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Autore: Beads and Flowers    10/04/2013    1 recensioni
Una voce chiama Myrlene sulla montagna, durante le giornate di pioggia. A casa, sua sorella Jehanne l'aspetta in silenzio, pregando Dio di essere perdonata per un peccato che ha segnato la sua nascita.
Le due gemelle, tanto belle quanto odiate, passano le loro giornate ignorando il dolore, i colpi che il padre infligge a Jehanne, la violenza e la paura impressa nei sogni di Myrlene. Ignorano. Ignorano le innumerevoli ingiustizie che sconvolgono la loro vita, i segni che sembrano preannunciare una disgrazia, le terribili visioni che riporteranno alla luce antichi segreti.
Ignorano. Promettono. Pregano.
Ma la segreta volontà dell'Ondina le incatena ad un promessa dimenticata.
Genere: Drammatico, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai
Note: Nonsense | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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2. L’Alchimista

 

There's a ballad-singer here
And a fiddler there
Nut-men and spice-men
At Copshawholme Fair.

 ‘The Market Song’, dei Faun

 
 
 

 Se c’era una persona a cui non dispiacesse parlare con Myrlene e Jehanne, quella era Alexiane. Suo padre possedeva la taverna più frequentata della città, e lì la ragazza era cresciuta tra i più raffinati pettegolezzi e le meno evidenti bugie. Aveva imparato a distinguere una semplice diceria da una valida informazione da utilizzare a suo vantaggio, secondo il glorioso metro dell’insignificante.
 Vedeva ogni frase come un guscio vuoto dalle estremità appuntite, che andava maneggiato con estrema cautela. Le dicerie potevano essere sorgente di grande divertimento, ma erano prima e soprattutto prive di alcun reale significato. Rideva alle spalle di chi credeva alle semplici parole, a chi sgranava gli occhi di fronte alle foglie morte, vendute come piume dorate.
 Era quindi rimasta piacevolmente sorpresa all’atteggiamento delle sue sorelle. Jehanne e Myrlene sorridevano semplicemente ai pettegolezzi, che avevano il potere di lapidare il loro futuro nel villaggio.  Per Alexiane questo le ammirava, e le aveva prese sotto la sua protezione. Spesso le ragazze andavano a farle visita, dopo aver visitato il mercato del Venerdì.
 In quel momento di difficoltà, dunque, Myrlene sapeva esattamente a chi rivolgersi. Svegliò Jehanne piuttosto presto quella mattina. L’aiutò a vestirsi e le disse di prendere la pecora che il Vecchio Amis le aveva chiesto di vendere al mercato. Si sarebbero recate al villaggio.
 Scendendo lungo la stradina scoscesa, carezzando la corteccia degli alberi montani, Myrlene ascoltò la sorella cantare per lei. Non parlò per tutto il tragitto. Stava pensando, meditando su un piano efficace per fuggire da quella casa maledetta, e portare Jehanne con sé. Non potevano allontanarsi troppo dal villaggio, erano vincolate a quelle terre per contratto dei loro antenati con i loro padroni. E poi, che cosa avrebbero potuto fare, al di fuori di Litanie? Nessuno le conosceva, probabilmente tutti le avrebbero evitate a causa della mano di Jehanne. La soluzione doveva trovarsi dunque all’interno di quel paese, cercando contemporaneamente di allontanarsi il più possibile dal Vecchio Amis.
 Giunte in prossimità del villaggio, le due sorelle incontrarono una vecchia conoscenza. Si trattava di Estienne, un giovane contadino di Litanie. Era un ragazzo solare e dalla pelle leggermente abbronzata, con un sorriso contagioso ed occhi ridenti. Salutò le ragazze con un allegro cenno del capo, e tornò a cercare i funghi autunnali ai piedi degli alberi. Myrlene ridacchiò tra sé e sé. In quello sguardo fiero ed aperto, la ragazza aveva scorto una delicata sfumatura di dolce timidezza.
 “Tu gli piaci” disse Jehanne, mentre si allontanavano.
 “Non essere sciocca.”
 “Non c’è nulla di cui vergognarsi.”
 “Sei proprio una testolina vuota. Come pensi che io potrei mai interessarmi ad un ragazzo del genere?”
 “Di quale genere?”
 “Sai, Jehanne, lui è così…”
 “Bello, affascinante e gentile?”
 “Oh, sta zitta.”
 Myrlene diede un leggere colpetto alla spalla di Jehanne, ridendo. La sorella, invece, non rise. Guardava il sentiero ai suoi piedi, un’espressione contrariata sul volto. La sua mano stringeva il manico del cestino in un pugno serrato.
 “Ti mariteranno, un giorno. Ed io resterò sola.”
 “Perché dici questo? Io non ti lascerò mai e poi mai, Jehanne.”
 “Dovrai farlo, invece. Andrai via in un abito bianco, con fiori profumati tra i capelli. Sarai bellissima, ed io piangerò per la tua bellezza. Chi mi amerà, Myrlene, quando ti porteranno via da me? Resterò sola. Nessuno sposerebbe mai una ragazza come me, e sarò costretta a vivere per sempre con il papà.”
 “Non sposerei mai un uomo che mi conduca via da te, sorella mia. E, piuttosto che lasciarti sola con nostro padre, appiccherei il fuoco alla fattoria. Per quanto riguarda il matrimonio, c’è sempre tempo. Vedrai che un giorno anche il tuo principe verrà.”
 Jehanne sfiorò appena il suo braccio sinistro, scuotendo lentamente la testa.
 “Io non voglio nessun principe, Myrlene. Dovresti saperlo. Oh, siamo arrivate” mormorò. Di fronte a loro, il villaggio di Litanie si svegliava con il sopraggiungere dell’alba.
 
 
 Il Bouvreuil era particolarmente pieno, quel giorno. La sua insegna attirava sempre numerosi clienti, particolarmente nelle ore che precedevano il lavoro. Myrlene mandò Jehanne al mercato per vendere la pecora, ed entrò nella taverna. Avvertì subito l’odore dolciastro del sudore, mischiato a quello del fumo e del liquore. Un muro di clienti scorbutici separava la ragazza dal bancone dove, lei lo sapeva, Alexiane stava servendo tutti con diligente sveltezza.
 Avanzò nel locale, e subito poté avvertire i sinistri sussurri che si levavano nella sua direzione.
 E’ lei! E’ Myrlene, la figlia del Vecchio Amis.
 Accidenti, quanto è bella.
 E’ stata vista correre per i monti durante le giornate di pioggia.
 Che cosa strana!
 E’ tanto bella quanto indecente. Che razza di persona farebbe una cosa del genere?
 Non voglio avere niente a che fare con Myrlene.
 Myrlene.
 Myrlene.
 La ragazza si girò di scatto verso uno dei tavoli, dove una donna anziana stava sussurrando qualcosa alla figlia. La stavano fissando di nascosto, gli occhi socchiusi in sguardi accessi dall’odio e dall’invidia. Myrlene sorrise nella loro direzione, con una cortesia ed una gentilezza sconosciuta ad ogni essere umano. Le due donne distolsero immediatamente lo sguardo, imbarazzate e colte sul fatto del loro pettegolezzo.
 Raggiunse con non poche fatiche il bancone, dove Alexiane stava aiutando suo padre. Asciugava alcuni bicchieri, sorridendo e parlando a bassa voce con alcuni uomini.
 “Dicono che venga da un paese lontano. Le sue vesti sono letteralmente intessute nell’oro e nell’argento. Ma avete visto che razza di rubino porta al dito? In giro si sussurra che abbia qualche strano potere magico. Forse impedisce l’avanzamento della vecchiaia. Non mi stupirebbe, in vita mia non ho mai visto giovane più bello. In fondo, viene da terre dove la magia svolge il ruolo della religione. Tutti dicono che abbia accumulato tali ricchezze per le sue conoscenze alchemiche.”
 “Alexiane…”
 La ragazza si voltò con un largo sorriso a trentadue denti. Lo scartò per sostituirlo con uno più sincero, non appena vide che si trattava di Myrlene.
 “Ma guardate un po’ chi è sceso dal monte per renderci l’onore della sua onorevole presenza! Nientemeno che la dolce Myrlene. Perdona la confusione, oggi il locale è particolarmente pieno. Uno straniero è arrivato al villaggio, un giovane alchimista dalla pelle scura come l’ebano. E’ tanto peculiare quanto ricco, mia cara, e dovrebbe restare con noi per un po’. Dicono che stia cercando una magica pianta, che cresce proprio da queste parti, e tutti sono convinti che…”
 “Scusami, Alexiane, ma non mi interessa. Ti devo parlare.”
 “Sono qui proprio per questo, mia cara.”
 “No, non qui. In privato.”
 Il tono fermo e serio di Myrlene lasciò Alexiane non poco perplessa. Lanciò uno sguardo veloce al genitore, che stava servendo del vino alle sue spalle. Gli lanciò un’occhiata interrogativa, e ne ricevette un permesso altrettanto silenzioso.
 “D’accordo. Precedimi nella cantina della taverna. Dammi un attimo e sono da te.”
 
 
 “Allora, è così.”
 “Sì.”
 “Ne hai parlato con Jehanne?”
 “E’ stata lei a introdurre l’argomento. Lei si è accorta che ero lì. Il papà no.”
 “E’ terribile. Povera Jehanne. Aveva solo dieci la prima volta che è accaduto?”
 “Esatto.”
 La cantina della taverna era buia e fredda, ma era l’unico posto in cui le due amiche potevano trovare un poco di pace. In quella camera oscura Myrlene poteva quasi avvertire l’abbondanza che regnava in quella casa. Grossi pezzi di carne appesi alle pareti e barili di legno ricolmi di vino, il profumo del latte fresco e del formaggio speziato. Il benessere era quasi percepibile nell’aria, saturo e grasso fino a risultare insopportabile.
 La mano di Alexiane carezzava appena le sue, in un timido gesto di amicizia e comprensione. Myrlene riusciva a distinguere i suoi occhi verdi, illuminati dalla calda luce di una candela. Tutto era immerso nella calma irrealtà di quella stanza sotterranea.
 “Capisco che tu abbia voluto parlarmene. Deve essere un peso impossibile da sopportare in solitudine. Puoi stare tranquilla, comunque, non lo rivelerò a nessuno.”
 “No, non lo farai. Mi fido di te.”
 “Che strano. Tu e Jehanne sembrate ignorare sempre qualsiasi cosa si dica sul vostro conto. Ma ora mi è sembrato di distinguere una nota di paura nella tua voce.”
 “Questa volta è diverso. Quest’informazione potrebbe compromettere seriamente un certo progetto che ho in mente.”
 “Un progetto che, presumo, dovrà rimanere un segreto?”
 “A dire il vero, per attuarlo avrò bisogno del tuo aiuto. Non c’è altro modo.”
 “Sono lusingata. Di che cosa si tratta?”
 “Devo assolutamente portare Jehanne via da quella casa. Non posso rimanere ininterrottamente al suo fianco per impedire a nostro padre di farle del male. Sai bene che io e mia sorella non possiamo abbandonare Litanie, ma se ci nascondessimo all’interno del villaggio lui ci troverebbe dopo poco tempo. Devo trovare una soluzione diversa dalla fuga o dal nascondiglio. Devo pensare a qualcos’altro.”
 “Farò del mio meglio per aiutarti. Che cosa avevi in mente?”
 “Forse, il matrimonio.”
 La mano di Alexiane si ritrasse bruscamente. Evidentemente, era rimasta scioccata e sorpresa.
 “Il matrimonio? Non capisco. Vuoi forse maritare Jehanne?”
 “Sai bene che nessuno la sposerebbe. La gente di questo villaggio è cieca. Tutti la disdegnano a causa della sua mano, ed ignorano la sua vera bellezza. No, io a dire il vero parlavo di me stessa. Mi voglio maritare.”
 “Non vedo come questo possa aiutare Jehanne.”
 “Ragiona. Nessuno la sposerebbe, ma se avessero una buona ragione per farlo potrebbero ospitarla nella loro casa o assumerla in qualche impiego. Ora, chi ingaggerebbe mai una ragazza con una sola mano? Non può lavorare nei campi, ne’svolgere i lavori più pesanti. L’unica alternativa che le resta è quella di prostituirsi, e questo io non lo permetterò mai. Quindi, che cosa può fare, se non apettare che nostro padre muoia o la dia in sposa ad un maiale peggiore di lui, per offenderla e gettarla in un perpetuo stato di degrado? No, deve essere portata via da quella casa, ospitata nell’abitazione di qualcuno al villaggio. E, poiché nessuno accetterà mai di prenderla con sé, io troverò un marito che mi ami abbastanza da accogliere anche mia sorella nella sua casa. Questa sarà la mia unica condizione. Il mio sposo non potrà sottrarmi a Jehanne, ma dovrà salvarci entrambe dal Vecchio Amis.”
 “E’ una buona idea. Ma come pensi di attuarla?”
 “Avrò bisogno del tuo aiuto. Tu conosci ogni cosa su tutti gli abitanti del villaggio. Devi dirmi esattamente chi è il miglior partito che possa servire allo scopo, che mio padre approvi e che possa portare contemporaneamente me e Jehanne il più lontano possibile dalla nostra vecchia casa.”
 Alexiane abbassò lo sguardo, leggermente imbarazzata.
 “Myrlene, tu credi che gli uomini del villaggio vedano la tua bellezza e la tua diligenza nel lavoro, e per questo ti preferiscano a tua sorella o alla maggior parte delle ragazze. Ma la realtà è ben diversa. La gente parla, e le parole portano con loro tante menzogne e conseguenze. Sai bene cosa si dice sul tuo conto al villaggio.”
 “Alcune di quelle voci sono vere.”
 “Lo so. E so anche che non c’è nulla di grave nelle tue azioni. Anche io vorrei evadere da quella casa, ogni tanto, se quelle atroci realtà mi circondassero senza darmi tregua o respiro. Ma la gente tende a fermarsi alle apparenze, e spesso sono le persone buone come te a rimettere la propria felicità. Myrlene, se devo essere totalmente sincera, non credo ci sia alcun uomo al villaggio disposto a sposarti. Per lo meno, non a condizioni così elaborate. Sarebbe già una grande spesa e motivo di sospetto sposare una delle due figlie del Vecchio Amis. Chi ospiterebbe mai nella propria casa persino la gemella?”
  “Sei convinta di quello che dici?”
 “Temo di sì, mia cara.”
 “E quindi, non c’è altra soluzione?”
 Alexiane scosse la testa, la pura desolazione che le adombrava il volto. Myrlene abbassò lo sguardo, mordendosi il labbro inferiore. Non si poteva fare nulla, dunque. L’unica vera amica disposta ad aiutare le due gemelle era Alexiane, e lei non aveva idee diverse dalle sue ne’poteva assumere Jehanne come sguattera alla taverna. Sarebbe stato chiedere troppo. La sua famiglia, seppur fosse benestante, non avrebbe potuto permettersi di ospitare Jehanne. Le due ragazze non potevano far altro che cercare rifugio altrove, attendere un miracolo o tentare di fuggire dal villaggio, solo per trovare la fame e la morte nel giro di poche settimane.
 Myrlene si alzò, avvolgendo le spalle in un corto mantello di lana. Faceva freddo, nella cantina. Sua sorella aveva probabilmente già venduto la pecora, in quel breve periodo. Una carestia stava rapidamente dimezzando i greggi dei pastori, e la bestia che le sorelle avevano portato al mercato era di buona qualità. Forse Jehanne era riuscita ad ottenere un buon ricavato dalla vendita. Si diresse lentamente verso la scala della cantina, seguita dall’amica.
 “Vengo con te. Oggi c’è il mercato. Posso dire a mio padre che devo fare acquisti per la cantina. Sarà una scusa sufficiente per passare ancora un po’ di tempo assieme a te.”
 Uscirono dalla taverna, tenendosi per mani come due bambine. Affrontarono insieme gli sguardi che si posavano, veloci e leggeri come farfalle, sulla figura affranta di Myrlene. La ragazza non riusciva a crederci. Le voci che giravano sul suo conto erano divenute così potenti da toglierle ogni possibilità di salvare Jehanne? Avrebbe voluto sprofondare nella terra, morire soffocata piuttosto che abbandonare la sorella alle mani del Vecchio Amis. Ma quale scelta aveva? Doveva essere il loro destino.
 Giunsero alla piazza del mercato. Lì una gran quantità di bancarelle e carri scoperti allestiva ogni sorta di prodotti, dalla frutta di stagione ai merletti finemente ricamati. Una piccola folla di clienti e mercanti si era riunita in uno strano quadro di voci e colori, immergendo l’intera piazza in richiami risonanti e risate cristalline. Qui e lì, in piedi su piedistalli improvvisati o cantando e danzando a piccoli gruppi, zingari e cantastorie suonavano i loro strumenti, innalzando la loro arte in nome di una magra elemosina.
 La campana della piccola Chiesa di pietra stava suonando gli ultimi rintocchi, e Myrlene si rese conto che presto sarebbe giunta l’ora del pranzo. Il tempo era passato in fretta. Dovevano affrettarsi e cercare Jehanne. In poco tempo la ritrovarono proprio accanto alla Chiesa, intenta ad ascoltare le canzoni di alcuni musicisti girovaghi. Aveva scambiato la pecora con vari prodotti alimentari e qualche moneta di bronzo. Myrlene la lodò: il ricavato era stato buono.
 Alexiane salutò con affetto l’amica, e le chiese dolcemente se per caso avesse sentito le ultime notizie. Aveva incontrato lo straniero? L’uomo riccamente vestito, con le mani appesantite dal peso dei gioielli, i capelli avvolti da uno strano turbante nero.
 “Sì, l’ho visto. E’ entrato nella Casa del Signore, per chiedere rifugio e un posto dove passare la notte. Non è abituato alle stalle della povera gente, glielo si legge sul volto, sulla pelle morbida e immacolata. Non credo abbia mai lavorato un giorno in vita sua. Davvero non capisco che cosa ci faccia un uomo del genere in un villaggio così povero. Ha bisogno di una pianta misteriosa, si dice, ma allora perché non ha inviato un emissario a cercarla? E perché viaggia senza scorta e senza lussi, girando come un vagabondo ma vestito da sceicco? Quell’uomo non mi piace. E’ strano, e non è cristiano. E’ un alchimista, probabilmente pratica magia nera.”
 “Io non sarei così veloce nel giudicarlo, se fossi in te. Ho scambiato qualche parola con lui, e mi è sembrata una brava persona. E’ educato, gentile e rispettoso. Non riserva i suoi modi cortesi solo ai nobili, anzi sembra nutrire un profondo interesse per la povera gente. E poi, una persona così bella non può essere del tutto cattiva. Ho un’idea! Perché non presentarvelo? Sono sicura che vi piacerà, dopo aver parlato un po’ con lui.”
 Myrlene sorrise, ed annuì con viva curiosità. Era un’occasione per divertirsi, aggiungere un po’ di novità alle loro vite prive di alcun piacere, e per dimenticare per qualche istante i loro problemi. E, in fondo, era sinceramente interessata alla misteriosa figura dell’alchimista. Un oscuro mago pagano, ingentilito dai modi di un principe cristiano. Sembrava un sogno ad occhi aperti, una favola per una bambina fantasiosa. Si voltò verso Jehanne, rivolgendole un sorriso incoraggiante, ma la ragazza scosse con decisione la testa.
 “No, io non vengo. Non voglio immischiarmi in certa gente. E neanche tu dovresti, Myrlene. Sai bene cosa accade a chi simpatizza con i miscredenti. Alexiane fa male ad incoraggiarti.”
 “Su, Jehanne, non dire così. Stai esagerando.”
 “Io starei esagerando?” la ragazza lanciò uno sguardo agitato attraverso la piazza. I mercanti urlavano alla folla i pregi della loro merce, ed i clienti osservavano con meraviglia i prodotti ed i colori del mercato. Una piccola folla di bambini stava giocando con una palla di pezza, mentre accanto alla fontana giovani madri e vecchie comari si sorridevano e bisbigliavano parole segrete, l’una all’orecchio dell’altra. Ogni tanto, una di loro si girava timidamente nella loro direzione, cercando di non farsi cogliere nell’atto di fissare, con crudele interesse, le due gemelle.
 “Certo. Sono io ad esagerare. Allora tornerò a casa, da sola. Non voglio disturbarvi con le mie prediche.”
 Iniziò ad incamminarsi verso le porte del villaggio. Sorpresa da quello strano comportamento, Myrlene la trattenne per la manica vuota del suo vestito. Da quando Jehanne dava tanta importanza alle voci che giravano sul loro conto? La sorella si voltò verso Myrlene. Nei suoi occhi risplendevano le lacrime, trattenute in silenzio.
 “Ci guardano, Myrlene. Ci additano nell’ombra, ed è tutta colpa mia.”
 “Jehanne, ascoltami. Loro non sanno quello che dicono. Tu lo sai bene, le loro parole sono vuote.”
 “Soffri, e la colpa è solo mia. Perdonami, Myrlene.”
 Si liberò dalla sua presa, e corse via verso la casa del Vecchio Amis. Myrlene trattenne a stento l’impulso di seguirla, di chiamare ad alta voce il suo nome, di afferrarla e stringerla al petto, mormorando sincere parole di conforto. Sarebbe stato infantile, sciocco e ridicolo da parte sua. Ma vedere la sofferenza negli occhi della sorella era quanto di più doloroso vi fosse al mondo.
 Avvertì Alexiane, alle sue spalle, scuotere la testa e sospirare.
 “Lasciala andare, Myrlene. La paura che quell’angelo ha provato quando è stata scaraventata nell’Inferno è sconosciuta agli esseri umani. Su, vieni. Entriamo in Chiesa.”
Il piccolo edificio in pietra era stato costruito anni addietro, molto prima della costruzione dell’antica stradina che conduceva alla casa delle due gemelle. Non era arricchita che da due semplici colonne ai fianchi dell’entrata, e da vetri variopinti raffiguranti scene del Vangelo. Tutto, all’interno, era stato realizzato dalla pietra o dal legno, e le vesti dei sacerdoti erano povere quanto quelle dei contadini. Tuttavia, quest’austero ambiente era così familiare alle due amiche da sembrare quasi più accogliente delle loro vere case. Quante splendide giornate avevano seguito i tediosi minuti delle messe in latino? Quante preghiere, sussurrate a bassa voce, avevano nascosto messaggi in codice che le amiche si erano scambiate per passare il tempo?  Con quanta dolce innocenza avevano osservato l’unico affresco della Chiesa, raffigurante le pene e le torture dell’Inferno, immaginando i piccoli regali e le sorprese con cui i loro genitori le avrebbero viziate? Erano ricordi preziosi e segreti, da seppellire nel profondo della mente per le giornate più oscure.
 Accanto all’altare, due uomini discutevano sottovoce. Uno era Frère Paul, il rigido e severo custode della Chiesa, che durante la settimana svolgeva il ruolo di maestro per i bambini più ricchi della città. L’altro, avvolto in un ricco mantello intessuto in argento, con il misterioso turbante nero a coprirli il capo, era l’alchimista. Ai suoi piedi, un sacco era stato appoggiato al pavimento. Doveva trattarsi del suo bagaglio, un involucro oscuro, dove semplici oggetti quotidiani si confondevano con esoterici strumenti di culto, spezie ed erbe sconosciute, libri proibiti.
 Gli occhi dello straniero erano calmi e fissi in quelli del custode. Il tono di quest’ultimo era fermo e piuttosto scortese, sembrava arrabbiato nei confronti del visitatore. Avvicinandosi in silenzio, segnandosi accuratamente la fronte prima di procedere lungo la navata centrale, Myrlene poté distinguere alcune parole:
 “Qui non c’è posto per voi, straniero. Ora vi prego di lasciarmi ai miei compiti.”
 “Vi prego, non mi sembra di chiedere troppo. Un po’ di paglia dalle vostre stalle andrà più che bene, dico davvero. Lasciatemi stare qui per qualche tempo, ve lo chiedo unicamente per il pericolo che correrei dormendo per le strade. Sono disposto a pagarvi bene.”
 “Non abbiamo ospitalità da offrire ad un uomo che rifiuta il Signore.”
 “Sono disposto a pagare.”
 “Andate via, voi qui non potete…”
 S’interruppe, vedendo le due ragazze arrivare con la testa chinata e gli occhi accesi da viva curiosità. Sorrise con paterna simpatia alle amiche, e rivolse loro qualche affettuosa parola di saluto. Alexiane rispose a bassa voce, con un sorriso angelico stampato sul volto. Myrlene la conosceva abbastanza da capire che stava fingendo.
 “Padre, perdonate la nostra intrusione. Volevo solo presentare la mia cara amica al nostro visitatore, che avrete sicuramente onorato con la misericordiosa accoglienza degna del vostro nome.”
 Frère Paul distolse lo sguardo, irritato dalla frecciata celata con un innocente sorriso da bambina.  Myrlene si trattenne a stento dal ridacchiare all’espressione del prete, che dopo una frettolosa alzata di spalle si allontanò, borbottando tra sé e sé qualche irritata parola di commiato.
 “Mio caro Tyerns, a quanto vedo non avete avuto fortuna con il nostro amato pastore. Ne sono profondamente rammaricata. Ma, naturalmente, potrete sempre contare sull’ospitalità del mio locale. Anche se sbocciata da poco, la mia amicizia nei vostri confronti non ha nulla da invidiare a quella di una sorella fedele.”
 “Siete sempre dolcissima, mia cara Alexiane. E temo che dovrò approfittare della vostra troppo indulgente bontà.”
 “Sarà mio piacere ospitarla. A proposito, volevo presentarle una mia carissima amica.”
 L’uomo sorrise con gentilezza, e si rivolse direttamente verso Myrlene. Fu allora che la ragazza vide con chiarezza i suoi occhi. Non poteva fare nulla, ne’resistere ne’reagire. Era completamente incantata dalla loro bellezza, attratta dalla profonda sfumatura di nero che regnava in quello sguardo. Ricordava l’ombra sepolta delle acque in un pozzo, il riflesso del cielo notturno catturato in uno specchio. Erano un mondo a parte, dove la liquida sostanza del mare abbracciava i frammenti delle stelle cadenti.
 Lei aveva già visto quegli occhi. Da qualche parte, nel segreto dei suoi sogni più lontani, quello sguardo si era posato su di lei, l’aveva ammaliata e condotta in una trappola da cui non era mai fuggita. Ma dove? Quando?
 Chi era quell’uomo?
 “Myrlene… Myrlene, mi ascolti?”
 “Come dici? Oh, certo, Alexiane. Certamente, ti ascolto.”
 “Non essere scortese, ora. Voglio presentarti Tyerns Izvor, un nobile scienziato dalle terre orientali. Mio Signore, questa cara giovane è Myrlene, la figlia dell’uomo che qui tutti chiamano il Vecchio Amis. Non trovate che sia una ragazza semplicemente splendida?”
 “Oserei dire incantevole.”
 Il suo sorriso era strano quasi quanto il suo nome. Era un uomo inquietante. Parlava, ma sembrava lontano, irreale, privo di alcuna consistenza. Ed era la persona più bella che Myrlene avesse mai visto in vita sua.
 “Ditemi, mio Signore” sussurrò Myrlene “Che cosa vi porta nel nostro povero villaggio?”
 “Sono impegnato nella ricerca di una pianta speciale, chiamata ‘troisaube’, che stando ai miei libri può trovarsi solo in questa parte della Francia. Si tratta di un esemplare piuttosto raro, estremamente difficile da trovare a causa della sua somiglianza con il più comune dei fiori: la margherita. L’unica differenza visibile è nel gambo, che nel troisaube assume una delicata sfumatura violacea.”
 “Non credo di averne mai visti. E quale funzione avrebbe questo fiore, nel vostro esperimento?”
 “Lo vedrete voi stesse quando l’avrò portato a termine.”
 “Dateci per lo meno un indizio.”
 Tyerns sorrise, e Myrlene provò una strana sensazione. Era come se quel sorriso la riguardasse nel profondo, come se, con un semplice movimento delle labbra, l’alchimista avrebbe potuto distruggere tutto ciò che la ragazza era ed amava.
 “Ve lo darò, e con piacere. Ha a che fare con l’acqua. L’acqua, la terra e la pietra.”
 “Emozionante” commentò Alexiane con una punta di ironia.
 “Sono sicuro che cambierete opinione, quando ne osserverete le conseguenze. Ora, passando ad argomenti più pratici, a quale prezzo sareste disposta ad ospitarmi per qualche settimana?”
 “Resterete solo per qualche settimana!”
 Myrlene si stupì delle sue stesse parole. Aveva conosciuto quell’uomo da poco più di qualche minuto, ed aveva stretto subito con lui un legame tanto forte? La sola idea di una sua partenza, anche se così lontana, aveva acceso in lei una delusione assoluta. Alexiane era sconcertata, ma guardandola dritta negli occhi Myrlene si rese conto che le sue parole avevano generato una profonda riflessione in lei. Che fosse alimentata dalla ragione o dalla fantasia, questo la ragazza non poteva capirlo. La mente di Alexiane era simile alle stelle nel cielo: non tutte erano visibili agli occhi umani. Anche Tyerns Izvor sembrava sorpreso, ma il suo impeccabile comportamento lo portò a sorridere con semplicità, rispondendo con cortesia:
 “Resterò più a lungo, qualora la mia ricerca dovesse prolungarsi e l’esperimento rivelarsi più complicato del previsto. Comunque, non ho nessuna fretta di ritornare alle mie terre. Non ho parenti o amici cui tornare. Le persone a me care non sono mai state più interessanti dei miei studi. Per lo meno, fino a questo momento.”
 “Sono… sono sicura che la fortuna vi assisterà, mio Signore. Nella vostra ricerca, intendo. Vi… vi do la mia benedizione.”
 “Ed io l’accetto con gioia.”
 “Io avrei un’idea per agevolare la vostra ricerca, mio Signore” esclamò ad un tratto Alexiane “Perché, invece di stabilirvi nel locale della mia famiglia, non alloggiate nella casa di Myrlene?”
 Myrlene si voltò verso l’amica, gli occhi sgranati in un’espressione sconcertata.
 “Che cosa hai detto?”
 “Ascoltatemi, la mia idea è buona. Se il nostro Signore vivesse nella casa del Vecchio Amis durante il suo soggiorno a Litanie, alloggerebbe in un luogo molto più vicino al bosco in cui cresce la rara pianta. I vostri viaggi dalla vostra residenza alla foresta si accorcerebbero notevolmente, e potreste concentrarvi con maggior efficienza nella quiete della casa di Myrlene. Perlomeno, la calma sarebbe di certo maggiore rispetto a quella che, purtroppo, è così inusitata nella mia locanda. E sono sicura che la vostra presenza non causerà alcun problema. Il Vecchio Amis trascorre la maggior parte del suo tempo con i greggi sulla montagna. Myrlene e la sua cara sorellina, invece, saranno liete di assistervi, magari in cambio di qualche racconto sui suoi viaggi.”
 Myrlene non credeva alle sue orecchie. La sua migliore amica le stava affidando un incarico tanto impegnativo quanto inaspettato, che avrebbe causato infiniti problemi alla sua famiglia ed aumentato le dicerie che circolavano sulle loro conto. Una ragazza priva di alcun buon senso, al punto da correre sui monti nelle giornate di pioggia, con una sorella priva della mano sinistra, che ospitavano nella loro povera casa nientemeno che un ricco alchimista straniero. Le avrebbero prese per streghe. Le avrebbero bruciate prima di avere la minima possibilità di difendersi.
 La cosa che più la lasciava stupita non era che Alexiane non le avesse chiesto il permesso di ospitare Tyerns Izvor nella sua casa, o che non sembrasse neanche concepire le terribili conseguenze che ciò avrebbe comportato. Più che altro, Myrlene era sconcertata dalla gioia che quella proposta aveva acceso nel suo cuore. Myrlene era contenta di portare in casa un perfetto sconosciuto.
 E tutto questo, perché? Perché aveva un paio di begli occhi? Doveva essere impazzita.
 Non controbatté nulla alle inaspettate parole di Alexiane. Solo l’alchimista, con un timido sorriso, sembrava leggermente preoccupato per la reazione sorpresa di Myrlene.
 “Sarei più che felice di stabilirmi nella vostra casa, sempre che per voi non ci siano problemi.”
 “Certo che no. Sarò lieta di ospitarvi.”
 Myrlene si morse le labbra, sconvolta da quella risposta che le era sfuggita senza pensiero, senza riflessione o volontà. Quell’uomo la stava incantando, e quella situazione era così irreale da farle quasi paura.
 “E’ perfetto, allora!” esclamò Alexiane, il viso illuminato da un sorriso raggiante “Immagino che il nostro ospite vorrà restare ancora un po’ in città. Intanto Myrlene vi precederà e vi preparerà un letto degno del vostro rango. Datele pure il vostro bagaglio. Oh, coraggio, non fate quella faccia! E’ una ragazza forte, sarà perfettamente in grado di portarlo. Più tardi io stessa vi indicherò la strada per raggiungere la casa in cui alloggerete.”
 “Siete entrambe troppo gentili. Rendete tanti onori ad un uomo che non ne merita la metà. Vi ringrazio, e ringrazio la vostra amica. E, se non vi dispiace, sarò io a portare il mio bagaglio. Sarebbe uno scandalo se un uomo adulto come me lasciasse il suo carico ad una ragazza tanto giovane e graziosa come voi, mia cara Myrlene.”
 La ragazza annuì appena, non cogliendo neanche il complimento esagerato che quel perfetto sconosciuto le aveva rivolto. Afferrò rudemente la mano di Alexiane, e dopo un frettoloso saluto all’alchimista, costrinse l’amica a seguirla fuori dalla Chiesa.
 “Ma che cosa ti è saltato in mente?” mormorò a denti stretti, cercando di non farsi sentire dagli altri abitanti del villaggio “Caricarmi sulle spalle un peso simile, così all’improvviso e senza consultarmi! Come se non sapessi benissimo che le voci che girano sul mio conto sono già abbastanza gravi, ora vuoi peggiorare la situazione mettendomi in casa un miscredente. E c’eri anche tu quando Jehanne ha detto di non fidarsi dello straniero, tuttavia hai completamente ignorato la sua volontà. Come se non avessimo già abbastanza problemi! Ma che razza di amica sei?”
 Alexiane sorrideva semplicemente, divertita dall’ira così diversa nelle parole di Myrlene.
 “Che strano… Ed io che ero convinta di aver trovato la soluzione perfetta al tuo problema.”
 “Ma che cosa stai dicendo? Parli forse di Jehanne? Che cosa c’entra l’alchimista con lei?”
 “Davvero non capisci?”
 “Capisco che non posso più fidarmi di te.”
 “No, ascoltami” Alexiane guidò l’amica in un vicoletto deserto ed appartato, dove nessuno avrebbe potuto sentirle “Lui è la soluzione al tuo problema. E’ tutto quello di cui hai bisogno. Pensaci bene: è straniero, e non resterà qui a lungo. Non appena avrà trovato la pianta che cerca, se tornerà alle sue ricche terre e ai suoi possedimenti lontani. Se ne andrà via, Myrlene, lontano dalla tua casa, da Litanie e dalla Francia stessa. Più lontano di quanto qualsiasi persona in questo villaggio abbia mai viaggiato. Nessuna voce, ne’il Vecchio Amis lo raggiungerebbe lì. Mi sembra ovvio, dunque, che tu e Jehanne dobbiate seguirlo. Ma come convincerlo a portarvi con sé? Che cosa potreste fare voi, in quelle terre, se non svolgere il ruolo di serve e, quindi, di prostitute? Andreste dalla padella alla brace, perdendo così ogni traccia del vostro onore e della vostra umanità. Ma se tu, ospitandolo, arrivassi a conoscerlo meglio, a parlare con lui con maggiore familiarità, interessandoti ai suoi esperimenti, lui sarebbe senz’altro contento ed incuriosito da te. Noterebbe il tuo fascino molto più di quanto non lo avverte ora. E tu, che sei la ragazza più bella che io abbia mai conosciuto, la più dolce e laboriosa, potresti fare in modo che lui si innamori di te. Basta che tu giochi molto bene le tue carte, e con un pizzico di fortuna non ti sarà difficile sottoporlo al tuo fascino.”
 “Mi stai forse proponendo di sedurre l’alchimista?”
 “E perché no? E’ tutto quello che cerchi. Non ha moglie, o almeno così si dice. Le sue vesti parlano da sole, e rivelano le ricchezze e le numerose terre che possiede nel suo lontano paese. E vorrei sottolinearlo, Myrlene: il suo paese è lontano. Più lontano di quanto il Vecchio Amis potrebbe mai immaginare. Certamente, vostro padre non vi potrà raggiungere, o almeno non tanto frequentemente da far del male a Jehanne. Negli occhi dell’alchimista la saggezza si legge chiaramente come la luce del Sole sulla neve, ed i suoi esperimenti sono prova di grande cultura. All’apparenza pare un ragazzo calmo e gentile, e scambiando qualche parola con lui ho notato quanto sia raffinato il suo linguaggio. Con tutte queste qualità, come potrebbe tuo padre opporsi ad una vostra unione? Per quanto riguarda la tua cara sorellina, l’alchimista mi pare così ricco e potente, che il mantenimento di una persona esile e mingherlina come Jehanne non dovrebbe essere un problema.”
 “Io non lo amo.”
 “Non dire sciocchezze. Ti piace, te lo si leggeva chiaramente negli occhi. Non facevi altro che fissarlo, come se fosse stato l’apparizione di un angelo custode. E lui guardava te, stanne pur certa. Vi piacete, che cosa volete di più? Imparerete ad amarvi sempre più profondamente, con il passare del tempo.”
 “Alexiane, non potrebbe mai funzionare. Jehanne lo odierebbe.”
 “Dovrà scegliere tra un miscredente gentile, sapiente e rispettoso o l’uomo che l’ha violentata ed insultata sin da piccola. Credo che la ragazza possegga un minimo di buon senso. E, se non potrà accettarlo per il suo bene, per lo meno potrà farlo per te. Tutta questa situazione ti sta distruggendo, Myrlene. Stai morendo, stai vendendo corrosa dall’interno. L’unica soluzione è evadere.”
 “C’è un altro ostacolo, Alexiane, e non è da poco.”
 “Quale sarebbe?”
 “E’ un miscredente. Non potrei mai sposare un uomo che non ha fede in Dio.”
 Alexiane sembrò improvvisamente ostacolata nella sua fanciullesca fantasticheria. Si voltò verso l’amica, lo sguardo serio e profondo, le labbra piegate in un vispo sorriso.
 “Mia cara, a te la scelta. E’ il Signore che ti manda questa opportunità. O seguirai l’alchimista, oppure dovrai trovare il coraggio per guardare negli occhi Jehanne, e ricordare come l’hai abbandonata al suo destino. Scegli: o la fuga, o la morte.”
 
 
 Il suo piano era semplice e chiaro: avrebbe dovuto esercitare tutto il suo fascino per sedurre l’alchimista ed ottenere i suoi favori durante il suo soggiorno nella casa delle due gemelle. Qualora fosse riuscita, infine, ad incantarlo in un maleficio chiamato ‘amore’, l’avrebbe convinto a sposarla ed a condurre lei e Jehanne nella sua terra di origine.
 Semplice.
 Chiaro.
 Non c’era bisogno di grande abilità, solo di moltissima fortuna. La sua bellezza ed il suo fascino avrebbero pensato al resto. Certo, Myrlene aveva paura. Non sapeva assolutamente nulla di quest’uomo, quali fossero le sue usanze o le sue credenze. Avrebbe potuto facilmente avere più di una moglie, i suoi esperimenti cadere nelle più sporche delle immoralità, la sua apparente cortesia essere una semplice maschera per invisibili costumi barbarici.
 Se anche avesse avuto successo nel suo piano, se fosse divenuta la moglie di questo miscredente, questo non avrebbe impedito il ricco scienziato di farle del male e mancarle di rispetto. E cedere alla tentazione di una ricompensa per mentire ad un uomo e comprare il suo amore con le arti della seduzione, era un peccato pari alla prostituzione. Ma Myrlene avrebbe fatto qualsiasi cosa per la sua sorellina. Avrebbe portato a termine la sua missione, e avrebbe salvato Jehanne dalle mani di suo padre.
 Sapeva che Jehanne non avrebbe accettato il suo piano con un sorriso di riconoscenza. Si sarebbe ribellata, con pianti, grida, preghiere e minacce. Mentre scavalcava il muretto di pietra che delimitava le loro terre, ignorando il vecchio cancelletto che i rituali dei suoi giochi infantili le avevano insegnato ad evitare, Myrlene pensò a quale fosse il modo migliore per spiegare il suo progetto alla sorella. Lei non avrebbe mai acconsentito ad una sua unione con un pagano straniero, e certamente non l’avrebbe mai seguita. Myrlene decise che avrebbe rimandato a qualche settimana la rivelazione del suo piano, limitandosi per il momento ad informare Jehanne del soggiorno dell’alchimista nella loro casa.
 Non ho altra scelta, sorellina. Ti prego di perdonarmi. Ho scelto tutto questo unicamente per la tua salvezza.
 Arrivando in prossimità della loro casa, la ragazza poté distinguere facilmente gli alberi in fiore che circondavano la stalla ed il recinto delle pecore.  Il freddo dell’Inverno era ancora nell’aria, come uno spirito che si ribellava debolmente alla morte, ed un vento leggero trasportava attraverso i campi i segreti del Cielo. Jehanne era seduta accanto al pozzo, una collana di margherite nel grembo, il viso tra le mani. Non appena vide quella piccola figura rannicchiata nell’erba, Myrlene capì all’istante che qualcosa non andava. Lasciò cadere a terra un sacchetto di noci che aveva comprato al villaggio, e corse verso la sorella.
 Non appena fu al suo fianco, notò che la sorella aveva attinto dell’acqua dal pozzo. Eppure, il secchio in cui era stata contenuta era stato rovesciato a terra, e il liquido si era disperso tra i fiori di campo. Jehanne continuava a nascondere il volto tra le mani. Sembrava voler evitare il suo sguardo. Myrlene la osservò con attenzione, e vide che il suo vestito era macchiato. Era una macchia dal colore strano, ed emanava un odore rivoltante.
 “Jehanne…”
 “Lui mi farà del male. Andrò all’Inferno, e lì tortureranno le mie carni per punire ciò che sono. Farà tanto, tanto male. Perdonami, mio Dio. Ti prego. Perdonami. Farà tanto male.”
 “Dovresti pulirti. Sei sporca, Jehanne. Dovresti pulirti.”
 “Ho attinto l’acqua dal pozzo” rispose la sorella in un sussurro “L’ho attinta per pulire via il vomito. Poi ho capito che cosa significava. Ho avuto paura, e ho lasciato cadere il secchio a terra.”
 Che cosa significava. Myrlene sapeva bene che cosa volesse dire, ma non aveva il coraggio di ammetterlo. Non voleva, non poteva accettare una realtà così improvvisa. Era troppo presto, era troppo presto perché il suo incubo peggiore diventasse realtà.
 “Entriamo in casa. Vieni.”
 Le afferrò un braccio e tentò di tirarla su, ma Jehanne premette con maggior forza le mani sul volto. Non voleva mostrarle il viso.
 “Vattene.” mormorò “Non guardarmi, Myrlene. Vattene via, non toccarmi mai più.”
 “Ma che cosa stai dicendo? Dobbiamo pulire via la macchia, Jehanne, o non andrà più via.”
 “Sono sporca. Sono sporca, e ti infetterò se mi toccherai. Myrlene, anche tu andrai all’Inferno se avrai a che fare con me. Satana farà del male anche a te, a te che sei innocente, che non hai fatto nulla di male. Non toccarmi. Sono sporca.”
 “Jehanne… Jehanne, ascoltami. Basta un po’ d’acqua e andrà tutto via. Non fa nulla, ti presterò il mio vestito buono. Quello che indosso per la Domenica, così bello, che ti piace tanto. Lo indosserai tu, Jehanne, e sarai più bella che mai. Sembrerai una principessa. Non sei contenta? Su, alzati. L’acqua pulirà tutto. Andrà tutto via.”
 “Non può pulire il mio peccato, Myrlene” le mani ora nascondevano lacrime e singhiozzi “Non può farlo.”
 “Tu non hai peccato.”
 “Ti sbagli, Myrlene. Quelle cose che io faccio con papà… lui le faceva con la mamma, non è vero?”
 “Sai bene che è diverso, Jehanne.”
 “Le faceva con la mamma. Non è vero?”
 “… Sì. E’ vero.”
 Jehanne abbandonò le mani sul grembo, rivelando un viso pallido e scavato, rigato da due lacrime silenziose. Nei suoi occhi scuri nulla regnava se non il vuoto. E sorrideva. Sorrideva come un’orfana alla morte dei suoi sogni, come il Cielo quando la nebbia nasconde il Sole.
 “Le cose che faccio con il papà hanno sporcato la mia anima, Myrlene. Quando l’ho capito sono stata così disgustata da imbrattarmi il vestito di vomito. Ora sono completamente sporca.”
 “Non dirlo, tesoro mio. Ascoltami: si può pulire facilmente.”
 “Sono completamente sporca, Myrlene. Il mio vestito, la mia anima, il mio ventre. E’ tutto sporco.”
 “Non dirlo.”
 “Quello che ha fatto con la mamma, l’ha fatto con me. Ed ora sono sporca.”
 “Non dirlo.”
 “Sono sporca, Myrlene. Sono incinta.”






Angolo dell'Autrice

Ehrm... ciao... non uccidetemi! *Scappa via*
*Ritorna ansando*
Questo è il link della canzone ad inizio capitolo. http://www.youtube.com/watch?v=IzoNPHNb0h8 
Mio Dio, quanto adoro i Faun. Ripeto: non uccidetemi.
*Scappa via di nuovo, e fino al prossimo capitolo resterà nascosta sotto terra*.
A presto!

 

   
 
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