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Autore: floorcoaster    31/10/2007    3 recensioni
11 Motivi per cui Draco e Hermione si appartengono l'un l'altro.
Long-fiction scritta in risposta alla challenge della community 11 Reasons
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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11 Reasons General Theme: 11 Reasons why Draco and Hermione Belong Together
Pairing: Draco Malfoy, Hermione Granger
Titolo: The One Who Knows
Rating: PG
Disclaimer: Harry Potter non è mio.
Word Count: 1003
Prompt: Tabella 5 (Azioni e Atteggiamenti) - Squadrare


Alla Manu, anche se è troppo facile dedicare qualcosa che si sa già che piace.

°°°°°

Gonna teach your heart to trust
As I will teach my own

°°°°°


Aria.

Aveva bisogno di aria, e subito.

Hermione uscì con la maggior nonchalanche possibile dalla stanza e si fece strada, quasi di corsa, verso il retro della casa al numero Dodici di Grimmauld Place. Spalancò la porta e avanzò nella fresca e frizzante aria autunnale.

Respiro.

Qualche profondo, rigenerante respiro.

Chiuse le palpebre e contò fino a dieci, poi, lentamente, deliberatamente, si avviò verso i grandini che conducevano al piccolo patio. Si sedette sul secondo dei tre gradini e estrasse una sigaretta ed un accendino dalla sua tasca. L’aveva comprato seguendo un impulso improvviso – aveva disegnato un serpente come decorazione.

Si accese la sigaretta e trasse un profondo sospiro. Sentì i propri nervi calmarsi immediatamente.

“È disgustoso,” giunse una voce, che stava imparando ad associare con delle risate.

“Fottiti,” replicò, senza alzare lo sguardo.

Lui, al contrario, si sedette di fianco a lei. Hermione alzò gli occhi al cielo, ma non disse nulla, godendosi il calore della vicinanza e il tremore che la invadeva dentro alla sola consapevolezza che la manica della sua camicia le stesse sfiorando il braccio.

Lui non parlò per qualche istante e Hermione fece qualche tiro ancora, esalando eteree nuvolette di fumo scuro.

“Da quand’è che fumi?” le chiese, infine.

Hermione sospirò e si rimise seduta compostamente sul gradino. Il movimento fece sì che le loro braccia si sfiorassero e lei avvertì un’ondata di calore spargersi a partire dal proprio ventre. “Dal giorno che ti sei presentato qui, Malfoy.” Sei mesi. “Con le tue promesse, e le tue parole e tutta quell’energia che hai portato con te.”

Poteva avvertire il suo sguardo fisso su di lei, che magari tentava di trapanarle il cranio per vedere cosa stesse succedendo nel suo cervello, ma lo ignorò e continuò a fumare.

All’inizio, aveva iniziato per lo stress di vivere negli stessi ambienti di Draco Malfoy, di doverlo vedere alle riunioni, e pure di vederlo accamparsi in bagno quando lei ne aveva bisogno. Sebbene la sua mente cosciente non riusciva ad accettarlo completamente, ora, invece, fumava sempre più per la paura che un giorno, lui non sarebbe stato più lì.

“Perché gli permetti di parlarti così?” le chiese infine, una traccia di rabbia nella sua voce.

Lei alzò lo sguardo su di lui, un’occhiata di sfuggita, ma non disse nulla. Fece un altro tiro e si voltò dalla parte opposta, per esalare.

“Voglio dire, si comporta come se tu non avessi nulla di utile da dire, nessun contributo da dare. Tutti sanno che non è così. Non saremmo nemmeno arrivati a questo punto, se non fosse per te. Solo perché lui ha ottenuto un successo, una sola missione portata a termine vittoriosamente, crede di poterti trattare come se fosse meglio di te, come se ne sapesse più di te sulla lotta, e sulla guerra e la magia. Cazzate.

“E tu glielo lasci fare, cosa che io non comprendo. Se avessi detto io metà delle cose che ha detto lui, mi avresti ammazzato. O se te le avesse dette chiunque altro, per quel che importa. Sei uno dei membri più importanti dell’Ordine e lui ti tratta come se fosse migliore di te.” Sollevò un sasso e lo lanciò con tutta la sua forza.

“Ironico, vero?” chiese lei. “Tu hai sempre creduto di essere migliore di me.” L’aveva preso in contropiede e sorrise. “E dovresti stare attendo se non vuoi davvero fare una brutta fine. È il mio ragazzo, quello di cui stai parlando.”

I loro sguardi si incrociarono, consapevoli entrambi che quell’ultima affermazione non sarebbe stata vera ancora per lungo tempo.

“Perché, Granger? Perché lo sopporti?”

Lei scrollò le spalle. “Al momento… non ne vale la pena. Ho altre cose su cui concentrarmi.”

“Palle, Hermione.” Draco strappò alcuni fili d’erba dal terreno e iniziò a farli a pezzetti. “Ti meriti di meglio.”

“Che ne sai tu, Malfoy?” gli chiese, pacata. Sapeva che era vero, tutto quello che lui aveva detto. Semplicemente non le importava abbastanza per litigare con Ron. Non c’era motivo. Avrebbe solo sprecato energie che sarebbero state molto meglio spese per la Guerra. Per Harry.

La Guerra aveva preteso tutto da lei, e ora, dentro di sé, non era rimasto più nulla. Per quello faceva tesori di quei momenti in cui Draco le era vicino – lei sentiva la sua presenza, e sentiva quello che le faceva. Brividi, tremori, palpitazioni e lampi di qualcosa che era più grande di lei stessa. Più grande della Guerra, più grande di tutto. Avrebbe potuto riempire l’universo.

Draco dilaniò in due, fino alla metà, un grosso filo d’erba e poi disse. “So che, se fossi io, non ti tratterei mai e poi mai come ti tratta lui. Non tenterai mai di farti sentire stupida o meno di quello che sei.”

Hermione rimase senza parole per un momento, una nuova ondata di brividi si impossessò di lei. Tremò.

“Hai freddo?” le chiese Draco, guardandola.

“No,” mentì lei, facendo un altro tiro, profondo. Guardò poi la sigaretta che aveva in mano. “Voglio lasciare.”

“Allora lascia.”

Lo guardò, un’espressione seria sul volto. “Sei qui, Malfoy? Voglio dire, veramente qui. Alla lunga, attraverso tutte le battaglie e le lotte e il sangue e la morte? O stai solo giochicchiando? Vedere da dove puoi uscirne comunque vincitore? A prendere la facile via d’uscita?”

“Facile?” replicò lui, incredulo. “Credi che questo sia facile per me? Merlino, Granger! Facile è starsene fermi e arrendersi. Facile è correre da mio padre quando le cose si fanno difficili. Facile è fare quello che vuole il Signore Oscuro e dar la colpa a lui per le sconfitte della mia coscienza.

“Non è stato facile voltare le spalle a tutto quello che ho sempre creduto, a rischiare, tra le altre cose, di essere ucciso dalle persone che una volta chiamavo la mia famiglia. No, non ho scelto quello che è facile per me.”

“Non hai risposto alla mia domanda.”

“Quale domanda?”

“Sei qui?”

“Sì.” Sollevò il braccio e indicò una evidente cicatrice, non guarita sopra un lembo di pelle rovinata. Dove un tempo il Marchio Nero era stato visibile. “Cosa vuoi di più?”

“La tua parola.”

“Sono qui, Granger. Per tutti i motivi giusti, fino a quando quel mostro deviato avrà respiro in corpo.”

Hermione annuì e trasse un ultimo, profondo tiro prima di buttare via la sigaretta. “Okay, allora. Lascio.”

°°°°°


To be Continued
   
 
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