
nell’aria rimane soltanto quel lieve sibilo.
Peeta
si volta verso
di me, mi prende per le spalle, mi scuote, chiama il mio nome.
Vorrei
rispondere,
ma è tutto troppo confuso, come se fossi stata di nuovo
punta da aghi
inseguitori.
“Stai
tranquilla,
Katniss, ti ho trovato. Andrà tutto bene adesso”.
Ha
poggiato la mia
testa sulle sue ginocchia adesso: mi allontana i capelli dalla fronte
mentre
cerca di tamponarmi il sangue che fuoriesce dalla ferita alla testa.
Sento
le mie labbra
piegarsi in un sorriso: c’è qualcosa di sbagliato
in tutto questo, dovrei
essere io a salvargli la vita, non il contrario. Alla fine
sarò sempre io
quella in debito.
“Non
ti azzardare a
morire, hai capito?” mi intima, strappandosi un pezzo di
maglietta per farne
una benda.
Tento
di rispondere
qualcosa, ma la voce non vuole uscire. Anche la mia vista è
sempre più debole,
ma riesco a vedere dai muscoli tesi del suo volto che sta soffrendo.
Tutt’ad
un tratto il
sibilo, che ormai era diventato un sottofondo quasi soffuso, tanto che
mi ero
dimenticata della sua esistenza, si fa molto più intenso.
Lacerante.
Nel
volto di Peeta
non riesco più a leggere dolore, ma qualcosa di molto, molto
più terribile.
Odio.
I
suoi occhi si
confondono con quelli dell’ibrido che ha appena tentato di
uccidermi, quando le
sue dita si posano leggere intorno al mio collo.
Ora
vorrei gridare,
urlargli di non farlo, di non lasciare vincere Capitol City ancora una
volta.
Nessuno riuscirà veramente a cambiarlo, nessuno
riuscirà a cancellare il buono
che c’è nel suo animo.
Ma
non ne ho la
forza.
Solo
una parola esce
dalle mie labbra.
“Always.”
1= ‘Dirty and clean’
Stefanie Schneiderman
Hey
there J
Here
we are con il
secondo capitolo di questa storia! Un ringraziamento a tutti quelli che
hanno
recensito/preferito/ seguito ecc (Sono stata via un paio
d’anni da questo sito
ed è cambiato tutto! O.o E’ uno spettacolo ora u.u).
Hope to hear from you again! Non
sono particolarmente brava a
descrivere momenti di azione, di solito mi butto più sul
mondo interiore che su
quello reale, ma spero di non aver combinato un gran disastro!
Franci
P.s. Ho appena notato che la storia dell'interlinea è colpa di NVU che uso per l'html!!! Probabilmente c'è un modo per fixare la cosa, ma sono troppo pigra per provare :)