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Autore: Kaimy_11    10/04/2013    2 recensioni
[Era la ragazza più antipatica, viziata, odiosa e saputella che avessi mai conosciuto. Mi batteva nei duelli, era più furba di me. Era migliore di me. Tuttavia, quando capiva di non aver speranza, di aver perso, usava l'arma più crudele, eppure più potente, che conosceva: Le sue lacrime. Anche adesso, io sono qui a dirle che me ne devo andare, che sono un assassino e che non posso stare con lei, ma lei piange. Ed io come faccio a dirle che la amo? Come faccio a dirle che non vorrei lasciarla ma che devo, per il suo bene... Mi basta un suo sorriso per capire che non sono altro che un satellite attratto dalla forza di gravita che esercita su di me il pianete che lei è...] Storia già pubblicata ma cancellata durante un momento di follia. Ovviamente revisionata, spero che vi piaccia rivivere i setti anni ad Hogwarts visti da una ragazza che seguirà la vita di…Draco! Se amate questo personaggio e volete vedere come sono stati i suoi anni a scuola e come ha vissuto la battaglia contro Voldemort…leggete!. (la storia segue i Film e i libri)
Genere: Azione, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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-Come tuo padre ben saprà, i maghi sensitivi sono più unici che rari

42. Per proteggerla

 

 

 

 

-Come tuo padre ben saprà, i maghi sensitivi sono più unici che rari. Inoltre è assai difficile distinguerli, possono essere degli imbroglioni o, più semplicemente, veggenti- Disse il professor Piton, seduto dietro la scrivania. La sua nuova scrivania.

Draco fissò il nuovo preside in silenzio, si guardò velocemente in torno osservando quello che era stato lo studio di Silente, ma subito preferì pensare ad altro.

–Quale differenza c’è fra sensitivi e veggenti?-

Piton incrociò le mani sotto il mento. –I veggenti predicono il futuro. I sensitivi, invece, vedono tutto quello che noi semplicemente non vediamo. Vedono il passato, il presente e il futuro-

-La Cooman è una veggente?-

Piton fece un cenno.

-Pensa che Areal sia una sensitiva?-

-No-

Draco, nonostante avesse sempre pensato che la ragazza non fosse una sensitiva, rimase assai stupito nel sentirselo confermare. –E allora come si spiega ciò che è accaduto?- 

-Ha toccato un punto ancora contaminato dalla magia oscura del nostro Signore- Spiegò Piton, quasi scocciato. –Una magia molto più forte della sua. È normale che abbia avuto delle visioni, poteva finirle peggio-

-Peggio?- scattò Draco.

-Poteva stare molto male, poteva avere allucinazioni. È stata fortunata a vedere solo quello che vedeva l’Oscuro Signore nel momento in cui la sua magia è rimasta attaccata a quel mobile-

Draco non parlò, non avrebbe mai voluto che proprio Areal lo vedesse in quelle condizioni. Sarebbe stato meglio non portarla mai in quella casa. –Ma è arrivata lì da sola, guidata da non so cosa!-

-Ha sentito il richiamo della potenza del Signore Oscuro. Non è una sensitiva, Draco, i sensitivi si riconoscono sin dalla nascita-

-Credo sia meglio così…-

-Decisamente meglio, i problemi che comporta l’essere sensitivi non sono da sottovalutare.-

 

-Non mi hai ancora detto come ti chiami- Sorrise Areal, chinandosi su un ragazzino del primo anno.

L’undicenne era molto basso, con i capelli castani e due grandi occhi verdi. Era il più timido dei primini, ma anche il più educato e carino. Era di poche parole, considerava lei ed Erick come fratelli maggiori da imitare. A dire il vero, quell’anno, tutti quelli del primo e del secondo erano timorosi e tendevano a cercare protezione nei compagni di casa più grandi.

-Mi chiamo Nik-

-Davvero?- chiese Areal, sorridente. –Me ne ricorderò!-

Il piccolo Nik si sedette al tavolo della sala comune dei Corvonero, ed Areal lo affiancò. Con loro c’era anche Luna Lovogood e i tre, insieme, svolsero i loro compiti aiutandosi a vicenda.

La ragazza dai capelli neri pensò a quanto risultasse insolito, in quel suo burrascoso ultimo anno, poter fare normalmente i compiti senza che anche quell’azione venisse messa in discussione come tutto il resto. Tutte le normali attività, dai pasti in sala grande ai momenti di studio, erano state stravolte sotto il nome di Voldemort, che aveva coperto tutto con un velo oscuro. L’unica cosa positiva, se si voleva dare una nota ironica alla faccenda, stava nel fatto che solo in quel modo tutti gli studenti apprezzavano l’ora di fare i compiti nelle rispettive sale comuni. Gli anni prima, infatti, i ragazzi avrebbero trovato altri cento motivi per ridere e scherzare con i compagni piuttosto di svolgere i propri compiti ma, in quel tenebroso periodo, poter studiare senza complicazioni, lontano dalle grinfie dei fratelli Carrow, offriva un rifugio in cui poter ritornare a svolgere le attività scolastiche in modo normale, per fingere che niente fosse cambiato.

Ma il lato crudele delle illusioni è che restano semplici illusioni, facili da infrangere.

-Ancora? Possibile che non ci sia rimedio?- Strillò Canni, seguendo l’ingresso di Erick che arrivò nella sala comune con in braccio una ragazzina del secondo anno.

La dodicenne era bellissima, con i ricci biondi e gli occhi azzurri. Era piccolissima e lo sembrava ancora di più fra le braccia di Erick. La bambina che doveva chiamarsi Sarah, era in lacrime e con le mani si teneva strette le spalle.

Vedendoli entrare, Areal scattò in piedi. –Nik, perché non vai nella tua stanza?-

Il piccolo Nik obbedì.

Rimasti soli, Luna seguì Areal avvicinandosi ad Erick, che metteva la piccola Sarah sul divano.

-Cosa è successo?- Chiese Areal, inginocchiandosi davanti alla piccola bionda. Provò a metterle le mani sulle spalle ma questa si sottrasse.

-Ha chiesto perché mai dovevano imparare a scagliare l’anatema che uccide su dei poveri conigli. Hanno usato su di lei la maledizione Cruciatus davanti a tutti- Spiegò Erick, indignato e demoralizzato.

-Quel maledetto di Amycus! Io giuro che lo ammazzo!- sbraitò Canni.

Nel frattempo Areal guardò dolcemente Sarah, che le ricambiava lo sguardo. Con lentezza, temendo di offenderla, le scostò i boccoli dal viso.

-Adesso vai con Luna, ti accompagnerà nella tua stanza e si prenderà cura di te. Okay?- le chiese Areal con un sussurro gentile che tuttavia era un ordine.

Sarah fece di si con la testa, ancora imbronciata e con le guancie segnate dalle lacrime. Luna le tese prontamente la mano e le due bionde sparirono dietro la statua della fondatrice della loro casa, verso i dormitori.

-No, lasciami Erick. Perché nessuno fa nulla per fermarli? Questo massacro deve finire!- Strillò Canni, svincolandosi dalla presa di Erick.

-Per favore abbassa la voce!-

-No!-

-Sta zitta Canni!- urlò Areal, e i due si voltarono verso di lei con occhi sbarrati. –Se avessi un po’ di cervello capiresti-

I suoi due amici la guardarono, ammutoliti a causa della sua improvvisa rabbia.

-Siamo tutti in pericolo, non possiamo permetterci di ribellarci. Sei già stata presa di mira da Amycus, cos’altro pensi di ottenere? Vuoi che ti uccida? Non pensi che siamo in pensiero per te?- Continuò Areal, sempre urlando.

Canni si rattristò. Scosse il capo e cercò di calmare l’amica. –Areal mi dispiace, è più forte di me, non posso accettare di…-

-No! sei pazza, non capisci che non possiamo fare nulla? Non stiamo giocando a fare gli eroi, rischiamo tutti la pelle e non ci resta altro che obbedire, lo capisci? E se con il tuo comportamento mettessi in pericolo me o Erick?-

-Non lo permetterei mai, io…-

-Voglio che da domani tu metta la testa a posto e che smetti di ribellarti così apertamente. Non voglio sentire altro! Né in pubblico né in privato!- E senza darle occasione di replicare, Areal corse nella sua stanza dove sfogò la propria rabbia e la propria tristezza in lacrime.

 

-…Per questo motivo, ritengo che dobbiate imparare questo incanto. Lo ritengo indispensabile- Disse l’insegnante di Arti Oscure.

Amycus sorrise alla classe, poi guardò con disappunto due ragazzine distratte, ma proseguì oltre. –Domande?- disse.

Solo Pancy Parkison alzò la mano.

-Sì, Signorina Parkison?- Amycus sembrava soddisfatto.

-Come mai questa maledizione non rientra fra quelle senza perdono?-

Me lo stavo chiedendo anch’io, pensò Areal.

D’altro canto, un incantesimo che serve a far credere al nemico che il suo corpo si stia decomponendo, non può certo considerarsi un’arma di difesa. Era una maledizione spregevole.

Amycus accennò un sorriso. –Me lo sono sempre chiesto anch’io, ma evidentemente non è ritenuta tanto dannosa. È solo un’illusione!-

-Un’illusione che può far impazzire la vittima- precisò tranquillamente Pancy.

Il sorriso dell’insegnante si ampliò. –Verissimo. La cosa bella è che è legale!-

La maggior parte dei Serpeverde, e qualcuno che sperava di fare bella figura, risero.

Canni fece una smorfia di profondo disgusto guardando il professore.

Ti prego fa che non l’abbia vista, pregò Areal ad occhi chiusi, seduta accanto all’amica. Poteva succedere di tutto, ma dalla discussione che le due avevano avuto la sera prima, in caso di una reazione da parte dell’insegnante, non avrebbero dovuto esserci problemi.

-Qualcosa da controbattere, signorina Longus?- disse Amycus.

Areal sentì una voragine aprirsi dentro di lei e, a malincuore, aprì gli occhi. Non abbandonò tuttavia la speranza, Canni poteva ancora mettere a posto la situazione se teneva a freno la lingua.

-Forse un giorno verrà proibita- rispose invece la biondina.

-Io dico di no, sa com’è, con i tempi che corrono…- rise Amycus, avvicinandosi a Canni ed appoggiandosi al suo banco.

-Le cose possono sempre cambiare, spero che cambieranno e sono sicura che sarà così-

-Magari non adesso-

-Oppure si-

-Basta!-Soffiò Areal.

Lo aveva detto a bassa voce, voleva solo che fosse un avvertimento per l’amica. Se solo l’avesse ascoltata, se solo avesse tenuto chiusa la bocca, tutto sarebbe andato per il meglio. Forse Canni pensava che a lei non pesasse tutta quella storia o che condividesse realmente gli ideali dei Mangiamorte ma, ovviamente, non era così. Areal si sentiva morire ogni giorno, avrebbe anche lei voluto mandare tutto all’aria e portare al sicuro tutti i suoi compagni di scuola che venivano torturati, spaventati o costretti a fare ciò che non volevano. Era folle pensare che delle persone innocenti fossero state costrette a fuggire per salvarsi la vita ma, per colpa di Voldemort, questo era successo. Vivevano in un mondo che non era più in pace, stavano affrontando una guerra, una guerra in cui gli eroi morivano e agli altri non restava che cercare di salvarsi la pelle. Purtroppo, nonostante per gli impavidi e per i puri di cuore resistere all’impulso di far valere i propri ideali fosse difficile, chi cercava solo di sopravvivere non aveva altra scelta: tacere.

-Come dice signorina Foreberth? Finalmente sento qualcuno che ragiona, la sua amica Longus dovrebbe comportarsi da vera purosangue come lei…-

Areal spalancò gli occhi, capendo che il suo sfogo, il suo tentativo di aiutare Canni, si stava trasformando in una lama a doppio taglio.

-Dovete tutti ricordare che qui dentro ci sono delle regole, non tollero l’insolenza! Oltretutto dovreste tutti ringraziare che le cose in questa scuola siano cambiate, adesso condividete l’aula con veri maghi e non con sporchi babbani come prima!- Amycus guardò tutta la classe con un aria crudele e derisoria. –I traditori come la signorina Longus devono capire come stanno adesso le cose, tutti i purosangue devono essere orgogliosi del cambiamento!-

In aula calò il silenzio, un ragazzo di Grifondoro strinse i pugni mentre una ragazzina di Tassorosso faticava a trattenere le lacrime, i ragazzi Serpeverde presenti apparivano orgogliosi. Areal, invece, si sentiva svuotata da ogni emozione.

La ragazza iniziò a provare un moto di terrore solo quando l’insegnate obbligò Canni ad inginocchiarsi a terra davanti la cattedra, per poi voltarsi verso di lei tendendole la mano con un sorriso.

-Venga signorina Foreberth, lei era assente la scorsa lezione quando ho spiegato la maledizione Cruciatus, ma oggi ecco l’occasione più adatta per rimediare!-

Alle parole di quel Mangiamorte Areal rabbrividì. Si alzò lentamente e si posizionò davanti alla sua migliore amica puntandole contro la bacchetta. Canni la guardò con coraggio, sapeva che ciò che stava per accadere era inevitabile, e sembrava supplicarla con lo sguardo di non esitare.

Amycus voleva che Areal usasse la maledizione della tortura sulla sua compagna di casa davanti a tutti, per scoraggiare i pochi coraggiosi rimasti. La ragazza sapeva che non aveva scelta, quella che le veniva chiesta era una prova, il Mangiamorte non si fidava di lei e voleva una dimostrazione. Areal notò infatti che, mentre aspettava che scegliesse se torturare o meno l’altra ragazza, Amycus aveva un sorriso compiaciuto intrappolato fra le labbra.

Non c’erano alternative, non poteva fare altro che obbedire altrimenti sarebbe finita nei guai, avrebbe perso la fama di purosangue convinta che fino a quel momento le garantiva vita facile. Areal guardò Canni con rabbia, l’aveva avvertita, le aveva detto che ribellandosi avrebbe rischiato di mettere in pericolo i suoi amici oltre che sé stessa, quindi, era soltanto colpa sua.

Avrebbe dovuto scagliare quella maledizione, la sua amica lo sapeva ed era pronta e senza paura, non l’avrebbe odiata per quello che avrebbe fatto perché sapeva che non poteva sottrarsi a quell’ordine.

La ragazza serrò la presa intorno alla bacchetta, doveva farlo, Canni aveva sbagliato nonostante lei le avesse detto solo la sera prima di darsi una controllata e poi, non aveva detto lei stessa che nessuno doveva giocare a fare l’eroe durante quell’anno, e che non dovevano fare altro che ubbidire in silenzio a ciò che gli veniva ordinato?

Nel momento in cui Areal chiuse gli occhi, ammise a sé stesse di essere la peggior promovitrice delle sue stesse idee, considerato che non avrebbe mai e poi mai potuto lanciare la maledizione. Rimanere in silenzio era facile, fingere di condividere le idee di quei folli assassini era fattibile, ma non poteva rischiare di macchiare la sua anima con un’azione spregevole come quella che avrebbe dovuto compiere contra la sua più cara amica.

Poco prima dell’istante in cui la giovane, ad occhi ancora chiusi, abbassasse la mano con la chiara consapevolezza di quanto gli sarebbe costato caro quel rifiuto, qualcuno arrivò alle sue spalle e la prese dalle braccia bloccandole così ogni possibile gesto con la bacchetta.

Areal spalancò gli occhi della sorpresa e subito si accorse di Canni e della sua espressione, infatti, l’amica la guardava con un misto di terrore e angoscia.

Quando vide il ghignò di rabbia di Amycus tramutarsi in risentimento e, quando la persona giunta dietro di lei l’avvolse con un braccio avvicinandola al suo corpo, Areal capì tutto. Capì che Draco si era alzato dal posto che occupava in fondo all’aula per correre in suo aiuto e portarla via da tutto quello che stava accadendo, capì che Amycus avrebbe chiuso un occhio per quell’intervento sgradito da parte di Draco ma che non avrebbe tollerato altre interferenze dal giovane Malfoy e, soprattutto, capì che avrebbe dovuto lasciare Canni da sola.

Mentre il suo amato la portava via, salvandola, ad Areal non restò altro che guardare ancora una volta la sua impavida amica, ancora inginocchiata davanti la cattedra di quell’insegnante spietato. Non poteva aiutarla, aveva già rischiato troppo, anche Draco stava rischiando, così si lasciò portare via ad occhi chiusi mentre sperava di non scoprire mai cosa sarebbe successo alla sua compagna dopo la sua uscita di scena.

Sempre ad occhi chiusi Areal sperò, inoltre, di riuscire a dimenticare gli sguardi risentiti che i suoi compagni le avevano lanciato, evidentemente essere tanto intima con un Mangiamorte di nome Malfoy poteva essere molto utile in quei momenti, ma tutto aveva un prezzo.

Un caro prezzo.

 

Negli ultimi tempi l’opinione di Draco in merito alla sua situazione era cambiata diverse volte. Anni prima aveva desiderato con tutto sé stesso di diventare un Mangiamorte come suo padre, durante l’anno precedente aveva maledetto il marchio sul suo braccio sinistro, rimanendo nauseato dal lato oscuro della magia e dal Signore Oscuro. Ma la sua opinione era cambiata ancora, considerato che quella sua posizione privilegiata gli stava tornando molto utile ultimamente.

-Non ti voglio più vedere insieme a quella Longus!- disse Draco in un sibilo rauco, fermandosi davanti la porta della sua sala comune.

Areal si accorse appena che avevano smesso di camminare e, dopo una breve occhiata, capì che si trovavano nella penombra dei sotterranei, proprio davanti al muro che nascondeva l’ingresso alla sala comune dei Serpeverde. Aveva la nausea, le girava la testa e le orecchie le fischiavano fastidiosamente.

Draco la prese con cautela dalle spalle e la immobilizzò con la schiena contro il muro, poi prese fiato: -Non dico che hai sbagliato qualcosa, ma da oggi ti ordino di stare alla larga da quella lì! –

Il contatto con la parate fredda e liscia la risvegliò per un breve istante, ma rimase comunque senza parole, ancora troppo sconvolta per comprendere le parole di Draco.

-Non è messa bene per niente, Amycus la odia!- riprese il ragazzo, con un tono di voce più basso. –Non puoi rischiare di compromettere anche la tua posizione facendoti vedere ancora in giro con lei-

Areal sollevò la testa inchiodando il ragazzo con un sguardo vuoto e freddo, nei suoi occhi c’era un misto di sentimenti impossibili da distinguere. Guardare dentro quell’oceano in burrasca era quasi doloroso.

-Va bene- rispose unicamente.

La sua voce era piatta, respirò a fondo, forse per non piangere. Draco le accarezzò una guancia e appoggiò la propria fronte a quella di Areal, non c’era bisogno di parole, non serviva dirsi nulla poiché si erano già scambiati tutti i loro pensieri e tutte le loro emozioni con uno sguardo. Lui sapeva che la sua amata aveva subito un duro colpo, ma sapeva anche che era forte, avrebbe metabolizzato la cosa e sarebbe andata avanti.

Il ragazzo si staccò senza preavviso e, dopo aver frugato nella tasca dei suoi pantaloni, mostrò ad Areal qualcosa di molto particolare. Adesso sulla mano di Draco c’era una collanina d’oro con un ciondolo che raffigurava un’elegante emme in corsivo, anch’essa dorata. Per finire, nel ghirigoro finale di una delle gambe della lettera, era incastonato un piccolo diamante.

-Me l’ha data mia madre, ogni Malfoy lo regala alla propria fidanzata- spiegò Draco, fissando tristemente il ciondolo. –Lo faccio per proteggerti, sanno che stai con me, ma questo non basta. Devi diventare ufficialmente la mia promessa sposa per essere realmente sotto la mia protezione.-

Nonostante le nobili intenzioni del ragazzo, Areal scosse il capo e richiuse con la propria mano quella di Draco in cui teneva il prezioso gioiello.

-No, Draco, io…- cercò di dire, sta volta quasi in lacrime.

Ma il biondo sorrise e scosse il capo. –Hai frainteso, non ti sto dando questa collana solo per proteggerti. Per me, quello che sto facendo, ha una grande importanza-

Areal spalancò gli occhi e rimase senza fiato.

-Non ti chiederei mai, con tutto quello che sta accadendo, di stare con me. Ma se un giorno tutto questo finirà,  ti giurò che verrò a supplicarti di diventare la mia fidanzata, perché non ho alcuna intenzione di vivere senza di te. Sei tutto ciò che ho, sei la cosa più bella che abbia mai avuto-

A quel punto ogni tentativo di trattenere le lacrime, da parte della ragazza, era pressoché inutile. Si coprì la bocca con le mani mentre calde lacrime scivolavano giù dai suoi occhi andando a rigarle le guance.

-Draco…-

Il biondo sorrise, sorrise in quel suo modo bellissimo a metà fra il perfido e il seducente. Lanciò un’occhiata alla collana, ancora nella sua mano, e poi una a lei facendole intuire cosa fare. La ragazza si scostò dalla parete e raccolse in alto i suoi capelli color dell’ebano per permettere al ragazzo di sistemarle la collana al collo.

Tuttavia, poco prima di terminare la sua opera, lui si fermò.

-Accetti?- le chiese.

Areal si voltò a guardare incantata Draco dietro di lei, poi abbassò lo sguardo sulla emme dorata che in quel momento le sfiorava il collo.

-Sì..- rispose con un sorriso, nascondendo a fatica gli occhi lucidi.

E, mentre Draco chiudeva il piccolo gancetto della preziosa collana attorno al suo collo, Areal accarezzò quel ciondolo pensando che non esistesse niente di tanto stupendo. Non dipendeva dal valore economico, per lei, era la cosa più importante al mondo e lo sarebbe stata per sempre a partire da quell’istante.

Il bacio dolce e inteso che si scambiarono subito dopo, sigillò nella loro memoria la magia e l’importanza di quel momento.

 

 

 

 

Continua…

 

 

*************************

 

 

 

 

 

Eccomi ancora qua, non sono scappata di nuovo e mi scuso per non aver aggiornato ieri come promesso. Questo capitolo necessitava di molto più di una piccola lettura, ho dovuto riscrivere alcune parti e non ho fatto in tempo. Pardon!

 

Come sempre grazie ai lettori, un bacio a chi ha gentilente recensito:

neige13     &   marta1995 .

 

 

 

 

 

 

   
 
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