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Autore: grace_law_smith    10/04/2013    7 recensioni
Quando tutto sembra perso, quando senti solo dolore, quando hai paura, arriva Peter.
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La brava ragazza.

Il telefono squillò forte sul comodino. Stanca, assonnata e priva di forze presi la cornetta: -Pronto?-
-Grace! Dove sei, è tardi!-
-Ehi Gwen, calma. Che ore sono?- riuscii a chiedere con le labbra impastate di sonno.
-Le 8 e un quarto! Tra 5 minuti si entra! Devo riattaccare, sbrigati.- mi disse frettolosa e, senza che mi lasciasse dire parola, riattaccò.
Le 8…le 8 e un quarto...le 8 e un quarto! Realizzai che dopo 5 minuti saremmo dovuti entrare e allora mi alzai velocemente dal letto inciampando sulle lenzuola ancora calde. Dopo essermi rialzata goffamente mi precipitai in bagno e lavai i denti. Ok, andava bene. Il difficile venne dopo, quando dovetti scegliere i vestiti da indossare: il vuoto.
Difficile, molto difficile. Guardai nell’armadio di mia madre: abiti, abiti, abiti. Cavolo, non c’era nulla. Ritornai velocemente in camera mia e presi un jeans scuro, un paio di stivali e poi guardai nuovamente nell’armadio di mia madre e, dopo un’accurata ricerca, trovai un cardigan rosso. Perfetto, scelsi una maglietta bianca, indossai il cardigan sopra e poi il jeans e gli stivali.

Non trovai il tempo di truccarmi o acconciare i capelli, tuttavia presi un pettine, un elastico (che trovai dopo ore di ricerca in bagno) e mi catapultai fuori.
Lo scuolabus era ormai passato, mia madre era scesa di mattina presto. Mi feci prendere dal panico. La Griffiths tempo prima mi aveva giurato che se avessi ritardato un’altra volta mi avrebbe bocciato e non volevo che la mia nuova reputazione da brava ragazza che avevo da solo un giorno fosse subito stroncata da un ritardo o, addirittura, dalla bocciatura.
Presi di fretta il cellulare e le mani gelide e bloccate per il freddo di una mattina di New York cercarono di comporre il numero di Gwen Stacy.
Il cellulare squillava in continuazione senza risposta dall’altra parte. Non riuscivo a calmarmi, non c’era nessuno che poteva farlo.
La metropolitana era l’ultima speranza ma poi mi resi conto che me la stavo facendo sotto per un ritardo!
Non sarei arrivata in tempo, no, ma sarei entrata a seconda ora! Certo, avrei saltato la lezione della Griffiths e quindi non avrei visto Peter ma… Peter? Cosa c’entrava lui? Perché m’importava tanto vederlo? Già, probabilmente per il compito di scienze che non avevamo ancora finito. Già, gli dovevo parlare di questo…
Chiamai velocemente mia madre e poi cominciai a correre verso la prima stazione di metropolitana per raggiungere la 77° strada.


*

-Ehi, ciao. Hai visto Peter Parker?-
-Sì, era con Gwen Stacy… sono andati di là…-  il ragazzo indicò l’aula di scienze.
-Grazie!- mi voltai e raggiunsi l’aula di scienze che, fortunatamente, era ancora aperta.
Entrai con fretta e, gettando uno sguardo veloce agli alunni, trovai Peter e Gwen.
Corsi verso di loro che, essendo girati, non si accorsero di me.
Diedi una pacca sulla schiena a Peter che si voltò velocemente e mi sorrise. Speravo davvero di poter rivedere quel sorriso.
-Ciao Grace! Ehi, Gwen, c’è Grace…- disse Peter.
Gwen si girò verso di me e scostò la coda bionda per salutarmi.
-Come mai sei qui? Avevamo perso le speranze!- disse Gwen ridendo.
Le volsi un sorriso e poi le spiegai che sarebbe stato più comodo entrare a seconda ora.
-In effetti… comunque, dato che ci sei tu con Peter vi lascio.-  mi disse, fece l’occhiolino a Parker che abbassò lo sguardo imbarazzato e uscì.
Prendemmo posto velocemente.
-Ragazzi, come sapete, il progetto di scienze a coppie va avanti da un po’ e la settimana prossimo dovete consegnarlo.-
Dal fondo dell’aula Flash esclamò: -Sì, certo Prof.!- e scoppiò a ridere.
Io e Peter ci guardammo straniti, infastiditi e divertiti allo stesso tempo dal comportamento dei nostri coetanei e, in quello stesso momento, il Prof. Smith mise una nota a Flash.
-Dunque, come stavo dicendo prima che il vostro gentilissimo compagno m’interrompesse, oggi continuerete il progetto in classe, in modo che io possa aiutarvi e la prossima settimana lo voglio sulla cattedra. Mettete il camice.-
Prendemmo i nostri camici e mentre li indossavamo chiesi a Peter: -Ci farà bene l’aiuto del Prof., no?-
Gli rivolsi un gran sorriso ma Peter, sconsolato da qualcosa a me sconosciuta, annuii senza dire parola.
Feci finta di niente.
-Dai, prendiamo posto…-
Ci sedemmo ai primi banchi e cominciammo a leggere gli appunti presi nei giorni precedenti per continuare a lavorare al progetto.
-Mh…abbiamo fatto progressi! Di questo passo finiremo il progetto anche oggi!-
Non sapevo precisamente cosa ci aveva spinto a mandare il progetto così avanti. Non mi sentivo in grado di parlare di ‘alchimia’ tra di noi semplicemente perché non ero certa di quello che provasse Peter per me.
Lo vedevo spesso con Gwen, però. Non sapevo neanche cosa provasse Gwen per lui e non ero nemmeno certa dei miei sentimenti. Conoscevo da poco Peter così bene e non potevo esserne certa. Una giornata per i corridoi della scuola e qualche risata non bastavano per una relazione ma Peter mi piaceva. Tutto qui. Ero innamorata del suo sorriso, del suo essere così timido, dolce, gentile, affettuoso e simpatico. Il classico nerd e bisognava ammetterlo ma… io e Gwen pensavamo la stessa cosa.
-Mhmh..- mormorò Peter abbassando lo sguardo sugli appunti. Non era molto convinto, sembrava tanto un ‘ok, capito’ senza senso, senza emozione.
-Peter… stai bene? Parliamo col Prof., se vuoi…- gli proposi ma lui insistette per continuare il lavoro.
Per quanto fosse stanco (lo si poteva notare dalle occhiaie) e inconcludente Peter cercò di andare avanti.
Essendo inesperta in ambito scientifico, ahimè, mi feci aiutare dal professore dato che Peter stette seduto a fissare il vuoto…cioè, gli appunti.
Peter Parker, quindi, durante il corso della giornata, assunse un atteggiamento strano e sospetto.
L’ora andò avanti così fino al suono della campanella e Peter fu il primo ad uscire mentre io salutai il professore e uscii lentamente dall’aula.
-Grace! Devo…-
-…parlarmi? Peter, ascolta, sei stato tutto il giorno strano, seduto in un angolo e se non vuoi dirmi ora che cos’hai!- risi.
-Già, si si, hai ragione….ehm…io…- Peter non riusciva a stare calmo. Balbettava, continuava ad agitarsi senza motivo.
-Peter…- gli dissi con un filo di voce. -Peter…-
-Tu sei amica di Gwen…cioè, per questo non…-
Sgranai gli occhi e, molto stupita, chiesi spiegazioni.
-Cosa…Gwen?-
Peter annuì.
-Io e lei… ci stiamo…frequentando…-
Aprii la bocca pronta a dire qualcosa ma nessun suonò ne uscì. Lo stomaco si contrasse e ad un certo punto le farfalle che sentivo ritornarono bruchi.
-Già…vado Peter.-
Mi voltai di scatto e attraversai velocemente il corridoio scolastico.
Alle mie spalle lasciavo un Peter che urlava –No…Grace, aspetta!-, la mia felicità e il mio sorriso.
D’un tratto sentii il freddo di New York penetrare nelle mie guance rosee per le lacrime che, piano piano, poco a poco, si trasformavano in ghiaccio.

*

-Ciao Grace…Peter mi ha detto quello che è successo. Non sapevo che tu… provassi qualcosa per lui…richiama.-
La voce metallica di Gwen proveniva dal telefono di casa che trasmetteva i messaggi della giornata.
-Mamma, sono in camera…stasera ho troppo da studiare.-
Mentire. Bugie, una sopra l’altra. Il cellulare squillò tutto il resto del pomeriggio e anche di sera. Facevano a turno, una volta era Gwen e l’altra Peter.
Ancora messaggi: -Grace, per favore, fatti sentire! Io e Gwen siamo preoccupati.-
Non ero ‘arrabbiata’ con loro. Ero distrutta. Il che era molto diverso. Gwen non ne sapeva nulla, non ne avevo fatto parola con lei quindi lei non lo aveva fatto apposta. Se lei si era innamorata di Peter e lui di lei… cosa potevo farci io? Non sarei mai dovuta entrare nel merito. No, assolutamente no.

*

Il giorno dopo, alla mensa, feci merenda da sola. Peter e Gwen erano dall’altra parte del refettorio insieme ad alcuni amici di Gwen. Non vennero da me. Non mi dissero nulla. Non so perché non lo fecero.
Da quando Peter si era trasformato fisicamente aveva più amici. Era più forte e profumava di lavanda. Già, la lavanda. Dopo l’aggressione da me subita speravo che avere degli amici mi avrebbe fatto bene ma non dipendeva da me. In fondo, io non avevo fatto nulla. Forse proprio per questo non venivano da me. Forse io, dopo le tante chiamate, dovevo darmi una mossa. Andare da loro, parlare. Forse si aspettavano questo. Rimasi qualche altro secondo seduta, fissando il panino che, dopo qualche secondo, addentai. Mi serviva coraggio, quindi addentai quel dannatissimo panino. Sentii il bisogno di energie ed ero convinta che quelle stesse potessero venire dal panino. Non capivo perché la gente lo facesse…addentare il panino. Dopo tutto, io mi sentivo ancora male e senza forze.
Quindi mi alzai e li raggiunsi.
Con finto stupore entrambi si alzarono e cominciarono a parlare ma Peter capì che Gwen aveva in mano la situazione e fece parlare lei:
-Io e Peter stiamo insieme, è vero. Non capiamo la tua reazione, però! Non ci hai mai detto nulla. Ecco.-
-Sono molto contenta, Gwen. Davvero. Solo… ero sorpresa.- dissi con un falso sorriso.
-Perché non ci hai risposto ieri?- chiese Peter un po’ imbarazzato.
-Non…non ho potuto.- feci una lunga pausa. -Devo andare, ci si sente….-
Rivolsi loro un gran sorriso e mi girai subito per trattenere le lacrime.
Il rigore scientifico della Stacy e di Parker si era rifugiato in una storia d’amore, probabilmente clandestina dato che George Stacy non avrebbe mai permesso a Gwen di frequentare qualcuno così simile a Spider-Man.

Salve a tutti! Direi che sono in tempo con il secondo capitolo di 'Peter Parker is my hero.'! Ringrazio le persone che hanno visualizzato e recensito il primo capitolo della storia e le invito a fare lo stesso con il secondo.
Una precisazione per tutti: ho pubblicato questa storia sotto la sezione Film - The Amazing Spider-Man perché, per quanto possa amare i supereroi Marvel e i fumetti, non ne ho letto neanche uno (valli a trovare!) quindi seguirò il film. 
Leggete e recensite,
Marianna.
  
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