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Autore: Melabanana_    10/04/2013    4 recensioni
A un certo punto della storia che conosciamo, in tutto il globo terrestre hanno cominciato a nascere bambini con poteri sovrannaturali, dando inizio alla generazione dei "portatori di doni". Assoldati dalle "Inazuma Agency" come agenti speciali, Midorikawa e i suoi coetanei dovranno lottare contro persone disposte a tutto pur di conservare e accrescere il proprio potere. Ma possono dei ragazzini salvare il mondo?
Avvertimenti: POV in 1a persona, AU, forse OOC, presenza di OC (secondari).
Questa storia è a rating arancione per via delle tematiche trattate (violenza di vario grado, morte, trauma, occasionale turpiloquio). Ho cercato di includere questi temi con la massima sensibilità, ma vi prego comunque di avvicinarvi alla materia trattata con prudenza e delicatezza. -Roby
Genere: Angst, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Jordan/Ryuuji, Xavier/Hiroto
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Spy Eleven -Inazuma Agency '
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Buonasera <3
Con questo capitolo si chiuse il Diam's Arc.
Ci vediamo giù :)

p.s. 11/04 Stamattina ho fatto l'editing del capitolo, spero di aver trovato e corretto tutti gli errori XD





Il rumore di piatti infranti mi fece sobbalzare. Tolsi le mani di scatto dall’acqua e della schiuma mi schizzò sul volto, mi affrettai a pulirla col dorso della mano mentre mi avvicinavo al mio compagno seduto a terra fra i cocci.
-Heat, stai bene?- lo interrogai preoccupato. Il ragazzo annuì, poi abbassò lo sguardo sul pavimento, sconsolato. -Zell mi ucciderà stavolta, me lo sento- borbottò. Sospirai.
Dal momento che Diam aveva un braccio praticamente inutilizzabile, i suoi turni di cucina o di pulizia erano stati annullati fino a nuovo ordine e, visto che non potevo fare tutto il lavoro da solo, Zell aveva deciso di assegnarmi a turno un compagno diverso che mi aiutasse: quella mattina, in cui ci aspettava la pulizia della cucina, il mio compagno era Heat. Solo che…
-Dannazione, sarà la terza volta che succede questo mese!- gridò Zell, entrato in quel momento in cucina.
-Mi dispiace!- ribatté Heat arrossendo. Zell lo guardò esasperato.
-Heat... Sei un bravo ragazzo e hai un sacco di buone qualità, ma nei lavori domestici sei un vero disastro- disse. –Pulisco io qui. Reize, fammi il favore di aiutarlo a medicarsi.
Solo quando pronunciò le ultime parole, abbassammo lo sguardo e notammo il sangue che colava dalle mani sfregiate di Heat. Il ragazzino ebbe un brivido e si alzò, scavalcando i piatti rotti. Gli posai una mano sulla spalla.
-Scusa Zell, torno tra poco- dissi in fretta, lui si limitò a sospirare mentre io trascinavo Heat nell’infermeria, che fortunatamente era stata imbastita a pochi metri dalla cucina per permettere a Zell di svolgere entrambe le mansioni. Feci sedere Heat su uno dei lettini e andai a recuperare la cassetta del pronto soccorso, posta in alto su un mobiletto.
Quando tornai, lo trovai ancora intento a fissarsi palmi insanguinati con aria sconfortata.
-Fa male?- chiesi. Lui scosse il capo.
-No… Be', non ancora- rispose, osservando preoccupato il batuffolo di cotone che stavo inzuppando con il disinfettante. Sorrisi e gli presi una mano fra le mie con gentilezza.
-Oh sì, questo farà un po’ male. Ma sarò buono, giuro- lo rassicurai.
Heat si rilassò e mi lasciò fare. Dopo un po’ ridacchiò e commentò:-Sicuramente sei più delicato di Zell… anche perché lui ci aggiunge una bella ramanzina!
-Ti capita spesso?
Heat annuì.
–Okay, lo ammetto. Mi riempio sempre di graffi e lividi.
-Come quello che hai sul viso?- dissi, mentre fissavo la sua mano, per accertarmi che non ci fossero rimaste dentro schegge. Passai all’altra mano e, mentre ci passavo sopra il cotone con il disinfettante, mi accorsi che Heat non mi aveva risposto. Alzai lo sguardo, interrogativo.
Sembrava perso nei suoi pensieri; incrociando i miei occhi sussultò, come se anche lui si fosse reso conto solo in quel momento di aver lasciato cadere la domanda.
-Ah- mormorò, nervoso. –No, quello... È stato Nepper a farmelo.
-Cosa?- Non ruscii trattenere il mio stupore. Provai ad immaginarmi la scena, Nepper che faceva del male a Heat. Mi sembrava impossibile. Frugai rapidamente nei ricordi che avevo di loro due: in un attimo mi balenò davanti l’immagine di Nepper che attaccava Diam, ma scacciai quel pensiero ricordandomi subito dopo che Nepper lo aveva fatto per difendere Heat. Mentalmente li rividi abbracciarsi nella sala di addestramento. No, non era possibile che Nepper avesse fatto del male a Heat.
-So a cosa stai pensando- disse Heat, sorridendo debolmente.
-Non l'ha fatto apposta, ma... Per Nepper non è stato facile imparare a controllare il suo dono.
-Come… come è successo?- chiesi a bassa voce.
Heat si morse il labbro e sbirciò nervosamente verso la porta, forse temendo che entrasse qualcuno. Restammo in silenzio finché Heat non decise che parlare fosse sicuro.
-Non dire a nessuno che te l'ho detto io- bisbigliò dopo un po'.
-I genitori di Nepper sono morti in un incidente. Desarm mi ha detto che Nepper ha perso il controllo e ha causato un'esplosione.
Mi tornò subito in mente lo scontro tra Nepper e Diam, in mensa.
-Quello che ha detto Diam, quel giorno...
-Diam non avrebbe dovuto- berciò Heat, infervorandosi.
-Scusami, scusami, non volevo infastidirti!- dissi subito. Heat parve sgonfiarsi come un palloncino. Mi guardò con aria apprensiva, poi sospirò e riprese a raccontare.
-Mmh... Sembra che la sua famiglia avesse tentato di tenerlo rinchiuso per... per via del suo dono. Forse Nepper era arrabbiato, o non so... Per perdere il controllo basta un attimo... È scappato di casa, e pochi secondi dopo questa è esplosa. L’impatto dell'esplosione lo fece svenire, Desarm ha detto di averlo trovato mezzo morto…- disse.
-Non ero qui da molto quando Nepper è arrivato, e Desarm ci ha subito resi partner. Nepper aveva perso la memoria per via dell'esplosione e all'inizio diffidava di tutti, ma pian piano abbiamo cominciato ad avvicinarci.
-Poi, un giorno, Nepper ha causato un incidente mentre si esercitava con i propri poteri, e lo shock gli ha fatto tornare la memoria... A quel punto voleva andarsene, ma io non volevo. Provai a parlargli, ma Nepper era molto instabile... E causò un altro incidente.
-Per farla breve, ho protetto Nepper con il mio corpo, e così mi procurai questo- disse Heat e, mentre parlava, si toccò la guancia, tracciando la cicatrice con il dito. Poi abbassò lo sguardo, incupendosi ancora di più.
-In realtà è stata colpa mia. Sono stato egoista. In quel momento non pensavo ai sentimenti di Nepper, ma solo ai miei... Volevo che restasse a tutti i costi, perché avevo paura di restare solo- aggiunse. -Ma Nepper è sempre stato convinto che fosse colpa sua. Non si è mai perdonato, né per la sua famiglia, né per me, anche se sono stati degli incidenti. Si è impegnato al massimo per diventare più forte e imparare a controllarsi.
Scrutai il viso di Heat senza dire nulla. Probabilmente non lo sapeva, ma nei suoi occhi inumiditi c'era una dolcezza infinita, come se solo pensare a Nepper lo facesse diventare più gentile. I suoi sentimenti per lui erano puri e trasparenti.
-Capisco cosa provi- mormorai. -Ma penso che nessuno dei due debba incolparsi. Ci troviamo spesso in situazioni più grandi di noi... E fare del nostro meglio è l'unica cosa che possiamo fare, no?
Heat mi guardò con sorpresa. Rimase un attimo in silenzio, poi abbozzò un piccolo sorrise.
-Grazie, Reize. Grazie per tutto. Forse non lo sai, ma... Quello che hai fatto qui è importantissimo, e noi te ne siamo tutti grati- disse.
Sbattei le palpebre, perplesso, e stavo per chiedere cosa avessi fatto quando la porta dell’infermeria si spalancò con uno schianto e Nepper irruppe nella stanza.
-Heat, come stai?! Zell mi ha detto che ti sei ferito!!- esclamò, accorrendo al capezzale del compagno. Heat sorrise nervosamente.
-Io sto bene, i piatti un po' meno- rispose. -Reize ha appena finito di disinfettarmi.
Nepper gli prese delicatamente le mani e ne esaminò i palmi.
-Sei… incredibile. Probabilmente hai un record di piatti rotti- osservò. Scosse il capo, sconsolato, poi si girò verso di me.
-Reize, grazie di esserti preso cura di lui- aggiunse.
-Figurati!- Gli sorrisi, poi decisi di cambiare argomento. -Piuttosto, hai visto Diam?
-Oh? Sicuro. Lui ed IC progettavano di vedersi un bel film dell’orrore. Ci scommetto che li trovi in camera dei gemelli.
-Grazie! Ci vediamo dopo!- esclamai. Prima di chiudere la porta, vidi Nepper stringere le mani di Heat e baciarle dolcemente. La chiusi in fretta per lasciarli alla loro intimità.


Una volta imboccato il corridoio principale, raggiungere la camera dei gemelli era facile. La voce di IC risuonava sempre fortissimo nel silenzio dell'edificio.
Bussai e una voce femminile iniziò a cantare Hopelessly devoted to you - nel periodo in cui avevo vissuto da Kazemaru avevo imparato a riconoscere quella canzone e molte altre sin dalle prime note, dal momento che i suoi genitori avevano come hobby la collezione di colonne sonore di film, giapponesi ma anche stranieri. A casa Kazemaru, nei momenti di relax, c'era sempre un cd di colonne sonore in sottofondo. Non avevo mai visto il film da cui veniva la canzone.
Senza aspettare la risposta da dentro, aprii la porta e guardai accigliato verso il televisore. Sembrava un commedia romantica.
-Non dovevate vedere un film dell’orrore?- chiesi.
-Ciao Reize! Oh sì, dovevamo, ma IQ non riesce a vederne uno senza vomitare… perciò ci abbiamo rinunciato ed IC ha pescato a sorte questo- rispose Diam, lanciando un’occhiatina divertita verso IQ. Il ragazzino si aggiustò gli occhiali e finse indifferenza, benché il rossore sulle guance tradisse il suo imbarazzo.
-Fatemi un po’ di spazio- dissi, mi tolsi le scarpe e mi schiacciai fra Diam ed IC, i quali si spostarono per lasciarmi sedere. Diam si stese a pancia in su, con le ginocchia piegate, e poggiò la testa sulle mie gambe. –Grazie, mi serviva un cuscino- ridacchiò.
Alzai gli occhi al cielo, ma sorrisi.
Intanto IC cantava a squarciagola, dondolandosi sul posto e usando una spazzola come microfono. –Oh, povera Sandy! Voi maschi siete così stupidi!- esclamò alla fine.
-Ehm, non ho idea di che parli- confessai.
-Oh, Reize, non lo hai mai visto? Io purtroppo sì, mille volte. IC lo ha trovato per caso in un appartamento abbandonato, durante un caso, e da allora lo abbiamo visto troppe volte- commentò Diam, fece una pausa. -Comincio a pensare che imbrogli quando tiriamo a sorte...
-Hai visto questo film troppe volte per non sapere che alla fine si risolverà tutto- tagliò corto IQ. Sua sorella lo guardò imbronciata e si tirò le gambe al petto.
-Beh, ma non è questo il punto!- protestò. –Ci sono alcune persone davvero insensibili ai sentimenti degli altri e molto spesso sono i maschi! Abbiamo migliaia di casi come prova!
-Uh... Secondo il tuo ragionamento, Reize dovrebbe essere una ragazza- scherzò Diam. Gli lanciai un’occhiataccia e gli infilai le dita fra i capelli per tirarglieli; si arrese quasi subito e iniziò a chiedermi perdono un po’ ridendo e un po’ piagnucolando.
-No, scusa, dicevo che tu sei un’eccezione! Sei un maschio, ma sei ipersensibile!- si giustificò quando riuscì finalmente ad afferrarmi i polsi e bloccare la mia tortura.
-Per forza! Sono empatico! Mica l’ho chiesto io di nascere con questo dono, anzi guarda, te lo regalo volentieri!- replicai, un po’ serio.
-No grazie, faccio a meno. Sembra un incredibile spreco di energie- fu la risposta di Diam. Come spesso mi capitava, non capii se stesse scherzano oppure no. La sua poker face iniziava a irritarmi. Sbuffai e tornai a fissare lo schermo della tv.
-Comunque io credo che la teoria di Ai sia sbagliata a prescindere, esistono anche donne gelide e senza cuore, mentre di ragazzi sensibili io ne conosco tanti- borbottai.
-Il tuo partner?- chiese Diam. Annuii, anche se in effetti pensavo più a Hiroto che a Kazemaru.
Tanto per cambiare.
Razionalmente, sapevo di dover smettere di pensare a lui in continuazione.
-Oddio, amo questa scena!- IC scoppiò a ridere. Guardai la tv giusto in tempo per vedere una delle protagoniste versare la propria bibita in testa ad un ragazzo. Persino IQ non poté trattenere un sorriso.

 

xxx

 


Spinsi i miei vestiti sul fondo della valigia e mi voltai a fissare l’armadio. Ormai era quasi vuoto, solo pochi scaffali continuavano a traboccare di roba che mi apparteneva.
Salii sul letto e mi sporsi per raggiungere la sciarpa che avevo appeso ad un gancio in alto, la afferrai con una mano, la piegai un po’ a caso e la lanciai in valigia. Il mio sguardo vagò sulla stanza: non mi sembrava vero che fossero passate poche settimane da quand’ero arrivato lì, mi ero abituato così tanto a quell’ambiente da non riuscire a staccare gli occhi dalle pareti. Fuori aveva smesso da poco di nevicare, ma l’aria nella camera era così calda da permettermi di stare a maniche corte in tutta libertà –il riscaldamento nella base era sempre altissimo per compensare il freddo esterno, e questo spiegava perché non era raro vedere Nepper e Diam girare in bermuda e ciabatte come fosse estate. Mi sarebbero mancati.
Un odore forte di limoni mi arrivò alle narici.
Mi sarebbe mancato.
Diam uscì dal bagno con addosso il pigiama, si stava asciugando i capelli scompigliandoli con l’asciugamano, tenendo gli occhi bassi. Un sorriso indecifrabile gli stirò le labbra.
-Vedo che non ti serve una mano per la valigia- commentò. –Magari lascia un po’ di spazio, così mi ci infilo io.
Risposi scherzando:- Non credo che alla dogana ti farebbero passare, sei troppo pericoloso.
Diam non rispose; si lasciò cadere sul letto, con l’asciugamano sulle spalle, i suoi occhi fissavano intensamente il bordo della mia valigia.
–Non dirmi che vuoi veramente entrare lì dentro- esclamai.
Diam mi fece un mezzo sorriso e scosse il capo. -Scherzavo ovviamente, ma forse ero un po’ serio- disse. Una goccia d’acqua gli scivolò dalla frangia lungo il viso e si fermò sul suo mento.
-Non mi giudicare su questo, non è che voglia essere petulante. Non riguarda solo te. È solo… il pensiero- aggiunse dopo una lunga pausa. Continuava a non guardarmi negli occhi.
-Ti è mai capitato di sentirti così solo da restare paralizzato?- domandò, incolore.
Strinsi le braccia al petto. –Quasi sempre- risposi. Diam si morse il labbro inferiore e annuì, o forse dondolò semplicemente il capo per far cadere le gocce d’acqua.
-Lo immaginavo- disse. –Tu hai l’espressione di una persona sola.
-Credevo di essere io quello empatico- buttai lì, scherzoso, per nascondere il mio disagio per quella conversazione. Diam mi guardò di sottecchi, senza girarsi completamente.
-Oh, sì, io non sono così bravo a leggere le persone. È solo un po’ di intuito, niente a che vedere col tuo dono-. Scrollò le spalle. –Tu hai un buon cuore, Reize, e credi che io sia misterioso, ma sembri nascondere molte più cose di me.
Lo fissai spaesato, senza sapere cosa dire o fare. Cosa diavolo stava cercando di dirmi? Voleva farmi capire qualcosa, o erano semplici riflessioni ad alta voce?
-Sai… gli esseri umani sono creature ben strane- proseguì lui, del tutto indifferente alla mia reazione. –Sono stolti e deboli, tuttavia possiedono una forza enorme, di cui neanche sono a conoscenza… Alcuni la chiamano “speranza”, altri preferiscono la parola “coraggio”… è la forza che viene dal calore umano-. Sorrise debolmente.
-Ah, non sono parole mie. Sono scritte nel diario di Sayaka… l’unica cosa che mi rimane di lei sono ricordi e parole scritte in un vecchio diario. Sai, lei… credeva molto in questa forza. Forse è per questo che si è sacrificata per me, perciò ho deciso di cominciare a crederci anche io. E, visto che è solo grazie a te se l’ho realizzato, vorrei che ci credessi anche tu.  
Tacque; sollevò l’asciugamano dalle proprie spalle e si massaggiò rapidamente i capelli per sgrondare l’acqua restante, poi buttò da parte il panno e si alzò per venirmi incontro. Le sue mani cercarono il contatto con la mia pelle, accarezzandomi il dorso delle mani e risalendo poi lungo il braccio. Quando le sue dita raggiunsero la zona appena sotto le orecchie, rabbrividii -le sue mani erano troppo fredde, o forse il mio collo troppo caldo.
-Quello che sto cercando di dirti è… semmai dovessi svelare i tuoi misteri, e avessi bisogno d’aiuto… pensa a me. Ovunque mi trovi, io ti presterò la mia forza. Te lo prometto- dichiarò.
Arrossii leggermente e rimasi immobile. Entrambi respiravamo pianissimo. Il silenzio era così fitto e intenso che quando Desarm bussò alla porta per avvisarmi che il taxi per l’aeroporto sarebbe venuto a prendermi fra meno di venti minuti, mi sembrò di essere stato strappato da un sogno.
-Mi mancherai, Diam- sussurrai, sentendo un nodo alla gola. Lui si avvicinò ancora di più, facendomi respirare forte il suo profumo di limoni. Poco prima di baciarmi, mi fece il sorriso più bello e vero che gli avessi mai visto fare.
 

xxx

 


I saluti prima di partire erano stati brevi e lacrimevoli, non solo IC aveva pianto così tanto che dopo avrei potuto strizzarmi, ma anche gli altri erano commossi. Desarm mi accompagnò fin dentro l’aereo e si congedò da me con un sorriso. Ora, dopo tre ore e mezza di volo ininterrotto, sentivo le orecchie sanguinarmi per il dolore e le palpebre farsi pesanti dal sonno; per la prima volta dopo molto tempo, vedere il volto di Hitomiko mi fece sentire sollevato.
-Spero che tu abbia fatto un buon viaggio- disse, poggiandomi una mano sulla spalla.
-È stato orribile- le risposi.
-Hai tempo una settimana per scrivere la relazione e il rapporto su quanto è accaduto, li consegnerai a me personalmente. Ti accompagno in camera, non sembri capace di reggerti in piedi- continuò lei come se non mi avesse sentito. Non le risposi, ma feci un cenno con la mano e la seguii barcollante nel corridoio. Tutto l’edificio era immerso in un buio completo ed inciampai due volte nei miei stessi piedi mentre mi trascinavo dietro la pesante valigia. La testa mi girava a tal punto che le pareti sembravano muoversi, e mi chiesi come diamine avessi fatto a non rimettere durante il volo (era stato davvero, davvero terribile).
-Eccoci arrivati- annunciò Hitomiko, infilando le chiavi nella toppa di una porta e aprendola lentamente, senza fare rumore. Abbassò la voce:- Non fare rumore, tutti dormono.
-Buonanotte- la liquidai, non desideravo altro che andare a dormire. Chiusi la porta e con un ultimo sforzo spinsi la valigia in un angolo. La tranquillità della stanza era interrotta solo da un leggero ronfare. Mi girai e vidi una sagoma infagottata, doveva essere Kazemaru.
Scavalcai il suo letto e trovai il mio. Esausto, mi ci appoggiai sopra e caddi addormentato.





**Angolo dell'Autrice**
Eccomi qui di nuovo <3
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, a me un po' dispiace salutare questi personaggi. Scrivere su Diam mi piaceva un sacco, ma per un certo periodo dovrò metterlo da parte per affrontare altre questioni -il prossimo arc sarà il più difficile da realizzare, temo. Mi dispiace anche di non aver trovato spazio per raccontare il passato di Heat, IQ e IC, avevo delle idee ma non credo che riuscirò ad inserirle *sigh.
Benché questa storia sia una HiroMido, non ho potuto resistere all'idea di metterci un po' di DiamReize, scusate <3 (ma tanto dal prossimo capitolo ricompare Hiroto :'D)
Ho inserito il pezzo su Grease perché amo quel musical e perché Hopelessly devoted to you mi fa pensare alla HiroMido :D

Alla prossima asdfgasdfasdfghb spero di cavarmela anche coi prossimi capitoli ;w;

Bacioni,
             Roby





   
 
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