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Autore: Eva B    31/10/2007    2 recensioni
Errare è umano. Ma quanto è umano sbagliare se questo vuol dire fare a pezzi una vita, che sia la propria o che sia di un altro? E quanto pesa amare-non amati? Quanto costa stare zitti, quanto parlare? Quanto dura un'amore? Lui ha sbagliato, ha amato, ha sofferto. Questo è un viaggio nella sua giovinezza, tra il presente e i ricordi, tra la speranza e le scelte. Lui e l'amore, quello che smuove la vita di ognuno di noi.
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Evans, Severus Piton
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Vi ho fatto attendere tanto, e mi scuso. Ma questa storia si evolve con me, di giorno in giorno. Scrivo solo quando sento il momento adatto. Cercherò di trovare altri "momenti adatti", a tempi più brevi, parola d'onore.
Approfitto di questa parentesi chiacchiericcia per ringraziare voi che recensite la mia ff. Sappiate che leggervi mi fa enormemente piacere.
Ringrazio anche chi non ha scritto niente ma ha letto, e legge, la mia storia.
Spero che la storia di Severs vi tenga un po' di compagnia e sia di vostro gradimento.
E ora il nuovo capitolo:
Piton represse il sorriso che stava prepotentemente cercandosi spazio lungo la linea sottile delle sue labbra.
Pozioni, lezione doppia con i Grifondoro. Amava l’arte del pozionista ed era consapevole di avere un talento fuori dal comune in quell’ambito. Amava anche lavorare a pochi passi dalla sua migliore amica.
Tuttavia non poteva permettersi di sorridere, specialmente da solo e senza nessun buon motivo.
Guardò Lily, a qualche banco di distanza. Lei lo intercettò giusto un attimo, prima di posare di nuovo i suoi occhi verdi sugli ingredienti della pozione che stavano distillando.
Il cuore di Piton era leggero e le sue mani volavano, portando a termine il suo compito molto prima del previsto.
Immerse delicatamente la provetta nel calderone, lasciando che il liquido verdastro scivolasse al suo interno. La Sigillò con un tappo e si alzò, rivolgendo all’insegnate un’espressione di trionfo.
Proprio in quel momento, però, accadde qualcosa di inaspettato.
Piton sentì la sua gamba scivolare in avanti senza cognizione e cadde rovinosamente all’indietro, mentre la sua provetta piroettava in aria e si schiantava sul pavimento.
All’improvviso sentì un liquido caldo spargersi lungo la sua schiena.
“Maledizione” imprecò, intuendo di aver rovesciato il calderone. Alcune ragazze urlarono e qualche serpeverde accorse verso di lui per aiutarlo a rimettersi in piedi.
Piton gemette. La schiena gli bruciava e sentiva un senso di nausea attanagliargli la bocca dello stomaco.
“Accidenti… Tieni duro, ragazzo”
Piton sentì appena le parole del professore, che mormorò in fretta qualche incantesimo.
Il bruciore si attenuò, e lui cercò di fare un profondo respiro. Grave errore.
Dovette respingere a forza un conato di vomito.
“Severus, non avrai intenzione di vomitarmi addosso, vero?”
Gli chiese Dolohov, che continuava a sorreggerlo per un braccio.
E Piton sperò che non smettesse di farlo, altrimenti sarebbe caduto.
“Portatelo in infermeria, e subito” tuonò il professore
Piton si sentì trascinare.
“Quanto a voi, qualcuno ha idea di cosa sia successo?”
Potter sorrise.
“Professore, io credo che Piton sia inciampato”
“N-non sono inciampato” biascicò Piton.
“Ne sono sicuro” rispose il professore “Ma ora vai in infermeria”
Piton uscì, suo malgrado, accompagnato da Antonin e altri ragazzi.
Madama Chips osservò il suo volto pallido e sudato con un’espressione preoccupata.
“Stenditi, a pancia in sotto” gli ordinò, e Piton obbedì.
Madama Chips spalmò un unguento sulla sua schiena e gli servì un bicchiere colmo fino all’orlo di una tisana giallastra.
Piton la bevve senza fare storie.
Appoggiò la testa al cuscino, cercando di non pensare al peso che gli premeva sullo stomaco, e si addormentò dopo qualche minuto.
 
Si svegliò di soprassalto. Tremava. Che sogno orribile…
“Che c’è, ti senti male, Severus?”
Piton voltò la testa di scatto.
Accanto al suo letto, seduta su una sedia di legno, c’era niente di meno che Lily Evans.
Rimase un secondo senza parole.
“T-tutto bene. Solo un brutto sogno..”
Lily sorrise.
“Come stai?”
“Come uno che si è rovesciato addosso un calderone pieno di pozione” rispose lui con una smorfia.
“Era perfetta. Mi sarei aggiudicato un Eccezionale…”
“Non rammaricarti, le tue pozioni sono sempre perfette. Sei il migliore in questa materia”
Piton sentì le sue guance bruciare e imporporarsi. Sperò che Lily non se ne accorgesse.
“Vorrei sapere cosa diavolo è successo”
Il volto di Lily si incupì.
“Vorrei saperlo anche io. Non sei inciampato, vero?”
“Certo che no. Deve essere stato uno scherzo, e uno scherzo di cattivo gusto”
Lily sospirò.
“Se l’avessi ingerita…”
“lo so”, la interruppe Piton
“sarei potuto morire.”
“Lo ha detto anche il professore. Era molto arrabbiato”
“Ha scovato il responsabile o i responsabili?” chiese Piton, con una luce pericolosa negli occhi.
“No, e nessuno si è fatto avanti”
“Mi sarei stupito del contrario. Coraggio inesistente, in alcuni grifondoro… Devono essere stati smistati male. A volte mi chiedo se il cappello parlante non si lasci corrompere.”
“Che vuoi dire? Hai qualche idea? Credi siano stati dei grifondoro?”
“Mi sembra ovvio. I miei compagni di casa non avrebbero attaccato quello che stava per fargli guadagnare almeno 10 punti. Tutti sanno che le mie pozioni sono sempre perfette.”
Lily rimase in silenzio, visibilmente dispiaciuta.
“E tu” chiese lui lentamente
“Tu hai qualche idea?”
Lily scosse la testa. “No, certo che no”
“E se io dicessi… Potter?”
Lily lo guardò per un momento
“Un nome a caso, Severus? E come mai diresti Potter?”
“Fino a prova contraria, lui e suoi amici sono soliti fare giochi simili.”
“Anche Mulciber, il tuo amico, fa giochi simili. Anzi, peggiori.”
Severus si tirò a sedere e la fulminò con lo sguardo.
“Mulciber è un mio amico. Non credo che alzerebbe la mano su di me. E poi ti ripeto quello che ho detto un miunuto fa.”
“Bell’amico” replicò Lily, “tra quanto userai anche tu la magia oscura?”
“Le arti oscure hanno la stessa dignità della magia normale.”
“Non credo, Severus”
Lily ora aveva un’espressione dura. “Le arti oscure sono pericolose, malvagie…”
“Se malvagio è chi le usa. Niente è nero di per sé. Dipende sempre dal contesto e dall’approccio”
“Spero che tu non voglia approcciartici”
Piton non rispose. Lily si stava arrabbiando, e lui non voleva litigare ancora. Non ora che lei aveva messo una pietra sopra il loro litigio di qualche tempo prima.
“Credo che anche scherzi come quello che ho subito io siano pericolosi” bisbigliò giusto per avere l’ultima parola.
“Sì, sono pericolosi e da stupidi” convenne Lily.
Madama Chips si affacciò dalla tenda.
“Via i visitatori”
Lily si alzò lentamente dalla sedia.
“Riguardati. Ci vediamo domani, Sev”
“E tu rifletti su Potter e i suoi amici. Non sono belli e bravi come sembrano”
Lily stirò le sue labbra morbide e rosee. Severus si perse a guardarle.
“Non c’è bisogno che tu mi dica cosa fare.”
“No, certo ma… Lo dico per te. Siamo amici…”
“Certamente” rispose Lily. “Ricordati queste parole prima di prendere decisioni come lasciarti sedurre da tipi come Mulciber, Dolohov… O peggio.”
Piton la fissò con un’espressione indecifrabile.
Rimase in silenzio.
Lily allora uscì, lentamente.
Piton rimase a lungo a riflettere sulle ultime parole della sua amica… Cosa voleva dire? Cosa non le andava bene di lui? Perché avrebbe dovuto rinunciare a chi lo faceva sentire importante, a chi non lo trattava come un secchione o come uno sfigato?
Lo stava forse mettendo alla prova?
Ma perché dannatamente lei frequentava quell’imbecille di Potter e quei suoi stupidi amici?
Strinse i denti. Come avrebbe desiderato farla pagare a quel presuntuoso di James Potter!”
La porta dell’infermeria si aprì, con un cigolio.
Piton si irrigidì, cercando la bacchetta nel cassetto del comodino ed osservando l’ombra che intravedeva attraverso la tenda e che sembrava avvicinarsi proprio al suo letto.
Sarebbe stato il caso di chiamare Madama Chips?
No, non avrebbe fatto la figura del codardo.
Una mano scostò la tenda che nascondeva la figura alla vista.
Piton puntò la bacchetta contro Phaos Meyer.
“E tu” chiese incredulo, “che ci fai qui?”
“Posa quella bacchetta, Piton”
Piton si limitò ad abbassarla, guardandola storto.
“Che vuoi?”
“Non sono qui per sincerarmi delle tue condizioni, stai tranquillo. Non portebbe importarmene di meno”
“Non più di quanto a me possa importare qualcosa di te, stupida oca” sibilò lui.
Phaos sorrise. “Con me non puoi usare la tua offesa preferita, eh, Severus? Vuoi che chiami Evans, così puoi dare della sanguesporco a lei? Ah, no, dimenticavo, a Evans non si dice…”
Un raggio di luce rossa mancò per un soffio la spalla di Meyer.
“Il prossimo andrà a segno. Donna o non donna, Meyer”
Lei lo fissò per un buon momento. Poi estrasse dalla tasca un biglietto.
“Da parte di Antonin”, annunciò mentre glie lo lanciava sul letto.
“Bene, ora sparisci”
Miller strinse le narici. “Non esagerare, o sarai tu a sparire.”
“Chi c’è?”
La voce di Madama Chips echeggiò da un punto imprecisato dell'infermeria.
Miller sparì velocemente dietro la tenda. Un leggero rumore fece capire a Piton che era riuscita a chiudersi la porta alle spalle.
Poco dopo arrivò Madama Chips.
“Con chi parlavi?”
“Con nessuno” rispose lui con tono casuale.
“Non mentire.”
“Senta, si guardi in giro, se c’era qualcuno non può essere lontano, no?”
Madama Chips lo osservò con le sopracciglia aggrottate, e finalmente lo lasciò solo.
Piton prese il biglietto e lo aprì.
Era bianco, come si era aspettato.
Lo colpì con un tocco di bacchetta.
Lentamente, alcune eleganti lettere in inchiostro nero affiorarono dalla superficie cartacea.
“Dove sai. Stanotte, all’ora di sempre.”
  
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