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Autore: Miele_    10/04/2013    3 recensioni
[ 101 Capitoli ]
[ Louissa Horson | Original Character ] [ AU ] [ Arancione/Rosso ]
[ Lemon | Tematiche delicate | Het | OOC | Slash | Another Pairings~ ]

Dal Capitolo 01:
“Come osi dire una cosa del genere? Non mi conosci nemmeno!”
“11 novembre 2010, tuo padre ti ha picchiata per la prima volta. 14 febbraio 2011, tua mamma è morta durante una crociera in barca, dopo aver litigato con tuo padre. 22 luglio 2011, tuo padre si è suicidato dopo aver ucciso precisamente 21 persone, impiccandosi con una corda color grigio cenere nel salotto di casa vostra. 30 novembre 2011, la tua migliore amica Aurora si è fidanzata con Zayn Malik della quarta e tu hai pianto per tre ore e venti minuti in camera tua perché eri innamorata di lui. Il cuscino era azzurro pastello. 10 gennaio 2012, hai preso 3 in tedesco e hai pensato di non riuscire a recuperare. 27 gennaio 2012, hai recuperato il debito in tedesco. […]” 
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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Titolo capitolo: A Place In This World
Sottotitolo: Dates
Genere: Romantico
Rating: Verde
Avvertimenti: //
 
 

{ Chapter 01 :: A Place In This World }
Dates
 

 
Mi sono innamorato di lei guardandola andare a buttare la spazzatura.

Sembra patetico, e forse lo è, ma è così.
 
Tutti i sabati sera alle nove e venti mi affacciavo dal davanzale di casa mia, e la vedevo passare… con addosso un pigiama a pois colorati e ai piedi degli anfibi troppo grandi per essere suoi, che al contatto col cemento facevano un rumore quasi ridicolo.
 
I suoi capelli castani erano legati sopra alla testa in una coda, e le ricadevano ai lati del viso e sulla fronte come una palma. E mi faceva ridere. 

 

La vedevo per pochi secondi, il tempo che si sporgesse per buttare il sacco della spazzatura nel cassettone e storcesse il naso per la raccolta di rifiuti maleodorante, per poi rimanerci male tutte le volte a vederla varcare il portone di casa propria.
 
Un giorno, mentre ero sdraiato sul letto ad aspettare il momento in cui lei uscisse a buttare la spazzatura – con ambedue i miei cellulari per non perdermi neanche un secondo – sentii dei singhiozzi e una porta sbattere con violenza.
 
Subito mi precipitai alla finestra, curioso e anche spaventato di scoprire cosa fosse successo.
 
La vidi subito, era come se lei fosse stata una calamita, capace di attrarre sempre e comunque la mia attenzione. Quella volta però, era diverso.
 
Indossava un golf troppo grande per lei e sotto di esso un paio di leggins neri… forse marrone scuro. I capelli erano sciolti e scompigliati, e le ricadevano poco sotto le scapole, e le mani minute le coprivano gli occhi, mentre il corpo gracile era scosso dai singhiozzi.
 
All’inizio pensai ad una lite familiare, ma solo dopo scoprii cosa fosse successo veramente.
 
L’anno successivo, scoprii che anche lei iniziò a frequentare la mia scuola, di preciso la classe subito dopo la mia (frequentavamo infatti rispettivamente la 5°G e la 5°H), con la sola differenza che io avevo 18 anni, mentre lei solamente 15.
 
Sì, frequentava la quinta superiore a quindici anni, e proprio per questo sembrava non essersi ambientata per niente tra i ragazzi molto più grandi di lei.
 
Tutti i giorni, dopo la scuola, mi fermavo vicino al muretto tra casa mia e casa sua, facendo finta di messaggiare, mentre ascoltavo lei e la sua amica Aurora – che frequentava diversamente da noi il Liceo Artistico – chiacchierare del più e del meno.
 
In poco meno di tre anni, sapevo tutto di lei. Tutto tranne il suo nome. La sua migliore amica la chiamava Meme o Miele, ma dubito che fossero i suoi veri nomi.
 
Un giorno, finalmente, decisi di andarle a parlare. Infondo, avrei dovuto prima o poi parlare con la ragazza che amavo da tre anni. Perché sì, nel frattempo ero stato fidanzato con diverse ragazze della mia età, ma non riuscivo a fare altro che pensare a lei… tutte le volte che baciavo Eleanor o abbracciavo Hannah, i miei pensieri erano rivolti solo e soltanto a lei.
 
Fu così che una giornata piovosa di inizio aprile, un giorno in cui lei non era andata a scuola, mi presentai all’ingresso di casa sua, una magnifica villa completamente bianca.
 
Venne ad aprirmi lei, con un’espressione sul viso che avevo visto pochissime volte in lei, un’espressione che mai mi sarei aspettato in quel momento.
 
“Che vuoi?” domandò lei, scocciata, anche se dietro quel suo tono di voce si leggeva tristezza, delusione, e problemi che forse mai avrei potuto comprendere.
 
“Voglio solo aiutarti.”
 
Non so come quelle parole uscirono dalla mia bocca, sta di fatto che dopo averlo fatto non me ne pentii per niente, forse nonostante aver passato ore davanti allo specchio a provare quella conversazione, l’unica cosa che avrei dovuto dire sarebbe stata quella.
 
“Come osi dire una cosa del genere? Non mi conosci nemmeno! Non sai neanche il mio nome! Non…” non la feci neanche finire di parlare, che iniziai io, con un monologo che durò forse secondi, forse ore, ma sta di fatto che in quel lasso di tempo riuscii a scorgere nel suo viso tutte le espressioni facciali che avessi mai visto in lei. A partire da quella della ragazza in pigiama con la palma in testa.
 
“11 novembre 2010, tuo padre ti ha picchiata per la prima volta. 14 febbraio 2011, tua mamma è morta durante una crociera in barca, dopo aver litigato con tuo padre. 22 luglio 2011, tuo padre si è suicidato dopo aver ucciso precisamente 21 persone, impiccandosi con una corda color grigio cenere nel salotto di casa vostra. 30 novembre 2011, la tua migliore amica Aurora si è fidanzata con Zayn Malik della quarta e tu hai pianto per tre ore e venti minuti in camera tua perché eri innamorata di lui. Il cuscino era azzurro pastello. 10 gennaio 2012, hai preso 3 in tedesco e hai pensato di non riuscire a recuperare. 27 gennaio 2012, hai recuperato il debito in tedesco. 9 marzo 2012, hai fatto il test di velocità a scuola totalizzando 3 secondi e 88 centesimi di secondo. Dal 1 giugno al 7 settembre 2012 sei andata in vacanza in Toscana, in un villaggio chiamato “Il Sagittario”. 25 dicembre 2012 hai ricevuto un regalo anonimo che conteneva una collana del valore di 345 euro e 80. Ieri sei stata assente da scuola per un forte mal di testa, probabilmente provocato da cause psichiche.” conclusi, riuscendo a ricordare alcune delle date che avevo segnato su un diario a casa mia.
 
“Forse mi conosci più di quanto pensassi. E comunque, mi chiamo Melissa” sussurrò lei, dopo quattro minuti e cinquantasette secondi, poco prima che vedessi scoppiare un sorriso su quelle sue labbra carnose.
 
Anche in quel momento mi lasciai guidare dall’istinto, avvicinandomi a lei e abbracciandola forte, dai miei 20 centimetri più in alto di lei.
 
Era solo una ragazza intenta a cercare un posto in questo mondo, e solo Dio sa quanto avrei voluto che quel posto fossero stati per sempre le mie braccia e il mio petto.
 
Adesso te la dico io una data… 5 aprile 2013, il giorno in cui mi sono innamorata di te.

 
 
 
 
Angolino acuto.

Ho poche cose da dire… ma estremamente vitali.(?)
Prima di tutto ringrazio la mia Rirì, e le chiedo scusa per non averle chiesto se potessi far apparire Aurora, come al solito.
Secondo, che non prometto aggiornamenti regolari. Per dire potrei aggiornare due giorni di seguito e poi niente per un mese.
Ora devo andare, un bacio a tutti. Chi volesse, può consigliarmi una canzone (anche tu Aury AHAHAH).

~MeMe C’: 

  
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