Fanfic su artisti musicali > Selena Gomez
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Autore: jujusvoice    10/04/2013    5 recensioni
Di giorno Selena, la normale ragazza che lavora sodo e frequenta un corso di danza per coltivare la sua passione. Di notte Moon, la seducente prostituta della città obbligata a fare ciò per salvare la madre. Ma nella storia di Selena, subentrerà Alex, un attraente poliziotto che sconvolgerà definitivamente la sua vita e quella di Moon. Una storia che unisce amore e pericolo, che insegna che nella vita dalle cose brutte spesso si ottengono le più belle
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Selena…Selena…Selena…SELENA”
“WHOAH” cascai dal letto urlando “che cazzo succede?”
“succede che farai tardi al lavoro se non muovi il culo” disse Demi in tono dolce ridacchiando per la buffa scena di poco prima. Adoravo quando rideva,  anzi la adoravo in generale. Demi era così spontanea e diversa dalle altre del Blocco. Faceva la prostituta perché Moshe l’ aveva fatta scagionare dopo che era finita in prigione per una rapina che non aveva mai commesso. Ci eravamo conosciute sul lavoro, ed essendo in cerca di un appartamento le avevo proposto di stare con me finchè mia madre non fosse stata dimessa. Mi faceva sentire meno sola ed era la mia migliore amica. Con lei potevo essere me stessa a 360 gradi perché non conosceva solo Selena, ma anche Moon e viceversa. Demi non faceva affari al Blocco, i clienti la chiamavano “la santarellina” e questo le rendeva difficile saldare il debito. Moshe, che non era così cattivo come voleva far credere, aveva quindi deciso di farla lavorare in un night club come ballerina di lap dance, e devo dire che solo sul palo faceva venire fuori la troia che era in lei, sembrava volare ed era stupenda da vedere. Quando si esibiva tutti stavano a guardarla con gli occhi spalancati, stupiti del suo talento. Inoltre era bellissima, aveva dei capelli marrone/rossiccio che le arrivavano alle spalle e le incorniciavano perfettamente il viso rotondo e gli occhi nocciola. Non si truccava molto, era una ragazza semplice e beneducata, ancora oggi non capisco come potessero averla dichiarata colpevole per la storia della rapina.
Guardai l’ora 9.17.
“Cazzo”
Urlai alzandomi da terra, infilai le scarpe, presi la borsa e corsi via
“Selena, ti stai dimentican….”
“non ho tempo Demi” la interruppi “ non posso arrivare in ritardo o rischio di essere licenziata”
Arrivai al bar appena in tempo
“ e quello cos’è?” chiede Dylan, il mio capo indicando il modo in cui ero vestita
CAZZO AVEVO INDOSSO IL VESTITINO CORTO DI IERI SERA “…questo? Mmm questo è.. il vestito per la comunione di mia cugina! Sai è questo pomeriggio e, ecco vedi, non passo da casa, quindi l’ ho dovuto mettere subito”
“e tu andresti in chiesa con la minigonna?”
“nono, vado solo al ricevimento, ho preso un permesso solo da quello”
“ah, capisco” disse con aria perplessa “bene comincia a lavorare su”
“l’ho scampata per un pelo cazzo” dissi tra me e me mentre mi allacciavo il grembiule nero.
La mattina passò veloce dietro il bancone, passai da casa, mi cambiai e andai in libreria pronta per il prossimo turno.
“Ciao Moon”
“zitta Lola” esclamai
“oh scusa tanto” disse annoiata “sistema questi libri e ricordati che stasera c’è la riunione”
“come stasera?!” esclamai “non era domani”
“no cara la mia Selena, è oggi! Quindi vedi di presentarti o Moshe…”
“…potrebbe incazzarsi, lo so, lo so”
Lola era la proprietaria della libreria, mi aveva assunta lo stesso giorno che iniziai a lavorare per il Blocco, ed incontrarci pure lì fu una sorpresa inaspettata e inizialmente sgradevole per entrambe. Successivamente si rivelò un vantaggio e legammo molto passando gran parte della giornata insieme, bisogna dire che la Lola di giorno e la Lola di notte fossero più diverse di Selena e Moon, tipo polo Nord e polo Sud, due figure in forte contrasto, due anime diverse che condividevano lo stesso sinuoso e attraente corpo. Lola era l’unica di noi fidanzata. Il suo ragazzo ovviamente non sapeva nulla del Blocco. Non seppi mai perché Lola ne entrò a fare parte.
Sistemando i libri ne afferrai uno intitolato “il potere della musica”. Lessi la trama che lo descriveva come una storia drammatica di come una ragazza senza un braccio riuscì a divenire una ballerina di successo grazie alla forza e la fiducia che la gente infondeva a lei e al potere della musica.
“posso tenerlo?” chiesi a Lola
“conosci le regole…” mi disse con tono di rimprovero
“eddai, ti prego” la scongiurai
“tienilo dai, ma solo per questa volta”
“dici sempre così ahaah”
“vuoi che me lo riprenda?”
“scherzavo dai”
Tornai a casa con una gioia interiore strana, era da tanto che non ero così felice senza un motivo preciso, forse lo ero perché il sole splendeva, la primavera si mostrava in tutta la sua bellezza e nessuno mi aveva ancora particolarmente  rotto le scatole, non ancora.
Mi preparai per la notte, era sabato, il giorno della super affluenza. Mi truccai abbondantemente concentrandomi sugli occhi, mi misi un paio di pantaloncini cortissimi, una fascia per reggere il seno e dei tacchi smisurati, la consideravo la mia “divisa forte”.
“Ti ho fatto un regalo” Demi irruppe nella stanza abbagliandola con la sua allegria.
“cos’ è?” afferrai la minuscola scatolina che teneva tra le mani
“aprila no?”
Slegai il fiocco, aprì il coperchio ed estrassi una bellissima collana argentata che aveva come ciondolo la scritta ‘Moon’
“E’ bellissima” dissi senza parole
“lascia che te l’ allacci”
Mi voltai, alzai i capelli e lasciai che le mani di Demi mi sfiorassero il collo. “grazie, non dovevi”
“dopo tutto quello che hai fatto per me è il minimo”
“sei la migliore” dissi abbracciandola
“lo so”
Uscimmo poco dopo di casa e andammo al Blocco.
“Ok ragazze” esordì Moshe nel salotto principale “ci sono tanti fustacci già in fila per voi quindi andate lì, metteteci grinta e passione e ricordatevi siate sporche, siate troie e ricordatevi di non fare quella cosa”
“innamorarci?” disse Elizabeth
“non devi mai pronunciare quel verbo o la parola ‘amore’ in mia presenza, sono stato chiaro?” disse prendendola per il collo in modo che i suoi occhi non potessero fissare altro che i suoi nero pece. Beth annuì senza fiato e Moshe lasciò la presa
“bene andate” esclamò.
Ci alzammo
“ferma lì signorina” disse indicandomi prima che potessi dargli le spalle “ho qualcosa di speciale per te stasera”.
  
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