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Autore: floorcoaster    31/10/2007    3 recensioni
11 Motivi per cui Draco e Hermione si appartengono l'un l'altro.
Long-fiction scritta in risposta alla challenge della community 11 Reasons
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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11 Reasons General Theme: 11 Reasons why Draco and Hermione Belong Together
Pairing: Draco Malfoy, Hermione Granger
Titolo: The One Who Knows
Rating: PG
Disclaimer: Harry Potter non è mio.
Word Count: 2308
Prompt: Tabella 2 (Emozioni) - Rabbia


°°°°°

I will watch you struggle long, Before the answers come
But I won’t make it harder. I’ll be there to cheer you on
I’ll shine the light that guides you down The road you’re walking on.

°°°°°


Il giorno prima dell’esecuzione della sentenza che condannava Lucius Malfoy al Bacio del Dissennatore, Draco andò a trovarlo in prigione. Hermione aveva tentato di convincerlo ad andare per settimane, fin dal giorno in cui la data dell’esecuzione era stata decisa alla fine di un lungo processo. Sapeva che vedere Lucius sarebbe stato difficile per Draco, e molto probabilmente doloroso, ma sapeva anche che aveva bisogno di vederlo. C’erano cose che andavano dette, a suo padre, domande che aveva bisogno di porre, e se avesse perso l’opportunità di dirle e chiederle, l’avrebbe rimpianto per sempre. Hermione conosceva Draco – non aveva bisogno di ulteriori rimorsi sul capo.

Si era offerta di accompagnarlo, ma lui non aveva mai deciso un giorno. Cambiava discorso e la distraeva il più velocemente possibile ogni volta che l’argomento veniva tirato in ballo. Quando finalmente andò, lei lo scoprì solo perché ricevette un gufo nel pomeriggio che diceva: È fatta.

Ricevuta la notizia, Hermione lasciò a metà tutte le sue commissioni e si Materializzò immediatamente nell’appartamento di lui. L’intera abitazione era immersa nell’oscurità e quasi cadde, inciampando su qualcosa nel mezzo del pavimento. Accese la bacchetta per vedere di che si trattasse e scoprì un mucchio di vestiti, sparpagliati disordinatamente.

L’appartamento di Draco era sempre ossessivamente pulito ed in ordine, non lasciava mai nulla fuori posto. L’angoscia di Hermione crebbe esponenzialmente mentre si faceva strada verso la sua camera. Con l’aggiustarsi della vista alla poca luce, si accorse di come l’intera casa sembrasse essere stata saccheggiata. C’erano vestiti dappertutto, oggetti divelti; era un disastro totale. Per un istante si fece prendere dal panico, credendo che qualcuno potesse essere entrato, che lui fosse ferito – se non peggio.

Dovette fermarsi nell’anticamera per calmarsi un poco. Chiuse le palpebre e si sforzò di rallentare il respiro, cercando di ripetersi che tutto era a posto, tutto era a posto, tutto era a posto. Si disse che era stato lui a creare quel disastro, che i suoi incantesimi di protezione erano troppo buoni per potersi essere disintegrati in un sol giorno.

Quando raggiunse la porta della sua camera, aguzzò le orecchie per carpire il minimo rumore, ma non sentì nulla.

“Draco,” lo chiamò, bussando piano. Nulla. “Draco,” ripeté, stavolta a voce più sostenuta. Ancora nulla. Quando chiamò il suo nome per la terza volta, credette di aver avvertito un qualcosa muoversi, ma dopo aver atteso qualche istante ancora, più nulla. Tentò di abbassare la maniglia, ma aveva bloccato la porta.

“Draco, ti prego, rispondimi,” disse, la voce vicina all’isteria. “Solo… di’ qualcosa, ti prego. Non me ne andrò finché non mi avrai parlato.”

La porta si aprì lentamente e lei entrò nella sua stanza. Era come tutto il resto dell’appartamento – al buio e in disordine. In quell’oscurità riuscì solo a intravedere una massa raggomitolata al centro del suo letto, e capì che doveva trattarsi di Draco. Non poteva vedere neanche un lembo della sua pelle, era interamente coperto dalle lenzuola.

“Draco,” disse, avvicinandosi.

“Cosa?” giunse in risposta una voce sopita, irritata.

“Stai bene?” gli chiese.

Non rispose direttamente. “Che domanda è?”

Non era di buon umore, quel tanto era ovvio. Hermione si fermò all’angolo del letto, vicino alla testiera. “Hai ragione, scusa. Cosa è successo?” domandò.

Un’altra lunga pausa prima della sua risposta. “Sto tentando di non bestemmiare, solo perché tu mi hai detto di imprecare meno.”

Hermione aspettò che lui continuasse, ma dopo un poco si accorse che non l’avrebbe fatto. Sospirò. “Draco, guardami.”

“No.”

“Perché no?”

“Non voglio.”

Aveva voglia di schiaffeggiarlo. “Draco, lo capisco che sei arrabbiato, triste, o quello che è, ma non è un buon motivo per essere maleducato.”

“Cercare di non bestemmiare. Cercare di non bestemmiare. E non m’importa un tubo se sono scortese.”

“Malfoy -”

“No. Faccio quello che voglio,” disse, ancora sprofondato da qualche parte tra le lenzuola. “Voglio stare sdraiato qui e essere scortese e maleducato quanto mi pare. Tu non hai idea di quello che sto passando – di quello che ho passato. E non voglio che tu ce l’abbia. Voglio essere lasciato in pace. Non ho voglia di parlarne, non ho voglia di essere accomodante. Ho voglia di essere lo stronzo egoista che sono nato per tutto il tempo che mi pare. E non cercare di rigirare la frittata e farmi passare come quello bastardo.” Si fermò. “Anzi, vaffanculo. Sono quello bastardo. Quindi lamentati e lagnati quanto vuoi. Ma lasciami da solo. Chiaro?”

Hermione era completamente sbigottita. Non le aveva mai parlato così prima, mai alzato la voce. Quando litigavano, lui era sempre quello che teneva i toni bassi, lei quella che li alzava. Un’improvvisa rabbia la invase, ma sapeva anche che doveva essere successo qualcosa di veramente brutto perché lui si comportasse così.

Ma non gli dava comunque il diritto di essere arrabbiato con lei – che voleva solo essere d’aiuto – ma supponeva che, dopotutto, gli fosse concessa un po’ di autocommiserazione.

Il capirlo non portò, però, ad un miglioramento del suo umore. “Va bene,” scattò. “Stattene qui sdraiato a piangerti addosso. Sono nella camera degli ospiti, se hai bisogno di qualcosa.” Incrociò le braccia sul petto e fissò la massa inerte, sfidandola silenziosamente a contraddirla.

“Okay,” rispose lui, infine; sembrava esausto.

Hermione marciò fuori dalla stanza e sebbene volesse sbattere la porta, non lo fece.

°°°°°


Draco non riemerse per tutto il giorno, né durante il giorno seguente, quello in cui Lucius ricevette la sua condanna. Hermione non ne fu particolarmente sorpresa. Aveva dormito nella camera che fronteggiava quella di lui e passato il proprio tempo leggendo. Quando furono trascorsi due interi giorni, tuttavia, iniziò a preoccuparsi. Draco non aveva mangiato né bevuto nulla fin dal momento in cui era andato a trovare suo padre.

Ron passò dall’appartamento per portarle alcuni ingredienti che gli aveva richiesto per una pozione, e rimase con lei a parlare di Draco per quasi un’ora. Anche Ron era preoccupato, come lei, ma non così tanto.

“Sta solo affrontando tutto questo in maniera diversa da come l’avresti fatto tu,” le disse. “Lascialo in pace.”

Se ne andò quando la pozione fu pronta. Hermione versò parte dell’oleoso liquido nutriente in un bicchiere.

Non si curò di bussare alla porta, questa volta, prima di entrare nella camera di lui, sollevata che non l’avesse bloccata di nuovo. Era tutto immerso nell’oscurità, nonostante fosse quasi mezzogiorno, e Hermione si avvicinò cautamente la letto. Sembrava quasi che lui non si fosse nemmeno mosso nelle ultime quarantotto ore.

“Draco?” lo chiamò, piano, quando raggiunse la testiera. “Draco, svegliati, amore. Ho bisogno di darti una cosa.”

Le coperte si agitarono e poi immobilizzarono.

“Draco,” ripeté, più forte.

“Mmm…” grugnì.

“Draco!” scattò.

“Cosa?” rispose, sembrava parecchio irritato.

“Ho bisogno di farti bere una cosa.”

“Perché?”

“Perché non hai mangiato nulla in due giorni. Né bevuto nulla. Non ti lascerò qui a marcire solo perché ti vuoi comportare da idiota patentato.”

“Che cos’è?”

“Una pozione nutriente. Fornisce sostegno per un paio di giorni.”

Lui stette in silenzio per un poco. “Va bene. lasciala lì.”

Bruscamente, mise il bicchiere sul comodino e, nonostante sapesse che il suo comportamento scostante non era causato da lei, camminò stizzita verso la porta.

“Hermione?” la chiamò, appena prima che la varcasse.

Quell’unica parola, il suo nome, e il modo in cui l’aveva pronunciato – come un piccolo bimbo perduto in un salone pieno di estranei – fecero evaporare la sua rabbia e la sua irritazione. “Sì?”

“Grazie.”

°°°°°


Hermione ridiede la pozione a Draco il quarto e il sesto giorno della sua permanenza nell’appartamento. Al quarto giorno aveva anche cercato di parlargli, ma le era stato detto senza mezzi termini di togliersi dalle scatole. Ogni volta, lasciava la pozione sul comodino, senza mai vedere nessuna parte di lui, nessuna indicazione che si fosse anche solo mosso.

La mattina del settimo giorno, stava iniziando a preoccuparsi davvero. Draco non aveva mostrato nessun segno di miglioramento ed era passata un’intera settimana. Considerò l’ipotesi di chiamare qualcuno che venisse a vederlo, ma sarebbe stato inutile – se Draco non voleva parlare con lei, sapeva che avrebbe parlato ancor meno con un estraneo.

Ron passava ogni giorno per controllare la situazione e per darle ciò che lei richiedeva. Lei non voleva lasciare la casa neppure per un istante, neppure per mangiare, nel caso lui avesse avuto bisogno di lei.

Era seduta al tavolo, con tutte le intenzioni di leggere la Gazzetta del Profeta, ma non riusciva a concentrarsi. La sua mente era persa in un labirinto di preoccupazione e di crescente senso di impotenza. Era così immersa nei suoi pensieri che non sentì la porta della camera da letto aprirsi, né i suoi leggeri passi mentre avanzava lungo il corridoio.

“’giorno,” le disse, e lei sobbalzò.

Gli occhi di Hermione si spalancarono, mentre si perdevano nella vista di lui. Aveva perso un po’ di peso, ma le stava sorridendo ed era fresco di doccia e rasatura. Balzò in piedi e gli gettò le braccia al collo, lasciando che alcune lacrime le striassero il volto.

“Draco!” sussurrò, stringendo a sé il suo capo. Anche lui la stava stringendo con forza, come se non volesse mai più lasciarla andare. Infine, però, la necessità di Hermione di respirare divenne persino maggiore del bisogno di rimanere tra le sue braccia, e si scostò da lui quel tanto che bastava per poterlo vedere in volto.

Stava ancora sorridendo. “Ciao.”

Centinaia di domande tentarono di prevalere le une sulle altre nella sua mente, mentre lei ricambiava il sorriso. “Cosa… come… stai… oh! Sono così felice di vederti!”

Lui schioccò la lingua e le baciò la fronte. “Anch’io.”

“Vorresti – voglio dire, possiamo… parlare?”

Il sorriso di Draco scemò leggermente, ma annuì e la lasciò libera. Si sedette al tavolo, mentre Hermione mise sul fuoco un pentolino di acqua calda. Trasse un profondo respiro e iniziò. “Sono… sono andato a vederlo. Avevi ragione; non sarei riuscito a convivere con me stesso se non l’avessi fatto. È… è stato terribile. Non ci sono altre parole per descriverlo.”

Hermione gli strinse la mano.

“Gli ho detto tutte quelle cose che ti avevo detto avrei voluto dirgli e lui è rimasto seduto lì, ad ascoltare, senza dire una parola. Quando ho finito, ho aspettato che lui… non lo so… esplodesse. Non ha fatto nulla. Mi ha solo guardato con quei suoi occhi freddi e mi ha detto…” La sua voce tremò e lui distolse lo sguardo. “Mi ha detto che non aveva nessun figlio.”

Il cuore di Hermione si dilaniò per lui.

“E poi, se n’è semplicemente… andato.” Stava piangendo, lei poteva vederlo, sebbene tentasse di celarlo. Non grandi, rotti singhiozzi, solo qualche silente lacrima che gocciava sul tavolo. Districò la propria mano da quella di lei per asciugarsi gli occhi.

Quando la guardò di nuovo, le sue iridi erano luminose e stava sorridendo. “Ma ho fatto quello che dovevo.”

Lei scosse il capo, si sentiva inutile. “Non so cosa dire,” mormorò.

Draco le rivolse un piccolo sorriso e scrollò le spalle. “Gli ho detto di te, sai,” continuò. “Gli ho detto che ti amavo. È stato l’unico momento in cui ho ottenuto una reazione. Le vene del collo gli si sono ingrossate e ha stretto la mascella. Potrei giurare che avrebbe voluto dire qualcosa al riguardo.” Si fermò e chiuse gli occhi, forte. “Vorrei che l’avesse fatto.”

“Draco…” iniziò Hermione.

“Ho fatto qualcosa di piuttosto impulsivo appena sono uscito da Azkaban,” la fermò lui, di fretta.

“Cosa?”

Senza una parola, appoggiò il proprio braccio sul tavolo, il palmo rivolto verso l’alto. Hermione annaspò. Appena sopra il suo polso, ed affianco ad una brutta cicatrice, c’era un piccolo tatuaggio del Marchio Nero. Non era grande quanto il vero Marchio che aveva furoreggiato durante l’ascesa di Voldemort, ma era comunque, inconfutabilmente, il Marchio.

“So che non dimenticherò mai tutto quello che è successo. Quelle… immagini e esperienze, il dolore, la ragione che c’era dietro a tutto… ho bisogno che questo me lo ricordi. Quello che è diventato mio padre… non voglio essere come lui.”

“Non potrai mai essere come lui,” gli disse Hermione, risoluta.

Lui sorrise. “Grazie per averlo detto. Io lo spero di certo, ma… so che è una parte di me. Nascosta ed in attesa.” Si fermò e fece scorrere una mano tra i propri capelli, poi la guardò intensamente. “C’è una cosa che ho capito da tutta questa vicenda, però.”

“Cosa?”

“Voglio che mi sposi.”

Gli occhi di lei si spalancarono per la gioia. “Davvero?”

“Sì,” confermò lui con ardore. “Di’ che lo farai.”

“Me lo stai chiedendo adesso?” chiese, sorpresa.

“Sì, ora.”

“Sì!” esclamò lei, con un enorme sorriso. “Ti sposerò, certo che lo voglio.”

Il volto di Draco si rilassò e lui le sorrise ancora, prendendole una mano. “Bene. Non ho un anello pronto. Non l’avevo davvero pianificato…”

“Non ho bisogno di un anello, Draco.”

Lui annuì. “Presto. Il prima possibile.”

“Okay.”

“Ti amo.”

“Io amo te.” Hermione si sentiva… come mai si era sentita in precedenza. Felice, entusiasta, estasiata. Velocemente, però, s’accorse che Draco non aveva ancora finito. “Che c’è?”

“Non posso credere che ho passato una settimana a letto. E mi dispiace di essere stato orribile con te.”

“Già perdonato,” gli rispose. E poi, “Se posso chiederlo, perché sei rimasto una settimana tagliato fuori dal mondo? Ero preoccupatissima per te.”

Lui scrollò le spalle. “Dovevo piangere mio padre. Dopo tutto quello che era successo… volevo rintanarmi in un buco e lasciarmi morire. Sapevo che ti saresti infuriata come una banshee se l’avessi fatto, così ho optato per l’opzione successiva. Rintanarmi a letto e stare immobile.”

Lei rise. “E come ti senti adesso, amore? Per tutto.”

Draco soppesò la domanda. “Mi… mi sento meglio. Ho detto quello che dovevo dire – riconosco che ho ottenuto la reazione che avrei dovuto aspettarmi… Ho passato tutta la settimana a pensare a lui e a tutti i modi con cui mi aveva avvelenato, da bambino.” La guardò. “Non credo che ne sentirò la mancanza.”

Hermione si chinò e gli diede un leggero bacio. “Sono felice che ti senta meglio.”

Le sorrise. “E ci sposeremo.”

Lei sogghignò. “Non vedo l’ora.”

To be Continued


Grazie, lilyblack, spero che anche il continuo non ti deluda^^
   
 
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